RIDERE_ (65 articoli)

Recensioni dei migliori film commedia usciti al cinema e per il mercato home video.

  • Come può uno scoglio arginare il mare? Una riflessione materialistica

    Come può uno scoglio arginare il mare? Una riflessione materialistica

    La metafora dello scoglio che argina il mare evoca una riflessione profonda sulla natura dell’uomo e sulla sua capacità di resistere alle forze inarrestabili e travolgenti della vita. Lo scoglio rappresenta la solidità, la stabilità e la resistenza, mentre il mare simboleggia le sfide, le difficoltà e le avversità che affrontiamo nel corso della nostra esistenza. In questo contesto, la domanda diventa: come può uno scoglio, con la sua durezza e la sua staticità, riuscire a contenere e a fronteggiare la potenza incontenibile del mare?

    Questa riflessione può essere interpretata in diversi modi: in primis, potremmo considerare lo scoglio come una metafora della nostra forza interiore, della nostra determinazione e della nostra capacità di resistere alle tempeste della vita. Anche di fronte alle avversità più grandi, possiamo trovare dentro di noi la risolutezza e la fermezza necessarie per affrontarle e superarle. Allo stesso tempo, potremmo interpretare lo scoglio come un simbolo della saggezza e della consapevolezza di sé. Quando sviluppiamo una solida base interiore, basata sulla conoscenza di noi stessi e sulla comprensione del mondo che ci circonda, diventiamo come uno scoglio che non viene facilmente scosso dalle onde impetuose del destino.

    Tuttavia, è importante anche riconoscere che, nonostante la resistenza dello scoglio, il mare continua a esercitare la sua forza. Questo ci ricorda che, anche se possiamo essere forti e determinati, non siamo immuni alle sfide e alle difficoltà della vita. Dobbiamo imparare a trovare un equilibrio tra la nostra resistenza e la nostra capacità di adattamento, per affrontare le onde con resilienza e flessibilità. In definitiva, la metafora dello scoglio che argina il mare ci invita a riflettere sulla nostra natura umana, sulla nostra capacità di resistere e di adattarci alle sfide della vita, e sulla nostra ricerca di equilibrio e saggezza nel percorso verso la realizzazione personale.

    Al tempo stesso, lo scoglio che non può arginare il mare è un modo per idealizzare la prioritarizzazione dei nostri sentimenti, il fatto che ci sentiamo in balia di invaghimenti vari, di passioni non corrisposte perchè “sentiamo” che le vogliamo, e che questa cosa in fin dei conti ci de-responsabilizza.

    In questo scenario, l’immagine dello scoglio che non può arginare il mare diventa una metafora della nostra natura umana vulnerabile e dell’incessante flusso delle nostre passioni e desideri. È come se fossimo destinati a essere travolti dalle correnti tumultuose delle nostre emozioni, senza alcuna possibilità di resistenza o controllo.

    Nel contesto dell’idealizzazione dei sentimenti, ci troviamo di fronte alla consapevolezza che le nostre passioni possono facilmente prendere il sopravvento, portandoci in luoghi e situazioni che sfuggono al nostro controllo razionale. Ciò può indurci a rinunciare alla responsabilità delle nostre azioni, attribuendo il nostro comportamento impulsivo e irrazionale alla forza inarrestabile delle nostre emozioni.

    Questo processo può essere analizzato attraverso il prisma della teoria dell’accelerazionismo, dove l’accentuazione delle forze emotive e irrazionali può portare a un’accelerazione delle dinamiche sociali e individuali. In questo contesto, ci troviamo immersi in un vortice di desideri insaziabili e passioni senza fine, che ci spingono sempre più in profondità nell’abisso delle nostre pulsioni più oscure.

    Tuttavia, questa perdita di controllo non deve necessariamente essere vista come una forma di de-responsabilizzazione. Piuttosto, può essere interpretata come una manifestazione della nostra natura umana complessa e contraddittoria, in cui il desiderio e la razionalità si intrecciano in modi imprevedibili e incontrollabili.

    In ultima analisi, l’immagine dello scoglio che non può arginare il mare ci invita a riflettere sulla fragilità e sulla vulnerabilità della condizione umana, e sulla necessità di trovare un equilibrio tra le nostre passioni più profonde e il nostro desiderio di responsabilità e autocontrollo.

    Come può uno scoglionato arginare il mare?

    Riflettendo sul concetto di uno scoglionato che argina il mare, emergono interessanti considerazioni sulla natura umana e sulle sue interazioni con le forze del destino. L’immagine di uno scoglionato che cerca di arginare il mare suggerisce una sorta di apatia o mancanza di volontà nel confrontarsi con le sfide e le avversità della vita.

    Nel contesto di una riflessione filosofica, potremmo interpretare questa situazione come una rappresentazione dell’inerzia umana di fronte alle forze travolgenti della vita. L’essere umano, pur dotato di potenziale e risorse, può talvolta ritrovarsi in uno stato di indifferenza o passività di fronte alle difficoltà che lo circondano.

    Questa prospettiva solleva domande importanti sulla natura della motivazione umana e sulla ricerca di significato nell’esistenza. Cosa spinge uno scoglionato a tentare di arginare il mare, se non c’è la volontà o la determinazione di farlo? E quali implicazioni ha questa mancanza di impegno nel perseguire i propri obiettivi e affrontare le sfide della vita?

    In un mondo dominato dalla tecnologia e dalla complessità sociale, la tentazione di abbracciare lo scoglionamento può essere particolarmente forte. La facilità con cui possiamo distogliere lo sguardo dalle difficoltà e dalle responsabilità può condurci verso una sorta di stasi emotiva e intellettuale, dove ci rassegniamo alla nostra impotenza di fronte alle correnti che ci circondano.

    Tuttavia, è importante riconoscere che anche uno scoglionato può avere un impatto sul mare, anche se in modo indiretto o involontario. Le nostre azioni, o la mancanza di esse, possono comunque contribuire alla configurazione del nostro ambiente e influenzare il corso degli eventi.

    In definitiva, la riflessione su come uno scoglionato possa arginare il mare ci invita a esplorare le sfumature della volontà umana e della motivazione, e a confrontarci con le implicazioni della nostra apatia o passività di fronte alle sfide e alle opportunità che ci circondano.

  • Non sapevo cosa cazzo regalarti: 10 idee regalo per tutte le età

    Non sapevo cosa cazzo regalarti: 10 idee regalo per tutte le età

    Se ti sei mai trovato a dire “non sapevo cosa regalarti”, non sei solo! Trovare il regalo perfetto può essere una sfida, specialmente quando non si sa da dove cominciare. Che si tratti di un compleanno, un anniversario o una festività speciale, scegliere il regalo giusto è fondamentale per esprimere affetto e attenzione. In questa guida, esploreremo alcune idee regalo originali e personalizzate che renderanno più facile il processo decisionale e ti aiuteranno a sorprendere chiunque, anche quando non hai la minima idea di cosa regalare.

    Continua a leggere per scoprire come evitare il classico “non sapevo cosa cazzo regalarti” e fare una scelta che colpirà nel segno!

    Ecco alcune idee regalo, suddivise per categorie, che potrebbero ispirarti.

    1. Regali Personalizzati

    • Oggetti incisi: Una penna, un portachiavi, o una scatola in legno personalizzati con il nome o una data speciale.
    • Foto in cornice: Una foto stampata di un momento speciale, magari in una cornice elegante o moderna.
    • Mappa stellare: Una mappa che mostra come erano disposte le stelle in un momento particolare, come una data significativa (ad esempio una nascita o un anniversario).

    2. Regali Esperienziali

    • Weekend fuori città: Un soggiorno in una città o in un borgo che non hanno mai visitato.
    • Lezione privata: Una lezione di cucina, fotografia, ballo o un’altra attività che potrebbe piacere alla persona.
    • Abbonamento a un’esperienza: Come un abbonamento mensile a una piattaforma di streaming, una palestra o uno studio di yoga.

    3. Regali per Amanti della Tecnologia

    • Smart speaker: Un dispositivo come Amazon Echo o Google Nest, che permette di ascoltare musica e interagire con assistenti virtuali.
    • Accessori tecnologici: Come cuffie wireless, caricabatterie portatile, o supporti per smartphone.
    • Smartwatch o fitness tracker: Per chi ama tenersi in forma o ama avere sotto controllo le proprie attività quotidiane.

    4. Regali per Gli Amanti della Lettura

    • Libri: Un libro che pensi possa appassionarli, magari un bestseller recente o un classico che non hanno mai letto.
    • Abbonamento a una rivista: Un’idea originale, come una rivista di arte, cucina, viaggi o design.
    • E-reader: Per chi ama leggere, ma preferisce farlo su un dispositivo comodo e portatile.

    5. Regali Creativi

    • Kit fai da te: Come un kit per la creazione di candele, gioielli, o pittura.
    • Agenda o planner: Elegante e funzionale per organizzare l’anno, magari con copertina personalizzata.
    • Puzzle 3D o rompicapo: Un gioco che stimola la mente, perfetto per chi ama le sfide.

    6. Regali per il Benessere

    • Set di prodotti per la cura della pelle: Creme, maschere e lozioni di alta qualità.
    • Candele profumate: Con fragranze rilassanti come lavanda o vaniglia.
    • Kit da bagno: Con sali da bagno, oli essenziali e asciugamani morbidi.

    7. Regali Gourmet

    • Cesti regalo con prelibatezze: Un assortimento di cioccolato, vini, formaggi o prodotti locali.
    • Esperienza gastronomica: Un pranzo o una cena in un ristorante esclusivo o in una cantina.
    • Set da tè o caffè: Con una selezione di tè particolari o caffè di alta qualità.

    Che ne dici, si può fare?

  • Gattopardismo!

    Gattopardismo!

    Il Gattopardo: storia, sinossi, sintesi, significato

    “Il Gattopardo” è un romanzo scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa e pubblicato postum. È una delle opere più importanti della letteratura italiana del XX secolo ed è considerato un classico della narrativa storica.

    Anno di pubblicazione: 1958.

    Sinossi: Il romanzo è ambientato in Sicilia durante il periodo delle Guerre Risorgimentali, nel 1860. Narra la storia della decadenza della famiglia nobiliare dei Salina, guidata dal principe Don Fabrizio. La trama segue i cambiamenti sociali e politici che si verificano in Italia durante quel periodo, inclusa l’unificazione italiana. Il protagonista, il principe Don Fabrizio, è costretto a confrontarsi con il declino del suo ceto sociale, la perdita del potere e dell’influenza, e la trasformazione del paesaggio politico e sociale.

    Gattopardo e gattopardismo: significato metaforico

    Significato metaforico: “Il Gattopardo” è spesso interpretato come una metafora della trasformazione e dell’evoluzione sociale in Italia durante l’unificazione. Il titolo stesso del romanzo si riferisce al “gattopardo”, ovvero il leopardo, che rappresenta la famiglia nobiliare dei Salina. L’immagine del gattopardo riflette l’idea che, per sopravvivere in un mondo in cambiamento, è necessario adattarsi e trasformarsi, proprio come un gattopardo cambia il suo mantello per sopravvivere nel suo ambiente.

    Il personaggio del principe Don Fabrizio rappresenta la vecchia nobiltà, la quale deve affrontare la realtà del suo declino sociale e politico. La famosa citazione “Tutto deve cambiare affinché tutto possa rimanere come prima” sintetizza l’idea che, nonostante le apparenze di cambiamento, alcune cose fondamentali rimangono immutate. Questa frase riflette anche il tentativo di adattamento della nobiltà all’evoluzione politica senza perdere completamente la propria identità e privilegi. Inoltre,il romanzo affronta temi come il passaggio del tempo, la nostalgia, la perdita e la transitorietà della vita. La vicenda dei Salina diventa una metafora di un’intera epoca che sta lentamente scomparendo, e il romanzo cattura in modo suggestivo l’atmosfera di cambiamento e incertezza che accompagnò l’unificazione italiana.

    “Il Gattopardo” può pertanto essere interpretato come un’affermazione sulla natura ciclica della storia e sulla necessità di accettare il cambiamento inevitabile, pur preservando l’essenza della propria identità.

    Il film di Luchino Visconti

    “Il Gattopardo” è la trasposizione cinematografica  del 1963 del romanzo: un film diretto da Luchino Visconti basato sull’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La pellicola è ambientata in Sicilia durante il Risorgimento italiano e narra la storia della caduta della nobiltà feudale e dell’ascesa della borghesia.

    Regia: Luchino Visconti

    Interpreti principali:

    • Burt Lancaster nel ruolo del Principe Don Fabrizio Salina
    • Claudia Cardinale nel ruolo di Angelica Sedara
    • Alain Delon nel ruolo di Tancredi Falconeri

    Recensione: Il film è stato ampiamente lodato per la sua bellezza visiva, la profondità dei personaggi e la rappresentazione accurata dell’epoca. La regia di Visconti è considerata magistrale, così come le interpretazioni degli attori principali. È spesso celebrato per la sua cinematografia sontuosa e per il modo in cui cattura l’atmosfera e i dettagli storici dell’epoca.

    Trama: Il film segue il Principe Don Fabrizio Salina, capo di una famiglia aristocratica in declino, mentre naviga attraverso i cambiamenti politici e sociali del Risorgimento italiano. Il nipote del principe, Tancredi, si unisce ai rivoluzionari, mentre Don Fabrizio cerca di preservare il suo status e le tradizioni familiari durante un periodo di trasformazione tumultuosa.

    Note di produzione e curiosità:

    • Il film ha vinto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 1963.
    • È stato girato in varie location in Sicilia, tra cui il Castello di Donnafugata.
    • La colonna sonora è stata composta da Nino Rota, noto per le sue collaborazioni con registi come Visconti e Fellini.

    Significato del film: “Il Gattopardo” affronta temi universali come il cambiamento sociale, la decadenza della nobiltà, la politica e l’amore. Il personaggio del Principe Salina rappresenta la vecchia classe aristocratica che sta perdendo potere mentre il mondo intorno a lui cambia. Il film esplora la natura effimera del potere e la necessità di adattarsi ai cambiamenti per sopravvivere. Il titolo stesso, traducibile in “Il Leopardo”, fa riferimento alla natura camaleontica del protagonista, che deve adattarsi al cambiamento pur rimanendo fedele a se stesso.

     

  • Speciale Griffin: satira modello Borat e altre storie

    Speciale Griffin: satira modello Borat e altre storie

    I Griffin (Family Guy) sono una delle serie più celebri a livello mondiale e più amate dai fan; le loro citazioni cinematografiche sono frequentissime, ed è anche per questo che non hanno faticato ad entrare nella cultura pop. Ma come è nata questa serie e come si è evoluta?

    Le origini: Larry & Steve

    Nella prima versione di Peter e Brian (all’epoca Larry & Steve) la coppia cane/padrone si presentava in questi termini decisamente diversi, e solo su spinta della Fox i due personaggi sarebbero diventati quelli che i fan conoscono.


    Fair use, Link

    L’episodio pilota di Larry & Steve fu ideato da Seth MacFarlane e venne prodotto da Hanna & Barbera, caratterizzato da tipiche situazioni slapstick e privo, almeno in prima istanza, delle istanze satirico-demenziali che poi diventarono un marchio di fabbrica dei Griffin. L’episodio fu finanziato inizialmente con 50.000 dollari, molto poco se si pensa che di solito gli investimenti per una serie sono di almeno tre ordini di grandezza superiori.

    Griffin vs Monty Python

    Istanze demenziali che sembran derivare almeno in parte dal feeling dei Monty Python, con le medesime sceneggiature basate sul paradosso, sul flashback scollegato dalla trama, su elementi parodistici e sull’esagerazione. Quello che cambia, tuttavia, sembra essere lo spirito che anima le due creazioni: da un lato un’evoluzione dello humour inglese nella direzione suggerita dal teatro dell’assurdo di Ionesco, dall’altro la demenzialità di film come Hot shots! o Una pallottola spuntata che in seguito sarebbe diventata di natura politica e sociale.

    L’umorismo dei Griffin deve molto a quello dei Monty Python, che era quasi sempre colto, raffinato, spesso brutale e mai inintellegibile o fine a se stesso. Lo dimostrano questi frammenti di Flying Circus in cui parodizzano un film d’essai  e l’idea di deja-vu.

    https://www.instagram.com/p/B9Kmq96Io71/

    https://www.instagram.com/p/B9zo0s8I9Rz/

     

    Griffin vs Fritz the cat

    Non si tratta ovviamente del primo cartone per adulti a sfondo esplicitamente violento o sessuale: basterebbe ricordare anche solo Le nove vite di Fritz il gatto, per convincersene, il quale pero’ deriva dalla cultura beat e hippy anni 70, mentre i Griffin sembrano prendere spunto da ciò che fa ridere gli americani oggi (l’esempio più eclatante mi sembra ad esempio Borat: un comico criticato, amato o odiato senza mezzi termini).

    Griffin vs Simpson

    Si sono sprecati negli anni i parallelismi tra Griffin e Simpson, ad esempio, per quanto ognuna delle due serie presenti peculiarità che li rendono difficilmente paragonabili: ed un celebre mashup che mescola i personaggi di entrambi le serie di qualche tempo fa (l’episodio E alla fine si incontrano della tredicesima serie) rende omaggio proprio a questo aspetto.

    Questo è un altro esempio di contrapposizione modello Simpson in cui si satireggia sia il raffronto Peter – Homer che, soprattutto, la figura del belloccio George Clooney al quale si perdona qualsiasi cosa.

    https://www.instagram.com/p/B_fh1HvDqou/

    Che i Griffin siano una serie longeva, del resto, è confermato dal grande successo e popolarità che si sono ritagliati in questi anni, arrivando (a partire dalla prima serie del 1999) a ben 17 stagioni e la bellezza di 329 episodi ad oggi.

    Un altro frammento significativo è, a mio avviso, quello in cui si ironizza profeticamente su una pandemia.

    https://www.instagram.com/p/B-VD2nfDwMV/

    Lo slapstick dei Griffin

    Nei Griffin lo slapstick è comico quanto portato alla realtà, come è possibile notare da molte gag tipiche dei cartoni classici della Disney in cui la fisicità dei personaggi diventa organica – non più pupazzi animati bensì esseri umani che si sfracellano tuffandosi in un deposito di monete.

    In questo la presenza dello splatter a sorpresa, inserito cinicamente anche in contesti in cui non te lo aspetteresti, è una caratteristica tipica di molte gag dei Monty Python: ad esempio nella gag del Signor Creosoto, oppure quando il personaggio volante di Terry Gilliam viene abbattuto con un colpo di fucile.

    Peculiarità di Family Guy

    I Griffin, peraltro, sono molto abili a sceneggiare l’attualità e a ridicolizzarla, come nel frammento in cui Peter era “nella polizia di Instagram” per censurare i bikini bridges in voga, generalmente, d’estate.

    https://www.instagram.com/p/B-VEkpejimF/

    Credo che i Griffin siano una serie assolutamente innovativa e ricca di pregi ed originalità, per quanto sia dotata di una discontinuità di fondo: i primi episodi hanno ceduto il passo alla demenzialità fine a se stessa, soprattutto nelle ultime stagioni, in cui la trama è diventata poco più di un fatto incidentale. Ed in cui la parodia dell’action movie e della violenza insistita di certe pellicole evidenzia, già da sola, un paradosso.

    https://giphy.com/gifs/happens-some-domain-adOtLr5zfWHjW

    Non è raro che mi sia capitato di vedere episodi dei Griffin molto divertenti, alternati con puntate francamente difficili da seguire e, alla lunga, meno umoristiche di quanto si vorrebbe pensare.

    Family Guy Fart GIF - Find & Share on GIPHY

    L’amore per il cinema di questa serie

    Che gli autori dei Griffin amino il cinema è fuori discussione: moltissime trovate come quella della lotta eterna tra il pollo gigante e Peter sono tipicamente Pythoniane e, al tempo stesso, ironizzano sulla durata e la plausibilità delle scazzottate degli action movie USA, ridicolizzandoli e omaggiandoli al tempo stesso.

    Questa tendenza cinematografica è stata esaltata all’ennesima potenza in un costossissimo e folle episodio: quello in cui una storia banale come il licenziamento di Peter dalla fabbrica di birra viene virtualmente riletto da tre registi, tra i quali figura anche Quentin Tarantino. Un esercizio di stile in piena regola, insomma: l’episodio omaggia Kill Bill Vol.1 e Peter torna a vendicarsi del capo vestendosi, per l’occasione, non da Bruce Lee ma da clown di Mc Donald’s. E lo splatter, ovviamente presente, richiama quello del violentissimo epilogo nel ristorante, con la Sposa circondata dai feroci assassini.

    C’è poco da aggiungere, a riguardo: la puntata è un piccolo capolavoro della serie, un autentico spasso per qualsiasi cinefilo che, peraltro, assisterà alla stessa storia girata da Wes Anderson (con tanto di spocchia ottocentesca, voce fuori campo e lustrini) e naturalmente da Michael Bay, in cui Peter è un operaio muscoloso e sciupafemmine e tutto l’episodio è caratterizzato da personaggi muscolosi e situazioni tipiche di film anni novanta come Giorni contati.

    https://www.youtube.com/watch?v=3tGwD-0zDso

    Umorismo sopra le righe

    Sia Griffin che Monty Python, in certi passaggi, non riesci a coglierli: nei Griffin succede perchè quel tipo di umorismo si lascia, a mio avviso, travolgere dalla sua stessa foga, nella smania di mostrare cose sempre originali certi passaggi, semplicemente, sono non sense puro. Nei Pythons invece succede perchè facevano satira su personaggi dell’epoca, e sarebbe come se tra 30 anni provassimo a vedere le imitazioni di Fiorello senza conoscere gli originali a cui si riferisce. Col tempo, poi, ci si stanca e la serie perde mordente, è inevitabile – e fisiologico se vogliamo. Stesso problema che presentano buona parte degli episodi dei Griffin e gli ultimi del Flying Circus dei Monty Python, ad esempio, che non riescono più a sorprendere come prima (per quanto l’umorismo colto del quintetto inglese rimanga comunque una spanna superiore, a mio umile avviso, a qualsiasi trovata folle presente in Family Guy).

    Dead Family Guy GIF - Find & Share on GIPHY

    Creare momenti memorabili, del resto, nel bene o nel male non è una dote di chiunque, ma spesso non basta per scatenare la forza effettivamente comica di un episodio.

    Waving Family Guy GIF - Find & Share on GIPHY

    L’effetto collaterale è che molte delle gag dei Griffin – ed è l’unica sostanziale critica che mi sento di fare, ad oggi – fanno ridere esclusivamente di riflesso, ma in molti casi risultano poco comprensibili e quasi contorte nel loro incedere.

    Un umorismo dissacrante

    In genere, i Pythons erano attentissimi a scegliere i bersagli della propria satira, e provocando in modo borderline ed avendo l’astuzia di ricorrere alle meta-battute per sdrammatizzare. Un esempio che tutti conoscono è tratto dal Royal Episode 13, uno dei più popolari in assoluto dei comici nel quale si incentrano molti passaggi sul fatto che addirittura la regina d’Inghilterra debba guardare lo show. Dopo aver caricato i vari episodi, la parte finale vira su uno humour più macabro della media: nello sketch del becchino (Undertakers sketch, che non è non quello dei becchini che si rinchiudono nella bara a vicenda, bensì un altro con i soli Idle e Cleese), un figlio annuncia alle pompe funebri della madre appena scomparsa. Per tutta risposta, non solo gli viene suggerito di mangiarsela, ma anche di scavare una fossa per vomitarci dentro nel caso in cui dovesse pentirsi in futuro di averlo fatto. L’episodio si conclude con la reazione (molto probabilmente simulata) da parte del pubblico, che era effettivamente presente in studio durante lo show e che protesta duramente per quelle battute, arrivando ad inscenare una rissa con gli attori: a quel punto, titoli di coda.

    Ci sarebbe potuto stare anche nei Griffin, dove viene dissacrata letteralmente qualsiasi cosa: l’uso di marijuana e di droga in genere, gli stereotipi sulle razze, il sessismo (quasi sempre dal punto di vista del maschio medio americano USA, peraltro), il provincialismo, il cinismo (spesso del tutto gratuita, c’è da dire), le controversie politiche. Ci sono anche la sospensione del tempo in momenti interminabili (il ginocchio di Peter), i flashback quasi sempre scollegati dalla trama (e a volte un po’ stravolti dal doppiaggio, purtroppo), la parodia di film e serie celebri (negli USA) con il sottofondo rassicurante dei musical anni 60 e del lounge di Frank Sinatra.

    Quella che segue è una tipica gag riuscita dei Griffin, ad esempio: una gag in cui viene evidenziata l’incapacità latente del protagonista a sapersi districare nelle situazioni difficili, e viene inoltre parodizzato il feeling tipico (esagerato quanto impropabile) dei film d’azione alla Steven Seagal.

    https://www.instagram.com/p/BxFj9G2IWay/

    Un umorismo controverso

    Non mancano momenti più criticabili, ovviamente: la gag (considerata sacrilega dal comico Daniele Luttazzi, non a torto) evidenzia quanto possa essere insidiosa certa comicità demenziale: che in questo caso, per inciso, banalizza un orrore reale (i rastrellamenti nazisti) contrapponendolo all’innocente fame di patatine di Peter.

    https://www.youtube.com/watch?v=RB1BQvDx6Kw

    La questione si potrebbe risolvere in questi termini: su cosa si può fare umorismo o satira che sia? Su qualsiasi cosa, verrebbe da dire: pero’ la tua scelta, soprattutto nella nostra tradizione culturale, dice molto di te, quasi tutto. Perchè se fai umorismo sulle vittime del nazismo è un conto, decisamente un altro è se lo fai sui nazisti (prendo l’esempio politico perchè, tra quelli controversi, mi sembra il più chiaro da esporre).

    Mettere tutto sullo stesso piano come fa l’autore, alla fine, porta su una strada scivolosa, in cui la direzione del qualunquismo è quasi obbligata, soprattutto in tempi in cui certa politica pericolosa si è appropriata di termini come “buonismo”. E non è che, in definitiva, basti essere cinici e senza pietà verso chiunque per far ridere: perchè quello, al massimo, è un criterio che potrebbe garantirci popolarità sui social networ.

    Bisogna capire, in definitiva, cosa faccia ridere noi, perchè in genere quello che ci fa ridere (una gag su Anna Frank, su un omosessuale o su un politico americano) finisce per dire parecchio di noi stessi.

    Quello che è sicuro è che, ad oggi, i Griffin si sono insidiati nella cultura pop, uscendo dalla nicchia che li caratterizzava nelle prime serie (disegnate in modo più approssimativo rispetto ad oggi, ovviamente), e cedendo il passo ad episodi di qualità altalenante: a volte riusciti, riuscitissimi e quasi perfetti, altri semplice giustapposizione di frammenti scollegati tra di loro, dall’effetto spiazzante quanto fine a se stesso.

     

  • Esiste un episodio dei Griffin in cui mettono Quahog in quarantena

    Esiste un episodio dei Griffin in cui mettono Quahog in quarantena

    L’episodio EACX03 dei Griffin sembra essere abbastanza profetico, e con diversi anni di anticipo, rispetto alla situazione che abbiamo vissuto nel 2020. Come sappiamo, infatti, molti paesi europei tra cui il nostro sono in difficoltà per colpa di una pandemia da coronavirus, in attesa che si possa trovare una soluzione in tempi rapidi e nel primo periodo in cui non esistevano ancora vaccini. Se è vero che da tempi non sospetti 8 italiani su 100 erano contrari a qualsiasi vaccino (dato del 2017), è chiaro che le cose sarebbero comunque state complicate lo stesso, in qualche modo: e questo episodio dei Griffin fornisce ironicamente, a riguardo, più di uno spunto di riflessione.

    Dopo una breve visita in ospedale, Peter e Lois si convincono a non vaccinare i propri figli, poiché (dopo una superficiale quanto convintissima analisi di alcuni siti internet) porterebbe a gravi conseguenze fisiche: viene citato più volte il mito (errato) che i vaccini causino l’autismo. Vediamo anhe Peter mentre gira un demenziale spot per convincere le persone a non vaccinarsi.

    Stewie non sarà vaccinato, nonostante le rimostranze di Brian (che rappresenta la parte progressista di una famiglia USA vagamente reazionaria, in genere), ed inizia una vera e propria crociata in città da parte dei due genitori. Dopo qualche tempo Stewie avrà contagiato tutti e la città di Quohag verrà messa in quarantena. Ci penserà direttamente Sean Penn a salvare la situazione, paragonando la città di Stewie ad una del terzo mondo a livello sociale e culturale.

    La satira contro la mentalità no-vax è esplicita ed evidente, ed è significativo che addirittura un cartone animato americano non sempe esattamente progressista vi si sia scagliato contro.

    Ci sono due ulteriori particolarità attorno a questo episodio (uscito nel 2016 negli USA e nel 2017 in Italia): la prima è la dinamica con cui i Griffin diventano novax, che è subdola al massimo. Peter ferisce accidentalmente Stewie che viene subito portato in ospedale. Il medico chiede se il bambino abbia già fatto i vaccini, e mostra un opuscolo informativo a Lois in cui vengono descritti i dettagli del loro funzionamento: la donna rimane terrorizzata da quello che legge (senza capirlo), e inizia a documentarsi su internet. Scatta quindi il cortocircuito: Peter e Lois diventano no-vax, ed iniziano una crociata per cercare di convincere anche gli altri genitori. Poco dopo scoppia una vera e propria epidemia in città, che culmina con la polizia che invita le persone a rimanere a casa, e con tutti i negozi chiusi. Stewie nel frattempo scappa di casa ed inizia un viaggio per trovare un modo di vaccinarsi, ed incontrerà anche il suo alter-ego dal futuro, aggirandosi in una città completamente deserta.

    Ma c’è una seconda particolarità ancora più clamorosa: un pipistrello entra in casa di Peter, che dovrà trovare i modi più assurdi e demenziali per mandarlo via. Impossibile, a questo punto, non pensare al pipistrello che (secondo le prime indicazioni) avrebbe avviato il contagio da coronavirus mediante spillover.

    Informazioni sull’episodio

    Fenomeni (Hot Shots)

    • Diretto da: John Holmquist
    • Scritto da: David A. Goodman
    • Anno: 2016
    • Serie: 15
    • Episodio: 6 (EACX03)

    https://www.youtube.com/watch?v=PemqqQ_bA2Q