Ospite Inatteso

  • Abducted in Plain Sight racconta di un insospettabile vicino di casa che rapisce una ragazzina

    Abducted in Plain Sight racconta di un insospettabile vicino di casa che rapisce una ragazzina

    La vera storia della famiglia Brobergs, una famiglia dell’Idaho che per anni non si accorse di aver dato fiducia e fatto avvicinare alle figlie un insospettabile sociopatico con tendenze pedofile.

    In breve. Un documentario inquietante su una delle storie più incredibili capitate negli USA anni ’70: il duplice rapimento dell’attrice Joan Broberg Felt, all’epoca ragazzina, da parte di un insospettabile vicino di casa. La vittima viene anche intervistata assieme ai genitori, che forniscono dettagli reali (ed incredibili) sulla vicenda.

    Il peggior incubo di qualsiasi genitore è la tagline che accompagna il documentario Netflix, girato con stile vivido da true crime e tratto da fatti realmente accaduti. La storia, in effetti, ha dell’incredibile: si parla del duplice rapimento, a 12 e 14 anni, dell’attrice americana Jan Broberg Felt da parte dell’amico di famiglia Robert Berchtold, vicino di casa e membro della medesima comunità locale  della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni.

    Abducted in Plain Sight è uscito nel 2017 ed è appena arrivato su Netflix anche per l’Italia: con un titolo che evoca la exploitation anni ’70 (ed il paragone è tutt’altro che gratuito, dati gli argomenti trattati), il regista Borgman costruisce una storia dai tratti realistici ed inquietanti, con una disinvoltura considerevole nel rendere dettagli e per una storia, per quanto surreale, che sembra tratta dalle vite di chiunque. Che non implica solo abusi e rapimento di una minorenne, ma racconta soprattutto le successive conseguenze sulla vita della ragazza in seguito. In seguito al brainwash subito, Jan cresce traumatizzata ma difendendo il proprio aguzzino, arrivando a farsi rapire una seconda volta, questa volta sotto falso nome e raccontando che Berchtold fosse un agente della CIA.

    La voce proveniva da un piccolo interfono, ero legata al letto… pensavo di essere stata rapita dagli alieni.

    In effetti all’inizio non si capisce se si tratti di vere immagini di repertorio o di ricostruzioni, cosa che diventa più chiara nel seguito (in realtà è un mix delle due cose): ma poco importa, perchè l’attenzione dello spettatore è catturata, seppur con la lentezza tipica di questo genere di documentari, che hanno la tendenza ad allungare un po’ troppo le fasi del racconto, in alcuni momenti. Questo comunque aiuta a creare un effetto da mockumentary, con la differenza considerevole che la storia è reale – e soprattutto che le vere vittime vengono intervistate durante lo svolgimento della stessa. Soprattutto, se si volesse evidenziare un difetto del film, bisognerebbe notare che alcuni dettagli non sembrino troppo consequenziali, nonostante la storia sia narrata con dovizia di particolari e scatenando l’effetto traumatico di pellicole analoghe su questi argomenti, come ad esempio Mysterious Skin (in cui gli UFO sono analogamente simbolo di un trauma regresso) oppure (in tema di abusi da persone vicine a noi) Strange Circus.

    Vittime che, per inciso, non risparmiano dettagli terrificanti: gli abusi da parte del rapitore pedofilo, che per arrivare alla piccola Jan, prima ne seduce la madre e poi abusa sessualmente del padre di lei, senza che la cosa induca un minimo sospetto in seguito, almeno fino alle indagini affidate all’FBI. È anche presente più di una dichiarazione dell’ufficiale di polizia che seguì il caso, che all’epoca non aveva neanche la corretta percezione del fenomeno – perchè probabilmente, nella piccola provincia USA dell’Idaho, non era pensabile che potesse succedere un fatto del genere.

    Per ben due volte, peraltro, e passando per personaggi ambigui ed inquietanti quali finti psicologi, e ne fuoriesce un’immagine del crudele protagonista subdola, manipolatrice, perversa e attento ai minimi dettagli, oltre decisamente scaltra ed in grado, ogni volta, di farsi ridurre la pena (morì suicida per non scontare la terza condanna). In grado di architettare, fin dall’inizio, un modo pazzesco per darsi credito: far credere alla giovane vittima di essere stati rapiti dagli alieni, e di doversi unire a lui come unica possibilità per salvarsi.

    L’ingenuità della ragazzina, derivante anche dall’educazione ricevuta in famiglia e dall’ambiente di provincia, non le permise tragicamente di sospettare nulla, almeno all’epoca dei fatti, fino alla liberazione da parte della polizia messicana e dopo un secondo rapimento, questa volta degno di una spy story. Senza timore di cadere negli stereotipi, a questo punto, potremmo dire che nel caso di Rapita alla luce del sole la realtà aveva abbattuto qualsiasi imprevedibile trama da fiction.

    Un ritratto forse impietoso dell’America dell’epoca, senza dubbio, che restituisce un’immagine ingenua delle vittime che fa scalpore, probabilmente più come effetto indiretto che come autentico sensazionalismo. Sicuramente da vedere.

  • Blood Feast è stato il primo horror splatter mai girato

    Blood Feast è stato il primo horror splatter mai girato

    Un donna di Miami si reca in un ristorante esotico per organizzare un banchetto per la figlia: non sa che il venditore è uno psicopatico che usa smembrare corpi di donne per allestire sacrifici umani, in onore della dea Ishtar (mesopotamica, ma spacciata per egizia nel film).

    In due parole. Blood Feast dovrebbe essere visto da qualsiasi appassionato di splatter e, probabilmente, da nessun altro: con sano gusto vintage (siamo negli anni 60) rappresenta morbosamente la contrapposizione tra il mondo perbenista dell’America e la ferocia assassina di un insospettabile maniaco. Le scene gore sono inusualmente forti per l’epoca, fino a confezionare un buon grindhouse con molta forma e poca sostanza.

    Girato a Miami in soli nove giorni, con costo complessivo di circa 25.000 dollari, fa riferimento fin dal titolo al “banchetto di sangue” egizio effettuato tradizionalmente 5.000 anni fa, il quale prevedeva non soltanto il sacrificio di una sacerdotessa, ma anche un vero e proprio atto di cannibalismo. Lewis riesce a mettere assieme dettagli disgustosi ed una trama piuttosto esile per produrre quello che viene considerato universalmente il primo splatter della storia: violento, sgradevole ed esteticamente perfetto. Gli effetti speciali sono davvero impressionanti per un film dei primi anni 60, ed il sangue scorre a fiumi in un rosso vivido che ricorda – a partire dai titoli di testa – più quello della vernice colante che altro. Esagerata e grottesca (ma per nulla divertente) la rappresentazione del gore, con punte di esagerazione a partire dal macabro dettaglio con cui viene reso il sezionamento del killer, perennemente con gli occhi di fuori ed attentissimo a prelevare un organo differente da ogni vittima. La violenza dell’assassino è pari probabilmente solo a quella del “paperino” de Lo squartatore di New York, una “mazzata” del cinema anni 80 amatissima dai fan ed accusata più volte di compiaciuta misoginìa. Qui il Bene finisce per trionfare, ed in un modo che più ovvio non si può, mentre passa la sensazione sgradevole di un’America puritana che sembra guardare con sospetto agli stranieri titolari di ristoranti, immaginati come soliti cucinare essere umani e servirli come vivande. Un razzismo velato, forse del tutto involontario, che non è comunque mai troppo fine a se stesso, e che si presta a voler rassicurare il pubblico ad ogni costo nonostante l’efferatezza della maggioranza delle scene.

    Per appassionati e curiosi dei meandri splatter è semplicemente una chicca del suo genere.

  • Maxxxine

    Maxxxine

    MaXXXine (2024)

    MaXXXine è il capitolo finale della trilogia horror “X” di Ti West, che include anche X (2022) e Pearl (2022). Il film, scritto e diretto dallo stesso West, vede Mia Goth riprendere il ruolo di Maxine Minx, l’unica sopravvissuta al massacro avvenuto in Texas sei anni prima.​

    Ambientato a Los Angeles nel 1985, il film segue Maxine nel suo tentativo di sfondare a Hollywood come attrice. Mentre ottiene un ruolo in un film horror, The Puritan II, il suo passato torna a perseguitarla. Sullo sfondo degli omicidi del “Night Stalker”, una scia di sangue minaccia di svelare i suoi oscuri segreti.​

    Il cast include, oltre a Mia Goth, Elizabeth Debicki, Moses Sumney, Michelle Monaghan, Bobby Cannavale, Halsey, Lily Collins, Giancarlo Esposito e Kevin Bacon.​

    Distribuito da A24, il film è stato presentato in anteprima al TCL Chinese Theatre di Los Angeles il 24 giugno 2024 ed è uscito nelle sale statunitensi il 5 luglio 2024. Con un incasso mondiale di 22 milioni di dollari, è diventato il film di maggior successo della trilogia. La critica ha espresso pareri generalmente favorevoli, lodando lo stile e l’interpretazione di Goth, pur considerandolo da alcuni il capitolo più debole della serie. La pellicola è stata classificata “R” per “forte violenza, gore, contenuto sessuale, nudità esplicita, linguaggio e uso di droghe”​

    1. https://en.wikipedia.org/wiki/MaXXXine
    2. https://www.imdb.com/news/ni64684104/
    3. https://www.imdb.com/title/tt22048412/
    4. https://www.imdb.com/video/vi3448751641/
    5. https://www.imdb.com/news/ni64684473/
    6. https://www.imdb.com/news/ni64529360/
    7. https://www.imdb.com/video/vi2068169241/
    8. https://www.imdb.com/title/tt36056669/fullcredits/
    9. https://www.imdb.com/video/embed/vi1725941273/
    10. https://www.imdb.com/news/ni64683437/
  • the-blair-witch-project-daniel-myrick-eduardo-sanchez

    the-blair-witch-project-daniel-myrick-eduardo-sanchez

    Tre studenti di cinema, Heather Donahue, Michael C. Williams e Joshua Leonard, si avventurano nei boschi del Maryland per girare un documentario sulla leggenda locale della Strega di Blair. Del gruppo si perdono le tracce. Un anno dopo, viene ritrovato il loro girato.+1

    Realizzato con un budget stimato tra i 35.000 e i 60.000 dollari, il film ne ha incassati quasi 250 milioni in tutto il mondo, diventando uno dei film indipendenti di maggior successo di sempre. Parte del suo trionfo è dovuto a una campagna di marketing che presentava gli attori come “scomparsi” o “deceduti”, confondendo il confine tra finzione e realtà.​

    Diretto da Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez, il film è un’opera che ha ridefinito il genere horror. La sua forza non risiede in ciò che mostra, ma in ciò che nasconde. Utilizzando la tecnica del “found footage”, la pellicola immerge lo spettatore in un’esperienza di terrore psicologico, dove la paura nasce dai suoni spezzati nel buio, dalle figure di rami appese agli alberi e dalla crescente disperazione dei protagonisti.​

    Nonostante il plauso della critica, che lo ha definito “straordinariamente efficace”, il pubblico si è diviso. Molti lo considerano un capolavoro di suggestione, altri lo hanno criticato per la camera a mano e l’assenza di un vero e proprio mostro visibile. Indipendentemente dalle opinioni, The Blair Witch Project rimane una pietra miliare: un esperimento cinematografico che ha dimostrato come la paura più grande sia quella che non si può vedere.​

    1. https://www.imdb.com/title/tt0185937/
    2. https://en.wikipedia.org/wiki/The_Blair_Witch_Project
    3. https://www.imdb.com/title/tt1540011/reviews/
    4. https://www.imdb.com/title/tt33265727/
    5. https://www.imdb.com/search/title/?title=The+Blair+Witch+Project
    6. https://www.imdb.com/title/tt1086249/
    7. https://www.imdb.com/title/tt20835992/
    8. https://www.imdb.com/news/ni64924149/
    9. https://www.imdb.com/title/tt32082826/
    10. https://www.imdb.com/video/embed/vi9044249/
  • Le regole della casa del sidro racconta tematiche sociali nell’America rurale negli anni Quaranta

    Le regole della casa del sidro racconta tematiche sociali nell’America rurale negli anni Quaranta

    “Le regole della casa del sidro” (titolo originale: “The Cider House Rules”) è un film del 1999 diretto da Lasse Hallström, basato sull’omonimo romanzo scritto da John Irving nel 1985. Il film è una dramedy che affronta temi complessi come l’aborto, l’identità personale e il senso di famiglia. Il film è stato elogiato per le interpretazioni del cast, in particolare di Michael Caine e Tobey Maguire, e per la sua trattazione sensibile di questioni etiche complesse. Il film è stato nominato a diversi premi, tra cui sette candidature agli Oscar, vincendo due per Migliore Attore Non Protagonista (Michael Caine) e Migliore Sceneggiatura Non Originale. È un lavoro che affronta temi delicati con profondità e compassione, suscitando riflessioni sulle scelte morali e sulla complessità delle relazioni umane.

    Sinossi del film

    La storia è ambientata in un orfanotrofio chiamato St. Cloud’s nella zona rurale del Maine, negli Stati Uniti, durante la seconda guerra mondiale. Il protagonista, Homer Wells (interpretato da Tobey Maguire), è un giovane che è cresciuto nell’orfanotrofio e ha sviluppato una relazione molto stretta con il dottor Wilbur Larch (interpretato da Michael Caine), che gestisce l’istituzione e compie aborti illegali per le donne incinte.

    La trama si sviluppa quando Homer inizia a sentire il desiderio di esplorare il mondo al di fuori dell’orfanotrofio e scoprire la vita al di là di ciò che ha sempre conosciuto. Lascia l’orfanotrofio e inizia una serie di avventure che lo portano in un frutteto di mele, la “casa del sidro“, dove incontra una famiglia di lavoratori migranti, inclusa la giovane Candy Kendall (interpretata da Charlize Theron) e suo padre Wally (interpretato da Paul Rudd). Homer si innamora di Candy, ma la relazione si complica a causa degli sviluppi che coinvolgono Wally e l’intensa influenza di Homer sulle decisioni personali dei membri della comunità. Il sidro, per inciso, è una bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del succo di mele. Le mele vengono pressate per estrarre il loro succo, che contiene zuccheri naturali. Questo succo viene quindi lasciato fermentare grazie all’azione dei lieviti, i quali trasformano gli zuccheri in alcol e anidride carbonica. Il risultato finale è il sidro.

    Il film affronta in modo attento temi morali e sociali, compresi l’aborto, il diritto di scelta e il concetto di famiglia. Esplora anche la crescita personale di Homer mentre cerca di trovare il proprio posto nel mondo, bilanciando il suo senso di responsabilità verso l’orfanotrofio con il desiderio di una vita autonoma.

    10 curiosità su Le regole della casa del sidro

    1. Adattamento del romanzo: Il film è tratto dal romanzo omonimo scritto da John Irving nel 1985. L’autore stesso ha partecipato alla stesura della sceneggiatura.
    2. Ruolo di Tobey Maguire: Tobey Maguire, l’attore che interpreta il protagonista Homer Wells, ha dichiarato che questo è stato uno dei suoi ruoli preferiti e più significativi nella sua carriera.
    3. Ruolo di Michael Caine: L’interpretazione di Michael Caine nel ruolo del dottor Wilbur Larch gli ha fruttato l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista nel 2000.
    4. Luoghi di ripresa: Il film è stato girato principalmente in Vermont, Stati Uniti. Il paesaggio rurale ha contribuito a creare l’atmosfera del film.
    5. Titolo originale: Il titolo originale del film, “The Cider House Rules“, deriva dal nome dell’orfanotrofio in cui si svolge gran parte della trama.
    6. Colonna sonora di Rachel Portman: La colonna sonora del film è stata composta da Rachel Portman ed è stata molto apprezzata per il suo contributo emotivo alla storia.
    7. Influenza del regista: Lasse Hallström, il regista del film, è noto per la sua abilità nel dirigere storie umane e sentimentali. Ha anche diretto altri film di successo come “Chocolat” e “La mia vita a Garden State“.
    8. Tempo di sviluppo: Il film è stato in sviluppo per molti anni prima di essere realizzato. L’adattamento cinematografico del romanzo è stato un processo complesso che ha coinvolto vari registi e sceneggiatori.
    9. Differenze tra il libro e il film: Come spesso accade nelle trasposizioni cinematografiche, il film semplifica alcune parti della trama del libro e apporta alcune modifiche ai personaggi e agli eventi.
    10. Messaggi sociali: Il film affronta temi sociali importanti, tra cui l’aborto e la lotta per l’autonomia individuale nella società. La storia solleva questioni etiche che stimolano la riflessione e la discussione.

    Spiegazione del finale (contiene spoiler)

    Il finale del film “Le regole della casa del sidro” è aperto e ricco di significati, lasciando spazio a interpretazioni personali da parte degli spettatori. Attenzione: Spoiler sul finale a seguire.

    Nel finale, Homer Wells fa una scelta che riflette la sua crescita personale e la sua comprensione della complessità della vita. Dopo essere tornato all’orfanotrofio e aver incontrato il dottor Wilbur Larch, Homer decide di prendere una decisione indipendente riguardo al suo futuro. Decide di rimanere con i bambini rimasti all’orfanotrofio e di prendersi cura di loro.

    Questo finale rappresenta il culmine del viaggio interiore di Homer. Fin dall’inizio del film, Homer ha cercato di trovare il suo posto nel mondo e di definire il suo senso di appartenenza. L’orfanotrofio è stato per lui un punto di riferimento costante, e il dottor Larch è stato una figura paterna. Tuttavia, con l’esperienza nella “casa del sidro” e le sfide che ha affrontato, Homer ha maturato una prospettiva più ampia sulla vita.

    La sua decisione di restare all’orfanotrofio rappresenta la sua accettazione di responsabilità e la sua volontà di creare una famiglia alternativa per quei bambini che sono stati abbandonati o non hanno un luogo dove chiamare casa. Questo è anche un modo per Homer di continuare il lavoro del dottor Larch, che aveva dedicato la sua vita a prendersi cura di chi aveva bisogno.

    Il finale suggerisce che il concetto di famiglia può essere costruito in modi diversi e che l’idea di “casa” può essere più profonda di un semplice luogo fisico. Homer ha finalmente trovato un significato nella sua vita, abbracciando il ruolo di guida e protettore per i bambini dell’orfanotrofio.

    In sostanza, il finale del film esplora temi di identità personale, scelte morali, responsabilità e il concetto di famiglia, offrendo agli spettatori una riflessione sul percorso di crescita e auto-scoperta del protagonista.

    Cast del film

    Ecco il cast principale del film “Le regole della casa del sidro” (1999):

    • Tobey Maguire nel ruolo di Homer Wells
    • Michael Caine nel ruolo del dottor Wilbur Larch
    • Charlize Theron nel ruolo di Candy Kendall
    • Paul Rudd nel ruolo di Wally Worthington
    • Delroy Lindo nel ruolo di Mr. Rose
    • Jane Alexander nel ruolo di Nurse Edna
    • Kathy Baker nel ruolo di Nellie Worthington
    • Erykah Badu nel ruolo di Rose Rose
    • Kieran Culkin nel ruolo di Buster
    • Heavy D nel ruolo di Peaches
    • Kate Nelligan nel ruolo di Olive Worthington
    • Paz de la Huerta nel ruolo di Mary Agnes
    • J.K. Simmons nel ruolo di Ray Kendall