TEATRO_ (6 articoli)

Monologhi teatrali crossmediali. Alcuni originali, altri originali e basati su urban legend, in alcuni casi chiedendo ad un LLM di scrivere deliberatamente cose assurde.

Licenza d’uso: Monologhi Ipercubici © 2024 by Salvatore Capolupo is licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial 4.0 International

  • Un tipo suscettibile

    Un tipo suscettibile

    Mario Cillo: Ehi, amici spettatori! Quindi, sai cosa vuol dire “suscettibile”? Ah, guarda, sembra una parolina simpatica, ma aspetta un attimo… [fa una pausa drammatica] vuol dire che sei come… come una spugna emozionale! Sì, proprio così, amici! Se qualcuno dice qualcosa, tu… tu lo assorbi come una torta nell’impasto!

    Mario si avvicina a una spugna gigante e la spreme, ma anziché acqua escono emoji rappresentanti emozioni.

    Mario Cillo: [con un’espressione confusa] Ecco a te! Uno ti dice “sei bravo,” e tu… [fa un gesto di assorbire] diventi il Re dell’Universo! Ma se ti dicono “sei stanco,” oh, guarda un po’… [fa un gesto di spremere la spugna] ti trasformi in un fantasma stanco! Boh, ragazzi, ma che destino è?

    [Vignetta: Mario si gira verso la telecamera con una faccia stupita]

    Mario Cillo: Quindi, insomma, amici miei, “suscettibile” è tipo un terreno emotivo scivoloso! Come se camminassi su gelato… che è anche una piscina di sentimenti, capite? Eh, il mondo è un posto strano, ma voi siete pronti per tutto, giusto? [si mette le mani sui fianchi e fa una smorfia esagerata]

    [Vignetta: Mario fa un inchino teatrale e sorride]

    Mario Cillo: Dunque, siete “suscettibili” o diventerete… roccia emotiva? Chi può dirlo! Ma ricordate sempre, amici, siate voi stessi, indipendentemente da quanto siete sus-sus-suscettibili! [fa una serie di facce buffe e poi esce di scena saltellando]

    [Inizia la musica in sottofondo, con un tono misterioso]

    Mario Cillo (MC): Ehi, ma scusa, sei proprio suscettibile, eh! Ma guarda un po’ te, hai il pelo dell’ego più lungo di una coda di canguro!

    [La musica si intensifica]

    Amico di Mario Cillo (AM): No, aspetta un attimo, non capisco proprio cosa vuoi dire con ‘sto “suscettibile”, Mario Cillo!

    MC: Ma dai, non ci credo! Sei come uno di quei marshmallow che si scioglie al primo sole d’estate, sai? Ti tocco con una parola e zac, sei sciolto come il burro in padella!

    [Un colpo di batteria improvviso]

    AM: Ok, calma, spiegami meglio, per favore! Non voglio finire come uno di quei polli a cui strappano le penne!

    [La musica si placa]

    MC: Allora, ascolta bene: “suscettibile” significa che sei più delicato di un castello di carte in un terremoto! Ti offendono con un sorriso e tu fai la capriola come un gatto inseguito da un cetriolo!

    [La musica riprende, più ritmata]

    AM: Ohhh, ora ho capito! Quindi, se fossi una penna, sarei il tipo che perde in asta, vero?

    MC: Esatto! Saresti l’ultima penna rimasta sulla scatola, quella che nessuno vuole perché si piega solo guardandola!

    [La musica raggiunge il suo culmine]

    AM: Ma grazie mille per l’esempio, Mario! Ora posso dire che il mio ego è più sgonfio di un pallone dopo la festa!

    MC: Bravissimo, amico mio! Ricordati, non essere suscettibile, sii come un cactus nel deserto, resistente alle parole come lui alle tempeste di sabbia!

    [La musica si spegne gradualmente]

    Narratore (con voce epica): In un mondo dove le parole sono come frecce avvelenate e l’ego è fragile come un cristallo, un uomo imparerà la lezione più importante della sua vita: non essere… suscettibile.

    [Schermata nera, finisce la scena]

    [Vignetta: Sullo schermo appare la scritta “Mario Cillo spiega: SUSCETTIBILE”]

    Significato suscettibile

    "Suscettibile" è un termine che indica una tendenza a reagire facilmente agli stimoli esterni, sia emotivamente che psicologicamente. Una persona suscettibile è più incline a essere influenzata da ciò che gli altri dicono o fanno, e può essere più sensibile alle critiche, alle offese o alle situazioni emotivamente cariche. In breve, una persona suscettibile è facilmente toccata o colpita dalle parole, dalle azioni o dagli eventi che si verificano intorno a lei.
  • Pedissequo

    Pedissequo

    La parola “pedissequo” è un termine italiano che significa “seguace acritico” o “imitatore servile”. Rappresenta una persona che segue fedelmente o acriticamente gli altri, senza contribuire con pensieri o idee originali, ma piuttosto imitando ciecamente ciò che vedono o sentono dagli altri. Quindi, “pedissequo” è un termine che può essere utilizzato per descrivere qualcuno che segue in modo acritico o servile un leader o un’opinione senza esprimere un proprio giudizio critico o contribuire con una visione personale.

    (Sul palco, un individuo chiamato Luca, vestito in modo impeccabile e con un sorriso smagliante, rivolge il suo monologo al pubblico.)

    Luca: (Sorriso radiante) Buonasera a tutti voi, amici e amiche! Oggi voglio condividere con voi un aspetto della mia personalità di cui sono incredibilmente orgoglioso. Sono un pedissequo, e lo dico con un orgoglio incontenibile.

    (Vaga un po’ sul palco, gesti esagerati, sottolineando la sua eccitazione.)

    Luca: (Entusiasta) Sì, avete capito bene, un pedissequo! Sono quel tipo di persona che ama prendere ispirazione dagli altri in modo assoluto, senza filtri o interferenze del mio ego. Mi piace guardare alle persone di successo, agli esperti e a coloro che hanno più esperienza di me, e dire: “Wow, sei il migliore! Voglio fare esattamente quello che fai!”

    (Ride e scuote la testa in segno di ammirazione.)

    Luca: (Continua con fervore) Vedete, c’è qualcosa di incredibilmente liberatorio nel non dover inventare costantemente la ruota. Perché dovremmo sprecare tempo ed energie cercando di reinventare ogni aspetto della vita quando possiamo imparare dalle persone che lo hanno già fatto? Sono una spugna, assorbendo ogni conoscenza, ogni trucco del mestiere e ogni saggezza da chiunque sia disposto a condividere.

    (Guarda il pubblico con intensità.)

    Luca: (Serio) E ora, l’orgoglio. Sì, sono orgoglioso di essere un pedissequo perché so che questo atteggiamento mi ha portato lontano. Ho imparato da coloro che sono venuti prima di me e ho applicato quelle lezioni alla mia vita. Ho cresciuto costantemente le mie competenze e ho raggiunto obiettivi che mai avrei potuto immaginare da solo.

    (Si avvicina al pubblico, con un tono più intimo.)

    Luca: (Confidenziale) Ma c’è una cosa importante da capire: essere un pedissequo non significa perdere la propria individualità. Significa che hai la saggezza di riconoscere che nessuno ha tutte le risposte e che il mondo è pieno di insegnamenti preziosi. Sì, puoi ancora essere te stesso, con i tuoi sogni, le tue passioni e il tuo stile unico, ma puoi farlo mentre impari da chi ti ha preceduto.

    (Torna al centro del palco, con un sorriso di soddisfazione.)

    Luca: (Conclusione) Quindi, amici miei, non abbiate paura di abbracciare la vostra pedissequità! Non c’è nulla di cui vergognarsi nel cercare la guida e l’ispirazione dagli altri. L’orgoglio nel nostro desiderio di apprendere è ciò che ci rende persone migliori, più sagge e, alla fine, più felici. Quindi, abbracciate il vostro spirito pedissequo e continuate a imparare, crescere e prosperare. Grazie!

    (Luca fa un inchino al pubblico mentre applausi scroscianti lo accompagnano fuori dal palco.)

  • Storia di un topo soggettivista

    Storia di un topo soggettivista

    C’era una volta un topo di nome Max, che viveva in una gabbia di laboratorio. Max era un topo particolarmente curioso e intelligente, e passava gran parte delle sue giornate a esplorare ogni angolo della sua gabbia. Un giorno, notò una leva metallica attaccata a una delle pareti. Dopo un primo momento di esitazione, decise di avvicinarsi e di premerla.

    Con sua grande sorpresa, non appena la leva venne premuta, apparve lo sperimentatore umano, portando con sé un piccolo pezzo di formaggio. Max mangiò il formaggio con gusto, riflettendo su ciò che era appena accaduto. Non poteva sapere che lo sperimentatore aveva programmato l’esperimento per studiare il comportamento di rinforzo positivo.

    Nei giorni seguenti, Max continuò a premere la leva, e ogni volta l’umano arrivava con del cibo. Max pensava:

    Ho addestrato bene il mio sperimentatore! Ogni volta che premo questa leva, lui viene e mi porta del cibo!

    Così, dal punto di vista di Max, la punteggiatura degli eventi era chiara:

    1. Max preme la leva.
    2. Lo sperimentatore arriva.
    3. Max riceve il cibo.

    Max non poteva immaginare che il suo comportamento fosse il soggetto di uno studio scientifico. Per lui, era evidente che fosse lui ad aver addestrato l’umano. Questo schema era la prova del suo successo nel manipolare l’ambiente e le creature attorno a lui. Ogni volta che aveva fame, premeva la leva con determinazione, e ogni volta, puntualmente, lo sperimentatore si affrettava a fornirgli il pasto. Max pensava di aver scoperto un grande segreto sul comportamento umano: “Gli umani sono così facilmente addestrabili!”

    Dall’altra parte della gabbia, lo sperimentatore osservava attentamente e prendeva nota dei comportamenti di Max, pensando tra sé:

    Il topo sta imparando a collegare l’azione di premere la leva con la ricompensa del cibo. Il nostro esperimento sta procedendo bene.”

    Lo sperimentatore vedeva la punteggiatura degli eventi in modo diverso:

    1. Il topo preme la leva come risposta a un condizionamento.
    2. Il cibo viene dato come rinforzo.
    3. Il topo impara a ripetere il comportamento.

    Ogni giorno, lo sperimentatore annotava i dati e rifletteva sui risultati, convinto che il topo stesse imparando il comportamento desiderato. Max, nel frattempo, si sentiva sempre più sicuro delle sue capacità di addestramento:

    “Devo solo premere questa leva e l’umano mi darà del cibo. Sono un vero maestro!”

    Un giorno, lo sperimentatore decise di introdurre una variazione nell’esperimento. Decise di ritardare leggermente la consegna del cibo dopo che Max avesse premuto la leva. Max premette la leva come al solito, ma questa volta, il cibo non arrivò immediatamente. Inizialmente confuso, Max premette la leva diverse volte, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato. Dopo un po’, il cibo finalmente arrivò. Max rimase perplesso, ma alla fine pensò:

    “Forse l’umano aveva bisogno di più tempo per capire cosa volevo. Devo essere più paziente con lui.”

    Dall’altra parte, lo sperimentatore notava con interesse come il comportamento di Max stesse cambiando. Il ritardo nella consegna del cibo stava influenzando la frequenza e l’intensità con cui il topo premeva la leva. Il topo sembrava essere più insistente, come se cercasse di “comunicare” meglio con lo sperimentatore.

    La percezione degli eventi è soggettiva.

    La punteggiatura degli eventi può variare a seconda del punto di vista dell’osservatore.

  • La presunzione dimostrata dal saputello

    La presunzione dimostrata dal saputello

    La Presunzione Dimostrata dal Saputello

    Personaggi:

    • Matteo: Un uomo che si crede depositario di ogni conoscenza.
    • Giada: Una donna che contraddice tutto per principio.
    • Fernanda: Un personaggio che rappresenta l’anarchia.
    • Filomena: Un personaggio che rappresenta la democrazia.
    • Un Coro di Spettatori: Vari individui che commentano la scena.

    Scena Unica:

    La scena si apre su una piazza cittadina. Al centro, un piedistallo su cui si erge Matteo, con aria trionfante e un libro voluminoso sotto il braccio. Intorno, Giada, Fernanda, Filomena e il Coro di Spettatori.

    Matteo: (con voce solenne) Ecco a voi la Verità! Io, Matteo, vi dico che la democrazia è l’unica via verso l’ordine e la prosperità.

    Giada: (alzando un dito) Ma io dico che la verità è un concetto relativo. La democrazia? Pff! È solo un’altra forma di oppressione mascherata.

    Fernanda: (con tono calmo) La democrazia ha i suoi meriti, ma l’anarchia porta la vera libertà, priva di ogni forma di controllo.

    Filomena: (grattandosi la testa) Ma se non c’è controllo, come si può garantire che tutti abbiano la stessa libertà?

    Matteo: (con aria di superiorità) Ecco l’errore! Solo attraverso la mia conoscenza possiamo raggiungere la vera democrazia. Io so cosa è meglio per tutti!

    Coro di Spettatori: (in coro) Ah, il saputello ha parlato! (ridono)

    Giada: (sorridendo) La presunzione del saputello è il vero ostacolo alla libertà. Egli crede di sapere tutto, ma in realtà non sa nulla.

    Fernanda: La conoscenza è potere, ma anche una trappola. Quando ci si crede infallibili, si diventa tiranni, non più liberi pensatori.

    Filomena: (perplessa) Ma senza una guida, come possiamo organizzarci? La democrazia ha bisogno di regole.

    Matteo: (irato) Le mie regole! Solo le mie regole possono garantire ordine e progresso.

    Giada: (con sarcasmo) Ah sì, le tue regole! E chi ha detto che le tue regole sono le migliori? Forse la tua arroganza?

    Fernanda: Il vero legame tra anarchia e democrazia è l’equilibrio. La libertà dell’anarchia deve coesistere con le regole della democrazia. Nessuna delle due può prevalere senza l’altra.

    Filomena: (riflettendo) Quindi, stai dicendo che la democrazia deve accettare un po’ di anarchia per essere veramente libera?

    Giada: Esatto! E il saputello qui presente deve imparare che la conoscenza è solo un punto di partenza, non la destinazione.

    Matteo: (indignato) Ma io sono Matteo, il Signore delle Verità! Come osate mettere in discussione la mia sapienza?

    Coro di Spettatori: (ridendo) Oh, la presunzione dimostrata dal saputello!

    Fernanda: La vera sapienza è sapere di non sapere. Solo allora possiamo veramente discutere di anarchia e democrazia.

    Filomena: Forse, allora, la democrazia perfetta è quella che ascolta tutti, persino l’anarchia.

    Giada: E l’anarchia perfetta è quella che accetta un po’ di democrazia per non cadere nel caos.

    Matteo: (rassegnato) Forse, forse avete ragione. Forse la mia presunzione è stata il vero ostacolo.

    Coro di Spettatori: (in coro) Finalmente! Il saputello ha imparato!

    Sipario.

    la presunzione dimostrata dal saputello: saccenteria

  • Monologo di un criceto chiuso in una gabbia di Faraday

    Monologo di un criceto chiuso in una gabbia di Faraday

    Sono Adam. Ho 45 anni, vivo a Roma, mi occupo di libera professione e sono un criceto. Ogni volta mi tuffo nel baratro dell’amore non ricambiato. Non vi suggerisco di farlo: è una tendenza insana che procura una strana sensazione.

    Ho un sacco di interessi: la musica rock, i libri, i fumetti, il cinema. Questo tecnicamente mi permette di conoscere tanti altri criceti con interessi simili ai miei. Sono molto attratto dai criceti simili a me. Più che altro dalle cricetine.

    Con alcuni e alcune di loro divento amico. Con altre… Vorrei qualcosa in più.

    Sono single. Non ho ancora trovato l’anima gemella. La cricetina gemella. La cricemella.

    A volte mi succede di incontrare cricetine che mi piacciono. Capita a tutti prima o poi, giusto? Amo l’espansività, la solidarietà, la sincerità. Questo non è un annuncio “cercasi fidanzata”. Il senso dell’umorismo, poi… quello sì che mi manda totalmente in bambola. Mi sono spesso innamorato di cricetine dotate di un pronunciato senso dell’umorismo. Per me è essenziale che tu rida di me, e che io possa ridere di te, che io possa ridere con te, in qualsiasi momento. Anche nei momenti più hot, ovviamente. Visto? Fa ridere anche solo pensarci, quindi immagino funzioni.

    Il problema è che le cricetine vedono più i miei interessi che il mio modo di essere. Mi piacerebbe apprezzassero il mio pelo, il colore vivido, i segnali che emano biologicamente quando sono in calore. E invece nulla. Amano i miei interessi più di me. A volte mi odio per questo, e vorrei quasi commettere un suicidio criceto, un suicriceticidio. Poi ci penso e mi rendo conto che la vita è troppo varia, imprevedibile e irrazionale (e non ho detto bella) per potervi rinunciare così. E allora mi pongo mille domande e mi chiedo: cosa posso fare per non essere più single? Come posso mettermi nelle migliori condizioni possibili per arrivare preparato alla prossima volta? Calcoli inutili, perchè ogni volta mi tuffo nel baratro dell’amore non ricambiato e parlo, esterno, mi entusiasmo, mentre la cricetina mi guarda e mi dice solo “eh?”.

    Così sono andato in un’agenzia matrimoniale in cui poter incontrare l’anima gemella. Per farlo sono uscito dalla mia gabbia di Faraday, quella che in fisica è in grado di schermare qualsiasi segnale dall’esterno. Se ci stai dentro, non provi nulla. A volte mi fa comodo starci dentro, perchè mi aiuta a non sentire stimoli, a farmi lasciare in pace. Poi ad un certo punto esco dalla gabbia e inizio a ricevere whatsapp, SMS, messaggi in chat, facciamo questo, vediamoci qui, andiamo a questo spettacolo, ceniamo qui.

    Salve, è interessato ai nostri pacchetti?

    Sì, certo, sono qui per questo.

    Intanto prenda il nostro coupon di benvenuto e questo dolce alle mandorle.

    Sono un criceto, mi ucciderebbe. Pero’ quasi quasi…

    A lei interessa il pacchetto base?

    Sì.

    Bene: col pacchetto base conosce una cricetina, scelta sulla base delle sue preferenze ovviamente. Cena romantica inclusa e taxi già pagato.

    E poi?

    Poi in che senso?

    Tutto qui?

    Eh, da cosa nasce cosa! Ma se volesse la garanzia di uno step successivo, pacchetto medium: due cricetine, per avere il doppio delle possibilità.

    Ma scusi, e se sono gelose?

    Istinto, caro lei, i criceti non sono gelosi.

    Non ho mai avuto buone esperienza con due cricetine, quella volta è finita maluccio. Io sono un criceto e sono un po’ gelos…

    Atipico. In caso può valutare pacchetto Gold, nel quale trova sostanzialmente tutto un mondo di opportunità, che includono uscita, cena, passeggiata al chiar di luna, taxi già pagato, sali da me a bere qualcosa.

    Non basta. L’ultima volta mi hanno lasciato alla porta e ho dovuto bere al bar lì vicino.

    Succede. Deve accettare l’insuccesso.

    Sì ma io pago, mi scusi.

    D’accordo: pacchetto Premium, allora. Uscita, cena, passeggiata al chiar di luna, taxi già pagato, sali da me a bere qualcosa, arma da taglio per essere più convincenti.

    Non mi pare il caso.

    Kit per il lavaggio del cervello? Lo possiamo miscelare al piatto della cena.

    Mi sembra ancora peggio. Vorrei che la persona che conosco possa stare con me, una buona volta.

    Dieci insuccessi di fila, giusto?

    Undici. Uno non l’ho certificato per mancanza di tempo. Stavo talmente giù che non ci ho pensato.

    Peccato.

    Prego?

    No dico, peccato. Con undici insuccessi fino al 7 gennaio avrebbe avuto un coupon omaggio con scopata garantita.

    In che senso, scusi? Oggi è 8 gennaio.

    Inutile parlarne, l’offerta scadeva ieri.

    Non c’è modo di…

    No.

    No?

    No.

    Capisco.

    Premium?

    No, grazie. Mi manca la mia gabbia di Faraday. Ho bisogno di stare da solo per un po’.

    Poi pero’ non dica mi sento solo.

    Ma no, si figuri. Grazie.

    A lei.

    Sono Adam. Ho 45 anni, vivo a Roma, mi occupo di libera professione e sono un criceto. Sono single. Non ho ancora trovato l’anima gemella. La cricemella. Mi piace passare del tempo a fare calcoli inutili chiuso nella sicurezza della comfort zone, la mia gabbia di Faraday. Dovrei stare attento a non rimanere fulminato, con quello che si sente in giro. Il colpo di fulmine per me rischia di avere tutt’altro significato.