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  • Guida pratica alla supercazzola

    Guida pratica alla supercazzola

    Oggi vi propongo una guida che vi introdurrà al magico mondo della supercazzola. Che tu sia un principiante curioso o un esperto del nonsense verbale, qui troverai tutto ciò di cui hai bisogno per padroneggiare l’arte dell’eloquenza priva di senso. Se stavi cercando una supercazzola o un modo per fare una supercazzola ad un amico, collega o conoscente, sei arrivato nel posto giusto per fare una supercazzola. (Foto di copertina: locandina ungherese del film, tratta da imdb.com, anche un pochino antani in prefettura, mi consenta)

    Origine del termine – Significato supercazzola

    La parola “supercazzola” è un termine dell’italiano colloquiale e ha origine dal film comico italiano “Amici Miei,” uscito nel 1975 e diretto da Mario Monicelli. In una scena del film, il personaggio interpretato da Ugo Tognazzi pronuncia una serie di parole senza senso e priva di significato coerente, definendo tale discorso come una “supercazzola.” Da allora, il termine è entrato nell’uso comune in Italia per indicare un discorso o un insieme di parole prive di significato reale, spesso utilizzato per confondere o ingannare.

    Locandina del film Amici miei tratta da Imdb.com

    In sostanza, quando si parla di “supercazzola,” ci si riferisce a un insieme di parole o discorso privo di senso, che può essere utilizzato in modo scherzoso o ironico per confondere o sorprendere gli altri. Tuttavia, è importante notare che l’uso del termine può variare a seconda del contesto e della situazione.

    Esempi di supercazzole

    Antani, blinda la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra?

    – Eh? Antani, come se fosse Antani, anche per il direttore, la supercazzola con scappellamento!
    – Come?
    – A destra, per due!

    Mi scusi dei tre telefoni qual è come se fosse tarapia tapioco che avverto la supercazzola? Dei tre…! Non m’ha capito bene, volevo dire dei tre telefoni qual è quello col prefisso?

    Tarapia tapioco come se fosse antani con la supercazzola prematurata, con lo scappellamento a destra.

    – Tarapia tapioco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?
    – Prego?
    – No, mi permetta, no io… Scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio.
    – Ma che antifurto! Mi faccia il piacere, questi signori qui stavano sonando loro, ‘un s’intrometta!
    – Ma no, aspetti, mi porga l’indice, ecco lo alzi così, guardi, guardi, guardi, lo vede il dito, lo vede che stuzzica, e prematura anche! Ma, allora io le potrei dire, anche col rispetto per l’autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
    – Vicesindaco!? Basta così, mi seguano al commissariato!
    – No! No! Attenzione, no, pastène soppaltate secondo l’articolo 12, abbia pazienza, sennò posterdati per due anche un pochino antani in prefettura!
    – Senza contare che la supercazzola prematurata ha perso i contatti col tarapia tapioco!
    – Dopo…A

    – Ah, pardon ! Tarapio tapioco come se fosse antani, la supercazzola prematurata con dominus vobiscum blinda?
    – Come prego?
    – Tarapio sulla supercazzola con scappellamento a destra o sinistra?
    – No, la cappella sinistra è a destra.
    – Antipodi!

    – Blinda la supercazzola con lo scappellamento a destra e a sinistra come se fosse di pentolone.
    – ‘Un c’ho capito un cazzo!
    – Ecco, è l’informazione che volevo. Grazie.

    – Sbiriguda! Supercazzola prematurata!
    – Eh?
    – No, dico, prematurata la supercazzola!
    – Ah, ‘un capisco…
    – Con scappellamento a destra!
    – Ah, le ‘appelle! E le son la, guardi, a destra, ma qui ‘un si po’ parcheggiare!
    – No, volevo dire: occhiello di privilegio come se fosse antani per lei, ispettore tombale!
    – Ispettore? Ma che dice?
    – Ispettore…
    – Ispettore.
    – Con fuochi fatui!
    – E per quanto tempo sta qua?
    – Quintana, o setta! Intanto, trini la confraternita, pulitina!
    – Ah, una pulitina…
    – Antani, come la supercazzola!
    – Come?
    – Blinda!

    – Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino!
    – Ah interessante! Ma lei se la blinda la supercazzola prematurata, come se fosse anche un po’ di Casentino, che perdura anche come cappotto, vede… M’importa sega!

    – Mi fa piacere che si trovi bene qui da noi, ma le ricordo che per gli ospiti c’è un apposito telefono a gettone nell’atrio.
    – Sì, ma la sbiriguda della sbrinzellona come fosse antani, come facevo?
    – Prego?
    – Ho provato con la supercazzola con scappellamento paraplegico a sinistra, ma non funzionava! Faceva : tu-du!
    – In che senso?
    – Nel senso anafestico! Eh sì, forse per handicappo d’altitudine, no?
    – Ah, vuol dire che il telefono è troppo alto?
    – No, non era troppo alto… Forse non ha capito, io dicevo che se fosse il coso di telefono, col dito come se fosse… Andando su o giù, giù o su… Segua il dito : vede, se va su non va giù, e se va giù non va su!
    – Ah… Si faccia aiutare dalla suora!
    – È quello che stavo dicendo, no?

    Come fare una supercazzola

    Uso di grammatiche generative di Chomsky

    Se vuoi creare una grammatica generativa alla Chomsky per generare simili supercazzole, dovresti tenere presente alcuni elementi chiave della struttura linguistica:

    1. Costruzione di Frasi Senza Senso:
      • Utilizza frasi grammaticalmente corrette ma prive di senso logico.
      • Introduce neologismi o parole inventate.
      • Gioca con suoni e sillabe senza un significato coerente.
    2. Struttura Verbale e Sintattica:
      • Crea frasi complesse che possono sembrare corrette ma che alla fine non hanno un senso comprensibile.
      • Gioca con l’ordine delle parole e le connessioni sintattiche in modo a volte illogico.
    3. Ripetizioni e Varianti:
      • Introduce ripetizioni apparentemente casuali o varianti di frasi per confondere ulteriormente l’ascoltatore.
      • Varia la lunghezza delle frasi per mantenere un ritmo comico.
    4. Uso di Nomi Propri e Termini Tecnici Fittizi:
      • Introduce nomi propri inventati o termini tecnici che suonano ufficiali ma non hanno significato.
      • Gioca con la pronuncia o l’accentuazione per creare ulteriore confusione.
    5. Riferimenti Autoironici:
      • Fai riferimento a personaggi o situazioni immaginarie, magari autoironizzando il fatto che le parole stesse siano senza senso.

    La grammatica generativa alla Chomsky fornisce un quadro teorico per creare linguaggi formali. Puoi adattare questa teoria alla creazione di supercazzole introducendo regole che generino costruzioni linguistiche tipiche di questo genere comico e illogico. Ad esempio, potresti definire regole per la generazione di frasi con due premesse universali affermative seguite da una conclusione particolare affermativa, come nel caso delle supercazzole che hai fornito.

    La grammatica generativa di Noam Chomsky offre un quadro teorico potente e strutturato per comprendere e analizzare la struttura linguistica, contribuendo significativamente al campo della linguistica formale e all’informatica teorica. Sviluppata principalmente negli anni ’50 e ’60, rappresenta una teoria formale del linguaggio. Chomsky ha proposto diverse versioni della sua teoria, ma la più nota è la “gerarchia di Chomsky“, che comprende quattro tipi di grammatiche formali, suddivise in tre categorie principali. Eccole, dalla più restrittiva alla più potente:

    1. Tipo 3: Grammatiche Regolari (Regolare):
      • Regole di produzione semplici.
      • Sono in grado di generare linguaggi regolari.
      • Utilizzate per modellare linguaggi semplici come quelli riconosciuti dagli automi a stati finiti.
    2. Tipo 2: Grammatiche Libere dal Contesto (Libera):
      • Regole di produzione più potenti, ma ancora relativamente semplici.
      • Sono in grado di generare linguaggi liberi dal contesto.
      • Utilizzate per modellare molte strutture linguistiche naturali.
    3. Tipo 1: Grammatiche Sensibili al Contesto (Sensibile):
      • Regole più complesse e potenti.
      • Sono in grado di generare linguaggi sensibili al contesto.
      • Utilizzate per modellare costruzioni linguistiche più complesse, ma spesso superate in pratica dalle grammatiche libere dal contesto.
    4. Tipo 0: Grammatiche Senza Restrizioni (Irriconoscibili):
      • Nessuna restrizione particolare sulle regole di produzione.
      • Sono in grado di generare linguaggi irriconoscibili da un automa a pila limitato.
      • Utilizzate principalmente in teoria dei linguaggi formali.

    La forma più comune di grammatica nella teoria di Chomsky è la “Grammatica Libera dal Contesto” (CFG, Context-Free Grammar), che è la base di molte applicazioni pratiche, inclusa la programmazione di compilatori e l’analisi sintattica di linguaggi di programmazione.

    Una grammatica libera dal contesto consiste in quattro elementi principali:

    1. Simbolo Iniziale (S):
      • Specifica il simbolo da cui inizia la generazione.
    2. Insieme di Simboli Terminali (Σ):
      • Insieme di simboli che compaiono nel linguaggio generato.
    3. Insieme di Simboli Non Terminali (V):
      • Insieme di simboli che possono essere sostituiti da sequenze di simboli (terminali o non terminali).
    4. Insieme di Regole di Produzione (P):
      • Specifica come i simboli non terminali possono essere sostituiti da sequenze di simboli (terminali o non terminali).

    Un esempio di regola di produzione potrebbe essere:

    • A → BCD

    Questa regola dice che il simbolo non terminale A può essere sostituito dalla sequenza di simboli BCD.

    Esempi pratici

    Per generare una supercazzola simile usando una regola di produzione, possiamo introdurre un simbolo non terminale e utilizzarlo per sostituire parti della supercazzola originale. Ad esempio:

    Supponiamo di avere una regola del tipo:

    A→X, dove X eˋ una sequenza di parole o frasi.

    Quindi, applicando questa regola alla supercazzola fornita:

    A→”Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino!”

    In questo modo, possiamo utilizzare il simbolo non terminale A per generare la frase originale. Tuttavia, per creare una vera e propria grammatica generativa, dovremmo introdurre ulteriori regole di produzione per generare variazioni e parti aggiuntive della supercazzola. Potremmo avere ulteriori simboli non terminali che rappresentano frasi o parole specifiche, consentendo così la generazione di varianti e la creazione di una supercazzola più complessa.

    Utilizziamo il simbolo non terminale A per rappresentare la struttura generale della supercazzola. Introduciamo poi alcune regole di produzione per generare varianti. Ad esempio:

    A→”Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino!”

    Ora, introduciamo un nuovo simbolo non terminale B per rappresentare una possibile variante:

    B→”Ah interessante! Ma lei se la blinda la supercazzola prematurata, come se fosse anche un po’ di Casentino, che perdura anche come cappotto, vede… M’importa sega!”

    Ora possiamo sostituire una parte della supercazzola originale con questa variante. Ad esempio:

    A→”Guardi, le avevo ritagliato l’articolo sulle antiche leggende del Casentino! B”

    E continuiamo introducendo ulteriori regole di produzione per altre parti della supercazzola. Ad esempio:

    C→”Sıˋ, ma la sbiriguda della sbrinzellona come fosse antani, come facevo?”

    D→”Prego?”

    E→”Ho provato con la supercazzola con scappellamento paraplegico a sinistra, ma non funzionava! Faceva: tu-du!”

    F→”In che senso?”

    G→”Nel senso anafestico! Eh sıˋ, forse per handicappo d’altitudine, no?”

    H→”Ah, vuol dire che il telefono eˋ troppo alto?”

    I→”No, non era troppo alto… Forse non ha capito, io dicevo che se fosse il coso di telefono, col dito come se fosse… Andando su o giuˋ, giuˋ o su… Segua il dito: vede, se va su non va giuˋ, e se va giuˋ non va su!”

    J→”Ah… Si faccia aiutare dalla suora!”

    K→”Eˋ quello che stavo dicendo, no?”

    Come fare una supercazzola con un algoritmo euristico

    1. Regola per Premessa Universale Affermativa (A):
      • Genera una frase con una proposizione universale affermativa del tipo “Ogni [sostantivo] è [aggettivo].”
    2. Regola per Premessa Minore Universale Affermativa (A):
      • Genera una seconda frase con un’altra proposizione universale affermativa del tipo “Ogni [sostantivo] è [aggettivo].”
    3. Regola per Conclusione Particolare Affermativa (I):
      • Combina le due premesse per ottenere una conclusione particolare affermativa del tipo “Alcuni [sostantivo] sono [aggettivo].”
    4. Variazioni e Elementi Confusionali:
      • Introduci elementi di variazione nella scelta di sostantivi e aggettivi, creando così frasi apparentemente diverse ma con la stessa struttura logica.
      • Gioca con la pronuncia, l’accentazione e l’ordine delle parole per confondere ulteriormente.

    Ecco un esempio generato seguendo queste regole:

    1. “Ogni fenicottero è iridescente.”
    2. “Ogni pinguino è cosmopolita.”
    3. “Alcuni fenicotteri sono cosmopoliti.”

    Queste regole sono semplici ed è possibile variarle a seconda delle esigenze, aggiungendo ulteriori elementi di confusione o manipolando le strutture linguistiche in modi creativi per ottenere l’effetto desiderato di supercazzola. (Questo testo è stato costruito da una grammatica generativa basata su ChatGPT).

  • Eyes Wide Shut: la spiegazione del finale

    Eyes Wide Shut: la spiegazione del finale

    Il finale di “Eyes Wide Shut” di Stanley Kubrick è aperto a diverse interpretazioni, ma può essere visto come un momento in cui il protagonista, interpretato da Tom Cruise, affronta una sorta di rivelazione sulla natura dell’umano e la complessità dei desideri.

    Nella scena finale, il personaggio di Cruise, Bill Harford, è con sua moglie Alice, interpretata da Nicole Kidman, e sembra che abbiano raggiunto una sorta di comprensione reciproca e di riconciliazione. Questo momento potrebbe simboleggiare un’evoluzione nel loro rapporto, una sorta di accettazione delle imperfezioni e dei desideri nascosti l’uno dell’altro.

    Alcuni interpretano anche questa scena come un momento di consapevolezza per il personaggio di Bill riguardo alla complessità delle relazioni umane e dei desideri sessuali. Durante il film, Bill si immerge in un mondo segreto e oscuro, scoprendo una serie di eventi e incontri che mettono in discussione la sua comprensione della sessualità e della fiducia nelle relazioni.

    In una chiave psicoanalitica, “Eyes Wide Shut” può essere interpretato come un viaggio attraverso i desideri inconsci e la ricerca di significato da parte del protagonista, Bill Harford, interpretato da Tom Cruise. Il film esplora temi di desiderio, gelosia, repressione e la complessità dei legami emotivi e sessuali.

    Il viaggio di Bill attraverso un mondo di desideri segreti e oscuri può rappresentare un percorso psicologico attraverso la psiche umana. Le sue interazioni con varie persone durante la notte potrebbero essere viste come rappresentazioni simboliche dei desideri repressi o delle tentazioni che emergono dalla sua mente inconscia.

    La scena finale, dove Bill sembra avere una sorta di riconciliazione emotiva con sua moglie Alice, interpretata da Nicole Kidman, potrebbe essere interpretata come una rappresentazione della sua accettazione delle parti nascoste e oscure della sua stessa psiche e della comprensione della complessità dei desideri umani.

    Da un punto di vista psicoanalitico, il film potrebbe essere letto come un’esplorazione della lotta tra il desiderio conscio e quello inconscio, oltre che della tensione tra la soddisfazione dei desideri e i limiti imposti dalla società e dalle convenzioni.

    L’intera esperienza notturna di Bill potrebbe essere vista come un viaggio nell’inconscio, una sorta di esplorazione dei desideri e delle paure nascoste che emergono quando le barriere della razionalità e del controllo vengono abbattute.

    In definitiva, il finale di “Eyes Wide Shut” può essere interpretato come una sorta di risoluzione emotiva e un’apertura alla complessità della vita e delle relazioni umane, lasciando spazio a varie interpretazioni sulla natura dei personaggi e sul significato delle loro esperienze.

  • Che cos’è il groove

    Che cos’è il groove

    La parola “groove” ha origini interessanti: deriva dal termine inglese antico “groove” che indicava una scanalatura o una cavità scavata, spesso usata nella lavorazione del legno o della pietra. Nel contesto musicale, il termine è stato adottato per descrivere una sorta di solco ritmico o una sensazione “incavata” o “scanalata” nella musica, in cui gli elementi ritmici si incastrano in modo particolarmente piacevole e coinvolgente. Quindi, in un certo senso, il “groove” musicale è come una scanalatura ritmica che cattura l’attenzione e incanta l’udito.

    Il “groove” è un termine usato principalmente in ambito musicale per descrivere quel senso di ritmo, swing e feeling che fa sì che una canzone sia particolarmente coinvolgente e piacevole da ascoltare. È una combinazione di vari elementi ritmici che creano un’atmosfera e una sensazione particolare nella musica. Il groove può essere generato da elementi come il ritmo della batteria, il pattern del basso, le percussioni o anche dal modo in cui gli strumenti si integrano e interagiscono tra loro, creando un ritmo che fa venir voglia di muoversi o di ballare. È qualcosa di intangibile ma molto tangibile nell’impatto che ha sull’ascoltatore.

     

  • Cinema e moda: storia di un rapporto che non muore mai

    Cinema e moda: storia di un rapporto che non muore mai

    Il cinema e la moda sono due forme d’arte in perenne comunicazione tra loro, in grado di influenzarsi a vicenda sin dall’alba dei tempi, arricchendosi l’un l’altro. Se da un lato il mondo del cinema rende le sue star immortali, dall’altro è la moda a fungere da supporto imprescindibile, poiché mette a disposizione le sue migliori risorse per vestire in modo memorabile gli attori e le attrici. Infatti, guardando al passato, è dagli inizi del ‘900 che il cinema si serve genuinamente dei costumi per rendere più sfaccettata la narrazione, e allo stesso tempo ha dettato stili diversi grazie agli eclettici costumisti.

    Il cinema ha sempre avuto un impatto forte sulla moda (basti pensare a tutti i capi di abbigliamento o i cappelli con la stampa personalizzata che richiama a serie TV o film famosi che si vedono in giro) ma è giusto affermare che anche il mondo della moda ha dato un contributo importante alla settima arte, dando personalità e classe a personaggi che sono rimasti impressi nella memoria anche per il loro look. Cinema e moda, dunque, hanno imbastito un rapporto duraturo, di quelli che non può proprio sfaldarsi con il passare del tempo. Il destino di questi due mondi sembra ormai essere indissolubilmente legato, e risulta essere così da sempre. A tal proposito: si esplora in questo approfondimento il rapporto tra cinema e moda.

    Il cinema si fa portavoce della moda e dei suoi stili

    Ci sono stati tantissimi stilisti che hanno ricoperto il cruciale ruolo di consulenti di immagine, affiancando gli attori e i registi più rinomati di Hollywood, e al contempo la moda ha riflettuto queste tendenze sulle passerelle. Alcuni esempi pratici lo sono gli abiti di Audrey Hepburn, il noto look informale composto da jeans e maglietta di James Dean, il pigiama indossato da Clark Gable nel film Accadde una notte. Ma anche un accessorio come gli occhiali da sole può diventare una moda; vedasi il modello Ray-Ban di Tom Cruise nel primo capitolo di Top Gun.

    Gli stilisti che hanno partecipato alla realizzazione di molteplici lungometraggi nel corso della storia del cinema, come ad esempio Givenchy, i cui vestiti sono stati indossati dalla Hepburn, oppure ancora Giorgio Armani, che ha selezionato degli abiti ad hoc per Richard Gere in virtù del film American Gigolò. La lista è infinita, e comprende altri nomi illustri come Gaultier, Gucci e Prada, e lo star system hollywoodiano ha permesso agli attori e alle attrici di fungere da modelli da imitare, in grado di far sognare il pubblico e indirizzare le persone sugli abiti e gli accessori da acquistare per sé.

    La moda nel cinema: le influenze

    Come anticipato, moda e cinema sono due forme d’arte che si sono influenzate a vicenda, e continuano tuttora a farlo. Il cinema si è arricchito culturalmente grazie al talento dei più grandi stilisti del mondo, ma ha ricambiato poi trasponendo sul grande schermo storie interne al mondo della moda. Cronologicamente parlando, l’antesignano è stato il lungometraggio conosciuto in Italia come Cenerentola a Parigi (Funny Face), ma il filone è stato proseguito degnamente con il film di culto intitolato Il Diavolo veste Prada, il quale si è affermato come campione d’incassi. Non sono mancati nel tempo dei solidi esempi di prodotti a metà tra la finzione e il taglio documentaristico, come per esempio il recente House of Gucci, oppure i film su Coco Chanel e Valentino.

    I film indirizzano il pubblico verso la moda

    Non mancano validi esempi circa i film in grado di indirizzare il pubblico verso la moda. Ad esempio, ci sono vestiti come quelli citati che sono stati emulati da altri brand e acquistati a minor prezzo dalle persone comuni. Persino un accessorio come il cappello da cowboy è diventata una moda, ovvero una manifestazione della propria personalità; e come si fa a non menzionare il celebre berretto da baseball assorbito dalla cultura hip hop degli anni ‘80. Insomma, i casi di film i cui protagonisti sono abbigliati in modo unico, hanno influenzato la moda conquistando il gusto dei singoli individui. Foto di MARIOLA GROBELSKA su Unsplash

  • La lettera rubata è dentro di noi

    La lettera rubata è dentro di noi

    Il racconto “La lettera rubata” (1844) di Edgar Allan Poe offre una lezione preziosa non solo sul potere dell’ingegno nel risolvere enigmi complessi, ma anche sull’importanza di guardare oltre l’apparenza e di considerare le soluzioni più semplici.

    Lacan interpreta “La lettera rubata” come una rappresentazione della lotta tra il Simbolico e il Reale, con Dupin che dimostra la superiorità del Reale nel trovare soluzioni ai problemi apparentemente insolubili. L’intera vicenda della lettera rubata può pertanto essere letta anche come una metafora del processo psicoanalitico, in cui il paziente (il ministro) nasconde i suoi veri problemi (la lettera) dietro una facciata (le convenzioni sociali) e l’analista (Dupin) deve scavare sotto questa facciata per trovare la verità nascosta. Secondo Lacan la lettera rappresenta il “Simbolico” puro, regno dell’ordine sociale, delle leggi e delle convenzioni. Il ministro rappresenta l’autorità e il potere all’interno di questo ordine. La polizia non riesce a trovare la lettera e rappresenta in qualche modo il fallimento del “Simbolico” nel risolvere il problema.

    Il protagonista Dupin ci insegna, in qualche modo, che a volte le cose che cerchiamo disperatamente sono proprio sotto il nostro naso: basta guardare. Guardare pero’ è un’attività più complessa di ciò che la sua sintassi suggerisce: richiede la capacità non di esasperare l’aspetto autoritativo o richiedere l’intervento del tribunale interiore, bensì freddezza e capacità di andare oltre il disordine del quotidiano.

    The purloined letter significa letteralmente “La lettera sottratta”. “Purloined” è un termine inglese che deriva dal medio inglese “purloinen”, che a sua volta ha origini francesi nel termine “purloigner”, che significa “allontanare”. Inizialmente, il termine aveva il significato di “allontanare furtivamente” o “sottrarre di nascosto”. Col tempo, il suo significato si è evoluto per indicare il furto o il furto di qualcosa, soprattutto in un contesto legale o formale. Oggi, sebbene sia considerato un po’ desueto, viene ancora utilizzato per indicare il furto, soprattutto quando si parla di qualcosa di valore o significativo.

    Questo principio viene peraltro applicato anche nella vita di tutti i giorni, quando cerchiamo oggetti smarriti in casa (personalmente mi capita varie volte al mese) o affrontiamo altri problemi apparentemente senza soluzione.  Nell’ottica lacaniana il concetto di “guardare” nel contesto della ricerca della lettera nella trama di “La lettera rubata” di Poe potrebbe essere interpretato come un’azione che va oltre la superficie apparente delle cose. Lacan enfatizza l’importanza di andare oltre le convenzioni sociali e le apparenze per cogliere il vero significato dietro ciò che è visibile. Nel racconto, la polizia e gli investigatori agiscono seguendo gli schemi convenzionali, cercando la lettera nei luoghi classici, senza successo. Dupin, al contrario, adotta un approccio diverso: egli “guarda” la situazione in modo diverso, utilizzando ingegno e astuzia per penetrare il significato nascosto della situazione. In questo contesto, “guardare” potrebbe significare osservare con intuito e percezione, andando oltre ciò che è immediatamente evidente per scoprire la verità nascosta.

    La lettera, in fondo, non poteva che essere lì.