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  • “Torn” di Natalie Imbruglia è una cover degli Ednaswap

    “Torn” di Natalie Imbruglia è una cover degli Ednaswap

    “Torn” in inglese significa “lacerato” o “strappato”. Viene utilizzato per descrivere qualcosa che è stato fisicamente lacerato, come un tessuto o un pezzo di carta. Può anche avere un significato figurativo, descrivendo una persona che è combattuta tra due emozioni o decisioni contrastanti, come nel caso di “torn between two choices” (diviso o lacerato tra due possibili scelte).

    Torn” di Natalie Imbruglia è in realtà una cover di una canzone originariamente scritta e interpretata dalla band Ednaswap. La canzone è stata scritta dai membri di Ednaswap—Anne Preven, Scott Cutler, Phil Thornalley e la cantante del gruppo—ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1995 nel loro album di debutto. La versione di Natalie Imbruglia, uscita nel 1997, è diventata un grande successo internazionale ed è la versione più conosciuta della canzone, spesso eclissando l’originale degli Ednaswap.

    La canzone “Torn” di Natalie Imbruglia parla di una profonda delusione e disillusione in una relazione amorosa. La protagonista della canzone pensava di aver trovato l’uomo ideale, una persona che sembrava perfetta e che le aveva mostrato emozioni autentiche, come il pianto. Tuttavia, con il passare del tempo, si rende conto che l’uomo che aveva idealizzato non è come lo aveva immaginato. Lui non capisce cosa significhi amare veramente, e la relazione perde il suo senso.

    Nel ritornello, la protagonista esprime il suo stato d’animo: si sente svuotata, senza più fede nell’amore, fredda e piena di vergogna, come se fosse emotivamente “nuda” e vulnerabile. Si rende conto che ciò che pensava fosse reale era solo un’illusione e che il cielo perfetto, che rappresenta la sua visione ideale della relazione, è ormai “lacerato”. È già troppo tardi per salvare la situazione, perché lei è già “strappata” emotivamente e non può più tornare indietro.

    (fonte)

  • Il karma spiegato nello stile del Tractatus Logico-Philosophicus di Witgenstein

    Il karma spiegato nello stile del Tractatus Logico-Philosophicus di Witgenstein

    Esiste una matematica del karma? Chiaramente no, ma siamo su internet e vale qualsiasi cosa si possa leggere, giusto?

    Abbiamo qualche curiosità in merito, perchè la questione è più complessa di quello che sembra. L’opera di Ludwig Wittgenstein Tractatus Logico-Philosophicus è un testo strutturato che esplora dettagliatamente la natura del linguaggio, della logica matematica e della realtà. Sebbene il Tractatus non tratti direttamente il concetto di karma, possiamo usare il suo stile conciso e aforistico per formulare una riflessione su di esso.

    Ecco come potrebbe apparire una spiegazione del karma nello stile del Tractatus:

    Il karma è il principio secondo cui ogni azione ha una conseguenza.

    Il karma non è un’entità, ma una relazione tra azioni e effetti.

    Le azioni buone e cattive sono i segni di una legge interna della realtà.

    Non possiamo vedere il karma come una cosa in sé, ma solo nei suoi effetti.

    Ogni azione segna una direzione nel flusso del karma.

    Il karma non si manifesta in un’istantanea, ma nella successione degli eventi.

    Comprendere il karma significa comprendere la rete di relazioni tra cause ed effetti.

    Non è il karma che influisce sul mondo, ma le azioni che tracciano il karma nel mondo.

    Il karma rivela la struttura logica delle conseguenze nelle azioni umane.

    Chi cerca di comprendere il karma deve guardare oltre il singolo atto e considerare il tutto.

    Il karma, come il linguaggio, è una regola di gioco che organizza il nostro comportamento e le sue conseguenze.

    Le domande sul karma sono domande su come le azioni costruiscano e rivelino il nostro mondo.

    Il karma è l’equazione di causa ed effetto:

    A→B

    dove A è l’azione e B è la conseguenza.

    L’effetto del karma può essere visto come un accumulo di risultati:

    dove Ai e Bi sono le azioni e le conseguenze rispettivamente.

    Le azioni formano una rete di relazioni karmiche:


    dove F è una funzione che mappa le azioni nel loro effetto karmico.

    Il karma si evolve nel tempo come una funzione continua: 

    dove f(A(s)) è l’effetto dell’azione nel tempo.

    Il karma può essere rappresentato da una funzione di probabilità condizionata:

    dove P(B∣A) è la probabilità di un effetto B dato un’azione A.

    La totalità del karma è l’integrale delle azioni passate:

    dove A(t) modella l’azione nel tempo.

    Questi aforismi cercano di riflettere la struttura e la precisione del Tractatus, applicandoli al concetto di karma. Seppur non direttamente correlati all’opera di Wittgenstein, questi pensieri si ispirano alla sua maniera di trattare questioni filosofiche in modo sistematico e rigoroso. E naturalmente sono stati generati da un GPT!

    Credits: https://designer.microsoft.com/image-creator
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  • 5 film introspettivi da riscoprire

    5 film introspettivi da riscoprire

    Questi film sono rappresentativi dello stile di entrambi i registi, che spesso si concentrano sulla psiche umana e su tematiche esistenziali, utilizzando narrazioni che sfidano e provocano lo spettatore. Sia Lars von Trier che Yorgos Lanthimos sono noti per i loro film profondamente introspettivi e spesso provocatori, ma non sono certamente i soli. Il cinema introspettivo è una corrente presente in molte culture cinematografiche, con registi che esplorano i confini della mente umana, della moralità e delle emozioni.

    Registi come Ingmar Bergman, con i suoi studi sulla fede, la solitudine e l’esistenza, o Andrei Tarkovskij, con le sue meditazioni sul tempo, la memoria e la spiritualità, hanno lasciato un’impronta indelebile nel cinema introspettivo. Anche autori contemporanei come Terrence Malick, noto per il suo approccio lirico alla condizione umana e alla natura, e Michelangelo Antonioni, con il suo focus sull’alienazione e l’incomunicabilità, hanno contribuito a creare opere che sfidano il pubblico a riflettere sulle proprie esperienze e convinzioni più profonde.

    Questi cineasti, insieme a von Trier e Lanthimos, creano esperienze cinematografiche che non si limitano a intrattenere, ma che richiedono allo spettatore di confrontarsi con domande difficili e spesso inquietanti. I loro film fungono da specchi, riflettendo le complessità e le contraddizioni della condizione umana, spingendo il pubblico a esplorare aspetti della vita e della propria psiche che altrimenti potrebbero rimanere inesplorati.

    “Stalker” (1979) – Andrej Tarkovskij

    • Un’opera di fantascienza filosofica che segue un misterioso Stalker mentre guida due uomini attraverso una zona proibita chiamata “La Zona” alla ricerca di una stanza che si dice realizzi i desideri più profondi. Il film esplora temi di fede, desiderio e la condizione umana.

    Lars von Trier

    1. Melancholia (2011)
      • Un film che esplora la depressione e l’ansia attraverso la lente di un’imminente apocalisse. La storia si concentra sui rapporti familiari e sullo stato psicologico dei personaggi mentre affrontano l’inevitabile fine del mondo.
    2. Antichrist (2009)
      • Un film che affronta il dolore, la colpa e la psiche umana attraverso una coppia che si ritira in una foresta dopo la morte del figlio. È un’opera disturbante che esplora temi profondamente oscuri e introspettivi.

    Yorgos Lanthimos

    1. Dogtooth (2009)
      • Un film surreale che esplora il controllo, la manipolazione e la percezione della realtà. La storia segue una famiglia che tiene i figli isolati dal mondo esterno, creando una realtà distorta e opprimente.
    2. The Lobster (2015)
      • Un film che riflette sulle dinamiche delle relazioni e sulla pressione sociale di conformarsi. Ambientato in un futuro distopico, dove le persone devono trovare un partner entro un certo periodo di tempo o essere trasformate in animali, il film esplora temi di solitudine, amore e identità.
  • Che cos’è il clientelismo, spiegato da una IA

    Che cos’è il clientelismo, spiegato da una IA

    Il clientelismo è un fenomeno sociale e politico che ha radici profonde nella storia italiana. Si tratta di un sistema in cui le relazioni personali e la reciproca assistenza tra individui sono utilizzate per ottenere favori politici, economici o sociali. Questo sistema si basa spesso su uno scambio di favori e su legami stretti tra un patrono (solitamente un politico o una figura di potere) e i suoi clienti.

    Nella storia italiana, il clientelismo ha giocato un ruolo significativo in molte fasi.

    Periodo Post-Unificazione

    Dopo l’unificazione italiana del 1861, molte aree rurali continuarono a essere controllate da potentati locali che gestivano il potere politico, economico e sociale. Questi potentati erano spesso legati da reti di clientelismo che influenzavano l’amministrazione pubblica a livello locale.

    Il Fascismo

    Durante il regime fascista, il clientelismo non scomparve, ma fu sostituito da una forma di controllo centralizzato da parte del Partito Nazionale Fascista di Mussolini. Le relazioni personali e il favoritismo continuarono a esistere, ma stavolta attraverso i canali del partito.

    Dopo la Seconda Guerra Mondiale

    Dopo la caduta del regime fascista, il clientelismo tornò a fiorire in Italia. I partiti politici, spesso divisi in fazioni e correnti interne, usavano il sistema del clientelismo per consolidare il loro potere a livello locale, fornendo favori in cambio di sostegno elettorale.

    Tangentopoli e la Fine della Prima Repubblica

    Negli anni ’90, l’operazione “Mani Pulite” svelò uno dei più grandi scandali di corruzione politica nella storia italiana. Questa indagine scoprì un sistema diffuso di tangenti, favori e corruzione tra politici, imprenditori e funzionari pubblici. Il sistema clientelare, che aveva dominato la politica italiana per decenni, fu smantellato in gran parte, segnando la fine della Prima Repubblica.

    Era Contemporanea

    Nonostante le riforme, il clientelismo non è scomparso completamente dalla scena politica italiana. Ancora oggi esistono casi di favoritismo, nepotismo e corruzione in varie istituzioni e settori. Il clientelismo ha avuto un impatto significativo sulla politica, l’economia e la società italiana, influenzando la governance, la distribuzione delle risorse e la percezione pubblica delle istituzioni. Sebbene siano stati fatti passi avanti nel contrastare questa pratica, resta ancora un problema da affrontare per promuovere una maggiore trasparenza e una cultura politica più etica e responsabile.

    Esercizi di stile

    Clientelismo in stile burocratese

    Il clientelismo, manifestazione di connivenze sottilmente intessute tra gli attori politici e la cittadinanza, si dipana nell’assenza di un’impostazione normativa esplicita. Si manifesta come un intrico intricato di relazioni non regolamentate all’interno delle gerarchie decisionali. Questo fenomeno, pur sotteso a linee guida etiche e legislative non precisamente codificate, impatta profondamente sulla distribuzione delle risorse e sul processo decisionale, rendendo difficile l’attuazione di misure correttive. L’assenza di un’esplicita normativa relativa a tali interazioni facilita una sorta di grigio legalistico, dove i confini tra pratica lecita e illecita sfumano. Questa situazione, sebbene non abbia ancora suscitato un quadro normativo specifico, sottolinea l’urgenza di un’attenta revisione delle disposizioni legislative per mitigare le opacità e le disuguaglianze potenzialmente derivanti da tali interazioni.

    Clientelismo in stile futurista

    Il clientelismo, strega dell'antica politica,
    accoglie con abbracci di promesse smielate,
    bip bip! Il potere s'intreccia in reti sornione,
    klak klak! Sottobanco, accordi si celano,
    rumore di scambi in camuffata danza,
    bang bang! Il favore diviene valuta,
    zippity zip! Si canta il suo inno oscuro,
    tac tac! Ma la trasparenza è in agguato,
    flash flash! Svelando l'inganno che tace,
    zzzzip! Il futuro si libera da questa prigione.
    
    

    Clientelismo in stile paraculo

    Da un punto di vista equidistante, si potrebbe sottolineare la necessità di trovare un punto d’incontro tra la fornitura di aiuti e servizi e la preservazione dell’indipendenza e dell’autonomia dell’individuo. Essere equidistanti potrebbe implicare la ricerca di un equilibrio tra l’assistenza sociale autentica e la creazione di dipendenza politica. Quanto al termine “paraculo”, comunemente usato in modo colloquiale in Italia per descrivere qualcuno che riesce a cavarsela usando astuzia o approfittando delle situazioni, potrebbe riflettere un comportamento che, seppur opportunista, potrebbe non essere necessariamente legato al clientelismo politico. Tuttavia, può far emergere la questione dell’opportunismo nel contesto politico, dove la capacità di adattamento e il sapersi muovere abilmente tra le varie sfere di potere possono condurre a relazioni ambigue e a un utilizzo delle risorse per fini personali.

    In definitiva, l’approccio equidistante-paraculo potrebbe oscillare tra l’offerta di aiuto sociale e il rischio di clientelismo, mentre l’equidistanza pura potrebbe puntare all’equilibrio tra assistenza e indipendenza individuale. Il termine “paraculo” potrebbe mettere in luce il potenziale opportunismo e la capacità di navigare tra le situazioni senza necessariamente implicare direttamente il clientelismo politico.

    Clientelismo in stile materialista

    La pratica clientelare, secondo la visione marxista, maschera le vere relazioni di classe e la lotta per il controllo delle risorse economiche. Il clientelismo, quindi, agisce come un meccanismo di perpetuazione dell’oppressione economica e politica delle classi dominanti sulla maggioranza, distorcendo le relazioni sociali e mantenendo uno status quo che favorisce una minoranza privilegiata. In questo contesto, il clientelismo diventa un ingranaggio del sistema capitalistico che alimenta la disuguaglianza e perpetua la divisione di classe. Il clientelismo potrebbe pertanto essere considerato come uno strumento della classe dominante per mantenere il proprio controllo sulle risorse economiche e politiche. Nella teoria marxista, la classe dominante, detentrice dei mezzi di produzione, sfrutta il clientelismo per perpetuare la propria egemonia, offrendo favori e posizioni di potere in cambio di supporto politico.

    Clientelismo in stile matematico

    Nel contesto matematico, il clientelismo potrebbe essere rappresentato come un flusso di relazioni asimmetriche tra individui e potere politico. Utilizzando la notazione della derivata, possiamo considerare il clientelismo come la tangente alla curva delle connessioni politiche in relazione alla crescita del potere e del sostegno elettorale.

    Se rappresentiamo il potere politico come una funzione

    f(potere)

    e il sostegno elettorale come

    g(sostegno)

    allora la derivata di g(sostegno) rispetto a f(potere) potrebbe indicare la pendenza della relazione tra i due. In presenza di clientelismo, questa derivata potrebbe evidenziare un’asimmetria, una tangente che non riflette una relazione lineare e proporzionale tra il potere politico e il sostegno elettorale, ma piuttosto una connessione distorta e non equa.

    Simbolicamente, questa derivata potrebbe essere rappresentata come

    df/

    indicando la variazione di sostegno in relazione al potere politico. Tuttavia, in un contesto di clientelismo, questa derivata potrebbe non essere costante, mostrando una distorsione nella relazione tra il potere politico e il sostegno elettorale, rappresentando così la tangente della connessione influenzata da relazioni non proporzionali e asimmetriche.

    Clientelismo in stile psicoanalitico

    In uno sguardo lacaniano, il clientelismo potrebbe essere interpretato come un riflesso delle dinamiche psicologiche più profonde che permeano le relazioni tra individui e potere politico. Lacan potrebbe considerare il clientelismo come una manifestazione della mancanza strutturale nell’individuo, in cui il desiderio inconscio di ottenere vantaggi e protezione crea legami di dipendenza con figure di autorità politica.

    Per Lacan, il clientelismo potrebbe essere paragonato a una sorta di “relazione speculare”, in cui i cittadini proiettano su figure di potere un’immagine ideale e desiderabile di sé stessi. Questo fenomeno potrebbe alimentare un circolo vizioso in cui l’individuo cerca di colmare una mancanza interiore attraverso il sostegno a determinate figure politiche che promettono gratificazioni e benefici. Tuttavia, questa relazione speculare nasconde la realtà dell’alienazione e della dipendenza, impedendo un’autentica comprensione del proprio ruolo all’interno del sistema politico.

    Inoltre, Lacan potrebbe esplorare il concetto di “simbolico” nel clientelismo, dove le reti di favori e scambi di potere diventano una sorta di linguaggio attraverso il quale si negoziano i desideri e si stabiliscono le gerarchie di potere. Questo linguaggio simbolico del clientelismo potrebbe essere interpretato come un modo per mascherare la mancanza di un’autentica rappresentatività democratica, creando uno scenario in cui il desiderio individuale si intreccia con il potere politico, distorto dalla mancanza di una genuina relazione tra governanti e governati.

    Clientelismo in stile Zizek

    Nel mondo del clientelismo, siamo immersi in una realtà distorta, un teatro dell’assurdo dove le relazioni personali diventano la valuta principale del potere politico. Žižek potrebbe accostare il clientelismo a un’illusione, un inganno perpetuato da una classe dominante che promette vantaggi in cambio di sostegno. Questo sistema crea una schizofrenia sociale, una spaccatura tra le apparenze e la realtà, dove le reti di favori oscurano la vera natura delle relazioni tra governanti e governati.

    Per Žižek, il clientelismo diventa una sorta di sintomo di un sistema malato, un riflesso di un capitalismo distorto e alienante che perpetua un circolo vizioso di potere e dipendenza. Questa pratica non fa altro che alimentare la falsa coscienza delle masse, rendendole dipendenti da una rete di relazioni contorte e ingannevoli. Invece di favorire una vera emancipazione, il clientelismo perpetua l’inganno e il controllo delle masse da parte di élite che ne traggono vantaggio.

    In sintesi, per Žižek, il clientelismo non è semplicemente una pratica politica, ma un riflesso dei meccanismi alienanti del sistema dominante, un’illusione che nasconde una realtà distorta e ingannevole, alimentando così una perpetua schizofrenia sociale.

    Clientelismo in stile presentatore TV anni 80

    Ah, gli anni ’80, un’epoca spettacolare! Quando si parla di clientelismo in stile presentatore TV degli anni ’80, entriamo in un territorio pieno di glamour, colori vivaci e un pizzico di eccentricità! Immagina questa scena: il palcoscenico è risplendente, luci sfavillanti e un presentatore carismatico che incanta il pubblico con il suo sorriso smagliante.

    Ecco come potrebbe essere un discorso su questo tema in uno stile anni ’80:

    “Cari telespettatori, stasera vi porterò nel mondo del clientelismo, ma non vi preoccupate, non ci saranno giacche grigie e discorsi noiosi! Parleremo di relazioni, ma non quelle complicate! Sto parlando del ‘Clientelismo anni ’80’ – dove le amicizie erano come una luccicante giacca a paillettes, indispensabile per brillare nel mondo dello spettacolo politico.”

    “Ricordate quel politico che sembrava sempre avere un asso nella manica? Sì, quel tipo che sapeva sempre a chi fare una telefonata per ‘risolvere’ le cose? Beh, quello era il ‘guru del clientelismo’! Aveva un sorriso per tutti, perché in fondo, nel mondo del clientelismo, ogni stretta di mano valeva più di mille parole!”

    “E che dire delle favolose feste, vero? Nel mondo del clientelismo, un invito a una di quelle feste era come ottenere un pass VIP per il successo politico! Le alleanze erano come balli sincronizzati, tutti cercavano di raggiungere la pista da ballo dell’influenza politica.”

    “Ma attenzione, cari amici, il clientelismo non era solo glitter e glamour! Dietro le quinte c’erano accordi sottobanco e favori che facevano girare il mondo. Come un grande show televisivo, sembrava tutto perfetto in superficie, ma dietro le quinte c’era un altro spettacolo in corso!”

    “E così, mentre danzavano al ritmo delle alleanze politiche, alcuni si facevano strada con la loro coreografia, mentre altri restavano a guardare dalla galleria. Ma alla fine, come ogni grande spettacolo, il sipario è sceso su quell’era, aprendo le porte a nuove forme di politica, più trasparenti e responsabili.”

    Insomma, gli anni ’80 sono stati un’epoca davvero scintillante, e il clientelismo, anche se con tutto il suo fascino, ha segnato un capitolo importante nella storia politica!

  • Pedissequo

    Pedissequo

    La parola “pedissequo” è un termine italiano che significa “seguace acritico” o “imitatore servile”. Rappresenta una persona che segue fedelmente o acriticamente gli altri, senza contribuire con pensieri o idee originali, ma piuttosto imitando ciecamente ciò che vedono o sentono dagli altri. Quindi, “pedissequo” è un termine che può essere utilizzato per descrivere qualcuno che segue in modo acritico o servile un leader o un’opinione senza esprimere un proprio giudizio critico o contribuire con una visione personale.

    (Sul palco, un individuo chiamato Luca, vestito in modo impeccabile e con un sorriso smagliante, rivolge il suo monologo al pubblico.)

    Luca: (Sorriso radiante) Buonasera a tutti voi, amici e amiche! Oggi voglio condividere con voi un aspetto della mia personalità di cui sono incredibilmente orgoglioso. Sono un pedissequo, e lo dico con un orgoglio incontenibile.

    (Vaga un po’ sul palco, gesti esagerati, sottolineando la sua eccitazione.)

    Luca: (Entusiasta) Sì, avete capito bene, un pedissequo! Sono quel tipo di persona che ama prendere ispirazione dagli altri in modo assoluto, senza filtri o interferenze del mio ego. Mi piace guardare alle persone di successo, agli esperti e a coloro che hanno più esperienza di me, e dire: “Wow, sei il migliore! Voglio fare esattamente quello che fai!”

    (Ride e scuote la testa in segno di ammirazione.)

    Luca: (Continua con fervore) Vedete, c’è qualcosa di incredibilmente liberatorio nel non dover inventare costantemente la ruota. Perché dovremmo sprecare tempo ed energie cercando di reinventare ogni aspetto della vita quando possiamo imparare dalle persone che lo hanno già fatto? Sono una spugna, assorbendo ogni conoscenza, ogni trucco del mestiere e ogni saggezza da chiunque sia disposto a condividere.

    (Guarda il pubblico con intensità.)

    Luca: (Serio) E ora, l’orgoglio. Sì, sono orgoglioso di essere un pedissequo perché so che questo atteggiamento mi ha portato lontano. Ho imparato da coloro che sono venuti prima di me e ho applicato quelle lezioni alla mia vita. Ho cresciuto costantemente le mie competenze e ho raggiunto obiettivi che mai avrei potuto immaginare da solo.

    (Si avvicina al pubblico, con un tono più intimo.)

    Luca: (Confidenziale) Ma c’è una cosa importante da capire: essere un pedissequo non significa perdere la propria individualità. Significa che hai la saggezza di riconoscere che nessuno ha tutte le risposte e che il mondo è pieno di insegnamenti preziosi. Sì, puoi ancora essere te stesso, con i tuoi sogni, le tue passioni e il tuo stile unico, ma puoi farlo mentre impari da chi ti ha preceduto.

    (Torna al centro del palco, con un sorriso di soddisfazione.)

    Luca: (Conclusione) Quindi, amici miei, non abbiate paura di abbracciare la vostra pedissequità! Non c’è nulla di cui vergognarsi nel cercare la guida e l’ispirazione dagli altri. L’orgoglio nel nostro desiderio di apprendere è ciò che ci rende persone migliori, più sagge e, alla fine, più felici. Quindi, abbracciate il vostro spirito pedissequo e continuate a imparare, crescere e prosperare. Grazie!

    (Luca fa un inchino al pubblico mentre applausi scroscianti lo accompagnano fuori dal palco.)