POLITICA_ (39 articoli)

  • ANOMALIA MESSAGGIO: clicca qui per ricevere il tuo pacco

    ANOMALIA MESSAGGIO: clicca qui per ricevere il tuo pacco

    Le email di spam spesso utilizzano frasi come “fattura non pagata”, “denuncia autorità giudiziaria”, “consegna in sospeso”, “hai violato la policy”, per manipolare le emozioni e le reazioni dei destinatari. Questa tecnica si basa su diversi bias cognitivi e meccanismi psicologici studiati in dettaglio in vari ambiti della psicologia e della scienza comportamentale: il bias di urgenza (per indurre le persone ad agire rapidamente senza riflettere), l’autorità percepita (aspetto su cui Eli Roth ha diretto il programma How evil are you?, sulla falsariga dell’esperimento di Milgram, per quanto lo stesso sia da tempo oggetto di discussione). Gli spammer possono usare informazioni personali o dati che sembrano credibili per far sembrare il messaggio autentico, sfruttando il bias di conferma. In altri casi gli spammer possono promettere qualcosa in cambio di un’azione rapida (“clicca qui per ricevere il tuo pacco“), inducendo il destinatario a sentirsi obbligato a rispondere. Se puoi convincere una persona a farti un versamento o a raggiungerti in qualche luogo in cui non la troverai, a fare click su qualsiasi cosa o a convincersi di qualsiasi cazzata, nulla di strano che tu possa convincerlo a fare di peggio.

    Il discorso è complesso – e facilmente banalizzabile, del resto: si rischia di fare appello a tutta quella psicologia fagocitata dal marketing che è fin troppo di frequente oggetto di semplificazioni clickbait. Del resto da tempo studiosi come Stuart Sutherland hanno sottolineato quanto l’obbedienza all’autorità sia radicata nell’animo umano, spesso in modo del tutto insospettabile: molti, ad esempio, tendono a conformarsi alle indicazioni di figure autoritarie per paura delle conseguenze, ma anche per desiderio di approvazione sociale, o magari per la semplice (ed irrazionale) percezione che l’autorità sia sempre e comunque legittima e competente.

    L’esperimento di Milgram, ad esempio, in cui alcune persone erano indotte a compiere atti crudeli su altre persone sulla base del principio di autorità, dimostra teoricamente che le persone sono sorprendentemente disposte a obbedire agli ordini , anche nel caso in cui violassero i loro principi, purché gli stessi provengano da una figura percepita come autoritaria. E c’è un aspetto ancora più interessante nello studio, per quanto non accettato universalmente dalla comunità scientifica (per un fatto di metodo, ovviamente): che se fosse vera l’ipotesi dell’esperimento, cioè che le persone si conformano alla crudeltà per convenienza o paura o autorità percepita, lo farebbero anche per un’attiva identificazione con una fonte che riesce a spacciare azioni crudeli per gesti virtuosi. Il che forse potrebbe essere un inizio di spiegazione del perchè non votiamo alle elezioni, o peggio ancora perchè votiamo politici crudeli che, in troppi casi, spacciano credibilmente il menefreghismo per virtuosismo.

  • Un blasfemo di Fabrizio De Andrè

    Un blasfemo di Fabrizio De Andrè

    “Un blasfemo” è una canzone del cantautore italiano Fabrizio De André, inclusa nell’album “Storia di un impiegato” pubblicato nel 1973. La canzone affronta tematiche sociali e politiche, criticando l’ipocrisia e l’ingiustizia presenti nella società contemporanea.

    La canzone si apre con l’immagine di un uomo seduto su una panchina, osservando il mondo circostante, dominato dalla falsità e dall’ipocrisia. Quest’uomo, il protagonista, è descritto come un “blasfemo” perché osa criticare e sfidare l’ordine costituito, la religione e le convenzioni sociali. La sua blasfemia non è rivolta a Dio, ma piuttosto alle strutture e alle istituzioni che governano la società. Egli rifiuta di piegarsi alla retorica della religione e dei potenti, che usano la fede e il potere per controllare e opprimere il popolo.

    Nel testo, De André dipinge un ritratto della società in cui l’individualismo e il consumismo hanno preso il sopravvento, mentre la compassione e la solidarietà sono state dimenticate. L’uomo blasfemo è colui che si rifiuta di conformarsi a questa mentalità egoista e vuole restare fedele ai suoi ideali, nonostante le pressioni esterne. Il protagonista della canzone viene perseguitato e deriso dagli altri, considerato un “pazzo” perché ha il coraggio di alzare la voce contro le ingiustizie. Tuttavia, egli continua a lottare per ciò in cui crede, anche se questo significa essere emarginato e isolato dalla società.

    Nel finale della canzone, De André invoca la solidarietà e la ribellione contro l’oppressione, invitando tutti coloro che sono oppressi e disillusi a unirsi e a resistere insieme contro i potenti e i corrotti.

    In sintesi, “Un blasfemo” è una canzone che denuncia le ingiustizie e le ipocrisie della società contemporanea, celebrando il coraggio di coloro che osano sfidare l’ordine stabilito per cercare una via più autentica e umana.

    Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vinoNon avevano leggi per punire un blasfemoNon mi uccise la morte, ma due guardie bigotteMi cercarono l’anima a forza di botte

  • Iperstizione!

    Iperstizione!

    Ho parlato varie volte su questo blog del concetto di iperstizione, e mi sembra interessante proporre il modo in cui viene presentato dal docente di filosofia Delphi Carstens (che cito a fine articolo).

    Cosa significa iperstizione? L’iperstizione si colloca nel concetto di “postmoderno” che tanto ha fatto discutere gli addetti ai lavori: sebbene dotato di spunti sostanziali – tra cui la rimessa in discussione della modernità – il suo mettere in discussione il presente ha finito per diventare un’arma a doppio taglio. La stessa arma con cui l’iperstizione, così come buona parte di quel tipo di critica postmoderna, si è masochisticamente inferto vari colpi da solo, facendosi male e risultando in parte poco credibile.

    Sembra lecito ricollegare il concetto di iperstizione a quanto espresso da Deleuze e Guattari nell’opera seminale “L’Anti Edipo, nel quale si partiva da una critica al freudismo puro per concepire l’idea di schizoanalisi. Nel libro si immaginava, in un delirio simil-futurista e tra mille neologismi e termini scientifici, un mondo costituito da flussi in ingresso e in uscita dai corpi, nel quale tutto è dinamico, tutto scorre vorticosamente, tutto è accelerato, la società corre mossa dalle correnti vorticose del capitalismo, mentre noi stessi siamo in preda di flussi incontrollabili (mass media, relazioni usa e getta, lavori che cambiano e si evolvono). In questo quadro implicitamente apocalittico l’iperstizione si verifica nel momento in cui auto-avveriamo le nostre profezie, seguiamo flussi impazziti anche se abbiamo paura di farci male nel farlo, in definitiva: temiamo di diventare ciò che temevamo di essere.

    L’iperstizione potrebbe essere uno dei flussi fuori controllo, gli stessi che (nella visione da militante politico di Guattari) piacciono poco o nulla al capitalismo, che cerca invece di assimilarli ossessivamente al triangolo edipico Io-Mamma-Papà. Tutto in famiglia, come dire. O magari finisce per dichiararli incurabili, emarginandoli dal mondo.

    L’iperstizione diventa la profezia che si autoavvera da parte di un uomo che presto finirà ricoverato in un ospedale psichiatrico, anche solo per aver temuto che il destino fosse quello. Come l’uomo che sente di impazzire senza ragione in certi film di fantascienza per poi finire davvero in un ospedale psichiatrico. Nell’idea di Nick Land (Meltdown) l’uomo diventa un “di più” da superare e surclassare, facendo prefigurare un mondo dominato esclusivamente da non umani o da macchine, abili a prendere il posto dell’uomo, soprattutto nei lavori usuranti e logoranti che ne hanno caratterizzato l’esistenza post industriuale. L’uomo al posto della macchina.

    Il termine “macchina” compare con varie accezioni nell’Anti-Edipo: macchina sociale, macchina capitalistica, sono i più diffusi, ma sono le macchine desideranti a farla da padrone nella schizoanalisi. Sono le macchine che alimentano desideri repressi, le macchine del desiderio inesprimibile, covato all’interno, considerato orrido o blasfemo dal Super Io, dallo Stato o chi per loro.

    Siamo noi, macchine desideranti, assorbiti nei flussi del desiderio che non sappiamo come controllare, perchè forse possiamo farlo solo in parte o addirittura non possiamo farlo, e siamo costretti a subirne l’influsso.

    Macchine desideranti, secondo Midjourney. https://lipercubo.it/archivio/anti-edipo-ia.html

    Iperstizione come comportamento umano ideologizzato, nonostante la mancanza di prove razionali o scientifiche che le supportino. La profezia che si autoavvera è a questo punto un fenomeno analogo, di natura psicologica, in cui una previsione o una convinzione diventa realtà a causa del comportamento influenzato dalla credenza stessa. Se una persona crede fermamente che qualcosa accadrà in un certo modo, potrebbe comportarsi in modo tale da farla avvenire esattamente come voleva, anche a costo di dissociarsi dalla realtà o di sacrificare addirittura se stesso, in casi estremi.  Nel contesto dell’iperstizione, una persona potrebbe aderire così fortemente a una credenza (superstiziosa e non solo) che il suo comportamento verrà modellato in modo da “provocare” (avere la sensazione di provocare, al limite) l’evento che la superstizione stessa prevede, per quanto logicamente non esista alcuna connessione tra la credenza e l’evento stesso.

    In una ulteriore trattazione netta proposta da Jorge Camacho, le iperstizioni sono credenze o storie che, attraverso la loro stessa esistenza e diffusione, determinano la propria realtà o verità. Non serve che siano vere o false, in effetti: si autorealizzano proprio perchè soddisfano il desiderio che i presupposti possano essere veri, diventano veri perchè vengono creduti almeno da qualcuno, e a quel qualcuno non importa nulla della verità. L’ideologia Aspetto che rientra nella piena tradizione postmoderna e post-veritiera. Zizek ricorda, a riguardo, che l’ideologia è talmente potente da spingerci a fare cose assurde o disgustose, come mangiare dal bidone della spazzatura: il suo nome è ideologia. La forza materiale dell’ideologia mi impedisce di vedere ciò che effettivamente sto mangiando. Siamo alla concretizzazione di quanto evocato dal film Suspiria: la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta. In questo senso sono iperstizione il pensiero magico, le profezie che si autoavverano, le ideologie di ogni ordine e grado, le credenze religiose, addirittura le pseudo-credenze individuali di un paranoico possono diventarlo.

    L’iperstizione – ricorda Carstens – combina le parole “iper” e “superstizione” per descrivere l’azione delle idee di successo nell’arena della cultura, dove è bene ribadire che non c’è un giudizio morale insito in questa definizione (successo nel senso di popolarità, cultura come manifestazione di caratteristiche di una società). L’iperstizione può essere positiva per alcuni e negativa per altri, ma non è questo il punto: in modo simile ai meme coniati da Richard Dawkins, infatti, è un’unità di sapere che si riproduce in modo spontaneo, in modo spesso imprevedibile e dilatata nel tempo e nelle società. Le iperstizioni non sono pero’ veri e propri meme: descrivono semmai una categoria di idee ben specifica, che viene assimilata e creduta.

    È bene ricordarne anche le origini, a questo punto. Il termine nasce nell’ambito della Cybernetic Culture Research Unit (CCRU) fondata da Sadie Plant, Mark Fisher e Nick Land, e voleva descrivere gli effetti che certi meccanismi della cultura postmoderna (considerata addirittura apocalittica) indurrebbero sulla realtà. Cosa che avverrebbe in due modi: da un lato con il concetto di “eliminazione graduale” (phase out), dall’altro quello di “crollo” (meltdown). Il primo modo riguarda il processo di aggiornamento della società che, come in un romanzo di Gibson, si aggiorna all’ultima versione disponibile, esponendo benefici, bug e contraddizioni del caso. Il collasso, invece, è molto più letterale e radicale, e riguarda la fine del mondo così come lo ricordavamo in favore di una visione rinnovata, forse innovativa forse apocalittica, forse tragica forse positiva, che ci starebbe aspettando.

    Secondo Land il capitalismo è la classico iperstizione che, fin da quando Karl Marx aveva fatto le proprie riflessioni in merito, è finito per diventare un motore invisibile e inesorabile che muove il mondo. Lo fa a prescindere dalla volontà dei singoli, e nonostante le critiche che gli sono state mosse che, alla lunga, sembrano tragicomicamente aver finito per potenziarlo. Se secondo alcuni iperstizione coincide con il “simulacro” privo di contenuto e fatti di apparenza immaginati da Baudrillard, secondo altri si possono rilevare meccanismi iperstizionali nel libero mercato e nella sua frenesia incalzante, nella diffusione delle religioni, nell’integralismo e nelle politiche estremiste o aggressive. Potrebbe valere per qualsiasi idea / ideologia globale: crociata, jihad, ambientalismo, guerre, rivoluzioni tecnologiche, riforme economiche, così come (aggiungerei) per le idee spesso borderline che spopolano sul web, per quanto in quest’ultimo caso ci si debba mettere d’accordo sul fatto che modifichino fattivamente la realtà (qualsiasi cosa intendiamo con essa) o un semplice simulacro della stessa (social network).

    Secondo la bella definizione di Cartens, ad ogni modo:

    Le iperstizioni funzionano come sigilli magici o diagrammi ingegneristici: idee che, una volta “scaricate” nel mainframe culturale, generano cicli apocalittici di feedback positivi.

    C’è un motore inarrestabile alla base del tutto, ed è quello dell’hype, l’esagerazione: la stessa che fa accadere le cose e usa la credenza come potere positivo. E se una cosa non è reale oggi, non vuol dire che non possa esserlo domani. Lo scopriremo solo attraversando. E una volta che è reale, in un certo senso, sarà sempre esistita. Se la gente crede nelle illusioni, non importa che siano illusioni: presto o tardi cambierà le cose, probabilmente in peggio. L’oggetto iperstizionale non è una semplice costruzione sociale, ma è un qualcosa che viene evocato a diventarlo, come se un gruppo di stregoni riuscisse a materializzare un demone ripetendo il suo nome più volte (e naturalmente credendo in lui).

    In questa visione, peraltro, il feedback non è necessariamente negativo, ma può anche avere valenza rivoluzionaria in positivo. Non solo le idee possono funzionare come iperstizioni, ma il trauma e la paura generati dalle rispettive trasformazioni che possono indurre finiscono per fare da catalizzatore  servono semplicemente a potenziare ulteriormente la premessa di base e, in qualche modo, a soffiare sulle fiamme. E nella visione anti-edipica, l’iperstizione può diventare un corpo potenziale, inespresso eppure pronto a materializzarsi, un corpo senza organi, un uovo pronto a schiudersi. Come l’uovo di Alien?

    Il corpo senza organi, secondo l’originale definizione fornita nel testo. https://lipercubo.it/archivio/anti-edipo-ia.html

    (fonte, di Delphi Carstens)

  • War pigs racconta il mondo in cui viviamo ancora oggi

    War pigs racconta il mondo in cui viviamo ancora oggi

    “War Pigs” dei Black Sabbath è una canzone che affronta temi di guerra, politica e ingiustizia sociale. Pubblicata nel 1970 all’interno dell’album “Paranoid“, la canzone esplora la natura devastante e disumana della guerra, criticando i leader politici e le élite che traggono profitto dalle sofferenze dei soldati e dei civili.

    Il testo di “War Pigs” presenta una critica pungente nei confronti dei potenti che prendono decisioni di guerra, utilizzando i giovani come pedine nei loro giochi di potere. La canzone mette in discussione l’idea che la guerra sia un atto di giustizia o difesa, suggerendo invece che sia spesso motivata da interessi economici e politici. I “Maiali della Guerra” citati nel titolo rappresentano coloro che traggono beneficio dal conflitto, manipolando le masse per i propri fini egoistici. Nel corso della canzone, vengono esposte immagini di morte, distruzione e disperazione, sottolineando l’orrore e la brutalità della guerra. Il testo critica anche il cinismo e l’ipocrisia dei potenti, che si fingono angeli di pace mentre alimentano i conflitti e spargono il caos nel mondo.

    War Pigs” dei Black Sabbath è una canzone che critica apertamente la guerra e coloro che la promuovono, con un’analisi del suo impatto distruttivo sia sui soldati che sui civili. Il testo riflette una profonda avversione per le guerre motivate da interessi politici ed economici, e condanna i leader politici che sfruttano il conflitto a proprio vantaggio.

    Il ritornello, con il famoso “Generals gathered in their masses / Just like witches at black masses” (Generali radunati in masse / come streghe durante le messe nere), sottolinea il tema della corruzione e dell’oscurità che avvolge coloro che decidono di intraprendere la guerra. Viene altresì fatta una critica acuta all’ipocrisia dei potenti che si presentano come difensori della libertà, mentre in realtà sono i veri responsabili della sofferenza e della distruzione causate dalla guerra.

    Il testo continua ad esplorare il tema della disumanizzazione e della perdita di innocenti, con riferimenti a “Vittime di torture mentale” e “Animali assetati di sangue” che “Distruggono il tuo corpo e la tua mente”. Queste immagini evocano l’orrore e la brutalità della guerra, e denunciano la distruzione della vita umana e della dignità che essa porta con sé.

    “War Pigs” dei Black Sabbath è una canzone intrisa di rabbia e frustrazione nei confronti delle ingiustizie e delle violenze perpetrate nel nome della guerra. Anche se scritta più di cinquant’anni fa, la sua critica al militarismo, all’ipocrisia politica e alla manipolazione delle masse è ancora sorprendentemente attuale.

    Oggi, “War Pigs” continua a essere rilevante in un mondo segnato da conflitti armati, interessi geopolitici e disuguaglianze sociali. La canzone invita l’ascoltatore a riflettere criticamente sulle politiche belliche dei propri governi, sulla corruzione delle élite e sulle ingiustizie perpetrate nei confronti dei più vulnerabili. Essa rappresenta un richiamo all’azione contro le ingiustizie e un monito contro la cecità e l’indifferenza di fronte alla sofferenza umana causata dalla guerra e dal potere politico corrotto. Foto di copertina: Von Warner Bros. Records – Billboard, page 7, 18 July 1970, Gemeinfrei, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27211119

  • Maramao, perchè sei morto? (spiegazione)

    Maramao, perchè sei morto? (spiegazione)

    Il Trio Lescano era un celebre gruppo vocale femminile italiano composto dalle sorelle Alessandra, Giuditta e Caterina Lescano. Il loro repertorio comprendeva una vasta gamma di brani popolari italiani, tra cui “Maramao perché sei morto“, che è diventato uno dei loro successi più famosi.

    Il Trio Lescano ha contribuito significativamente alla diffusione e alla popolarità della canzone attraverso le loro esibizioni dal vivo e le registrazioni radiofoniche. La loro versione di “Maramao perché sei morto” è stata particolarmente apprezzata dal pubblico italiano e ha contribuito a consolidare la canzone come un classico della musica popolare italiana.

    Spiegazione testo. Il testo di “Maramao perché sei morto” racconta la storia di un gatto di nome Maramao, il cui decesso ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi amici animali e umani. Analizzando il testo in una chiave metaforica politica, possiamo individuare alcune interpretazioni che possono riflettere le dinamiche sociali e politiche dell’epoca in cui è stata scritta la canzone, il periodo tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30 del XX secolo.

    Il primo verso, “Maramao perché sei morto”, potrebbe rappresentare una domanda rivolta al destino o alla società, interrogando il motivo della scomparsa di qualcosa di prezioso. Qui, “Maramao” potrebbe essere interpretato come un simbolo di qualcosa di bello e di buono che è stato perso.

    Il verso “pan e vin non ti mancava, l’insalata era nell’orto e una casa avevi tu” potrebbe riflettere una situazione in cui le necessità di base sembrano essere soddisfatte. Questo potrebbe essere interpretato come una rappresentazione di una società apparentemente prospera e stabile, in cui le risorse fondamentali sono disponibili.

    Tuttavia, nonostante la presunta abbondanza materiale, la canzone evidenzia un senso di perdita e mancanza. La porta sempre chiusa e il gomitolo di lana immobile possono simboleggiare l’isolamento, la mancanza di accesso alle risorse o la stagnazione.

    La nonnina triste e sola al focolare potrebbe rappresentare una generazione più anziana o una classe sociale meno privilegiata, che continua a soffrire nonostante le apparenze di prosperità.

    Nel contesto politico dell’epoca, la canzone potrebbe riflettere un senso di insoddisfazione o disillusione nei confronti del regime fascista emergente. Nonostante la retorica del benessere e della prosperità propagandata dal regime, molti individui potevano ancora sentire un senso di vuoto, isolamento e oppressione. In questo senso, “Maramao perché sei morto” potrebbe essere interpretato come un’espressione di protesta o critica implicita nei confronti del regime, che prometteva prosperità ma lasciava molte persone ancora insoddisfatte e tristi.

    Tuttavia, è importante ricordare che questa è solo una possibile interpretazione del testo in chiave politica e che potrebbero esserci molteplici interpretazioni valide, date le sfumature e le complessità della canzone e del contesto storico in cui è stata scritta. (testo generato da IA, da non prendere troppo sul serio, pubblicato come puro esperimento) (foto: Foto di Anja da Pixabay – il gatto morto non è quello della foto :-) )