ETIMOLOGIE ARTIFICIALI_ (118 articoli)

Contenuti visuali e/o testuali generati da algoritmi combinatori, di Artificial Intelligence. Con presunto buongusto, per il buon gusto di sperimentare un po’.

Benvenuti nell’antro delle parole, dove il passato si intreccia con il presente e l’origine di ogni termine è un racconto da scoprire. In questa sezione, esploreremo le radici linguistiche che plasmano il nostro vocabolario, rivelando le storie nascoste dietro ogni parola che pronunciamo.

Dalle antiche lingue ai moderni idiomi, ogni articolo è un viaggio attraverso le epoche e le culture che hanno plasmato il nostro linguaggio. Scoprirete curiosità sorprendenti, aneddoti affascinanti e collegamenti inaspettati tra le parole che usiamo ogni giorno.

Dai nomi dei giorni della settimana alle espressioni comuni, dalle terminologie scientifiche ai proverbi popolari, qui troverete un tesoro di conoscenze linguistiche da esplorare e condividere.

Preparatevi ad affondare nelle profondità delle radici delle parole, a lasciarvi affascinare dalle loro connessioni e a guardare il linguaggio con occhi nuovi, perché qui, nell’incantevole mondo delle etimologie, ogni parola è un ponte verso la nostra storia e la nostra cultura.

  • Per l’amor di Dio: la vera storia di “Se lo vuoi fare, fallo”

    Per l’amor di Dio: la vera storia di “Se lo vuoi fare, fallo”

    Per l’amor di dio, fai! Se pensi di non poterti fermare, fallo. E fallo. Pensaci n’attimo, pero’ se vuoi fallo. Potresti anche non farlo, vedi? Mi apro… pero’, se lo vuoi fare…

    È il protagonista di uno dei meme più citati su internet, e la sua fama è ormai universale: sono usciti articoli sui giornali che parlano del prof Tamburello: a 78 anni (al momento in cui scriviamo) Antonino Tamburello è il fondatore e direttore dell’Istituto Skinner e della Facoltà di Psicologia dell’Università UER di Roma. Nei suoi spettacoli teatrali ama approfondire il tema della «mente nuova».

    Se pensi di non poterti fermare è il meme che invita all’azione, all’agentività, all’idea di provare a sentirsi operativi nel fare un qualcosa che ci perplime o ci crea qualche dubbio, ansia intollerabile. Il discorso di tamburello esprime – a nostro avviso, s’intende –  un conflitto interno tra impulso e riflessione, azione e esitazione. È un invito a confrontarsi con la propria libertà di scelta, un’esplorazione del desiderio e della possibilità di agire o trattenersi.

    Il discorso “Fallo! Ma pensaci. Oppure no, fallo davvero” rappresenta un nodo fondamentale della condizione umana: il confronto con la libertà e il peso della scelta. Apparentemente semplice, questo invito a decidere esplora il conflitto tra il desiderio di agire e il dubbio che accompagna ogni decisione. Esso tocca corde profonde che attraversano filosofia, psicologia, esoterismo e persino la politica della volontà.

    Il tono è sempre oscillante e possibilista, rivelando la tensione tra il voler fare qualcosa e il dubbio che accompagna l’azione. Ed è diventato un meme che non coglie pienamente il senso di un cambiamento interiore, ma – come dire – non ci sentiamo di affidare ad internet un compito così arduo. Diffonde una cultura dell’agentività, e tanto basta.

    In chiave interpretativa:

    1. Impulsività e razionalità: L’atto è continuamente incoraggiato (“Fallo!”) e poi rimesso in discussione (“Pensaci un attimo”). Questo riflette la dialettica tra il desiderio immediato e la necessità di ponderazione.
    2. Libertà e indecisione: Si sottolinea che l’azione è una scelta personale e non obbligata (“Potresti anche non farlo, vedi?”). È un’esortazione a riconoscere il proprio potere decisionale.
    3. Apertura emotiva: “Mi apro…” segnala una vulnerabilità, quasi a dire che il dialogo non è solo razionale ma anche emotivo. L’atto non riguarda solo il fare, ma il modo in cui ci si relaziona con se stessi e con l’altro.

    In definitiva, il discorso rappresenta il tumulto dell’interiorità quando ci si trova di fronte a una scelta significativa, oscillando tra azione e riflessione, desiderio e dubbio.

    Esercizio di stile: come l’avrebbe detto…

    Per l’amor di dio, fai! Se pensi di non poterti fermare, fallo. E fallo. Pensaci n’attimo, pero’ se vuoi fallo. Potresti anche non farlo, vedi? Mi apro… pero’, se lo vuoi fare…

    La seguente parte è stata generata e rielaborata grazie ad un’intelligenza artificiale generativa.

    Aleister Crowley

    Aleister Crowley, con il suo stile esoterico e provocatorio, avrebbe enfatizzato il concetto di Thelema (Volontà) come espressione del vero Sé, invitando a un’azione consapevole, libera e in armonia con la propria natura spirituale e probabilmente avrebbe riformulato così:

    “Fallo, perché il tuo vero volere non conosce catene! Se pensi di non poterti fermare, è perché l’energia della tua volontà arde nel profondo. Ma rifletti, se credi sia necessario: il vero volere non teme il silenzio prima dell’atto. E se non lo fai, allora sappi che hai scelto, e ogni scelta è sacra. Apriti al tuo desiderio più autentico, perché solo così conoscerai la legge: Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge. Ma bada, ‘volere’ non è capriccio: è scoprire il tuo destino e seguirlo senza timore.”

    Di Arnold Genthe – The Equinox 3.1 (Detroit: Universal Publishing Company, 1919), facing page 197., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=68027246

    Jacques Lacan

    “L’atto, una volta eseguito, è un attraversamento del reale. Non è il desiderio che guida bensì il confronto con il vuoto, con quel punto impossibile che struttura il soggetto. Fallo, dunque, se vuoi incontrare il tuo desiderio, ma sappi che, una volta fatto, l’Altro non sarà più lo stesso. Sei pronto a sostenere lo scarto simbolico che ne deriverà?”

    Slavoj Žižek

    “Fallo o non farlo, ma sappi che entrambe le scelte sono intrappolate nell’ideologia. Pensare di avere una scelta è già un sintomo dell’illusione ideologica. Vuoi davvero farlo? O è il Grande Altro che ti spinge? L’unica via d’uscita è assumere il rischio e fare l’atto autentico: fallo, ma fallo davvero!”

    William Gibson

    “L’atto che contempli è come un codice che vuoi eseguire in uno spazio liminale. È la soglia tra l’uomo e il cyberspazio, una linea sottile tra fare e non fare. Fallo, per riscrivere te stesso nel sistema, ma ricorda che ogni azione lascia una traccia nel flusso dati. Sei pronto a vedere cosa succede quando premi invio?

    Karl Marx

    “La tua esitazione riflette l’alienazione dell’individuo nel capitalismo. Fallo, se ciò significa rompere le catene della passività e agire come soggetto storico. Ma ricordati: l’atto non è mai solo individuale. È nel fare che trasformi non solo te stesso, ma anche i rapporti di produzione che ti determinano.”

    Aleksandra Michajlovna Kollontaj

    “Se scegliere di fare è un atto che ti libera, allora fallo, ma fallo con coscienza collettiva. Il tuo desiderio deve essere intrecciato con quello degli altri, perché solo nell’armonia tra il personale e il politico può emergere una vera emancipazione. Fallo, se ciò significa avanzare verso una società in cui la scelta è un diritto condiviso, non un privilegio.”

  • L’Anti-Edipo di Deleuze-Guattari illustrato da un’intelligenza artificiale

    L’Anti-Edipo di Deleuze-Guattari illustrato da un’intelligenza artificiale

    Vedere l’Anti-Edipo: vedere un corpo senza organi. Guardalo sul serio, crearne uno. Meglio: chiedere ad una macchina digitale di creare una macchina desiderante. Sembra quella di Matrix. Ci abbiamo provato con Midjourney e questo è il (notevole) risultato. Illustrare Deleuze e Guattari mediante l’interpretazione di una macchina, letteralmente.

    L’Anti-Edipo è un’opera filosofica scritta da Gilles Deleuze e Félix Guattari che esplora le dinamiche del desiderio, del potere e dell’inconscio. È un testo complesso che critica le teorie psicoanalitiche di Freud e cerca di ridefinire la relazione tra individuo e società. Un’intelligenza artificiale può offrire una prospettiva interessante sull’Anti-Edipo, analizzando e sintetizzando i concetti chiave.

    Questo testo affronta la natura della soggettività, il funzionamento del desiderio e la struttura del potere. Un’intelligenza artificiale potrebbe esaminare come Deleuze e Guattari sfidano la psicoanalisi tradizionale, proponendo una visione del desiderio come forza sociale e individuale che va oltre le costrizioni culturali. Di suo, un’IA potrebbe utilizzare esempi e analogie per rendere più accessibili concetti complessi come la “macchina desiderante” o il concetto di “Corpo senza Organi” (CsO), facilitando così la comprensione per chiunque si avvicini per la prima volta a queste idee. La tecnologia può pertanto aiutare a scomporre concetti complessi e a offrire una panoramica degli argomenti trattati in Anti-Edipo.

  • Questa data scientist ha fatto ricreare le copertine di alcuni dischi a un’intelligenza artificiale: ecco com’è andata

    Questa data scientist ha fatto ricreare le copertine di alcuni dischi a un’intelligenza artificiale: ecco com’è andata

    Su internet è nota come Lucy, e gestisce un proprio blog sui big data. Di recente ha proposto un uso curioso dell’intelligenza artificiale nota come DALL E, creata dalla OpenAI nel 2021 – una delle innovazioni forse più importanti  in questo ambito tecnologico che consiste, in breve, in un software avanzato in grado di generare immagini a partire da una descrizione testuale. Nel senso: diamo in input “disegna un cavallo” e DALL E riesce a disegnarne uno, in modo originale e senza ricopiare immagini già esistenti, peraltro con vari stili, angolature e sfumature del soggetto.

    Non solo: DALL E riesce a processare input complessi in linguaggio naturale, come ad esempio “disegna un cavallo che usa un computer mentre beve il caffè“, mediamente entro pochi minuti a seconda della risoluzione richiesta per l’immagine.

    La tecnologia in questione è profondamente perturbante, nel senso freudiano del termine: sappiamo cosa significhi chiede ad un computer di farci un disegno sulla base del nostro input descrittivo, possiamo intuirne la portata e ne ammettiamo, in media, la possibilità. Ma il pensiero che il disegno realizzato possa risultare inatteso, spaventoso e destabilizzante sembra inscindibile dalla tecnologia stessa, e questo porta il dibattito etico, sostanziale e tecno-cratico in una direzione di cui si continuerà a parlare a lungo, a mio avviso, nei prossimi anni. Del resto questo è ciò che restituisce DALL E se gli chiediamo di disegnare:

    – Una scimmia che programma sorseggiando una birra fresca
    – Cani che giocano a #scacchi.
    – Un ingegnere informatico che gioca a pallone (in porta).
    – Un pinguino che fa skateboard a Roma, nei pressi del Colosseo.
    – Una tigre al cinema che mangia popcorn.

    Molto interessante, senza dubbio, quanto suggestivo per una potenziale generazione di artisti visuali che potrebbero dover imparare a scrivere, per poter disegnare. Il tutto ha portato Lucy a porsi una domanda interessante: riuscirà DALL E a riprodurre le copertine di celebri album musicali dei Beatles, dei Rolling Stones, dei Nirvana e dei Pink Floyd?

    La risposta sembra essere affermativa (fonte delle immagini).

    The Velvet Underground & Nico – The Velvet Underground & Nico

    A banana on a white background in the style of Andy Warhol: questo l’input che ha prodotto il risultato seguente, ricalcando addirittura lo stile di Warhol “su richiesta”. Niente male, per essere il prodotto di un algoritmo. La copertina originale è diversa ma, a suo modo, l’algoritmo di IA ha saputo ricrearla in modo originale.

    Pink Floyd – The Dark Side of the Moon

    Qui abbiamo una delle copertine forse più complesse da riprodurre per la macchina (Welcome to the machine, parafrasando i Pink Floyd): il problema principale è infatti nel descrivere in modo testuale e comprensibile la posizione del prisma rispetto alla rifrazione, ed i risultati sono frammentari quanto, a loro modo, emblematici – e in qualche modo onirici.

    Pink Floyd – Wish You Were Here

    Anche qui abbiamo una reinterpretazione creativa della copertina originale, rappresentata da due uomini (di cui uno in fiamme) che si danno la mano: l’IA ha pensato di rappresentarli di fronte ad un’industria, di cui una dal sapore vagamente post apocalittico.

    Nirvana – Nevermind

    Anche in questo caso la copertina è stata riprodotta in maniera impressionante: da più angolazioni, con stili differenti e con una sostanza abbastanza fedele alla copertina originale.

    The Rolling Stones

    Le labbra realizzate sul modello cartoon ed associate ai Rolling Stones sono diventate ormai iconiche: le originali sono state concepite e disegnate a suo tempo da John Pasche, ispirate dal desiderio di Mick Jagger di votare, a quanto pare, un tributo alla dea Kalì della tradizione indù ed al senso energizzante.

    L’immagine è la copertina di una antologia della band di Mick Jagger del 1983.

    The Beatles – Abbey Road

    In questo caso abbiamo un’immagine abbastanza fedele rispetto al celebre originale, tratto dal dodicesimo album dei Beatles, del 1969. Siamo in pieno fermento – non solo musicale – e i quattro di Liverpool si ispirano ad Abbey Road, una delle vide che li aveva visti incontrarsi più volte in passato per quello che sarebbe diventato, di fatto, il loro ultimo album.

    L’intelligenza artificiale è riuscita a riprodurre la celebre camminata beatlesiana al netto dei visi, che la data scientist è riuscita a riprodurre inizialmente da angolazioni differenti:

    per poi produrre una nuova versione più allineata all’originale, per quanto i quattro appaiano curiosamente senza testa.