ETIMOLOGIE ARTIFICIALI_ (165 articoli)

Contenuti visuali e/o testuali generati da algoritmi combinatori, di Artificial Intelligence. Con presunto buongusto, per il buon gusto di sperimentare un po’.

Benvenuti nell’antro delle parole, dove il passato si intreccia con il presente e l’origine di ogni termine è un racconto da scoprire. In questa sezione, esploreremo le radici linguistiche che plasmano il nostro vocabolario, rivelando le storie nascoste dietro ogni parola che pronunciamo.

Dalle antiche lingue ai moderni idiomi, ogni articolo è un viaggio attraverso le epoche e le culture che hanno plasmato il nostro linguaggio. Scoprirete curiosità sorprendenti, aneddoti affascinanti e collegamenti inaspettati tra le parole che usiamo ogni giorno.

Dai nomi dei giorni della settimana alle espressioni comuni, dalle terminologie scientifiche ai proverbi popolari, qui troverete un tesoro di conoscenze linguistiche da esplorare e condividere.

Preparatevi ad affondare nelle profondità delle radici delle parole, a lasciarvi affascinare dalle loro connessioni e a guardare il linguaggio con occhi nuovi, perché qui, nell’incantevole mondo delle etimologie, ogni parola è un ponte verso la nostra storia e la nostra cultura.

  • Oggi, sveglia, spiaggia

    Oggi, sveglia, spiaggia

    Oggi, sveglia, mondo: andare al mare – essenziale, vitale, fondamentale, colori che esplodono, sole che scalda e fa male agli occhi – l’odore del mare. Esplosione di colori, suoni, movimenti. Vivo, pulsante, urlante. Realtà si sgretola, ricompone, mosaico di una coscienza, la mia. Labirinto di emozioni. andarci – per prendere aria- e non farmi sovrastare dal super io – pipenso a quando ci siamo sentiti, dopo un po’ non mi hai più risposto – ghostato, blastato, probabilmente anche sbufalato perchè quel rapporto era una cazzata, diciamolo chiaramente. E poi lei, l’altra.

    leggo nick land con arode – che poi chi conosce nick land – quasi nessuno – che non sia uno strambo forte, s’intende – ma mi appassiona e quello conta, quel modo di scrivere frammentato – arzigogolato – futuristico – accelerato – lei si avvicina – è bellissima – occhiali a goccia, aria da nerd, ma quanto sei bella? – cervello, pensalo ma non dirlo – ha pure un bel fisico – ma non è educazione guardare un culo quando si parla, giusto – mi chiede: perchè leggi? – non cosa, perchè – rido, ride, ridiamo – e poi mi specchio in te e riscopro il sesso – ma solo col cervello – deviato dal porno gratuito su internet – ma poi quando ci siamo trovati quattro ore dopo essere stati assieme a dirci di tutto – che avevi la vagina alimentata da condensatori e microvalvole a vapore, sbuffavano e non aspettavano altro che me, pero’ sono impressionato, magari brucia, magari fa male, la vagina steampunk – non che sia tecnofobico, tutt’altro – la fantasia ispira – pero’ non me la sono sentita – e forse magari e meglio continuare a leggere per i cazzi miei che è più safe – anche se a volte i rischi li devi correre – per forza – non hai alternative – ed è quando pensi che tutto non passa più – che invece passa – e goditi i tuoi sospiri di sollievo – quando arrivano – perchè servono e aiutano – più di quanto tu possa pensare.

    Chiede: “Perché leggi?“. Riflessione. Leggo per nutrire mente, esplorare mondi, evadere banalità. Viaggio nel tempo, nello spazio, senza muovere passo. Sì vabbè, ciao, ma sei tra noi, bullismo, e poi, sorpresa. Nuova amicizia, le piace quel che leggo, mi piace sentirti parlare, ti confido un segreto, vagina elettrificata. Cyborg. Altre domande senza risposta.

    Viaggiatore solitario, universo senza tempo, alla ricerca di verità nascoste.

  • Allucinazione consensuale (NSFW)

    Allucinazione consensuale (NSFW)

    Alessio sprofonda nell’oscurità digitale del dark web – terra senza confini – l’etica svanisce – desiderio è tiranno – mondo senza regole – posso esplorarlo – mi fa stare bene esplorare – almeno qui – via di fuga non consensuale dai labirinti intricati della mente. Allucinazione consensuale. Qui – tra codici cifrati – ombre virtuali – scopre applicazioni che violano privacy – disvelando intimità senza permesso – click – e puoi vederlo nudo – o vederla nuda – atroce espressione di devianza. Eppure – nell’abisso delle scoperte proibite – persiste desiderio, desiderio insaziabile, infame, tiranno, infame tiranno. Alessio si abbandona ad un amore digitale – ragazza dall’aura enigmatica dei social media – lui la ama, lei non ne sa nulla, lui non sa esprimerlo, col cuore prigioniero del silenzio – sospiro – strappa anima – urla senza eco – spazio virtuale volto all’infinito. Terapeuta quale faro nell’oceano oscuro delle emozioni più tormentate. Tiranniche. Wrath of the tyrant. Ma anche lei – con sua saggezza terrena – non può spezzare catene che lo tengono prigioniero del suo stesso tormento interiore. Quando Alessio si avvicina al bordo dell’abisso digitale – tentazione di creare un deep nude diventa irresistibile. Manipola immagini dell’ amata – cliccando frenetico – cerca disperatamente di catturare frammento intimo della sua essenza sfuggente. Finalmente poteva vederla, era come la sognava, ma l’universo non era consensuale, era la sua allucinazione algoritmica, orgasm through torture. Ma prezzo di una ossessione – rimorso – dolore tagliente – straziante nel kernel più profondo. E così Alessio si ritrova – perso – nell’abisso della solitudine – senza parole per esprimere un tormento ciclopito, un senso di colpa che attanaglia il genere umano fin dalla sua originel. Soffoca, Alessio, nelle tenebre dell’anima – nessuno può sentirti urlare – condannato a vagare eternamente nel labirinto della disperazione. Un taglio alla gola.

    Questa storia narra il viaggio emotivo e psicologico di Alessio nel mondo oscuro e senza confini del dark web. Alessio, affascinato e tormentato dalla sua oscurità, si immerge in questo territorio dove l’etica è nulla e il desiderio regna sovrano. Esplorando questo mondo senza regole, Alessio trova una via di fuga non consensuale dai labirinti intricati della sua mente, dove le sue emozioni sono intrecciate in un groviglio inestricabile.

    Nel cuore di questo abisso digitale, tra codici cifrati e ombre virtuali, Alessio scopre applicazioni che violano la privacy altrui, permettendo di vedere persone nude senza il loro consenso. Questo rappresenta un’atroce espressione di devianza, dove l’intimità viene esposta al pubblico senza alcuna autorizzazione.

    Nonostante le scoperte proibite e il desiderio insaziabile che lo spinge avanti, Alessio si ritrova intrappolato in un amore digitale non corrisposto, incapace di esprimere i suoi sentimenti. La sua terapeuta diventa un faro nella sua oscurità emotiva, ma anche lei non può liberarlo dal suo tormento interiore.

    Attratto dalla tentazione dei deep nude, Alessio manipola immagini della sua amata nella speranza di catturare un frammento della sua essenza. Ma il prezzo della sua ossessione è il rimorso e il dolore tagliente che lo straziano fino nel profondo del suo essere.

    Infine, Alessio si ritrova perso nell’abisso della solitudine, incapace di esprimere il suo tormento. Soffoca nelle tenebre dell’anima, condannato a vagare eternamente nel labirinto della disperazione, mentre il senso di colpa lo attanaglia implacabile come un coltello alla gola.

  • Monkey Island 2 Bone Song!

    Monkey Island 2 Bone Song!

    La “Bone Song” è una canzone presente nel gioco “Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge”, il secondo capitolo della serie di avventure grafiche “Monkey Island” sviluppata da LucasArts. Questa canzone viene eseguita da un gruppo di scheletri pirata all’interno di un bar chiamato “Scabb Island Bar”.

    La canzone è una sorta di inno pirata che celebra il tema della morte e del dopo-vita, ed è composta da versi divertenti e ironici. Nonostante la sua apparente natura spettrale, la melodia è molto orecchiabile e diventa parte integrante dell’atmosfera unica e surreale del gioco.

    Ecco un estratto dei testi della “Bone Song”:

    “Oh, when I was alive, I was the scourge of the seas!
    A terror to behold, I ruled the ocean breeze.
    But now that I’m dead, I sleep in my grave,
    But when the tide is high, you can hear me rave:

    Yo ho ho and a bottle of rum!
    Hoist the mainsail, here I come!
    I’m a pirate king, and I’m really okay,
    I’m not dead, I’m only a-sepulchered away!”

    La canzone è una delle tante gemme di umorismo e creatività presenti nel mondo di Monkey Island e contribuisce al fascino eccentrico e divertente del gioco.

    https://lipercubo.it/archivio/wp-content/uploads/2024/03/mkbones.mid

    Oh, when I was alive, I was the scourge of the seas!
    A terror to behold, I ruled the ocean breeze.
    But now that I’m dead, as I rest in my grave,
    I still long for the thrill of the waves!

    Yo ho ho and a bottle of rum!
    Hoist the mainsail, here I come!
    I’m a pirate king, and I’m really okay,
    I’m not dead, I’m only a-sepulchered away!

  • Cosa vuol dire «dick»

    Cosa vuol dire «dick»

    L’etimologia della parola “dick” è interessante: deriva dall’antico termine inglese “dic” o “dik”, che a sua volta ha origini germaniche o norrene, con significati come “fallo”, “pene” o per estensione “uomo”. Questo termine ha attraversato diverse fasi di evoluzione linguistica nel corso dei secoli, assumendo connotazioni sia volgari che colloquiali, e viene spesso utilizzato come un termine informale per indicare il pene maschile.

    L’etimologia della parola “dick” è un interessante fenomeno linguistico.

    Molto interessante.

    Dimostrazione: La parola “dick” ha radici nell’antico termine inglese “dic” o “dik”, che trae origine dalle lingue germaniche o norrene. Inizialmente, il termine indicava concetti come “fallo”, “pene” o, per estensione, “uomo”. Nel corso dei secoli, ha subito diverse fasi di evoluzione linguistica, assumendo connotazioni sia volgari che colloquiali.

    1. Nel contesto informale, “dick” viene comunemente utilizzato per riferirsi al pene maschile.
    2. Tuttavia, in ambito colloquiale, “dick” può anche essere usato per descrivere una persona meschina, irritante o antipatica.
    3. In aggiunta, “dick” può indicare un oggetto che si incastra in una ventola, con conseguenze negative.

    In conclusione, la parola “dick” presenta una complessa gamma di significati che riflettono la sua evoluzione linguistica nel corso del tempo, sia nella sfera sessuale che in quella comportamentale.

    Dick: slang per indicare il pene: dick. Ma in inglese si riferisce pure ad una persona meschina, irritante o altrimenti semplicemente antipatica. Dick: qualcosa che si incastra nella ventola. You’re a dick significa sei uno stronzo.

    La parola “dick” ha radici nell’antico termine inglese “dific” o “difik”, che trae origine dalle lingue gafarmanifec o norrefene. Inizialmente, il termine indicava concetti come “falfo”, “penefe” o, per estensione, “ufomano”. Nel coforso dei sefocri, ha subito diverse fasi di evoluzione linguistica, affummando confonfacofionfazioni sia vofolgafri che collafolgafri.

    1. Nel cofonfo informafale, “dick” viene comunemente utilizzato per riferirfi afo pefene maschile.
    2. Tuttavia, in ambifo cofolquifale, “dick” può anche effere ufafato per descrivere una pefefona mefchifna, irritante o antipatica.
    3. In aggiunta, “dick” può indicare un ofggetfo che fi incaftra in una ventofla, con cofonfequenze negative.

    In conclufione, la parola “dick” prefenta una complessa gamma di fignificafi che riflettono la fua evoluzione linguiftica nel coforfo del tempo, fia nella ffera fexuale che in quella comporfamentale. You’re a dick significa sei uno stronzo.

    (Questo articolo è stato generato automaticamente e non dovrebbe essere preso sul serio in nessuna delle sue parti)

    Foto di Rodrigo dos Reis su Unsplash

  • Perchè le persone criticano sempre sui social

    Perchè le persone criticano sempre sui social

    Le persone che si sentono inadeguate o insoddisfatte delle proprie vite possono reagire criticando gli altri per sentirsi meglio riguardo a se stesse. Questo può essere particolarmente evidente quando vedono qualcuno che ha successo o che sembra avere una vita migliore della propria. Da un punto di vista psicoanalitico la critica sul lavoro degli altri sui social media, specialmente quando accompagnata da screenshot per evidenziare difetti senza coinvolgere direttamente le persone interessate, potrebbe riflettere dinamiche psicologiche complesse:

    1. Proiezione: Secondo la teoria psicoanalitica, la proiezione è un meccanismo di difesa attraverso il quale una persona attribuisce i propri pensieri, sentimenti o comportamenti indesiderati a un’altra persona. Nel contesto dei social media, chi critica potrebbe proiettare i propri sentimenti di insicurezza o inadeguatezza sugli altri, evidenziando i loro difetti per sentirsi meglio riguardo a se stessi.
    2. Compensazione: La critica sugli altri potrebbe anche fungere da meccanismo di compensazione per le proprie insicurezze o fallimenti. Mettendo in evidenza i difetti degli altri, ci si può sentire superiori o più sicuri delle proprie abilità e capacità.
    3. Desiderio di controllo: La critica pubblica sui social media potrebbe derivare dal desiderio di esercitare un senso di controllo o potere sugli altri. Chi critica potrebbe cercare di manipolare l’opinione degli altri e influenzare la percezione del pubblico riguardo a una determinata persona o situazione.
    4. Narcisismo: Secondo la teoria psicoanalitica, il narcisismo è caratterizzato da un eccessivo interesse per il sé e la propria immagine. Chi critica sui social media potrebbe essere motivato da un desiderio di attirare l’attenzione su di sé, dimostrando la propria superiorità intellettuale o morale agli altri.
    5. Ripetizione di schemi familiari: Alcune dinamiche di critica potrebbero risalire a esperienze passate nelle relazioni familiari o sociali. Chi critica potrebbe replicare modelli di comportamento appresi in famiglia o nell’ambiente sociale, dove la critica era una forma comune di interazione.

    In breve, la critica sui social media può essere influenzata da una serie di fattori psicologici complessi, inclusi meccanismi di difesa inconsci e dinamiche relazionali passate. Una comprensione psicoanalitica di questi comportamenti può aiutare a esplorare le motivazioni profonde dietro la critica e promuovere una comunicazione più empatica e costruttiva.