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  • I 16 film horror più paurosi di sempre

    I 16 film horror più paurosi di sempre

    A pensarci un attimo, la maggiorparte dei film horror finisce per non fare paura: viene meno, insomma, abbastanza clamorosamente allo scopo per cui è stato concepito. Quante volte del resto vi sarà capitato di guardare un horror con amici, e rimanere inchiodati alla poltrona, magari abbracciati ad un cuscino, mentre altri ridacchiavano delle scene e cercavano difetti ad ogni costo?

    Del resto la paura è sempre soggettiva, dato che ognuno ha i propri fantasmi e vive terrorizzanti fantasie a modo proprio… e questa lista ha provato ad individuare i 25 horror più spaventosi di ogni tempo. Come al solito eviteremo titoli troppo famosi o eccessivamente sperimentali, per darvi un qualcosa che sia fruibile da ogni appassionato a prescindere dai gusti. Non vi rimane, a questo punto, che leggere la nostra lista: non avete scelta!

    #16 Autopsy (2016)

    Partiamo col botto con un film davvero clamoroso: la prova concreta che l’horror non è affatto morto negli anni ’80, e che, ancora oggi, si può fare un grande horror di qualità senza scadere nei soliti stereotipi ed utilizzando mezzi come qualsiasi altra pellicola. Autopsy è interpretato da pochi attori, in atmosfere decisamente claustrofobiche. Ho parlato per esteso di questo film nella recensione completa su questo sito.

    https://youtu.be/oqLYt4KT7ms

    #15 Ju-On (2000)

    Horror indipendente da home video, da non confondersi con il remake americano “The grudge“: qui è decisamente un’altra storia in termini di paura, tensione e atmosfera. Su Amazon lo trovate sia il cofanetto con il DVD singolo che la trilogia. Recensione completa qui

    #14 Sleepaway Camp (R. Hiltzik, 1983)

    Horror giovanilistico sulla falsariga del classico Venerdì 13 di Cunnigham, si segnala soprattutto per il finale, un twist della trama tanto spaventoso da diventare cult tra gli appassionati. Non troppo popolare in Italia perchè mai arrivato nè doppiato da queste parti, ma facilmente reperibile in inglese. Sleepaway Camp, lontano dall’essere un vero e proprio capolavoro, è comunque il b-movie che molti altri horror avrebbero voluto essere. Qui la recensione completa del film

    #13 Non ho sonno (D. Argento, 2011)

    Se non l’avete mai visto, è ora di provvedere: il vecchio Argento in quasi tutto il proprio splendore, per un lavoro che potrebbe considerarsi un Profondo Rosso in versione modernizzata, per quanto chiaramente di livello leggermente inferiore. Su Amazon è anche disponibile è in DVD con originalissimo packaging. Recensione qui

    https://youtu.be/1IFq7InYUjo

    #12 Calvaire

    Horror belga del regista Du Welz, è stata un’autentica sorpresa per molti spettatori: soprattutto per la sua capacità di fronteggiare l’insolito e l’imprevisto, e di costruire una trama imprevedibile e ricca di paura. Se volete gustarvelo in DVD, lo trovate qui. Recensione completa qui

    https://www.youtube.com/watch?v=Hn3oba5HmH8

    #11 Baskin

    Un horror notevole e passato piuttosto sottogamba dalle nostre parti, e che merita invece una piena rivalutazione. A livello di contenuti, di mezzi e di ritmo sicuramente tra i migliori horror mai visti sullo schermo negli ultimi decenni. Recensione

    #10 La casa dei 1000 corpi

    Il primo horror di Rob Zombi riprende il genere brutale e nichilista degli anni ’70, e lo rielabora sfruttando stereotipi psichedelici, vagamente “da fumetto”. Questo probabilmente è uno dei migliori che ha realizzato, per quanto forse non originalissimo a livello di trama. Recensione

    #9 The butterfly room

    Uno degli horror meglio realizzati degli ultimi anni (eccolo in DVD), in grado di rinnovare la tradizione del genere settanta/ottantiano senza stancare, senza violenza inutile e con un grande livello di tensione ed innovazione. Da non perdere per nessuno motivo! recensione

    #8 V/H/S (Registi vari, 2008)

    Raccolta antologica di horror incentrato sul ritrovamento di misteriose ed inquietanti videocassette. Molto amato dai fan del horror, in particolare il primo episodio è davvero pauroso e ben realizzato. Su Amazon si trova facilmente in DVD. Recensione qui

    #7 Martyrs (P. Laugier, 2008)

    Si presenta al pubblico con uno stile pulp e di pura azione, ma si tratta in realtà di uno degli horror più cupi e brutali degli ultimi anni: anche qui è il sottotesto a farla da padrone, incentrato sulle capacità manipolative e sul martirio inteso come espiazione di una vita di peccati. La creatura filmica di Laugier proietta in modo esplicito – e spesso insostenibile – estrema crudeltà e violenza sugli occhi dello spettatore. Qui la recensione completa del film

    #6 Possession (Andrzej Zulawski, 1981)

    Relegato (nonchè snobbato) quale cinema d’essai, Possession è la concreta dimostrazione di come l’horror possa, volendo, esprimere drammi tangibili ed essere uno strumento di comunicazione ineguagliabile. Possession, pur non essendo strettamente un horror, risulta oggi come piccolo capolavoro di cinema del terrore, nonostante qualche stranezza nella narrazione che riesce comunque a farsi seguire anche dal grande pubblico, e che incanta per la drammatica interpretazione di Isabelle Adijani. Nulla a che vedere con possessioni demoniache: il tema del film è l’ossessione di un marito geloso verso la consorte. Qui la recensione completa del film

    #5 A l’intèrieur

    Un horror francese del cosiddetto filone “new horror”, legato alle cronache degli ultimi anni e declinato come autentico incubo ad occhi aperti. Un piacere terrorizzante ed incisivo per gli occhi di tutti i veri cinefili, che non potrà lasciare indifferenti. Recensione qui

    #4 Shining (Stanley Kubrick, 1980)

    Scopri la sezione horror di IBS.IT – Promozioni e sconti ogni giorno

    Sebbene Kubrick sia stato un regista assai poliedrico, negli anni della propria attività, il suo esperimento con l’horror non è certo passato inosservato: a detta di moltissimi Shining è il film horror perfetto, sia a livello di atmosfere che di terrori surreali sublimati da immagini fredde ed al tempo stesso familiari. Un film su una tragedia in famiglia raccontata attraverso il soggetto originale di Stephen King (che Kubrick rielaborò radicalmente, per certi versi, e che portò lo scrittore a definirne la riduzione “una macchina fantastica priva di motore“) e su cui aleggiano storie inquietanti o singolari: ad esempio l’attore protagonista Danny Llyod non vide il film in versione integrale prima di essere diventato maggiorezze (all’epoca girò Shining convinto che fosse un film drammatico), Shelley Duvall ebbe un vero e proprio esaurimento nervoso durante le riprese, e Jack Nicholson fu forzatamente nutrito per due settimane con sandwich al formaggio per alimentarne la frustrazione.

    Shining di Kubrick rimane, pertanto, una delle pietre miliari dell’horror di ogni tempo.

    #3 Nightmare – Nuovo incubo (W. Craven, 1994)

    Non poteva proprio mancare il villain per eccellenza, quello che ha terrorizzato generazioni di spettatori negli anni ’80 e ’90 e che ancora oggi, almeno in parte, eredita buona parte del proprio fascino. Qui l’horror è davvero intrigante, peraltro, perchè immagina il set di un horror in cui il personaggio del killer uccide sul serio (anticipando in parte un tema poi ampiamente riaffrontato dal regista in Scream). Ho scelto questo in tutta la saga per motivi di modernità, ma anche perchè è il secondo diretto da Craven (artefice principale del personaggio); andrebbe ovviamente per altrettanti meriti Nightmare – Dal profondo della notte. Qui la recensione completa.

    #2 Non si sevizia un paperino – La maciara (L. Fulci, 1972)

    Non citare almeno un Fulci in una lista di film spaventosi sarebbe stato davvero difficile: anche volendo ignorare tutto l’horror crudo o surreale della sua produzione (che rimane per appassionati e piuttosto avulso ai gusti del grande pubblico), questo film rientra per meriti indiscutibili nella cinematografia più spaventosa di sempre. Non si sevizia un paperino (a quanto pare l’articolo “un” venne imposto dalla Disney per una questione di diritti) è noto per aver spaventato – fin dalle prime scene, con lo scheletro di un neonato – ed infranto tabù dell’epoca: la mentalità di un paese retrogrado del sud, molti riferimenti a voodoo, magia nera e pedofilia. Qui la recensione completa.

    #1 A Serbian Film (Spasojevic, 2010)

    Concludo con questo perchè credo che – al netto della frotta di pseudo-snuff che a mio parere lasciano il tempo che trovano, e che qui non ho voluto citare per scelta editoriale – A Serbian Film è molto spaventoso e davvero disturbing, arricchito da un sottotesto politico ed con almeno un paio di scene in cui sarà impossibile non coprirsi gli occhi con le mani. Davvero impossibile definirlo “un bel film“, altrettanto indegno pensare l’esatto contrario.

    In una lista di film spaventosi rimarrà al top della lista per molti anni. Qui la recensione completa

    https://www.youtube.com/watch?v=eti8DMptId0

  • I migliori 10 film di serie B di sempre

    I migliori 10 film di serie B di sempre

    Che strano mondo, quello dei film di serie B: film dai meriti enormi sconosciuti ancora oggi, ed altri dai valori dubbi, comunque apprezzati da buone fette di pubblico. Diventa molto difficile stilare classifiche credibili in questo genere: al di là di quanto possa essere avulso alle classifiche in genere, mi capacito da tempo che siano un modo facile per far conoscere certo cinema a tanto, potenziale, nuovo pubblico. Ed è così, da mille visioni notturne (per quanto mi riguarda, almeno) parcheggiato su un divano – spesso con birra ed affini al seguito – che nasce una lista del genere: i migliori film di serie B che ricordi, e che dovete vedere almeno per un motivo.

    Ecco a voi!

    The Brain

    Questo primo – poco noto in Italia – horror di serie B mescola con sapienza il genere con la fantascienza classica, risultando un connubio artigianale quanto riuscito. Si parla di un giovane adolescente (l’eterno adolescente degli horror anni 80 americani) in lotta contro un’entità aliena, che controlla le menti mediante televisione. Se alcune tematiche del film potrebbero richiamare addirittura Videodrome, la forma non surclassa mai la sostanza, e si riesce a mandare un messaggio concreto, significativo e mai pesante. Un vero spasso di film, tra l’altro, in giusto equilibrio tra parti brillanti ed altre più intense e con discreti effetti speciali, cosa non indifferente per un genere che possiede una fama decisamente opposta. The Brain (E. Hunt,1988)

    Va visto perchè: è uno dei migliori horror artigianali mai prodotti

    Nero criminale

    Forse uno dei più cupi thriller anni 70, per come è stato realizzato e per il livello di cruenza che riserva in alcune scene (soprattutto nel finale): stranamento poco noto, nonostante la facile reperibilità anche nel nostro paese. Da non sottovalutare assolutamente, anche se va visto con una certa predisposizione mentale ed è una paura piuttosto soggettiva e, se vogliamo, romanzata quanto cruenta. Nero criminale (P. Walker,1974)

    Va visto perchè: la trama è particolarmente morbosa, soprattutto per l’epoca, ed i colpi di scena non mancano

    La notte dei diavoli

    Un b-movie molto sottovalutato, che fa emergere una singolare figura di zombi-vampiri e che si caratterizza per una mancanza di eccessi; siamo nel 1972, ad un passo dai primi exploitation, e la forma è ancora quella del gotico in grado di spaventare in modo lirico. La notte dei diavoli (G. Ferroni, 1972)

    Va visto perchè: sebbene un po’ di nicchia, è forse uno degli horror più originali del periodo

    Nuda per Satana

    Una lista del genere sarebbe svilita dall’assenza di Nuda per Satana, il delirante b movie di Batzella tra porno e gotico, in un’oscillazione da mal di mare tra i due generi tanto folle da sembrare surrealista. Chiaramente siamo ai livelli di “so bad it’s good“, nel senso che non parliamo di un bel film quanto di un originale esperimento, anche riuscito in parte, che va preso per quello che è e che diverte, a suo modo. Esistono diverse versioni di questo film, di cui almeno un paio con inserti porno.

    Va visto perchè: è uno dei b-movie per eccellenza, nel bene e nel male.

    The house of the devil

    La singolarità che mi ha più colpito di questo film di West è legato alla sua modernità, al suo stile fluido ed al suo richiamarsi ai classici senza inutili orpelli. Una variante di storia con babysitter in una situazione estrema ed inaspettata che non vi lascerà indifferenti. The house of the devil

    Va visto perchè: è uno dei migliori horror sovrannaturali recenti

    https://www.youtube.com/watch?v=AtXtSGRV0xc

    The last house on dead end street

    Non è un film recente, questo di Robert Watkins: risale infatti al 1972, ed è uno dei film che ha forse distrutto per sempre il limite (labile, labilissimo, forse mai esistito) tra art house (film poco noti e impegnativi) e b movie (film poco noti e con pochi mezzi). Ma è un b movie oserei dire fondamentale per lo sviluppo del genere: un finto snuff piuttosto crudele, emulo del primo Craven e portato addirittura oltre; ne risulta un lavoro non banale e sanguinolento, che offre anche (forse) un discreto spunto di riflessione sulla “società dello spettacolo”. The last house on dead end street

    Va visto perchè: è uno dei primi horror ad ostentare omicidi realistici o realmente avvenuti (ovviamente non erano veri)

    The guest

    Se cercate un b movie veloce e poco impegnativo, quanto autenticamente divertente e ricco di azione, non potete assolutamente perdervi il lavoro di Adam Wingard: azione e fantascienza nel giusto connubio, una storia accattivante quanto sostanzialmente mainstream e (soprattutto, in questi casi) divertimento più che assicurato. The Guest (A. Wingard, 2014)

    Va visto perchè: è divertimento puro

     

    A mezzanotte possiederò la tua anima

    José Mojica Marins è uno dei registi più coraggiosi del genere horror, un eroe monumentale per il genere probabilmente assieme a Romero e John Carpenter; nato in Brasile, appassionato di cinema da sempre e noto per aver inventato personaggio di Zé do Caixão (Joe Coffin’, protagonista di una miniserie di film), lugubre ed amorale becchino di un piccolo paese. Pochi mezzi e tanta sostanza, ancora una volta. A mezzanotte possiederò la tua anima (1964, José Mojica Marins)

    Va visto perchè: il regista-attore protagonista è uno dei veri Eroi dell’horror brasiliano

    Creepshow

    Forse uno dei b movie più noti in Italia, soprattutto in un periodo in cui andava di moda firmare medio-metraggi e film ad episodi come questo per omaggiare il genere ed accattivarsi i fan. Funziona ancora oggi: quello di Romero è un horror moderno e diretto, vagamente fumettistico quanto originale; da non perdere, anche per gustarsi Stephen King attore e per l’interpretazione niente affatto comica di Leslie Nielsen. Creepshow

    Va visto perchè: è uno dei migliori horror a episodi degli anni 80, se non il migliore

    Sleepaway Camp

    Ho discusso parecchio questo film di Hiltzik su questo blog, perchè secondo me è un archetipo di slasher horror come pochi ne potete trovare in giro; questo non tanto per il film in sè, che comunque contiene sequenze memorabili, quanto per la rivelazione finale (che ormai conoscono tutti, e che proprio per questo non potete non conoscere anche voi). Potrà addirittura far ridere, oggi, ma di sicuro è una perla di genere che non potete davvero lasciarvi scappare, a patto di guardare il film per intero e di non cercare assolutamente nulla sul film da Google (la maggioranza dei risultati contengono uno spoiler esplicito del succitato finale).

    Di Sleepaway Camp (R. Hiltzik, 1983) per una volta non propongo il trailer ma, giusto per incuriosirvi fino all’estremo, il video della reazione di chi (la youtube FlippedChik628) lo ha finito di vedere per la prima volta.

    Va visto perchè: è uno slasher di buon livello, ed ha inventato un modo di fare film

    The den

    Sebbene partito a vederlo con qualche pregiudizio, devo riconoscere l’assoluta qualità a fronte di mezzi contenuti per questo The den: un horror-thriller ambientato quasi esclusivamente in una chat-roulette (le chat con interlocutori casuali ed anonimi). L’ho apprezzato anche per via delle somiglianze con una mia storia, pubblicata qualche tempo fa, assolutamente sulla stessa falsariga. The den

    Va visto perchè: sa spaventare usando internet senza banalità, e mantenendosi plausibile tecnologicamente

  • I migliori film di vampiri – Visti attraverso i rispettivi trailer

    I migliori film di vampiri – Visti attraverso i rispettivi trailer

    Dopo ben 121 anni dall’uscita del romanzo epistolare Dracula, è il momento di considerare le riedizioni cinematografiche che hanno fatto la storia: film difficili da dimenticare, quindi, soprattutto per la forte carica emotiva e sensuale che ogni vampiro, da sempre, ha recato in sè. Sarà anche incidentale che la data di uscita del romanzo sia il 1897, abbastanza vicina a quella stessa del cinema: ma resta un dato di fatto che la figura del vampiro sia stata, negli anni, un mito cinematografico sostanzialmente inossidabile, oltre che rielaborato sempre con grande creatività da attori, sceneggiatori e registi.

    Registi diversi hanno realizzato film diversi sul tema, e questo rende il nostro pluricentenario non morto un vero e proprio muta-forma. Del resto: cosa saranno mai 121 miseri anni, per chi è in grado di vivere in eterno? Eccovi pertanto una rassegna dei principali 16 film di vampiri rivisitati attraverso i rispettivi trailer. Il tutto, ovviamente, senza toccare neanche di striscio la saga di Twilight.

    #1 Il buio si avvicina

    Un vero cult del cinema sui vampiri, diretto con gran classe dalla Bigelow; un equilibrato mix tra road-movie, horror classico e tradizione western, in una delle più memorabili riedizioni modernizzate del mito del vampiro. Qui la recensione completa.

    #2 Dracula di Bram Stoker

    Una storia accreditata racconta di come il regista Francis Ford Coppola abbia richiesto a tutto il cast di leggere la storia originale di Bram Stoker per comprendere al meglio l’atmosfera originale. Uno dei film che ha riportato in modo più fedele il romanzo originale, quindi, a dispetto delle numerose e fantasiose rielaborazioni che ciclicamente si sono viste al cinema. Il Dracula di Gary Oldman rimane, ad oggi, come uno dei più affascinanti di sempre – oltre che uno degli attori più talentuosi che l’abbia interpretato.

    https://www.youtube.com/watch?v=3xivuKINhoU

    #3 Ragazzi perduti (The lost Boyz)

    Riedizione teen del mito dei vampiri, che parte da un semplice what-if: cosa succederebbe se Peter Pan fosse un vampiro? La risposta è in questo cult tra commedia e horror a firma Joel Schumacher.

    #4 Solo gli amanti sopravvivono

    Il mito dei vampiri rivisitatorda Jim Jarmush, con la singolare caratteristica che la parola “vampiro” non viene mai pronunciata esplicitamente nel film.

    #5 Vampires

    John Carpenter non poteva mancare l’appuntamento con la sua rivisitazione sul tema: Vampires non è probabilmente il miglior film in assoluto, ma merita una rivaluzione per il feeling (anche qui) legato al western e agli action movie, più che al romanticismo gotico dell’opera originale. Qui la recensione

    https://www.youtube.com/watch?v=19X6lHqPgpo

    #6 Nosferatu (W. Herzog)

    Il capolavoro di Herzog, con Isabelle Adjani ed un sublime Klaus Kinski nella parte de Conte Dracula. Girato sia in tedesco che in inglese, secondo il regista è proprio questa prima versione ad essere quella più autentica. L’ispirazione primaria è il primo Nosferatu di Murnau, celebre capolavoro di cinema impressionista e prima vera ispirazione per questa versione.

    #7 I vampiri

    Freda e Bava firmano questo film vampiresco del 1957, un piccolo cult tutto italiano da riscoprire ancora oggi. Qui la recensione

    #8 Intervista col vampiro

    Uno dei film sul tema più noti negli anni ’90, anche per la notevole interpretazione di Tom Cruise e Brad Pitt nei panni dei non morti più sexy mai comparsi su uno schermo. Il soggetto è tratto, seppur con qualche libera reinterpretazione della trama, dall’omonimo romanzo di Anne Rice del 1974.

    https://www.youtube.com/watch?v=K5y5lwWR3Hk

    #9 Ammazzavampiri

    Fright Night (1985) is an awesome true classic vampire horror film that is written and directed by Tom Holland him self. I love the remake, but I just love the original much better. In here you have monsters, a real vampires and werewolves in it.

    #10 La vestale di Satana

    Un celebre studio di atmosfera sul tema del vampiro, che diventa uno dei cult più famosi dell’epoca sul tema dei vampiri, nonostante il titolo faccia pensare a tutt’altro. Il film è stato recensito qui

    https://www.youtube.com/watch?v=Vgw2bQRcHCQ

    #11 Lasciami entrare

    Tratto da un notevole romanzo del premio Nobel Lindvquist, una storia d’amore, vendetta e non morti dai notevoli risvolti, girato nel clima gelido e rarefatto della Svezia di oggi. La recensione è qui

    https://www.youtube.com/watch?v=zM9W7IKiFBE

    #12 L’ultimo uomo sulla Terra

    Un classico sul tema dei vampiri, mescolato con un desolante scenario post-apocalittico; un Vincent Price in una delle sue più celebri interpretazioni di sempre.

    https://www.youtube.com/watch?v=oCmmiSeZxAM

    #13 Dal tramonto all’alba

    Per quanto il film non rientri propriamente nel vampiresco, il colpo di scena alla base della sua storia è notevole, oltre che tipico delle tematiche del cinema di genere. Da non perdere per l’indimenticabile icona rappresentata da Salma Hayen (Santanico Pandemonium, un dampiro – figlio di un vampiro e di una donna – secondo il folklore rom).

    #14 Blade

    Uno dei migliori film di vampiri di sempre, incentrato più sull’azione che su altro ma – forse soprattutto per questo – perfettamente quadrato nel suo concepimento. Uscì a fine anni novanta con un buon feedback di pubblico e critica, ed è da riconsiderare ancora oggi nella cinematografia migliore di sempre.

    #15 Miriam si sveglia a mezzanotte

    Un poco noto e meraviglioso film sui vampiri ricco di special guest musicali (da David Bowie ai Bauhaus), in cui il Duca Bianco propone un’interpretazione davvero notevole del proprio personaggio. In questa sede il vampiro diventa una sorta di edonista decadente, circondato da amanti effimeri e perennemente a caccia di prede usando la propria sensualità come arma. Recensione qui

    #16 Le notti di Salem

    Un classico del genere vampiresco anni ottanta, concepito originariamente dalla penna di Stephen King. Sebbene la storia sia interessante il film rende solo in parte, e rimane come visione al limite suggestiva.

  • I blogger cercano visualizzazioni: facciamo pace con questa idea

    I blogger cercano visualizzazioni: facciamo pace con questa idea

    Leggo moltissime critiche sullla famigerata blogosfera ed il suo modo di produrre informazioni infime, di bassa qualità, dove una “fonte” è semplicemente un link che sarà utile alla SEO altrui e dove basta scrivere titoli smezzati, morbosi o attrattivi per fare click baiting.

    I blogger hanno rovinato il mondo (e non solo quello dell’informazione), basandola troppo spesso sul pettegolezzo, sulla voce non confermata, sulla citazione ad muzzum, sul gossip, nei casi più eclatanti sul leak (pubblicando documenti riservati degli stati, indiscrezioni, foto intime di VIP, e via dicendo). Questo apparentemente avrebbe dovuto mostrare al mondo che i blogger siano espressione del popolo oppresso che si ribella alla tirannide dei “potenti” o dei “poteri forti”: nulla di più sbagliato.

    Spesso si accusano i blog di aver rovinato un po’ tutto: di aver rovinato il mondo del cinema, ad esempio, con recensioni autoreferenziali che lasciano il tempo che trovano. Di aver fatto anche peggio nel mondo musicale, infarcendo le recensioni di paroloni inutili che poco o nulla fanno (o faranno, o facevano) capire sulle intenzioni dell’artista. Di aver letteralmente smembrato il mondo e, come racconta Ryan Holiday nel suo meraviglioso libro Credimi! Sono un bugiardo!, di essere addirittura arrivati a raccontare una realtà inventata, inesistente, immaginaria, bizzarra (e creduta vera dai più!), pur di generare visualizzazioni o page-views. Il tutto, ovviamente, aggredendo il lettore con titoli altisonanti, addirittura creando interi siti di informazioni inventate (i siti di bufale che ormai conosciamo tutti). Ma non voglio dilungarmi su questo, oggi.

    Bisogna imparare ad accettare i blog per quello che sono, secondo me: esistono blog di qualità e blog cattivi, esattamente come esistono ingegneri competenti e gente che ha scippato la laurea mentre il presidente di commissione era distratto. La qualità paga sempre, anche sul web e anche se Google ed i social (ancora) con le proprie dinamiche un po’ selvaggie non se ne sono accorti. Il concetto è molto semplice, in realtà: ogni blog per sopravvivere a se stesso (alle pressioni economiche nonchè a quelle di amici e conoscenti che invitano i vari blogger, con cadenza quasi giornaliera, a “trovarsi un lavoro vero”) deve necessariamente fare visualizzazioni: senza quelle, senza nessuno che ti legga, non esisti. Saresti un soliloquio umano, un solitario masturbatore della tastiera, un eretico dal pensiero sovversivo che pero’ non si caga neanche tua zia. Triste, ma realistico.

    Se non sfruttassero qualche tecnica anche borderline per fare visite, semplicemente non avremmo ragione di parlarne: secondo alcuni sarebbe un mondo migliore, se non fosse che quegli stessi blog, in molti casi, sono la fonte (vedi sopra) di notizie che poi leggiamo nelle testate serie dei giornali. Per cui a qualcosa servono, anche solo per soddisfare la fame di conoscenza e di lettura (o visualizzazione che dir si voglia) del pubblico. Della “ggente“, se preferite. In questa accezione “il popolo del web” di cui spesso si sparla fondamentalmente non esiste, se non come idea astratta e indefinita di ciò che non è mai stato (internet come strumenti anti-oppressivo, per intenderci: almeno non da queste parti, visto il dilagare di populismo sui social e non, per dire, di contenuti troppo culturali).

    Facciamo pace una volta per tutte con questa idea: devono fare visite, esattamente come un qualsiasi professionista che abbia bisogno di qualcuno che gli commissioni dei lavori, cercano lo scoop a tema, pubblicano tanto di inutile, sono vincolati agli analytics per gli argomenti da trattare, fa parte del loro lavoro (con tutte le accezioni del caso, è un lavoro, amisci).

    Per inciso, molti blogger sono a busta paga presso famose aziende, molti altri dipendono da programmi di affiliazione (li pagano in base ai click, ma soprattutto agli acquisti, che fate attraverso i loro siti) spesso troppo tirchi. In entrambi i casi voialtri lettori non ne saprete mai nulla, e questo nonostante ci sia gente come me che prova a spiegarvelo.

    Il blogger dipende dal click perchè è il web, per come è nato e per come sta diventando, ad imporre questa regoletta. O no?

  • Il fallimento di FTX ci rende ancora meno fiduciosi nei giovani startupper

    Il fallimento di FTX ci rende ancora meno fiduciosi nei giovani startupper

    L’exchange di criptovaluta FTX è andato in bancarotta letteralmente da un giorno all’altro, lasciando migliaia di investitori nel dubbio e nell’attesa, difficilmente soddisfacibile, di riavere indietro i soldi investiti. Un giorno nella gloria, il giorno dopo non sei più nessuno: se dovessimo riassumere il senso di questa storia in estrema sintesi, la frase da utilizzare potrebbe essere questa (da 32 miliardi di valutazione a nulla). Ed è altrettanto ironico – o tragicamente tale – che il CEO di FTX, società in fallimento, si chiami Samuel Bankman-Fried, dove quel bankman (uomo-di-banca, tradotto letteralmente) avrebbe dovuto (forse) opporsi al collasso della finanza tradizionale basata su dollari, speculazioni ed analisi di mercato, proponendo un mercato finanziario basato sulle criptovalute che, vale la pena ricordarlo, nascono come strumento di finanza decentralizzata alternativa, almeno inizialmente non di natura speculativa.

    Un’analisi che guida molti esperti, spesso presunti tali, nel comprendere ciò che davvero è successo – nel dettaglio sembra plausibile che nessuno lo saprà mai – tanto peggio se poi orde di giornalisti (affamati di click per le rispettive testate) fanno il riassunto del riassunto dell’analista amico dello zio, uno bravissimo col computer s’intende, ponendo le basi per la concretizzazione di un perverso relativismo interpretativo a cui, alla fine siamo abituati: lo stesso storytelling che se da un lato ammette una guerra, una aggressione, una pandemia, un fallimento di un exchange, ammette la possibilità che a qualcuno piaccia leggere le cose in modo diverso, parlando rispettivamente di reazione da uomini duri, “se l’è cercata”, solo un’influenza, fallimento totale delle criptovalute. Assolutizzare l’informazione – come se non esistessero vie di mezzo, e come se la realtà fosse esattamente come la scriviamo e la leggiamo, nel 100% dei casi – è un’altra caratteristica perversa del mondo basato sulla comunicazione spicciola in cui viviamo.

    La cultura negazionista, di per sè, si arroga spesso il diritto di proporre riletture della realtà, provando a ribaltare le cronache, polverizzando e rendendo nulla ciò che Lacan distingueva tra il e l’immagine del sè: due cose ben diverse, per cui se uno nega che ci sia stata una crisi significa che quella crisi potrebbe non esserci stata, e ti verrà addirittura il dubbio che le vittime della crisi in questione nemmeno esistano. Queste chiavi di lettura perverse strizzano l’occhio di continuo al darwinismo sociale, ormai sdoganato non solo dal pensiero reazionario, e sono chiavi di lettura altresì figlie della post verità (l’assunto secondo cui se la realtà non è accettabile possiamo arrogarci il diritto di riscriverla, anche a costo di negare la realtà). In questo scenario sguazzano, spesso e volentieri, ulteriori imprenditori 2.0 o 3.0 o addirittura oltre, pronti a svelarsi al popolo del web come detentori della Verità, spesso sono negazionisti di qualcosa (e questa cosa ne esalta l’aspetto innovatore o presunto tale, bene o male purchè se ne parli), ed è come se – ancora una volta – bastasse convincersi di qualcosa perchè si avveri (pensiero magico puro, se vogliamo).

    Post verità che non è mai stata parte delle 77 (o quasi) regole di internet, ed appare molto improbabile che siano state causate da internet. Sono state, semmai, più probabilmente causate dallo stesso sentiment (come piace dire oggi) che guidò il disastro di Wall Street del 2006, quando Lehman Brothers dichiara bancarotta sconvolgendo i mercati e provocando sostanziali problemi economici a tanti investitori finiti senza casa e senza lavoro, il tutto a causa di una asimmetria informativa, secondo molte teorie economiche, per cui chi ci guadagnò lo fece perchè ne sapeva più degli altri. La crisi delle criptovalute di cui si parla freneticamente per FTX non è (solo) una crisi delle criptovalute, come la stampa liberal si affretta a concludere: è una crisi del concetto stesso di speculazione, del vivere una vita senza certezze non deprimendosi, non sia mai, bensì esaltandosi finchè dura. La stessa stampa che demonizza tecnologie e criptovalute (che, lo ricordiamo perchè nessuno lo sta facendo, non nascono come strumenti di speculazione, i wallet in loco rimangono più sicuri del fidarsi dell’ennesimo startupparo con sede nell’ennesimo paradiso fiscale e, in definitiva, non sono la Causa Finale ma anch’esse colpite in negativo da situazioni del genere), demonizza del resto marketizzando gli investimenti tradizionali “tutelati”, almeno sulla carta, dalle banche. Nulla di che stupirsi se pensiamo che tra gli sponsor dei giornali online figuano spessissimo banche, alla fine. Da un lato, pertanto, ci viene di fidarci sempre meno di giovani startupper che dicono di avere soldi, di averne fatti e di voler filantropicamente aiutare altri ad averne. Dall’altro non ci fidiamo nemmeno di come ci raccontano queste storie, in cui emerge un filo di tecnofobia per cui, alla fine dei conti, la “colpa” è dei computer e tanto vale tornare al baratto ed al denaro contante, signora mia.

    Non solo: il fallimento di FTX ci rende molto meno fiduciosi dei giovani startupper da un lato (e questo non aiuta la diffusione sana delle tecnologie stesse in genre), ma è anche in parte la concretizzazione dell’era filo-negazionista in cui viviamo, dove chiunque può dire ciò che vuole e non solo, può anche costruirsi un fedele seguito di adepti. Del resto esiste una ipotesi di complotto su qualsiasi cosa e, ne siamo abbastanza certi, qualcuno avrà da ridire su ciò che realmente è successo. Ma reale rispetto a cosa, in che rapporto con ciò che vediamo la mattina quando ci svegliamo e fissiamo per qualche istante il soffitto, forse? O magari in ciò che mostrano internet e la vituperata TV? Difficile rispondere. Quando Lacan distinse tra i livelli del Reale, Immaginario e Simbolico, del resto, spiegò a più riprese come le tre dimensioni fossero legate e modellizzabili come tre anelli intrecciati, tre link (in gergo matematico) tra di loro incatenati: se uno dei tre si scollega, viene meno l’inconscio, si sconfina nella psicosi. La definizione del Reale venne pero’ lasciata nel dubbio, rimase più indefinibile e venne riscritta varie volte negli anni, forse non a caso: il reale è sempre difficile da definire, e l’ossessione per trovare una chiave di lettura gradevole per ognuno finisce spesso per stravolgere i fatti. Che sono che l’ennesima società speculativa è fallita a danno degli investitori, questi sono i fatti, e forse non è così importante (s)parlare di criptovalute perchè, alla fine, potevano essere qualsiasi altra cosa.

    Immagine di copertina: Jp Valery on Unsplash – Immagine dentro l’articolo: Samuel Bankman-Fried losing some money in the market, StarryAI