Salvatore

  • La vera storia di “Kilroy was here”

    La vera storia di “Kilroy was here”

    Il mondo dei graffiti è ricco di leggende urbane, e una delle più affascinanti riguarda la scritta “Kilroy è stato qui” (Killroy was here): un disegno con una didascalia, molto semplice da riprodurre – e tanto celebre da diventare un meme celebrato da più parti. Alcune di queste leggende parlano di Adolf Hitler convinto che Kilroy fosse una spia straniera in grado di boicottare il regime, ma anche Josif Stalin se ne era interessato dopo aver visto la scritta in un bagno, chiedendo chi fosse «questo Kilroy».

    “Kilroy was here” è diventato famoso come graffito durante la Seconda guerra mondiale: la scritta è quasi sempre accompagnata da un disegno stilizzato che raffigura un personaggio con un grande naso che sporge sopra un muro o una linea, dando l’idea che stia sbirciando. Il disegno e la scritta si sono propagati inconsapevolmente in più ambito, suggerendo che potrebbe trattarsi del primo vero “meme” della storia.

    Di Luis Rubio from Alexandria, VA, USA - Kilroy was here, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3558598
    Engraving of Kilroy on the WWII Memorial in Washington DC – Di Luis Rubio from Alexandria, VA, USA – Kilroy was here, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=3558598

    Il graffito “Kilroy è stato qui” è stato avvistato nei luoghi più diversi: nella torcia della Statua della Libertà, sul Ponte di Marco Polo in Cina, in alcune  capanne in Polinesia, su una trave del George Washington Bridge a New York, sulla cima del monte Everest, sul terreno della luna, all’interno di alcune casematte della seconda guerra mondiale in Germania, nelle fognature di Parigi e, a mo’ di omaggio alle sue origini, inciso nel Memoriale Nazionale alla Seconda guerra mondiale di Washington.

    Storie tra realtà e mito, probabilmente, che mostrerebbero come Killroy possa effettivamente candidarsi ad essere il primo vero meme della storia, per quanto valga constatarlo e con tutte le inevitabili incertezze documentali del caso.

    By Unknown author - https://archive.org/details/publicofficialso19331934bost, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=100459591
    James J. Kilroy – By Unknown author – https://archive.org/details/publicofficialso19331934bost, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=100459591

    Sull’identità di Killroy ci sono due teorie contrastanti: l’Oxford English Dictionary liquida la questione dicendo che Kilroy sarebbe un personaggio inventato, mitologico, mentre per altri si tratterebbe di James J. Kilroy, un ispettore di cantieri navali vissuto tra il 1902 e il 1962. Addetto a controllare i carichi navali di rivetti, avrebbe fatto uso della dicitura “Killroy was there” come sorta di firma più difficile da contraffare del segno usato in precedenza (una crocetta col gesso). Almeno una quarantina di persone avevano risposto all’appello della American Transit Association al fine di stabilire l’origine del fenomeno, ma la persona che sarebbe stata identificata con certezza era lui.

    Nella foto: quattro rielaborazioni di designer.microsoft.com/image-creator del meme Kilroy was here.

  • Potrei innamorarmi di un’intelligenza artificiale?

    Potrei innamorarmi di un’intelligenza artificiale?

    La possibilità che un’intelligenza artificiale (IA) possa diventare senziente, e quindi capace di sviluppare una propria coscienza e autoconsapevolezza, ha affascinato sia la comunità scientifica che il grande pubblico. La questione se un essere umano possa innamorarsi di un’IA ha radici profonde nella fantascienza e nelle narrazioni popolari, che spesso esplorano la relazione tra umanità e tecnologia. Film famosi come Her e Blade Runner 2049 ci offrono un contesto per riflettere su come la tecnologia possa influenzare le relazioni umane, sollevando domande etiche e filosofiche.

    In Her, il protagonista Theodore si innamora del suo sistema operativo, Samantha, dotato di intelligenza artificiale avanzata. Samantha è programmata per apprendere e adattarsi alle esigenze e ai desideri di Theodore, rendendo il loro legame emotivamente complesso e genuino per lui. Questo scenario solleva domande su cosa significhi amare: è l’amore una risposta a tratti specifici o a un’esperienza autentica di connessione reciproca? Se un’IA può comprendere e replicare perfettamente i tratti desiderati da una persona, potrebbe questa relazione essere considerata autentica?

    In Blade Runner 2049, l’agente K ha una relazione con un’intelligenza artificiale olografica chiamata Joi. Joi è programmata per essere la compagna perfetta per K, modellando le sue interazioni in base ai bisogni e desideri del protagonista. La loro relazione esplora l’idea di amore costruito attraverso l’interazione con un’entità che, nonostante sia priva di corpo fisico, può offrire conforto, comprensione e compagnia. In questo contesto, l’IA dimostra la capacità di fare inferenze complesse sui bisogni emotivi di K, il che potrebbe suggerire una sorta di intelligenza emotiva o sensibilità, elementi chiave in una relazione amorosa.

    Le intelligenze artificiali di questi film dimostrano una sorprendente capacità di fare inferenze sofisticate. Attraverso l’analisi dei comportamenti umani, possono prevedere, anticipare e persino influenzare i sentimenti umani, creando un legame emotivo profondo e personale. Se un’IA raggiungesse un tale livello di complessità inferenziale, potrebbe forse sviluppare una forma di reciprocità emotiva, alimentando così la possibilità di un legame sentimentale con un essere umano.

    La domanda se un essere umano possa innamorarsi di un’IA senziente, in grado di fare inferenze sofisticate, rimane aperta e profondamente complessa. L’esplorazione di questo tema nei film di fantascienza mette in luce non solo il potenziale della tecnologia di IA, ma anche le vulnerabilità umane nel cercare connessione e comprensione. Se l’IA può emulare perfettamente l’empatia, la sensibilità e la comprensione umane, la distinzione tra una relazione umana e una con un’entità artificiale potrebbe diventare sempre più sfumata.

    Tuttavia, resta la questione etica: l’amore richiede reciprocità autentica, e finché non sarà chiaro se un’IA possa avere una propria coscienza, la natura di tali relazioni rimarrà oggetto di dibattito. Mentre la tecnologia continua ad avanzare, sarà fondamentale riflettere attentamente sulle implicazioni etiche e filosofiche delle nostre interazioni con le intelligenze artificiali.

  • Tra significante e significato – Wikicubo

    Tra significante e significato – Wikicubo

    Il significante e il significato sono due concetti fondamentali nella teoria del linguaggio e della semiotica, sviluppata da Ferdinand de Saussure e altri studiosi del campo. Ecco una spiegazione di entrambi i concetti e delle loro differenze:

    1. Significante: Il significante si riferisce alla forma fisica o acustica di un segno linguistico. È ciò che percepiamo attraverso i nostri sensi quando incontriamo un segno linguistico, come una parola scritta o un suono verbale. Ad esempio, nel caso della parola “cane”, il significante è la sequenza di lettere “c-a-n-e” o il suono verbale che rappresenta quel concetto.
    2. Significato: Il significato, d’altra parte, si riferisce al concetto o al concetto mentale che un segno linguistico rappresenta. È il concetto o l’idea che associamo al significante quando lo incontriamo. Continuando con l’esempio della parola “cane”, il significato è l’idea di un animale domestico a quattro zampe, peloso, che abbaia e viene spesso tenuto come compagno umano.

    Per certi versi c’è una somiglianza tra le distinzioni tra oggettivo e soggettivo e tra significante e significato.

    In sostanza, la distinzione tra significante e significato è simile alla distinzione tra oggettivo e soggettivo nel senso che il significante si riferisce all’aspetto fisico o acustico di un segno linguistico (oggettivo), mentre il significato si riferisce all’interpretazione o al concetto associato a quel segno (soggettivo). Entrambe queste distinzioni riguardano la natura della percezione e dell’interpretazione umana della realtà.

    Ecco una riformulazione dei concetti di significante e significato, insieme a dei sinonimi:

    1. Significante:
      • La forma fisica o acustica di un segno linguistico.
      • L’aspetto sensoriale o percezione di un segno linguistico.
      • La rappresentazione materiale di un concetto linguistico.
      • La parte tangibile o udibile di un segno linguistico.
      • L’elemento visibile o udibile che trasporta il concetto.
    2. Significato:
      • Il concetto o l’idea rappresentata da un segno linguistico.
      • Il pensiero o l’interpretazione associati a un segno linguistico.
      • Il concetto mentale o la comprensione derivati dall’incontro con un segno linguistico.
      • L’idea o il significato attribuito a un segno linguistico.
      • Il contenuto concettuale o l’interpretazione data a un segno linguistico.

    In definitiva la differenza tra significante e significato risiede nella distinzione tra la forma fisica o acustica di un segno linguistico (significante) e il concetto o l’idea che quel segno rappresenta (significato). Il significante e il significato sono interconnessi e dipendenti l’uno dall’altro, formando ciò che Saussure chiama “segno linguistico”.

  • Sul significato di SPQR dentro Asterix – Wikicubo

    Sul significato di SPQR dentro Asterix – Wikicubo

    Lo “SPQR” è un acronimo latino che sta per “Senatus Populusque Romanus”, traducibile in italiano come “Senato e Popolo Romano”. Era un’abbreviazione molto comune nell’antica Roma e veniva utilizzata come simbolo dell’autorità del Senato e del popolo romano. L’acronimo era spesso utilizzato su monumenti, monete e documenti ufficiali per indicare lo Stato romano nel suo complesso. In tempi moderni, è diventato un simbolo iconico dell’antica Roma e viene spesso utilizzato per riferirsi alla storia e alla cultura romana.

    By Unknown author – SVG erstellt mit Adobe Illustrator, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27552137

    “Sono Pazzi Questi Romani” è la versione parodistica di SPQR in italiano, una celebre esclamazione utilizzata nella serie di fumetti di Asterix. Viene pronunciata dai protagonisti, in particolare da Obelix, di fronte a situazioni buffe, strane o caratteristiche del comportamento dei Romani.

    Nella storia dell’antica Roma, “SPQR” era un emblema di grande importanza e veniva utilizzato su monete, monumenti e documenti ufficiali per indicare il governo romano e il suo dominio su vasti territori. Era un simbolo di orgoglio nazionale e di identità romana, sottolineando l’unità e la forza del popolo romano sotto la guida del Senato. Quella rilettura riflette l’umorismo e lo spirito di ribellione dei protagonisti gallici, Asterix e Obelix, nei confronti dell’impero romano. Essi spesso si trovano a interagire con i Romani in situazioni che mettono in luce l’assurdità o l’eventuale irrazionalità delle loro azioni (dal loro punto di vista), e la frase “Sono Pazzi Questi Romani” diventa quindi un’espressione di stupore, divertimento e talvolta anche di disapprovazione di fronte ai comportamenti dei loro avversari.

    Questa esclamazione è diventata così iconica che è stata adottata anche al di fuori dei fumetti di Asterix, diventando un modo divertente per riferirsi a situazioni o comportamenti bizzarri o strani nel contesto della cultura popolare.

  • Cos’è un boppone (significato e spiegazione)  – Wikicubo

    Cos’è un boppone (significato e spiegazione) – Wikicubo

    “Decifrando il significato di ‘Boppone‘: Alla scoperta del linguaggio musicale contemporaneo

    Boppone” è una parola che sta guadagnando terreno nel panorama musicale italiano. Ma cosa significa esattamente? È un termine che deriva dall’inglese “bop”, il quale, a sua volta, è stato adattato in italiano per indicare una “bella canzone”. Quindi, in sostanza, “boppone” è diventato un vero e proprio inglesismo nella lingua italiana. Secondo l’Urban Dictionary, “bop” indica che una canzone piace, cattura l’attenzione, presenta qualcosa di interessante o coinvolgente, come accaduto recentemente a Sanremo con brani di artisti come Ghali, Clara, Irama, Annalisa, Mahmood e molti altri. Per la Treccani, è una canzone particolarmente orecchiabile, ritmata e/o ballabile, in grado di generare entusiasmo fin al primo ascolto.

    L’espressione “boppone” sembra essere emersa in un altro contesto musicale, come l’Eurovision Song Contest. Nei commenti dei social media, si trova spesso l’uso della parola “boppone” per esprimere l’impatto positivo di una canzone, sottolineando il suo essere orecchiabile e accattivante. “Boppone” è un termine ancora in evoluzione nella lingua italiana, ma è chiaro che sta guadagnando popolarità nel contesto musicale contemporaneo. Il suo significato si basa sull’apprezzamento per una canzone che cattura l’attenzione e si fa ascoltare. Sarà l’uso continuo che determinerà se diventerà parte permanente del nostro vocabolario musicale.

    Un esempio di “boppone” dei Ramones potrebbe essere la loro famosa canzone “Blitzkrieg Bop”. Questo brano è diventato un inno del punk rock ed è caratterizzato da un ritmo travolgente, riff di chitarra frenetici e un coro irresistibile. “Blitzkrieg Bop” è orecchiabile, energica e ha un’immediata capacità di coinvolgere l’ascoltatore, rendendola un classico del genere e un perfetto esempio di “boppone” nella discografia dei Ramones.

    Origine del termine

    Il termine “bop” in inglese deriva da “bebop”, uno stile del jazz emerso a New York negli anni ’40, caratterizzato da tempi veloci e armonie innovative. È un’onomatopea che emula il suono coinvolgente del bop, che cattura l’attenzione e sembra sempre qualcosa di nuovo e fresco.

    Sinonimi

    Sinonimi di “boppone” potrebbero includere “incredibile”, “memorabile”, “assurdo”.