Blog

Cinema, arte, spettacolo e filosofia spicciola.

  • 12 cose che forse non sapevi sulla vita di Frank Zappa

    12 cose che forse non sapevi sulla vita di Frank Zappa

    Non mi va di scrivere un libro, ma sto per farlo comunque, visto che Peter Occhiogrosso mi darà una mano. L’incipit dell’unica biografia ufficiale di Frank Zappa inizia esattamente con queste lapidarie parole, a testimonianza di uno dei geni della musica più contradditori, innovativi e difficili da classificare mai comparsi sulla faccia della terra. Personaggio umile quanto dal curriculum di tutto rispetto, Occhiogrosso è un autore su commissione che vanta l’unica autentica biografia del musicista tra le proprie opere, tanto da fregiarsi del titolo in inglese “The real Frank Zappa book“.

    Premesso questo, procediamo alla scoperta dei 15 fatti più curiosi che è possibile scovare nel libro Frank Zappa – L’autobiografia, edito in Italia dalla Arcana e tradotto da Davide Sapienza.

    Se trovate il vostro nome nel corso della lettura e non volevate vederlo stampato (o non gradite i miei commenti), mi dispiace. (F. Zappa, Frank Zappa – L’autobiografia)

    Fu di origine italiana, greca, francese e araba

    Frank Vincent Zappa nasce il 21 dicembre del 1940 a Baltimora, Maryland, a suo dire “saltai fuori che ero tutto nero, tanto che credevano che fossi morto. Adesso sto bene“. Di origini siciliane, precisamente di Partinico, ma anche greche, arabe e francesi: sua nonna era francese e siciliana mentre suo padre era italiano, emigrato negli Stati Uniti ed impiegato come barbiere, per un primissimo periodo.

    Lottò aspramente contro la censura

    Zappa assistette alla nascita del Parents Music Resource Center (PMRC) nella metà degli anni 80, nato da una congrega di mogli quasi tutte di membri del Senato statunitense dell’epoca. Spicca tra di esse la figura di Tipper Gore, la quale (da quello che sappiamo nella sintesi raccontata da Occhiogrosso) acquista per la figlia di otto anni il disco Purple Rain, colonna sonora dell’omonimo film, già di suo al centro di qualche polemica per via dei contenuti per adulti al proprio intenro. Basta il testo di Darling Nikki ed i riferimenti alla masturbazione al suo interno (she was a sex fiend / I met her in a hotel lobby / Masturbating with a magazine) scatenano una reazione immediata. Le donne iniziano a riunirsi tra loro discutendo del tema, fino a spedire una lettera minacciosa alla RIAA (Associazione Discografici USA), invitandoli caldamente a classificare i dischi in base ai loro contenuti. Stiamo assistendo alla nascita delle etichette su gran parte dei CD metal e rock “Parental Advisory, Explicit Lyrics“: la RIAA si appiattisce completamente sulla posizione del PMRC, invitando le radio a non trasmettere più contenuti espliciti pena la revoca della licenza.

    Zappa scrisse una lettera aperta alla rivista musicale Cashbox, in cui riassume brevemente la vicenda:

    LA RIAA DEVE BALLARE A COMANDO PER LE CASALINGHE DI WASHINGTON OPPURE L’INDUSTRIA FARÀ I CONTI CON IL PESO DEI LORO FAMOSI MARITI.

    Il punto di vista zappiano è lampante: l’industria è completamente conformata alle volontà politiche dell’epoca (in fondo a loro interessa solo vendere dischi), mentre gli artisti stanno sottovalutando la possibilità di essere etichettati a vita oppure, peggio ancora, di sentirsi in dovere ammorbidire i propri contenuti per evitare lo stigma in questione. Una battaglia anti-censura che Zappa porterà anche in sede processuale, mediante video passati alla storia e nella relativa indifferenza degli stessi artisti coinvolti, da lui strenuamente difesi.

    I suoi primi giocattoli furono beccucci, matracci, piattini di mercurio solidificato e maschere antigas

    Il padre di Frank Zappa fu metereologo alla Edgewood, azienda nota perchè produsse gas velenosi in uso nella Seconda Guerra Mondiale. Molto del materiale in uso venne maneggiato dal giovane musicista da ragazzino, tra cui il mercurio, il DDT (all’epoca forse ritenuti non tossici per l’uomo, cosa riveletasi ovviamente errata) e numerose maschere antigas, in uso dagli abitanti della zona nel timore di fuoriuscite accidentali di gas nervino. La produzione di armi e di metodi per uccidere il prossimo colpì profondamente la sensibilità del giovane artista, che ne evidenzia più volte i paradossi e le assurdità di fondo.

    Zappa racconta (tutto sommato, in modo divertito) come le conoscenze mediche dell’epoca fossero limitate, e come venisse curato in modo curioso (ad esempio mediante olio d’oliva per il mal d’orecchi) e senza l’opportunità di potersi opporre a certe assurdità (nè a livello familiare, nè tantomeno generale). Cosa che gli provocò una certa insofferenza verso autorità e convenzioni, la quale successivamente riversò nella propria sterminata produzione musicae

    …il noli contendere, una rinuncia, come a dire “Sono così al verde che non posso permettermi la giustizia di Cucamonga, perciò darò mille verdoni a questo avvocato e poi terrò la bocca chiusa, sperando che non mi diano la pena di morte.” – Frank Zappa – L’autobiografia

    Non è mai stato coprofago

    Una diffusa leggenda urbana, smentita nel capitolo iniziale della biografia ufficiale, racconta che Zappa avrebbe mangiato sul palco gli escrementi di Captain Beefheart, musicista eclettico e suo sodale nonchè amico dell’epoca. In realtà è un falso, non è mai successo nulla del genere: secondo Zappa, che ribatte ironicamente alla fake news, “non ho mai mangiato merda sul palco, ed il posto in cui andai più vicino a farlo fu nel 1973, ad un buffet in North Carolina“.

    Venne incarcerato per pornografia per 1 settimana

    La storia secondo cui finì in carcere per pornografia va dettagliata per coglierne le contraddizioni grottesche: l’accusa fu quella di cospirazione per produrre pornografia. Nella cultura giudiziaria dell’epoca, infatti, era sufficiente che due persone discutessero della preparazione di un crimine per poter essere incriminabili in tal senso. Molte battaglie libertarie e contro la censura di Zappa, raccontate mirabilmente in vari documentari e nel recentissimo Zappa, sono probabilmente nate in questa sede.

    Nel 1963 Zappa produceva attivamente musica nello Studio Z, luogo in cui venne registrato, ad esempio, Safe as Milk di Captain Beefheart. La stampa dell’epoca lo definì, probabilmente per un equivoco, “the Movie King of Cucamonga“, tanto da insospettire le autorità locali che gli attribuirono assurdamente la creazione di film pornografici (all’epoca più che uno stigma, un vero e proprio reato, come raccontato in film di culto come Hardcore di Schrader). A marzo del 1965 un poliziotto sotto copertura offrì al musicista 100 dollari per produrre una audiocassetta hot da destinare ad un addio al celibato. Detto fatto: Zappa si accorda con un’amica e registrò un finto episodio erotico, pieno di allusioni e gemiti sessuali. Nastro che venne usato come prova processuale, provocando una settimana di carcere all’artista per “cospirazione al fine di commettere pornografia“, il sequestro di gran parte del materiale dello studio (molto del quale venne smarrito per sempre) e la successiva riduzione della pena ad una sola settimana. Lo studio venne chiuso mesi dopo la sua uscita, e solo una parte di quel materiale sopravvisse.

    La sua prima influenza musicale furono i dischi di Edgar Varèse

    Non è un mistero che la carriera di Zappa racconti di un poli-strumentista, ma anche un compositore ed un direttore d’orchestra nell’ultima fase della sua carriera. Avvistando un disco di Edgar Varèse in un negozio dell’epoca, pensò subito che fosse una specie di “scienziato pazzo” che aveva prodotto un disco. Inutile sottolineare quanto il disco fosse considerato inaccessibile per l’epoca, tanto che molti ascoltavano il brano Ionisation (più volte citato nella biografia) e nessuno mai lo acquistava. Frank lo ottenne per i pochi dollari che aveva in tasca, 3.75$, e lo ascoltò ripetutamente per molto tempo.

    Ecco la vera storia del brano “Tengo una minchia tanta

    Estate 1982, siamo precisamente al 14 luglio e ci troviamo nello stadio oggi noto come Renzo Barbera, all’epoca “La Favorita“. Zappa si trova in tour in Italia, per suonare di fronte ad una folla che lo attende febbrilmente da mesi: colpito dalla ripetizione della parola “minchia” nei discorsi della gente del posto, chiede all’amico Massimo Bassoli di scrivere un testo per una canzone che contenesse la stessa in ogni strofa. Siamo nella fase del soundcheck e nasce, quasi per caso, il testo dadaista (e quasi sulla falsariga degli Squallor) che tutti ricordano. Il concerto, per inciso, fu interrotto per disordini e viene ricordato nel documentario Summer ’82: when zappa came to Sicily di Salvo Cuccia.

    Ah, tengo na minchia tanta
    Tengo na minchia accussi’

    Devi usare un pollo
    Se me la vuoi misurar
    Devi usare un pollo
    Se me la vuoi tastar

    Guarda che se la mangia
    E mentre se la sta a pappa’
    Chiedimi che cosa fa
    Se la sta a succhia’

    Frank Zappa non era il figlio di Lumpy Brannum

    Secondo una diffusa dicerìa dell’epoca, secondo la quale il brano del disco Hot Rats (1969) dal titolo “Son of Mr. Green Genes” fosse un riferimento al personaggio di Captain Kangaroo (Brannum), un personaggio di una serie TV dell’epoca destinata ai bambini, di cui Zappa sarebbe stato – secondo la leggenda urbana in questione – il figlio.

    Non era, ovviamente, così.

    Non iniziò suonando la chitarra, bensì la batteria

    In un’epoca in cui il rock’n roll doveva ancora essere inventato, Frank si appassiona alle percussioni e frequenta anche un corso estivo con Keith McKillop. Per un certo periodo provò a far suonare i pezzi dell’appartamento in cui viveva, non potendo permettersi nemmeno un rullante. Esordisce come batterista con una band scolastica di R&B (una delle sue più grandi influenze musicali, peraltro) nel 1956, i Ramblers.

    “Sono un sessista o cosa?”

    La risposta di Zappa alle accuse di maschilismo in molti suoi testi, viene riportata nella biografia, con un atteggiamento a viso aperto:

    se doveste prendere i testi che ho scritto e analizzarli“, scrive il musicista, “molte canzoni sarebbero definite di argomento donne in posizioni degradanti, inteso in modo diametralmente opposto a uomini in posizioni umilianti. Inoltre vi accorgereste che la maggiorparte delle canzoni parla di UOMINI STUPIDI. Le canzoni che scrivo non sono attacchi gratuiti, ma dichiarazioni di fatti“, rifiutando di scusarsi in seguito a varie pressioni “perchè diversamente dall’UNICORNO quelle creature ESISTONO DAVVERO e meritano di essere commemorate in una loro opera speciale“.

    La posizione di Zappa contro il sentimentalismo nelle canzoni

    IO DETESTO LE PAROLE DELLE CANZONI D’AMORE”. Credo che una delle ragioni della cattiva salute mentale degli americani dipenda dal fatto che la gente è cresciuta con QUEI TESTI. Da ragazzino senti tutte quelle PAROLE ROMANTICHE, giusto? I tuoi genitori non ti raccontano la verità sull’amore, e a scuola non la impari di certo. […]

    È un condizionamento inconscio che crea il desiderio di situazioni immaginarie che per te non esisteranno mai. […] La gente passa la propria vita sentendosi defraudata di qualcosa. […] MOLTO CINICO di alcune canzoni rock è il modo in cui dicono FACCIAMO L’AMORE, ma quale cazzo di imbranato dice merdate del genere nella realtà? Bisognerebbe poter dire andiamo a scopare o almeno andiamo a riempire i moduli“.

    Propose uno spettacolo in occasione di italia ’90 – mai preso in considerazione

    Uno degli episodi più divertenti della biografia zappiana è senza dubbio quello che riguarda il suo contatto con l’allora sindaco Pillitteri, al vicesindaco e assessore alla cultura Corbani e all’assessore ai problemi giovanili Treves, definiti rispettivamente nel libro “un socialista, un comunista e un anarchico“.

    Il progetto di Zappa è pregno di poesia dadaista, irriverenza religiosa e assurdità assortite:

    Proposta di un’opera dedicata al campionato mondiale di calcio – Dio fa – Frank Zappa propone di scrivere, produrre e dirigere uno spettacolo straordinario in coincidenza con le finali della Coppa del Mondo di calcio nell’estate 1990, finanziato dalla Città di Milano e dalla Lega Calcio Italiana.

    La prima dell’opera avverrà alla scala e sarà trasmessa via satellite in tutto il mondo. Il testo sarà in inglese, tedesco, italiano, francese, spagnolo, portoghese e russo; lo spettacolo prevede parti di danza in vari stili, effetti speciali e una sfilata di moda. […]

    Tutto il materiale – conclude Zappa – è soggetto a modifiche irrazionali. Il tema dell’opera è: MILIONI DI PERSONE CREDONO CHE IL CALCIO SIA DIO, MA SI DICE (ALMENO A TORINO) “DIO È UN BUGIARDO. DIO FA

    Dio Fa diventa addirittura una canzone dell’album Civilization Phase III, raccolta del 1994.

  • H.P. Lovecraft: Autobiografia di uno scrittore da quattro soldi, edito da Mattioli1885

    H.P. Lovecraft: Autobiografia di uno scrittore da quattro soldi, edito da Mattioli1885

    Il libro Biografia di uno scrittore da quattro soldi ripercorre la vita dello scrittore di Providence, evidenziandone aspetti meno noti ricavati da alcuni scritti inediti di suo pugno. Il primo aspetto che emerge dalla lettura è l’enorme umiltà dell’uomo come scrittore, a cui piace addentrarsi nella propria storia editoriale partendo dai primissimi scritti, concepiti quando aveva pochissimi anni d’età e in gran parte perduti o distrutti (tra i quali vengono salvati La bestia nella caverna e L’alchimista).

    L’amore primordiale per i libri, a partire dall’adorato Le mille e una notte, da’ il via alla produzione letteraria dell’autore, non prima di rimanere affascinato dallo studio della scienza e dell’astronomia. C’è tempo per raccontare della genesi dei suoi racconti più belli, tra cui una menzione particolare meritano, secondo H. P. Lovecraft stesso, Il colore venuto dallo spazio e La musica di Erich Zann. Molte note biografiche riguardano il suo stato cagionevole di salute, che ne condizionò la socialità per tutta la vita, ed il trasferimento per un breve periodo a New York, da lui vissuto come un autentico incubo.

    C’è ampio spazio per vivisezionare la filosofia che guidò lo scrittore di Providence, dettata dalla necessità di superare quelli che vengono definiti, nel testo, gli irritanti limiti di tempo, di spazio e delle leggi naturali. Sono gli stessi che aveva studiato fin da ragazzo, in effetti, e la sua letteratura potrebbe pertanto definirsi una continua tensione verso l’assoluto e la riconquista di nuove frontiere. L’uomo lotta soprattutto contro il tempo, considerata la dimensione più spaventosa in assoluto dell’esistenza umana.Questo spiega almeno in parte la genesi irrazionale delle creature che popolano i suoi mondi, le stesse sembrano violare le leggi della natura nelle modalità più indescrivibili. A riguardo, del resto, basterebbe citare quella descrizione vertiginosa e autoconclusiva presente ne Il richiamo di Cthulhu:

    fu inghiottito da un angolo in muratura che non avrebbe dovuto esserci: un angolo acuto, che si comportava come se fosse ottuso.

    Come scrivere una storia, secondo H. P. Lovecraft

    Lovecraft in alcune delle sue lettere, peraltro, dispensa suggerimenti per la scrittura e racconta la genesi delle sue opere: che partono da un’idea che si traduce in azione drammatica, in cui inizialmente il tempo assume la dimensione dominante (stilare una scaletta in ordine cronologico), poi scriverne una seconda in ordine narrativo (dove il tempo, a questo punto, potrebbe diventare relativo, anti-causale, ucronico e via dicendo), infine scrivere la storia con una certa autoindulgenza, almeno in questa fase.

    Lovecraft sottolinea inoltre come possa essere necessario non rimanere ancorati all’idea originale, bensì farla evolvere in modo naturale, e poi rileggere quanto scritto badando soprattutto a sintassi e corretta sequenzialità degli eventi. Soprattutto, Lovecraft sostiene che Non bisogna mai dare il prodigioso per scontato, suggerimento che certi registi horror del passato avrebbero probabilmente dovuto cogliere meglio.

    Il libro contiene inoltre i preziosi e suggestivi taccuini lovecraftiani, in parte già presenti in altre edizioni di difficile reperibilità (ad esempio l’ormai raro, probabilmente fuori catalogo, Diario di un incubo, edito da Oscar Mondadori), che annotano sensazioni, idee, a volte utilizzare per sviluppare storie altre rimaste sospese. Ci sono gli appunti da cui nasceranno Il miraggio dello sconosciuto di Kadath, ad esempio, ma anche l’idea stessa del Necronomicon, il libro innominabile che venne partorito, a quanto risulta, dalle storie di fantasia che ascoltava da suo nonno da ragazzino.

    Citiamo a mo’ di esempio veri e propri microracconti quasi auto-conclusivi, come Un uomo non vuole dormire, non osa dormire, e prende delle droghe per rimanere sveglio. Alla fine si addormenta e succede qualcosa. che si potrebbe accoppiare con Un uomo sogna di cadere, è trovato spappolato al suolo come se fosse caduto da un’altezza abissale (viene quasi in mente Freddy Krueger), Una mano scolpita o artificiale strangola il suo creatore, Un uomo fissa un appuntamento con un vecchio nemico, muore, ma il cadavere si reca lo stesso all’appuntamento. Le note sono numerose, ne sono riportate esattamente 221, e meritano una citazione almeno altre due, di quasi derivazione horror ottantiana: i sogni di un uomo creano in un’alta dimensione un vero e proprio mondo semi-folle di sostanza quasi materiale e soprattutto quello dedicato all’entomofobia: Degli insetti o altre entità aliene assaltano un uomo e penetrano nella sua mente: questi comincia ad avere ricordi strani o esotici.

    L’ultimo capitolo del libro è dedicato, infine, al testamento dettato da Lovecraft, redatto tra la fine del 1936 e l’inizio del 1937, dal titolo Istruzioni in caso di decesso. Foto di copertina: Dominique Signoret, CC BY-SA 3.0 <http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/>, via Wikimedia Commons

  • Dostoevskij: 5 film tratti da opere del genio russo a 200 anni dalla sua nascita

    Dostoevskij: 5 film tratti da opere del genio russo a 200 anni dalla sua nascita

    A 200 anni dalla nascita di Fëdor Michajlovič Dostoevskij vale la pena ripercorrere, anche solo per qualche istante, la serie sconfinata dei più importanti film che sono legati alle sue opere letterarie.

    Fëdor Dostoevskij nasce l’11 novembre 1821 a Mosca, e venne introdotto alla letteratura in tenera età attraverso fiabe e leggende di autori russi e stranieri dell’epoca. La madre dello scrittore morì nel 1837 quando aveva 15 anni e, nello stesso periodo, lasciò la scuola per entrare all’Istituto di ingegneria militare Nikolayev. Dopo la laurea, Dostoevskij ha lavorato come ingegnere e per un breve periodo ha goduto di uno stile di vita sontuoso, dove la letteratura gli permise di guadagnare qualche extra mediante traduzioni.

    A metà degli anni Quaranta scrisse il suo primo romanzo, Povera gente, che gli valse l’ingresso nei circoli letterari di San Pietroburgo. Trascorse quattro anni in un campo di prigionia siberiano e fece sei anni di servizio militare obbligatorio, per poi dedicarsi alla carriera di giornalista. Alla fine, sulla falsariga dei suoi autori preferiti (Gogol, Shakespeare, Dickens, Hugo, Poe, Hegel, Hoffmann e Platone, tra gli altri) divenne uno degli scrittori russi più letti e apprezzati.

    Le opere letterarie di Dostoevskij esplorano la psicologia umana nelle travagliate atmosfere politiche, sociali e spirituali della Russia del XIX secolo e si confrontano con una varietà di temi filosofici e religiosi. Ed è anche normale che, nel cinema, la maggioranza delle opere tratte dai suoi libri riflettano esattamente questo spirito.

    Eccovi infine i cinque film che abbiamo scelto di riproporvi.

    Le notti bianche

    Si tratta di è un film drammatico romantico del 1957 diretto da Luchino Visconti, basato sull’omonimo racconto dell’autore russo. È stato sceneggiato per lo schermo da Visconti e Suso Cecchi d’Amico, ed è ricordato per le interpretazioni di Maria Schell, Marcello Mastroianni e Jean Marais. Il film venne osannato incondizionatamente dalla critica e dal pubblico, oltre a vincere un Leone d’argento alla XVIII Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

    Il giocatore

    By Unknown – http://www.unifrance.org/film/2314/le-joueur#&gid=1&pid=1, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=55200387

    Il giocatore è un film drammatico italo-francese dell’anno1958, diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da Gérard Philipe, Liselotte Pulver e Françoise Rosay. I set del film sono stati progettati dal direttore artistico Max Douy, mentre il film è stato girato ai Billancourt Studios di Parigi.

    I fratelli Karamazoff

    By www.ivid.it, Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=42144753

    I fratelli Karamazov (italiano: I fratelli Karamazoff) è un film drammatico italiano del 1947, diretto da Giacomo Gentilomo e interpretato da Fosco Giachetti, Lamberto Picasso e Mariella Lotti. È basato sul romanzo del 1880 di Fëdor Dostoevskij, ed è uno dei due film tratti dal libro (l’altro è un’opera russa). Il film ha vinto due Nastro d’Argento, per la migliore sceneggiatura e per la migliore colonna sonora, mentre i set del film sono stati progettati da Alberto Boccianti.

    Delitto e castigo

    By The cover art can be obtained from Movieposterdb.com., Fair use, https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=32677418

    Un operaio di un mattatoio, Antti Rahikainen (Markku Toikka), uccide un uomo. Nel frattempo una donna di un servizio di catering che è arrivata per organizzare una festa è l’unica testimone: sceglie di non chiamare la polizia, e gli dice di andarsene. Mentre la polizia gli dà la caccia, Rahikainen salta il lavoro e inizia a vagare per Helsinki, vedendo un articolo sull’omicidio sul giornale.

    Si tratta in questo caso di un film del 1983 diretto da Aki Kaurismäki. È il primo lungometraggio del regista ed è basato sull’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij del 1866. Nel 1984 ha vinto due Jussi Awards: per il miglior film d’esordio e per la migliore sceneggiatura.

    L’idiota

    L’idiota (白痴, Hakuchi) è una delle tante riedizioni del libro omonimo, diretto nel 1951 da Akira Kurosawa. La versione originale del film durava ben 265 minuti ed è considerata perduta, mentre quella di cui disponiamo ad oggi è di circa 3 ore e dovrebbe essere quella più vicina alla volontà del regista. I personaggi della storia sono coinvolti in una trama complessa che ricorda una rete o un groviglio di relazioni.

    https://www.youtube.com/watch?v=8Sbpys-wk4Y

    Foto di copertina di Vasily Perov – kgHBFHS7SpcayQ at Google Arts &amp; Culture, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=13499483

  • Come migliorare i processi aziendali con la digitalizzazione

    Come migliorare i processi aziendali con la digitalizzazione

    Per le aziende si pongono numerose sfide, soprattutto quando l’obiettivo è migliorare i processi e acquistare un certo margine di vantaggio rispetto ai competitor. Per avere la possibilità di attuare queste operazioni, è importante semplificare, ottimizzare e monitorare costantemente le risorse e i vari processi. Infatti il business può essere soggetto a vari cambiamenti, che devono essere presi come delle occasioni di crescita. È fondamentale dare valore alle richieste dei clienti e soddisfare le loro aspettative, sia nell’interazione che in termini di qualità dei prodotti o dei servizi. Per questo motivo si pone in maniera molto significativa la digitalizzazione, che può rivelarsi di grande aiuto in questo senso.

    Quali sono i processi aziendali da rendere più efficienti

    Le tecnologie innovative hanno permesso di raggiungere obiettivi molto importanti. Consentono di trovare casino online per vincere soldi veri. Danno la possibilità di attuare una gestione delle risorse in maniera più organizzata. Consentono di interagire in maniera diretta anche attraverso i canali social che internet mette a disposizione.

    La trasformazione digitale ha svolto un ruolo molto importante in questo senso, perché è riuscita a far comprendere come meglio sfruttare i cambiamenti per rendere più efficienti i processi.

    Ma quali processi in particolare? Non dobbiamo dimenticare, ad esempio, da questo punto di vista come un’importanza fondamentale è assunta dalle vendite e dal marketing, che possono essere ottimizzati e digitalizzati. E poi, per esempio, un altro settore in cui interviene la trasformazione digitale è quello della gestione dei documenti, che comprende anche la possibilità di stipulare contratti con la firma elettronica.

    Fra i processi interni sicuramente l’area finanziaria può trarre vantaggio dalla digitalizzazione, soprattutto con l’opportunità di mettere a disposizione delle informazioni più precise anche quando si tratta di analizzare e monitorare i vari processi.

    Ma sono davvero tanti i settori dell’organizzazione aziendale che possono trarre beneficio dalla trasformazione digitale. Anche le risorse umane possono trovare delle loro utilità. E poi la capacità di mappare i processi e le loro relazioni in modo da identificare quali siano le piattaforme tecnologiche più adatte alla loro gestione.

    Quali tecnologie utilizzare per l’ottimizzazione

    Da tutto ciò che abbiamo descritto è facile rendersi conto come la digitalizzazione abbia avuto un’influenza fondamentale nell’ottimizzazione di tutti i processi aziendali. Ma in particolare a che cosa si dovrebbe fare riferimento e quali tecnologie sono maggiormente utili?

    In generale possiamo dire che la tecnologia da sfruttare è quella capace di garantire la continuità operativa e di sfruttare tutte le potenzialità interne per il rafforzamento del business. Per esempio possono essere molto utili le tecnologie come AI e ML, le quali, inserite all’interno di sistemi di digital document management, consentono di verificare l’autenticità dei documenti.

    I sistemi AI e ML possono avvalersi anche di altre tecnologie, come RPA e NLP. La prima sigla indica il settore del robotic process automation. La seconda, invece, si riferisce al natural language processing.

    Tutte queste risorse possono essere importanti per venire incontro più alla soddisfazione delle esigenze dei clienti, per intraprendere una comunicazione più diretta e più veloce. Sono d’aiuto poi tutte quelle tecniche di call recording, che possono fornire anche un’interazione personalizzata con i clienti. Non dimentichiamo poi tutte quelle piattaforme che oggi puntano molto sullo smart working, non trascurando tutto ciò che riguarda l’ambito della sicurezza, per garantire trasmissione dei dati e transazioni sicure.

    La digitalizzazione dei processi in molte occasioni si pone come base fondamentale su cui costruire un trampolino di lancio che possa portare non soltanto ad una migliore organizzazione aziendale e alla sua ottimizzazione, ma anche per superare i limiti riscontrati e per lanciarsi alla conquista di nuovi mercati che possono portare a maggiori rendimenti.

    Photo by John Schnobrich on Unsplash

  • Tutti i vantaggi della consulenza aziendale

    Tutti i vantaggi della consulenza aziendale

    La consulenza aziendale assume un ruolo davvero significativo, specialmente se un imprenditore vuole amplificare le performance legate alla sua attività. Di solito ciascun imprenditore adotta determinate strategie che ritiene possano considerarsi le migliori per arrivare a risultati precisi. Tuttavia, nonostante spesso le convinzioni siano molto pressanti, sono soggette anche a miglioramento. E in questo senso interviene il ruolo del consulente aziendale, un esperto che si occupa di studiare e analizzare una data realtà imprenditoriale e di progettare e mettere a punto una strategia per migliorare i risultati. Ma scopriamo perché in dettaglio è importante il ruolo del consulente aziendale.

    Perché è importante la consulenza aziendale

    Un collaboratore può svolgere delle funzioni molto importanti. A volte si tratta di individuare quali sono i giochi d’azzardo. Altre volte si tratta di individuare le strategie migliori all’interno del settore di riferimento. Altre volte ancora bisogna individuare i competitor, per studiarne e imitarne le mosse.

    Insomma possono essere tante le domande a cui può rispondere un consulente aziendale. La consulenza di questo tipo è davvero importante perché molte volte le attività da compiere diventano complesse ed è difficile dare una risposta a tutte le domande.

    Un imprenditore può pensare di agire autonomamente, ma soltanto fino ad un certo punto. Infatti spesso ci si accorge che sono necessarie delle competenze specifiche. Soltanto un esperto può avere quella giusta esperienza e quelle giuste conoscenze che possono servire ad ottenere i migliori risultati possibili.

    Ma non dobbiamo pensare ad un conflitto di ruoli, infatti il consulente aziendale non è una figura che “si oppone” all’imprenditore oppure sottrae a lui il potere decisionale. Il suo intervento comunque può essere molto decisivo, specialmente quando il livello di stress per il titolare di un’azienda aumenta, nell’applicare le giuste strategie per raggiungere gli obiettivi prefissati.

    Il consulente aziendale, se vogliamo parlare in generale, può tracciare una strategia con maggiore lucidità e, oltre a far raggiungere gli obiettivi prefissati, può migliorare i processi. Infatti spesso il suo ruolo è quello di far emergere alcune problematiche da risolvere e di trovare le soluzioni.

    Di che cosa si occupa il consulente aziendale

    Il consulente aziendale ha sempre il compito di dare dei consigli corretti e delle indicazioni all’imprenditore. A volte è specializzato in alcune aree ben precise, come per esempio il marketing, la consulenza legale o quella fiscale.

    Il suo ruolo è anche quello di trasmettere le sue competenze e le sue conoscenze all’imprenditore con cui collabora. Ma a livello pratico di che cosa si occupa il consulente aziendale?

    Il suo compito è quello di accompagnare l’imprenditore nel prendere delle decisioni che a volte possono rivelarsi anche troppo complesse. In molte occasioni può contribuire a chiarire i pensieri del titolare di un’azienda con delle motivazioni strategiche.

    Naturalmente non si tratta soltanto di un semplice consiglio come lo intendiamo nel senso comune, ma le sue indicazioni si basano sulla ricerca dei dati oggettivi. Il suo ruolo professionale lo spinge anche a poter proporre delle nuove idee dal carattere innovativo, in modo che l’attività imprenditoriale risulti più efficace e quindi sia portatrice di maggiori guadagni.

    È da considerare che spesso all’interno dei processi aziendali una determinata area che non funzioni correttamente potrebbe influenzare tutte le altre. Questo determina un ritardo nei risultati con delle problematiche che si possono riversare a livello organizzativo, amministrativo, ma che possono avere anche delle conseguenze a livello legale e finanziario.

    E proprio in questo senso interviene il ruolo del consulente aziendale, che, dopo aver analizzato ogni aspetto, si occupa di ottenere un coordinamento delle varie aree aziendali. Da tutto questo si vede come la consulenza aziendale è qualcosa di cui un imprenditore non può assolutamente fare a meno.