Perchè fare screenshot a quello che dicono gli altri sui social – Non andrebbe mai fatto – Non ha senso ed è profondamente ingiusto – Non c’è giusta causa che possa giustificare la screenshot agli altri – Anche se alcuni mi avevano quasi convinto che fosse così – E non è così – No, davvero – Nemmeno se si tratta di cose spregevoli scritte da qualcuno – Dirà qualcuno: “eh ma così li inchiodi” – verba volant, scripta manent – ah ma sai pure il latino, bravo, quanto avevi al liceo – più o meno sei – la prof era una stronza – peccato non aver potuto farle le screenshot quando mi ha detto ” te proprio nun c’arivi” – sarebbe stato bello da portare nel mio tribunale mentale – e processarla – ma scusa non eri bravo in latino – in realtà no, ed ero pure innamorato della prof – e questo non aiutava le mie prestazioni – quel sei fu deciso con voto di consiglio, pare.
Le screenshot alla gente sono una cosa orribile, perchè partono dal presupposto che tu debba fare lo sceriffo moralizzatore dei social – se uno scrive roba razzista o misogina o spregevole è opportuno fare screenshot così se lo cancella possiamo sottolineare quanto sia un vigliacco – ma allora facciamo pure le foto alle risse per strada, per coerenza – o no?
Del resto il mio analista direbbe che sì, il mondo sarà anche pieno di stronzi – oddio, forse “stronzi” non lo direbbe – dicevamo, sarà anche vecchio, cattivo e ostile come un boomer che pensa ai laserdisc e odia lo SPID – ma in fondo conta solo quello che possiamo controllare – come viviamo il nostro mondo interiore.
Sono contrario alle screenshot ai nostri contatti sui social in assoluto, e non credo debba esserci eccezione in merito, per me è un fatto diciamo ideologico, sono convinto che sia un tipo di comportamento che ti definisce per come sei e a volte pure per come non sei, i comportamenti ti caratterizzano anche se non vuoi, e fare le screenshot agli altri per rinfacciargli di aver scritto cose su cui potrebbero (a volte in modo legittimo altre no) aver cambiato idea. Fare screenshot è la negazione del diritto di cambiare idea, che non è detto che sia un diritto, dite? Le screenshot a scopo di ripostare un contenuto e far vedere “guardate cosa aveva scritto sto coglione o sta cogliona”, “deridiamo”, “mandiamola alla gogna”, a volte lo meritava altre no, ma chi decida chi merita cosa, chi ha deciso questo stato di polizia giudiziaria arbitraria, ma soprattutto chi ha fatto le leggi che diciamo di voler rispettare?
La maggioranza di chi passa il tempo a fare screenshot alle cose che scrivono gli altri si autoqualifica come un piccolo dittatore del proprio Io, proteso a condannare gli altri e rinfacciargli cose, e dicendo non solo sei un coglione a scrivere certe cose, devo umiliarti in pubblico e toglierti ogni dignità, facendoti pentire di far parte di un social. Nick Land anni fa aveva parlato di iperstizioni, che sono le profezie che si autoavverano che ci imponiamo nella vita, nell’ideologia, nel social e nella politica, il che vuol dire: se passi la vita a pensare che sarai per sempre un miserabile, che c’è qualcuno che ti controlla o che ci siano gli squali nei succhi di frutta – succederà davvero, nella peggiore delle ipotesi, te ne convincerai lo stesso nella migliore. Nel frattempo la vita ti sarà passata davanti e ti sarà capitato proprio quello di cui avevi paura. Se non ti dovesse capitare nulla, dirai comunque che non ti fidi, che a te non la danno a bere, che c’è qualcosa in agguato. Il potere della mente è straordinario.
Una volta ho scoperto per caso che un account sconosciuto aveva fatto una screenshot di una cosa che avevo scritto sui social: conteneva un refuso, ed era quella la colpa che dovevo espiare. Ti screenshotto, che significa ti appendo, ti attacco per le palle alle tue responsabilità di ignorante, ammesso che tu le abbia mai avute, le palle, piccolo presuntuoso essere che hai osato scrivere una cosa sui social ed esprimere un parere diverso dal mio. Non hai scampo: ti screenshotto, sento di agire d’astuzia nel farlo. Nego il tuo diritto di correggere il tuo scritto e di dire che hey, quella era una stronzata che avevo scritto per provare a posizionarla su Google. Se hai fatto screenshot evidentemente sono riuscito a fare qualcosa di significativo, e forse ti ha dato fastidio.
Ecco, tanta gente fa le screenshot sui social. Ad esempio Luca___69. Non se ne perde una, Luca___69: vede una cosa che non apprezza e clic, fa una screenshot, e tutte quelle che salva vanno a finire in una cartella di immagini del suo telefono. Quando trova affermazioni di altri utenti che trova irritanti o non condivide oha intenzione di sbeffeggiare davanti alla propria cerchia di amici, clic, fa una screenshot. Lo fa per evitare interazioni dirette con chi desidera criticare, perchè non vuole avere nulla a che fare con quello che non condivide (ha qualcosa in comune con le dittature, in questo) o perchè non vuole regalare visibilità a quegli account. Gli fa anche un favore, capito?
Che stronzo! Ma che sta dicendo, questa qui? Clic, fai una screenshot. Lo facciamo quasi tutti, alla fine. È un gesto che dopo un po’ viene meccanico. Si screenshotta di tutto, senza pensare. Sul cellulare basta premere i due tasti laterali. Clic. E vanno a finire in una cartella di immagini del tuo telefono. La screenshot è un modo per fotografare un istante, tipo uno scatto di un momento irripetibile – in un certo senso è proprio come una foto.
Ci sono screenshoter sui social di vario tipo: una buona metà è buona fede, lo fa agendo per una causa giusta e perché in fondo è giusto screenshottare gli stronzi. Giusto per fargli capire che non sono stronzi, ma sono iper-stronzi, super mega stronzi, iper super mega tera stronzi, e poi ‘fanculo, speriamo che muoiano presto. Anzi, speriamo che muoiano, ma solo perchè così andremo a fare una bella screenshot al loro funerale.
Fotografi quella volta che sei andato all’Ice Bar con la collega a cui vai dietro inutilmente da sette anni, fai una foto alla tua famiglia con cui in effetti non vai più d’accordo, ne fai una ai tuoi amici anche se avete fatto una rimpatriata puramente formale e non vi considerate da dodici anni. Fotografi quell’attore famoso che hai incontrato per strada e che è stato così gentile da concederti uno scatto assieme, anche se in realtà probabilmente gli hai rotto le palle. La screenshot è simile a una fotografia molesta nel mondo dei social, perchè anch’essa viene fatta senza consenso altrui. Immaginate di fare foto alla gente che trovate ridicola per strada, senza il loro consenso. La screenshot è uguale, ma te le fanno quando scrivi cose che gli altri non condividono e tanto basta. Anni fa ad esempio ero fidanzato con una ragazza con cui andavamo d’accordo e c’era grande intesa. Aveva il difetto di non perdonarmi nulla e non amava entrare nei particolari delle accuse. Me lo ricordo bene, cosa mi hai detto domenica scorsa. Vorresti dire che sono scema? Quel giorno un cane provò ad attaccarci e ti sei scansato, in questo modo mi avrebbe morso e sarei morta. Secondo me questa donna oggi fa un sacco di screenshot sui social.
Perchè in fondo i social sono ancora i nostri giocattoli. Perchè fare screenshot è un modo per inchiodare il prossimo alle proprie responsabilità. Grazie, sceriffo, per aver riportato La Legge (TM) sui social. Ma sì, ergiamoci al di sopra della massa, sentendo che Nietzsche sarebbe orgoglioso di noi – anche se non lo abbiamo mai letto in vita nostra.
Del resto c’è gente che veramente non si regola, e usa i social per pubblicare bestialità. Cose che non vanno bannate e basta: vanno esposte in pubblica piazza, messe alla berlina. Servono a schernire, distruggere, umiliare, annichilire il prossimo.
Screenshottare è una cosa di sinistra, secondo alcuni, perchè serve a inchiodare i prepotenti, i bulli e quelli che non pagano le tasse e se ne vantano sui social. Ma è pure una cosa un po’ di destra, a pensarci, perchè fai le screenshot a chiunque osi non essere d’accordo con te.
Pubblicare la screenshot di un utente è una prassi consolidata sui social per evitare di chiamare in causa direttamente la persona in questione, soprattutto se al centro di controversie o se – letteralmente – si trattasse di un cyberbullo assodato o di un criminale. Per chi non fosse pratico dei social, insomma, la screenshot serve a non chiamare direttamente in causa un utente che si desidera criticare, ed è un modo per fare anche un po’ i pettegoli alle spalle degli altri.
Ogni screenshot è un selfie col dittatore che alberga dentro di noi.
- Ti screenshotto, così se dovessi cambiare il contenuto del post con la screenshot ti posso stanare. “Visto che vigliacco? Ha modificato il post, meno male che l’avevo salvato in una screenshot e glielo sbatto nel muso“. Grazie, sceriffo, l’intero reparto di polizia social è orgoglioso di lei – Ma io ho fatto solo il mio lavoro, signor questore digitale.
- Ti screenshotto, così poi posso inviare qualcosa al mio avvocato e possiamo esaltarci a vicenda pensando che faremo causa a questo maledetto.
- Ti screenshotto, così ti posso blastare.
- Ti screenshotto, perchè non sei come me.
- Ti screenshotto, perchè ho la sindrome del debunker incallito con tendenza al ratiosuprematismo.
- Ti screenshotto, e tu non puoi farci un cazzo.
- Ti screenshotto, senza capire che sto dando un feedback alle persone per fossilizzarsi nelle proprie idee e radicalizzarsi ancora di più.
- Ti screenshotto, ti appendo per le palle, figlio di puttana, ti inchiodo alle tue responsabilità, ammesso che tu le abbia mai avute, le palle, piccolo insignificante essere, che hai osato contraddirmi, esprimendo un parere diverso dal mio. Non hai scampo: ti screenshotto, sento di agire d’astuzia nel farlo. Perchè io so come premere due bottoni sul cellulare, l’informatica la conosco bene, avevo comprato i primi laser disc, anche se poi ho difficoltà pure con lo SPID, a volte. Mi sento bene a negarti il diritto di cambiare idea o di dire che hei, guarda che era una cazzata che avevo scritto tredici anni fa.
Per alcuni è giusto screenshottare gli hate speech. Sarebbe anche giusto, se non fosse che la definizione di “discorso d’odio” è in pasto al soggettivismo molecolare che alberga sui social, per cui fa riferimento ad un principio che non è assoluto e che quindi tende ad invalidarsi. Secondo una caustica definizione dell’Urban Dictionary, del resto, un hate speech è equivalente all’avere una opinione diversa da qualcun altro.
“è proprio uno stronzo”, “hai ragione”, “sei un mito”, “applausi”, “ingravidami”.
Fin quando poi non fanno una screenshot a qualcosa che avevamo orgogliosamente scritto noi, e a quel punto.
Ingegnere per passione, consulente per necessità; ho creato Lipercubo.it. – Mastodon