Ospite Inatteso

  • Under suspicion: scrutando la verità

    Under suspicion: scrutando la verità

    Nel cuore di una città affascinante e misteriosa, un rispettato avvocato di nome Henry Durand (interpretato da Hugh Jackman) si trova a un bivio tra il dovere professionale e la moralità personale quando viene incaricato di indagare su Richard Ames (interpretato da Anthony Hopkins), un carismatico uomo d’affari sospettato di aver commesso un brutale omicidio. Ciò che sembra essere un caso aperto e chiuso si rivela ben presto un labirinto di menzogne, inganni e segreti.

    Man mano che Henry Durand interroga Richard Ames, l’atmosfera si surriscalda, e una partita psicologica inizia tra i due uomini. Le verità svelate sono spesso contorte e difficili da decifrare, portando lo spettatore a dubitare costantemente delle motivazioni dei personaggi. Nel corso delle interazioni serrate, emergono passati oscuri, relazioni tese e rivelazioni scioccanti che mettono in discussione la natura stessa della giustizia e della colpa.

    Cast

    • Gene Hackman: Henry Hearst
    • Morgan Freeman: Capitano Victor Benezet
    • Thomas Jane: Ispettore Felix Owens
    • Monica Bellucci: Chantal Hearst
    • Nydia Caro: Isabella
    • Pablo Cunqueiro: Detective Castillo

    Curiosità:

    • Il film “Under suspicion” è un remake del film francese del 2000 “Garde à vue”.
    • La chimica tra Hugh Jackman e Anthony Hopkins sullo schermo è stata particolarmente acclamata dalla critica, aggiungendo tensione e intensità al confronto tra i loro personaggi.
    • La regia attenta e lo stile visivo distintivo del regista hanno contribuito a creare un’atmosfera di costante tensione e sospetto.

    Produzione:Under suspicion” è stato diretto da un regista rinomato per i suoi thriller psicologici e complessi intrecci di trama. La produzione ha fatto affidamento su location suggestive che hanno contribuito a creare l’ambientazione tetra e sfuggente del film. La sceneggiatura è stata raffinata per accentuare i dialoghi taglienti e gli scambi intensi tra i protagonisti. La colonna sonora originale, composta da un maestro della musica cinematografica, ha ulteriormente amplificato l’atmosfera tesa e ha aiutato a guidare gli spettatori attraverso i momenti di sospetto e incertezza.

    Under suspicion è un’esperienza cinematografica coinvolgente che sfida il pubblico a mettere in discussione la realtà e ad esplorare i confini etici della giustizia. Con un cast stellare e una trama avvincente, il film offre uno sguardo penetrante nel lato oscuro dell’animo umano.

  • Memento: trama, produzione, spiegazione del film

    Memento: trama, produzione, spiegazione del film

    Titolo: Memento
    Regia: Christopher Nolan
    Cast principale: Guy Pearce, Carrie-Anne Moss, Joe Pantoliano

    “Memento” è un thriller psicologico del 2000 scritto e diretto da Christopher Nolan. La trama segue Leonard Shelby (interpretato da Guy Pearce), un uomo che soffre di perdita di memoria a breve termine a causa di un trauma cerebrale subito durante un’aggressione in cui sua moglie è stata violentata e uccisa. Leonard non riesce a formare nuovi ricordi a lungo termine e vive con l’incapacità di conservare nuove esperienze. La sua ricerca di vendetta è guidata da una serie di tatuaggi, polaroid e annotazioni che si fa sul corpo per ricordare gli eventi importanti. La storia è narrata in ordine cronologico inverso, in modo che gli spettatori vivano l’esperienza di Leonard e della sua confusione.

    Produzione

    “Memento” è stato prodotto con un budget relativamente basso di circa 5 milioni di dollari. Christopher Nolan ha adattato la sceneggiatura da un racconto del fratello Jonathan Nolan intitolato “Memento Mori”. Il film è noto per la sua struttura narrativa non lineare, che è diventata un marchio di fabbrica del regista.

    Stile

    “Memento” è stato scritto e diretto da Christopher Nolan ed è uscito nel 2000. Il film presenta uno stile visivo distintivo, con sequenze in bianco e nero che scorrono in ordine cronologico inverso, alternate a sequenze a colori in ordine cronologico normale. Questa scelta dovrebbe, nelle intenzioni registiche, aiutare il pubblico a entrare nella mente confusa di Leonard e a sperimentare la sua lotta per capire ciò che sta accadendo.  Nolan ha lavorato a stretto contatto con suo fratello, Jonathan Nolan, per sviluppare la storia e la struttura narrativa uniche del film. La produzione di “Memento” è stata notevolmente interessante e ha contribuito a definire il suo stile originalissimo, praticamente unicum per l’epoca.

    Ecco alcuni punti chiave sulla produzione del film:

    1. Struttura narrativa non lineare: Una delle caratteristiche più distintive di “Memento” è la sua struttura narrativa non lineare. La storia è presentata in due sequenze separate: una in bianco e nero che avanza cronologicamente e l’altra a colori che va all’indietro nel tempo. Questa struttura riflette la prospettiva del protagonista, Leonard, che soffre di amnesia anterograda, rendendo la trama confusa e frammentata.
    2. Finanziamento indipendente: Il film è stato prodotto con un budget relativamente modesto di circa 9 milioni di dollari. Il finanziamento è stato ottenuto da diverse fonti, tra cui un consorzio di investitori indipendenti e la Newmarket Films.
    3. Cast e personaggi: Il film ha visto la partecipazione di attori come Guy Pearce (nel ruolo di Leonard), Carrie-Anne Moss, e Joe Pantoliano. Ciascuno di questi attori ha svolto un ruolo significativo nel tessere la trama intricata del film.
    4. Lavoro sul set: Christopher Nolan e il suo team creativo hanno lavorato in modo diligente per creare l’atmosfera giusta per il film. La fotografia in bianco e nero per la sequenza in avanti e a colori per quella all’indietro è stata una scelta stilistica chiave. La trama si svolge in vari luoghi, spesso degradati e urbani, per creare un’atmosfera di confusione e sospetto.
    5. Critiche positive: “Memento” è stato acclamato dalla critica per la sua narrazione innovativa e complessa, oltre che per le performance degli attori. Il film ha guadagnato una seguace base di fan grazie alla sua sfida alle convenzioni narrative tradizionali.

    La produzione di “Memento” ha contribuito a definire lo stile e la firma distintiva di Christopher Nolan come regista, portando all’attenzione del pubblico la sua abilità di creare trame complesse e coinvolgenti.

    Sinossi

    Leonard cerca di scoprire l’identità dell’aggressore che ha ucciso sua moglie e ha causato la sua condizione. Durante il suo viaggio, incontra Natalie (Carrie-Anne Moss) e Teddy (Joe Pantoliano), due persone che sembrano aiutarlo, ma la fiducia di Leonard viene spesso messa in discussione. La trama svela lentamente le connessioni tra i personaggi e il modo in cui Leonard è stato manipolato.

    Curiosità

    • “Memento” è diventato un film di culto grazie alla sua trama unica e alla struttura narrativa innovativa.
    • Il film affronta temi complessi come la memoria, l’identità e la percezione della realtà.

    Spiegazione dettagliata finale (Spoiler)

    Alla fine del film, si scopre che la realtà non è come sembra. Teddy rivela a Leonard che in realtà è stato lui a uccidere sua moglie, ma Leonard ha creato una narrazione fittizia in cui insegue un criminale chiamato “John G.” per dare un senso alla sua vita. Teddy ha manipolato Leonard per i suoi scopi personali, sfruttando la sua incapacità di formare nuovi ricordi. Leonard ha manipolato la sua stessa percezione della realtà, creando una serie di indizi falsi e bugie per guidare la sua ricerca vendicativa.

    Il film sfida lo spettatore a mettersi nei panni di Leonard e a cercare di separare la verità dalle menzogne. La sequenza finale, in cui Leonard decide di mentire a se stesso creando una nuova verità da inseguire, mette in luce la fragilità della memoria e l’illusione della percezione. La struttura narrativa a due fili, che scorrono in direzioni opposte, rappresenta la dualità tra la realtà oggettiva e la percezione soggettiva.

    In sostanza, “Memento” mette in discussione la natura della verità e la costruzione della realtà attraverso la lente di una mente gravemente compromessa. La storia di Leonard è un’esplorazione profonda e disturbante della memoria e dell’identità umana.

    Monologo finale del film

    Devo credere in un mondo fuori dalla mia mente, devo convincermi che le mie azioni hanno ancora un senso, anche se non riesco a ricordarle. Devo convincermi che, anche se chiudo gli occhi, il mondo continua ad esserci… allora sono convinto o no che il mondo continua ad esserci? …c’è ancora? Sì. Tutti abbiamo bisogno di ricordi che ci rammentino chi siamo, io non sono diverso… Allora, a che punto ero?

    Il monologo tratto dal film “Memento” di Christopher Nolan riflette profonde dinamiche psicologiche, inclusa la questione dell’identità, della realtà soggettiva e della ricerca di senso. In termini psicoanalitici, questo monologo potrebbe essere interpretato attraverso il concetto di inconscio, le difese psicologiche e la ricerca di coerenza e continuità.

    1. Inconscio e memoria: La psicoanalisi suggerisce che parte delle nostre motivazioni e desideri sono nascosti nell’inconscio. Il protagonista del film, Leonard, soffre di una rara forma di amnesia che gli impedisce di creare nuovi ricordi a lungo termine. Questa condizione può essere vista come una rappresentazione dell’inconscio che influenza profondamente il suo comportamento. Leonard lotta per afferrare la realtà a causa della sua incapacità di formare nuove memorie e di integrarle nel suo io cosciente.
    2. Difese psicologiche: Nel monologo, il personaggio esprime la necessità di credere in un mondo esterno che abbia un senso, nonostante la sua amnesia. Questa potrebbe essere una forma di “negazione” o “razionalizzazione”, meccanismi di difesa attraverso i quali la mente cerca di ridurre l’ansia nascondendo o modificando la realtà. Leonard sembra cercare di creare un senso di continuità e stabilità, nonostante le sfide della sua condizione.
    3. Ricerca di coerenza e identità: Il monologo riflette anche la lotta di Leonard per mantenere un senso di identità e continuità. L’identità personale è spesso legata alla memoria e alla storia personale. Leonard si aggrappa ai pochi ricordi che ha, come i tatuaggi che elencano i dettagli importanti della sua ricerca di vendetta. Questo può essere interpretato come un tentativo di preservare un senso di sé coerente e individuale, anche quando la sua capacità di ricordare è compromessa.
    4. Crisi della realtà soggettiva: La domanda ricorrente di Leonard sull’esistenza continua del mondo suggerisce una lotta con la percezione della realtà soggettiva. La sua incapacità di creare nuove memorie lo costringe a dipendere fortemente dai suoi ricordi passati, ma allo stesso tempo si trova spesso in situazioni in cui non può confermare o negare la veridicità delle informazioni che gli vengono presentate. Questa ambiguità contribuisce alla sua costante confusione sulla realtà.

    In sintesi, il monologo del protagonista riflette una complessa interazione tra l’inconscio, le difese psicologiche, la ricerca di identità e la percezione distorta della realtà. La trama del film, che è strutturata in modo non lineare e sfocia nell’ambiguità, enfatizza ulteriormente la sfida di Leonard nel trovare un senso coerente nel caos delle sue esperienze amnesiche.

  • 50M² è la serie turca su un sicario di Instanbul

    50M² è la serie turca su un sicario di Instanbul

    “50m²” è una serie TV turca distribuita su Netflix. Ecco una breve panoramica della trama, del cast e della sinossi:

    Trama: “50m²” segue la storia di Gölge, un sicario di una gang di Istanbul che un giorno decide di fuggire dal suo passato criminale. Durante la fuga, si rifugia in un negozio di tappeti nella zona di Beyoğlu e inizia a costruirsi una nuova identità. Nel frattempo, scopre un legame con l’anziano proprietario del negozio e sviluppa legami con i vicini. La serie esplora il tema del riscatto, della ricerca di una nuova vita e della redenzione.

    Cast principale:

    • Engin Öztürk nel ruolo di Gölge: Il protagonista, un ex sicario in cerca di redenzione.
    • Aybüke Pusat nel ruolo di Dilara: Una giovane donna legata al passato di Gölge.
    • Cengiz Bozkurt nel ruolo di Servet: L’anziano proprietario del negozio di tappeti e figura paterna per Gölge.

    La serie esplora i temi del cambiamento, dell’identità e delle relazioni umane in un contesto di azione e dramma. Tuttavia, tieni presente che i dettagli potrebbero essere cambiati o sviluppati dopo la mia data di taglio nell’agosto 2021.

  • Bob Lazar Area 51 and Flying Saucers: un documentario sugli UFO che semina dubbi

    Bob Lazar Area 51 and Flying Saucers: un documentario sugli UFO che semina dubbi

    Si indaga su Bob Lazar, figura molto discussa nell’ambito ufologico: egli sostiene, fin dalla fine degli anni 80, di aver lavorato presso l’Area 51 al reverse engineering di una autentica astronave aliena.

    In breve. Lazar afferma di aver visto astronavi aliene all’interno dell’Area 51, e di conoscere da molto tempo l’elemento 115. La ricerca dei suoi titoli di studio e del suo curriculum vitae, non sempre reperibili, mina la credibilità della storia. Un complotto, una macchinazione ricorsiva o che altro?

    Extraordinary Beliefs è il nome della serie TV che accompagna l’episodio, in cui usualmente indagano su vari misteri, con un taglio ammiccante quanto funzionale al tipo di pubblico a cui si rivolgono. Nell’introduzione, ad esempio, la voce iniziale si interroga sul senso della vita, dell’esistenza e della formazione biologica di ciò che siamo. Subito dopo invita il pubblico a liberarsi di qualsiasi preconcetto, e a seguire l’incredibile storia che verrà raccontata.

    Il contesto: UFO, Area 51 e tecnologie “aliene”

    Le storie di UFO e di alieni sono da sempre al centro di controversie: esistono vari trend all’interno dell’ufologia, a cui si può dare credito o meno, e – al netto di trattazioni dell’argomento più o meno scientifiche o agiografiche – spesso la narrazione diventa puramente di impatto, sconfinando nei lidi dell’horror-fantascientifico (come avviene nei casi di avvistamenti o addirittura di presunti rapimenti da parte di alieni). Il documentario in questione, del resto, pone la questione con una certa prudenza, che nei fatti si traduce in un atteggiamento che non la mette troppo sul piano della credibilità – tant’è che premette la testimonianza dell’intervistatore (il celebre George Knapp) che lanciò per primo lo scoop con una prima intervista a Lazar, nel maggio 1989, che diede il via alle varie urban legend sull’Area 51. Il documentario affastella una serie di affermazioni e sembra più attento, nei fatti, allo storytelling che alla sostanza.

    Che cos’è l’Area 51?

    Area 51 è un nome che echeggia da tempo  su svariati libri più o meno attendibili, annessi all’ufologia (senza contare i siti web che ne parlano in maniera soprattutto sensazionalistica). Si tratta di una struttura negli Stati Uniti di dimensioni territoriali paragonabili alla Sicilia, associata all’Aeronautica e situata nel deserto del Nevada . Zona da sempre borderline e poco pubblicizzata ufficialmente (almeno, fino a qualche tempo fa), ha finito per alimentare teorie del complotto ufologiche di ogni tipo, diventando un po’ l’equivalente del monte Kadath per generazioni di appassionati del settore. Un luogo affascinante, misterioso ed attrattivo sul quale, fino al 2013, non si sapeva nulla di ufficiale (al netto di libri e trattati sul web non sempre troppo rigorosi scientificamente, per usare un eufemismo). Solo da quell’anno in poi, per la cronaca, la CIA ha acconsentito a declassificare i documenti inerenti la zona. Nel 1947 il Roswell Daily Record pubblicò la notizia del ritrovamento di un UFO associandola all’Area 51, che si rivelò solo in seguito (metà anni 90) un sistema di rilevamento dei test nucleari effettuati dall’URSS. Nella realtà, l’Area 51 viene utilizzata soprattutto per vari esperimenti nell’ambito di tecnologie militari degli Stati Uniti.

    Nove UFO presenti nell’area 51?

    Veniamo introdotti nell’Area 51 mediante filmati d’epoca di fine anni 80: una zona in cui, si sospettava già all’epoca, venissero provate armi molto potenti, e si stesse provando addirittura a costruire un veicolo imitando una tecnologia aliena. Si procede con la prima intervista a Lazar, che si presenta non inquadrato chiaramente, e con lo pseudonimo Dennis, il quale parla con KLAS-TV e racconta di aver visto, durante il suo lavoro nell’Area 51, nove veicoli alieni che venivano, secondo lui, dettagliatamente analizzati. Il suo compito, nello specifico, era quello di provare a capire come alimentarli, in modo da rendere quella tecnologia riproducibile. Le affermazioni dell’uomo sono colossali, ed il giornalista Knapp (che vinse all’epoca un premio dalla United Press Internation per il suo lavoro) racconta di aver indagato sulla credibilità della storia. Nel farlo, ricostruisce un puzzle nel quale – a ben vedere – mancano dei pezzi: ad esempio, non risulterebbe alcun titolo di studio acclarato a Lazar, ed alcune aziende dove era stato dipendente hanno dichiarato di non conoscerlo. Nelle liste dei dipendenti di altre aziende, tuttavia, il suo nome risulta (senza un titolo di studio universario, evidentemente, era impossibile entrarci), e senza entrare ulteriormente nel dettaglio si evince che la sua figura potesse essere – quantomeno – quella un tecnico specializzato che aveva operato nell’ambito della fisica avanzata, senza chiarire se a livello junior, senior e via dicendo (come diremmo oggi). Il documentario spiega tali discrepanze in maniera alquanto blanda, sottintendendo la possibilità che possa essere stato vittima di una macchinazione e ribadendo più volte di credere implicitamente alla sua storia.

    Bob Lazar e gli UFO

    Bob Lazar, classe 1956, al centro della narrazione, afferma di aver lavorato per anni nell’Area 51 e che viene riferito da Wikipedia come “cospirazionista” o “sedicente fisico“. Stando allo scaltro storytelling presentato, Lazar avrebbe lavorato ad un progetto riservato presso il sito S-4, dall’atmosfera cupa e militaresca, neanche ci trovassimo dentro The running man di Stephen King (la trascrizione di un’intervista suggestiva è sopravvissuta sul web grazie ad archive.org). Alcune affermazioni in merito, tra cui quella di aver visto due persone lavorare su un autentico alieno, vengono pero’ smentite e ridimensionate.

    Lazar avrebbe anche prelevato – in via non ufficiale – un campione dell’elemento 115, utilizzato secondo lui dai veicoli alieni per compiere viaggi interstellari, e finendo nei guai per averlo fatto (ritrovandosi varie forze di polizia ad ispezionargli casa). Nel documentario sentiamo molto le sue parole, ovviamente, supportate dal succitato Knapp, dalla moglie e dalla mamma di Lazar, a volerne evidentemente umanizzare la figura. Il tutto a voler suggerire – come è prassi per questo format, del resto – una sorta di “argomento” a supporto delle sue affermazioni.

    Cosa cambia crederci o meno, oggi, in tempi pandemici ed imprevedibili come quelli che viviamo? Poco o nulla, penso, ma al tempo stesso la gente rimane incollata alla poltrona a vedere documentari del genere. E fermo restando che, ovviamente, non credere a Bob Lazar non significa essere scettici a prescindere verso l’esistenza di forme di vita extraterrestri, il documentario è certamente gradevole e ricco di suggestione. Certo è che, come in qualsiasi film di fiction, è bene fare affidamento sulle massime doti di sospensione dell’incredulità, prima di vederlo, anche perchè il target di pubblico è chiaramente incentrato sul mood “I want to believe” (parafrasando il titolo del film di Chris Carter del 2008 tratto dalla serie X-Files).

    Bob Lazar: Area 51 and Flying Saucers è disponibile su Netflix per chiunque fosse interessato a guardalo. La suggestiva voce narrante, per inciso, del documentario (disponibile con sottotitoli in italiano) è di Mickey Rourke.

  • Eyes wide shut: cast, sinossi, spiegazione

    Eyes wide shut: cast, sinossi, spiegazione

    Il film “Eyes Wide Shut” è stato diretto da Stanley Kubrick ed è stato prodotto da Stanley Kubrick insieme a Jan Harlan. Il film è stato rilasciato nel 1999 ed è basato sul romanzo “Dream Story” di Arthur Schnitzler. La trama ruota attorno alle vicende di un medico, interpretato da Tom Cruise, e sua moglie, interpretata da Nicole Kidman, mentre esplorano la sessualità e la gelosia in una società di alto livello.

    Cosa vuol dire eyes wide shut

    È bene analizzare il film – che è complesso e multistrato, molto più di altri lavori kubrickiani, a ben vedere – a partire dall’ossimoro presente nel titolo: Eyes wide shut (“occhi chiusi spalancati”, ovvero occhi serrati) si contrappone alla nota espressione eyes wide open (che invece significa occhi spalacati). È chiaro che esiste un riferimento al rimosso freudiano, a ciò che questa coppia benestante (apparentemente perfetta dall’esterno) non sa o non vuole dirsi, a cominciare dalle fantasie che non realizza e che finisce per considerare come sovversive per il rapporto stesso di coppia.

    Il racconto della fantasia erotica di Alice

    La sequenza del racconto della fantasia erotica in “Eyes Wide Shut” è una delle sequenze più enigmatiche e affascinanti del film.  La scena del sogno è aperta a molte interpretazioni, ed è un elemento chiave nella narrazione del film in quanto riflette la confusione, l’incertezza e il desiderio del personaggio di Bill mentre si trova immerso in un mondo di segreti sessuali e misteri. Di fatto, scardina il tabù attorno all’idea della donna fedele e prima di impulsi sessuali, e apre le danze al turbine di contraddizioni, crisi e ansie del protagonista.

    A ben vedere, infatti, il film parte quando il personaggio interpretato dalla Kidman racconta di una fantasia erotica che ha pensato (sull’ufficiale di marina con cui sogna di fare del sesso, al punto da rimanerne ossessionata e che, senza mezzi termini, avrebbe lasciato marito e figli per ottenerlo), che finisce semplicemente per ingelosire il marito (Cruise).

    Non c’è stato alcun tradimento, almeno in apparenza, ma l’interpretazione del dottor Harford non gli lascia scampo, e auto-alimenta la sua frustrante gelosia. Perchè in fondo nessun sogno è soltanto sogno, come si ribadirà solo alla fine. Al tempo stesso, la complessità del personaggio di Alice, pronta ad abbandonare una vita lussuosa solo in apparenza appagante, rileva un meccanismo inconscio che è stato soggetto ad una ulteriore interpretazione: che possa esistere qualcosa che controlla dall’esterno le nostre menti, o che non tutto sia razionale nè controllabile come ci piace credere. Secondo alcune vecchie interviste di Kubrick ai tempi di Arancia Meccanica, peraltro, il romanzo da cui è tratto (Doppio sogno di Schnizler) “esplora l’ambivalenza sessuale di un matrimonio felice e cerca di equiparare l’importanza dei sogni e degli ipotetici rapporti sessuali con la realtà”, che è esattamente quanto emerge nella narrazione fin dalle prime fasi del film.

    Di Razzairpina – Eyes Wide Shut, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=1636190

    In secondo ordine, dopo che Bill si allontana dalla moglie ed inizia a vagare per la città, si imbatte nel party segreto che è diventato l’epitomo del film, la sua sublimazione assoluta: perchè nelle condizioni frustranti del protagonista, incapace di andare con una prostituta e di accettare le avances di altre donne, nulla sembra più liberatorio della magia sessuale. Le maschere, i corpi nudi, la parola d’ordine all’ingresso (Fidelio, come l’unica opera lirica di L. W. Beethoven ma anche, per derivazione, fidelio come fides, fedeltà – nel senso coniugale del termine, e tenendo  altresì conto che l’opera citata parla di una donna che si traveste da uomo per salvare il marito).

    Cast

    Il cast principale del film include:

    1. Tom Cruise – Dr. Bill Harford
    2. Nicole Kidman – Alice Harford
    3. Sydney Pollack – Victor Ziegler
    4. Todd Field – Nick Nightingale
    5. Marie Richardson – Marion Nathanson
    6. Rade Šerbedžija – Mr. Milich

    Questo film è noto per la sua atmosfera intensa e provocatoria ed è stato oggetto di dibattiti e discussioni a causa delle sue scene sessuali esplicite e del suo corposo “non detto” di natura psicologica. Stanley Kubrick, uno dei registi più iconici della storia del cinema, ha diretto questo film poco prima della sua morte nel 1999: “Eyes Wide Shut” è stato uno degli ultimi progetti a cui aveva pensato, e ha suscitato un grande interesse e curiosità da parte di critica e pubblico.

    La scena della festa in maschera

    La sequenza della festa nel film “Eyes Wide Shut” è una delle scene più iconiche e discusse del film, oltre che le più analizzate per quello che riguarda eventuali significati esoterici insiti in essa. Questa sequenza avviene nella seconda metà del film, quando il personaggio di Tom Cruise, il Dr. Bill Harford, viene invitato a una festa segreta e misteriosa organizzata da un circolo elitario chiamato “La Società” (The Society) che coinvolge riti sessuali in maschera.

    La festa si svolge in una lussuosa residenza in una location sfarzosa e decadente. Gli ospiti indossano maschere che nascondono le loro identità, creando un’atmosfera di segretezza e mascheramento. La sequenza è caratterizzata da un’atmosfera sognante e surreale, con una fotografia eccezionale e una colonna sonora coinvolgente. Questa combinazione di elementi cinematografici contribuisce a creare una sensazione di straniamento. Il Dr. Harford, una volta entrato nella festa, inizia a scoprire i segreti e le dinamiche sessuali nascoste dietro le porte chiuse dell’alta società. Si imbatte in rituali erotici, individui mascherati che si abbandonano ai loro desideri e anche in situazioni di potenziale pericolo.  La sequenza è densa di simbolismo, con riferimenti a rituali occultati, maschere che rappresentano l’anonimato e la perdita dell’identità personale, e il tema della sessualità repressa. La sequenza mette in evidenza la tentazione che il Dr. Harford prova e il suo graduale coinvolgimento in questo mondo segreto e pericoloso. La sua curiosità e il suo sconvolgimento crescono man mano che la festa si svolge. La sequenza della festa genera molte domande senza risposta, e il film in generale è aperto a diverse interpretazioni. Di fatto, dopo che il Dr. Harford esce dalla festa sembra che la sua comprensione della realtà e della sua relazione con sua moglie sia cambiata profondamente.

    Il sogno nel sogno

    Eravamo in una città deserta, senza vestiti. Eravamo nudi, ed io ero terrorizzata, e mi vergognavo, ed ero arrabbiata perchè pensavo fosse colpa tua

    Eyes wide shut è costellato da sequenze grottesche che si alternano con altre drammatiche, atte ad evidenziare la crisi della coppia protagonista. In una serie di sussulti narrativi imprevedibili nei quali la figura maschile è quasi sempre spiazzata e sa reagire solo d’istinto, mentre la figura femminile manifesta sempre più la propria imprevedibile fragilità, Kubrick costruire una trama lacerante e dal forte sapore psicoanalitico. Senso di colpa, gelosia, mancanza di fiducia sono i temi portanti della narrazione, e vengono portati all’estremo per dissacrare il senso di falso possesso che il protagonista pensa di avere nei confronti della moglie.

    Quella dei “sogni dentro i sogni” è una sequenza altrettanto emblematica, che sembra richiamarsi ai piani di realtà inquadrata da certa psicoanalisi, come si diceva prima. Se si parla di doppio sogno, come certa critica ha fatto, è anche per richiamarsi all’opera da cui è tratto liberamente il film, ovvero Doppio sogno del drammaturgo Arthur Schnitzler.

    Spiegazione del finale

    Il film “Eyes Wide Shut,” diretto da Stanley Kubrick, si conclude con un finale aperto e ambiguo che lascia molte interpretazioni possibili. Il protagonista, il dottor Bill Harford (interpretato da Tom Cruise), si trova alla fine del film in una sorta di confronto con sua moglie, Alice Harford (interpretata da Nicole Kidman), dopo una serie di eventi strani e sconvolgenti che hanno coinvolto un culto segreto sessuale e una serie di personaggi misteriosi.

    Nella scena finale, Bill e Alice si ritrovano e sembrano aver raggiunto una sorta di comprensione tacita l’uno verso l’altra. Alice confessa a Bill di aver avuto fantasie sessuali con un altro uomo, ma conferma di non averle mai messe in pratica. La scena si conclude con una sorta di riconciliazione tra i due personaggi, che rimane aperta all’interpretazione e spiazza nuovamente lo spettatore.

    Sulle prime, infatti, la coppia si chiede cosa fare, cercando di dissimulare la crisi agli occhi dei figli. Alice appare confusa e priva di idee chiare, tanto da ringraziare il destino per aver risparmiato la loro relazione, confermando una sorta di fatalismo relazionale da parte di entrambi. Non sembra infatti la volontà dei singoli o della coppia a farla da padrone, o il loro desiderio di rimanere insieme o meno e mantenere salda la relazione: sembra che ci sia dell’altro, un richiamo forse al Super Io che li condanna a rimanere insieme, forse all’Es che li tiene istintivamente legati e fisicamente attratti.

    Tanto che poi, dopo aver tergiversato, Alice riesce a riconoscere che “nessun sogno è soltanto sogno“, e che in fondo “l’importante è che ora siamo svegli“. Svegli al punto che, in quell’interminabile minuto finale del film, l’ultimo desiderio di Alice è grottescamente giusto quello di “scopare“, punto di risoluzione di qualsiasi problema perchè forse, sembra suggerire il materialismo kubrickiano, è rimasto molto poco su cui discutere. Per certi versi è  un finale davvero sorprendente, che abbandona le speculazioni e lascia il finale aperto, tanto aperto da risultare “sventrato”, per dirla così, rispetto alle tematiche psicoanalitiche che sono state sviscerate nella narrazione.

    Un finale che rimane aperto all’interpretazione dello spettatore ed alla sua sensibilità, al suo modo di vedere le cose e interpretarle, senza fornire (cosa forse più importante di tutte) alcuna presuntuosa ricetta su “come far funzionare un rapporto di coppia“, rischio che è stato tangibile per gran parte del film e che quella semplice parola (nell’originale era un lapidario e serissimo fuck).