FARE COSE_ (31 articoli)

Ma naturalmente do not try this at home. :-)

  • Guida pratica al cinema sado-masochista

    Guida pratica al cinema sado-masochista

    Se associate automaticamente il BDSM alle frustate e ai completini in pelle, siete abbastanza fuori strada – o meglio, non è che le frustate ed il piacere procurato dal dolore non ci siano, ma il BDSM significa molte cose, è di fatto uno strano acronimo o sigla che sta per, rispettivamente, Bondage & Disciplina, Dominazione & Sottomissione oppure, ancora, Sadismo & Masochismo.

    Quanto piacciono i film BDSM

    Stando alle statistiche di Pornhub, tanto per citare un dato relativamente attendibile, all’epoca dell’uscita del trailer del film “50 sfumature di grigio” ci fu un’impennata di ricerche relative a questo mondo nel sito, e (per quello che ne sappiamo) per una piccola maggioranza erano persone di sesso femminile a volerne sapere di più. Il senso di dominazione sul partner (o sulla partner, a seconda dei casi) è, in alcuni casi, benzina per riaccendere e fare fuori la monotonia dei rapporti, e naturalmente l’immaginario del cinema non poteva esimersi dal prendere in considerazione questi aspetti.

    Koirat eivät käytä housuja

    50 sfumature di grigio

    Il cinema BDSM, in sostanza, va molto al di là del film che tutti hanno visto senza ammetterlo, ovvero 50 sfumature di grigio: formalmente un vero e proprio inno ai piaceri della sottomissione e dei rapporti squilibrati, uscito nell’anno 2015. Non proprio un film pregevole, a dirla tutta, ma ebbe se non altro il merito di riportare quelle atmosfere ad una dimensione “pop”.

    Histoire d’O

    Ovviamente non finisce qui e, a dirla tutta, non sarebbe nemmeno il caso di fermarsi qui: i migliori film del genere, come sempre, ci aspettano dietro l’angolo. Un esempio classicone potrebbe essere ad esempio Histoire d’O: anche se il trailer su Youtube non rende esattamente l’idea, è un film per iniziarsi alla pratica BDSM e fa capire una cosa fondamentale – nel BDSM, e perché si possa chiamarlo tale, non c’è alcuna costrizione, coercizione o plagio, come potrebbe sembrare agli utenti terrorizzati lì fuori. Semplicemente, la figura sottomessa dello schiavo (slave) è felice del proprio ruolo, e definisce apertamente la relazione in questi termini con una figura di padrone (master) che definisce il tutto a sua volta, e completa il cerchio.

    La storia del film racconta esattamente questo: la giovane fotografa “O” viene iniziata, di comune accordo con l’amante, all’interno di un castello a Roissy, dove subisce varie pratiche sessuali sado-masochiste, al termine delle quali sarà identificata come schiava per sempre. L’interpretazione del film fu proposta a vari attori e registi famosi (Alejandro Jodorowsky, Anulka Dziubinska, Brigitte Fossey, Christopher Lee), che non accettarono per motivi diversi – tra cui il fatto che la parte doveva essere considerata “sconveniente”, per l’epoca – e alla fine furono Corinne Cléry e udo Kier ad essere i protagonisti, per la regia di Just Jaeckin.

    Maitresse (1976)

    Tulpa

    Recensione qui

    Delitto a luci rosse (J. Schumacher, 1999)

    Altro film che divenne un cult a fine anni 90, e che racconta di un poliziotto che indaga su un potenziale snuff movie (i film in cui la violenza ripresa è autentica e non simulata; in questo, e per i suoi accenni al sado-masochismo, Videodrome rimane uno dei saggi più completi sul tema, assieme probabilmente a Snuff 102).

    Schramm

    Un horror thrille girato con il realismo dello snuff, molto più spaventoso di qualsiasi horror abbiate mai visto; contiene anche un accenno alla dimensione masochista – molto esplicita e difficilmente filmabile, se vogliamo – che vive il protagonista, un tassista frustato ai suoi ultimi giorni di vita. Recensione qui su questo blog.

    La frusta e il corpo

    La frusta e il corpo prese in considerazione il sadomachismo già a inizio anni ’60, quando il tema era sicuramente molto più tabù di quanto non fosse oggi. Sicuramente è uno dei film più importanti di Mario Bava, forse il capolavoro assoluto del regista che qui affronta, in chiave gotica, del morboso rapporto tra il barone sadico Menliff e la cognata Nevenka.

  • Mamma, ho perso l’aereo: ma Kevin è morto?

    Mamma, ho perso l’aereo: ma Kevin è morto?

    Davvero considerevole la fan theory che è iniziata a circolare sul sito TheDailyBeast, e che propone una singola spiegazione alla capacità di Kevin – il giovane protagonista del celebre film “Mamma, ho perso l’aereo!” – di proteggere egregiamente la propria casa, proprio mentre tutta la sua famiglia è lontana da casa. In realtà, come ogni fan theory che si rispetti, nasce su qualche forum di cinema, ed è interessante parlarne in un sito di horror soprattutto per via della rilettura con plot twist che fa di una storia poco credibile nel suo insieme (per quanto di grande successo) un qualcosa di, almeno in parte, quasi sconvolgente.

    Non c’è dubbio che Home alone abbia fatto parte dell’infanzia di moltissimi di noi, e che non ci voglia un critico cinematografico per capacitarsi che sia un film divertente per il target a cui a è rivolto quanto, sostanzialmente, mediocre nell’impianto.

    Questa critica è stata sarcasticamente raccontata da un micro-episodio dei Griffin, del resto; ma qui si cerca di andare oltre, e di trovare significati nascosti all’interno di una storia ben nota.

    Le domande a cui è più difficile rispondere in “Mamma, ho perso l’aereo“, del resto, sono le seguenti:

    • Perchè Kevin è così odiato dalla propria famiglia?
    • Perchè la scalcinata banda formata da Joe Pesci e Daniel Stern sopravvive a trappole che, nella realtà, dovrebbe ferirli gravemente, o addirittura ucciderli?
    • Come può Kevin, imbranato ed ingenuo così come viene presentato all’inizio, ordire un piano così elaborato in così poco tempo?
    • Per quale motivo si mostra così protettivo nei confronti di casa sua?
    • Soprattutto, perchè non va ad avvisare la polizia o qualche adulto di ciò che accade in casa?
    • Perchè sembra aver sviluppato un legame speciale solo con la madre?

    Ecco, la madre: punto cruciale di una fan theory che tanto per (non) cambiare ha a che fare con la morte. Secondo questa rilettura, la madre non si sarebbe mai rassegnata alla morte del figlio, e sarebbe la sola a continuare a parlarci a differenza di tutti gli altri che sostanzialmente ne hanno paura. Se ricordate più o meno a metà della storia, la madre di Kevin dall’aeroporto si procura un passaggio per tornare a casa a prendere il figlio, grazie ad una band musicale che gentilmente si offre di accompagnarla. La donna racconta al musicista Gus di aver lasciato il proprio figlio solo a casa, alchè l’uomo risponde che gli è successa una cosa simile tempo prima: ha dimenticato il proprio ragazzo in una sala mortuaria, “era terrorizzato”.

    Nell’originale Kate risponde “Maybe we shouldn’t talk about this“, e l’uomo chiude la discussione con “I’m sorry I did” – ed è proprio questo scusarsi che fa scattare la scintilla: la madre sta tornando a casa perchè crede di aver dimenticato un figlio – che in realtà è morto da tempo – essendo l’unica non rassegnata alla morte di Kevin. Del resto il figlio non racconta mai apertamente di aver cacciato degli scassinatori da casa, e si tornerà (a questo punto più o meno) felicemente alla situazione di partenza. Nella versione ufficiale, lo fa perchè ciò rappresenta la sua crescita definitiva; in quella alternativa, lo farebbe perchè è lo spirito che continua a proteggere la propria casa.

    Se ricordate da dove siamo partiti, ci sono altri indizi interessanti: Kate, la madre di Kevin, è la sola a reagire con vivacità alla notizia di aver dimenticato il figlio a casa, tanto che è la sola che il passivo consorte concede la possibilità di tornare a casa (assecondando così il desiderio di una donna fragile). A questo punto, quindi, nella caotica scena iniziale assisteremmo semplicemente ad un piccolo fantasma dispettoso che non vuole saperne di morire, e che realizza piccoli dispetti ai familiari. L’odio nei suoi confronti (un innocuo bimbo di 8 anni), secondo la fan theory, a quel punto sarebbe giustificata dal fatto che sarebbe un fantasma che non si decide a lasciare la casa, da cui la sua capacità innata di proteggerla.

    La fan theory è certamente affascinante, sotto un certo punto di vista direi che arriverebbe a migliorare grandemente il film (se ci fosse stata la rivelazione finale che Kevin è morto non sarebbe più un film per bambini, ma sarebbe stato un mind-blown non da poco, degno di Shamalayan o Mangold), a questo punto; ovviamente è solo una suggestione che non regge sotto vari punti di vista (cambia radicalmente il senso del film che sarebbe, a questo punto, poco più di una favola nera), e tra le altre cose non giustifica apparentemente l’esistenza di un seguito.

    Cosa che, in realtà, non sembra giustificata lo stesso – per cui tanto vale… (fonte)

  • Amazon Fire Tv Stick: cos’è e come funziona

    Amazon Fire Tv Stick: cos’è e come funziona

    L’Amazon Fire TV Stick è una chiavetta che consente di trasformare una normale televisione in una Smart TV di ultima generazione. Basta collegare la chiavetta infatti alla presa HDMI della TV, ed ecco che è possibile accedere ad ogni servizio di film e serie TV in streaming come Amazon Prime Video, Netflix oppure Infinity, ai motori di ricerca, a Facebook, a YouTube. Non solo, con questa chiavetta è anche possibile osservare le telecamere di sorveglianza che sono state installate in casa, gestire le luci, il riscaldamento e ogni altro dispositivo compatibile, per una casa sempre più centralizzata e tecnologica. Ma come configurare l’Amazon Fire TV Stick? Andiamo a scoprirlo insieme.

    Installazione

    Installare l’Amazon Fire TV Stick è semplice, talmente tanto semplice che anche coloro che non hanno mai visto una chiavetta in vita loro possono riuscirci senza alcun tipo di difficoltà. È infatti sufficiente inserire la chiavetta in una delle prese HDMI presenti dietro alla televisione, o sul fianco a seconda dei modelli. La chiavetta deve poi essere collegata anche alla presa della corrente. Ecco che la chiavetta è stata installata, pronta per la configurazione.

    Configurazione dell’Amazon Fire TV Stick

    Prima di tutto è necessario accendere la televisione e sintonizzarsi sul canale HDMI. Attenzione, di solito le televisioni hanno più di un canale HDMI, indicati come HDMI 1, HDMI 2 e a seguire. Questa indicazione è presente proprio accanto alla presa. Controllate quale sia quindi il canale giusto da scegliere e selezionatelo tramite il menù del vostro telecomando della TV.

    A questo punto configurare la chiavetta è molto semplice, dato che compaiono le istruzioni direttamente sullo schermo della TV. Ecco comunque i passaggi che devono essere effettuati:

    • Selezionare la lingua.
    • Scegliere la rete WI-Fi a cui collegarsi.
    • Inserire la password della rete Wi-Fi per poter accedere.
    • Effettuare l’accesso con il proprio account Amazon. È possibile che il riconoscimento sia automatico.
    • Memorizzare la password del Wi-Fi.
    • Attivare o meno il parental control.
    • Visualizzare il filmato introduttivo che spiega le funzionalità di base dell’Amazon Fire TV Stick.

    Come navigare: il telecomando vocale Alexa

    È possibile navigare tra le applicazioni e i canali di intrattenimento che Amazon Fire TV Stick offre direttamente tramite il telecomando presente all’interno della confezione. I nuovi modelli di Amazon Fire TV Stick sono in possesso del telecomando vocale Alexa. Si tratta di un normale telecomando con tasti per la navigazione dei contenuti, per tornare alla home page, per mettere in pausa, per mandare indietro o in avanti, per regolare l’audio. È però presente sul telecomando anche un apposito pulsante per attivare Alexa. Basta effettuare un comando vocale come ad esempio “Alexa, riproduci Friends” per accedere al contenuto richiesto in modo semplice e veloce.

    Navigare da dispositivo mobile

    È possibile però navigare sulla televisione anche tramite dispositivo mobile. A cosa serve avere questa opzione se si ha un telecomando a disposizione? Questa opzione è molto più utile di quanto si possa pensare, dato che può capitare di perdere il telecomando e di non avere idea di dove sia andato a cacciarsi. È utile anche nel caso in cui le batterie del telecomando dovessero scaricarsi e in casa non vi siano altre batterie da poter utilizzare. Infine i telecomandi possono anche rompersi. In tutti questi casi, si può navigare da smartphone e tablet.

    Per comandare la chiavetta da smartphone o tablet è necessario seguire i seguenti passaggi:

    • Scaricare su smartphone o tablet l’APP Fire TV e aprire l’applicazione.
    • Sullo schermo della TV, selezionare il dispositivo di riferimento e seguire le istruzioni che compaiono direttamente sullo schermo.

    I device mobile possono comunicare con l’Amazon Fire TV Stick anche in un altro modo. È infatti possibile duplicare lo schermo di smartphone e tablet direttamente sulla TV. Effettuare quello che in gergo viene definito mirroring è molto semplice con i dispositivi Amazon. Per gli altri dispositivi è invece necessario scaricare delle apposite applicazioni.

    Amazon Fire TV Stick: semplice ed economica

    Come abbiamo avuto modo di osservare, installare, configurare e utilizzare l’Amazon Fire TV Stick è molto semplice. Il bello poi è che si tratta di una chiavetta economica, alla portata davvero di tutte le tasche. La versione basic ha un costo infatti di 39,99 euro mentre l’ultima versione uscita sul mercato ha un costo di 59,99 euro.

    Non è poi da sottovalutare il fatto che gli utenti Amazon hanno a loro disposizione un eccellente servizio assistenza clienti, che consente di richiedere informazioni in modo semplice e veloce e di ottenere un’altrettanto rapida risoluzione di ogni problema. È possibile contattare il servizio clienti anche in caso di guasti e malfunzionamenti, così da poter ottenere una nuova chiavetta, un nuovo telecomando o un nuovo componente nel caso di problemi durante il periodo di garanzia.

  • I migliori film per famiglie in assoluto

    I migliori film per famiglie in assoluto

    Un bel divano, una bella coperta, i tuoi cari vicino a te ed un bel film per famiglie da guardare sgranocchiando un po’ di pop corn. Cosa desiderare di più? Questa che ti abbiamo appena descritto è una serata davvero perfetta che, soprattutto in inverno, rispecchia assolutamente la migliore scelta che si possa fare. I film per famiglie sono quei film che non hanno limiti di età ed in cui la storia ed i personaggi sono perfetti per incantare tutti, dai più piccoli ai più grandi. Abbiamo selezionato per te alcuni dei migliori film da guardare in famiglia così che tu possa avere un’idea di cosa scegliere per passare una serata indimenticabile tra le mura della tua casa. Prepara sul divano una bella coperta calda, una ciotola piena di pop corn ed accendi la tua televisione full HD o 4K per cominciare a goderti uno dei migliori film.

    Film per famiglie: quelli che non puoi proprio perdere

    A volte è davvero difficile mettere d’accordo tante persone con gusti ed età diverse. Tuttavia, il cinema ha anche questa capacità. Ci sono dei film, infatti, che hanno delle caratteristiche universali che vanno bene per qualsiasi età e che ti possono garantire una bella serata in famiglia in cui si può restare tutti accoccolati ed allo stesso tempo divertirsi un po’. Dal grandi classici Disney, ai film veri e propri. Nel mondo del cinema è praticamente impossibile non trovare qualcosa che piaccia a tutti. Se non si ha una grande conoscenza, però, può non essere così facile scegliere un titolo. Ecco per te una lista perfetta per far si che ogni pomeriggio o serata in famiglia si trasformi in qualcosa di speciale.

    Film per famiglie: i migliori cartoni animati

    Cominciamo con una selezione dei migliori cartoni animati in assoluto che, ti anticipiamo già, sono praticamente tutti firmati Disney. Oltre ai grande classici come Il Re Leone, Aladin o La Sirenetta, ci sono altri film più recenti che possono davvero incantare sia i tuoi bambini che te in primis.
    • UP. Una storia davvero molto bella in cui al centro di tutto vi è un anziano vedovo che decide di realizzare il sogno che aveva con l’amata moglie, ovvero viaggiare ed andare fino ad un luogo che lei amava moltissimo. Nel suo viaggio incontrerà non poche avventure.
    • Inside Out. Uscito nel 2016 ha riscosso un grande successo. Davvero molto divertente ed allo stesso tempo educativo in quanto parla di emozioni e fa capire ai bimbi di come tutte siano estremamente importanti.
    • Big Hero 6. Una storia avvincente e divertente con un grande messaggio dietro a sè. L’inizio della storia comincia con la perdita del fratello del protagonista. Il tutto cambia, però, una volta trovato un robot progettato proprio dal fratello defunto. Un modo per far capire ai bambini di come sia importante reagire nella vita.

    Film per famiglie: le migliori pellicole

    Passiamo ora ai film in cui i personaggi sono in carne ed ossa. I bambini sono molto attratti dai cartoni animali, ma bisogna dire che anche un film ben impostato può davvero incollarli allo schermo e far loro imparare moltissimo.
    • Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato. Un film davvero divertente e con un grande messaggio dietro a sé. Perfetto sia nella prima versione che nella versione più moderna con Jonny Deep. In pratica il ricchissimo proprietario di una fabbrica di cioccolato decide di voler trovare un erede e mette dei biglietti d’oro in alcune tavolette di cioccolato in vendita. Chi le troverà potrà andare nella fabbrica a fare una visita. Durante la visita saranno tante le prove da affrontare e chi ne uscirà vincitore sarà l’erede di tutto l’impero del cioccolato.
    • Jurassik Park. Sicuramente voi genitori lo avrete anche già visto, ma questo è uno di quei film che non ci si stanca mai di vedere e rivedere ed i tuoi figli ne rimarranno incantati.
    • Wonder. Altro film davvero meraviglioso e tra l’altro anche molto recente. Un bimbo nato con una malformazione al viso deve scontrarsi con la poca comprensione dei giovani. Fortunatamente troverà il sostegno di un vero amico e della sua famiglia.
  • Film e siti di incontri: cosa ci insegna Hollywood sull’online dating

    Film e siti di incontri: cosa ci insegna Hollywood sull’online dating

    Le dinamiche del dating sono sempre più presenti nelle nostre vite, e vari film – come abbiamo discusso anche qualche giorno fa – hanno tenuto conto di questo aspetto a livello narrativo; la logica del flirt casuale, del resto, segue in larga parte film come Appuntamento al buio (1987, Blake Edwards), ma anche un classicone come Harry ti presento Sally, una commedia sentimentale che possiede tuttavia un discreto valore per come presenta le cose, ed anticipa la manìa della friendzone tanto in voga oggi. Se due persone sono empatiche e fanno amicizia, potranno mai finire a letto assieme?

    Nemmeno un regista completo come Kubrick o Lynch, probabilmente, saprebbe rispondere a questa domanda in modo certo; ma i film, in generale, potrebbero considerarsi delle ottime consolazioni per i single depressi al fine di aiutarli ad uscire da un tunnel, oppure guidarci nella scelta del partner più affine a noi. Non c’è dubbio, del resto, sulla grandissima popolarità dei siti di questo tipo, a volte un po’ troppo spinti (secondo alcuni): del resto navigare nei siti di incontri per adulti lo fanno un po’ tutti, uomini e donne, per quanto non sia forse troppo comune da riconoscere in pubblico. Ciò crea dei presupposti interessanti da cui far partire le nostre riflessioni.

    Prima di rivolgerci ad uno di questi servizi di dating online (e ci abbiamo pensato più o meno tutti, in tempi di magra, giusto?), abbiamo paura: e la paura più grande è quella dell’ignoto, suggeriva il buon Lovecraft. Il cinema thriller ed horror ha saputo esorcizzare queste paure virtuali mediante pellicole come il controverso Hard Candy, ad esempio, che racconta la storia di un rapporto tra un uomo ed una ragazzina che nasce proprio in un chat, in cui pero’ le cose non sono assolutamente come potrebbero sembrare. Cosa possiamo imparare da quel film? Che le cose non sono quasi mai quello che sembrano, e che bisogna sempre stare attenti alle persone che incontriamo: potrebbero non volerci uccidere per forza, ovviamente, ma è bene comunque approfondire un minimo’ la conoscenza anche solo prima di arrivare alla classica “botta e via“.

    Del resto è impossibile non pensare ad un altro film come Cam, in cui le camgirl (le ragazze che hanno un rapporto esclusivamente virtuale con i propri partner) perdono la propria identità: per cui ricordiamoci che dall’altra parte c’è sempre una persona reale, e non dobbiamo nè fare gli stalker nè i leoni da tastiera. Una dinamica molto simile, del resto, è stata descritta in un film come The Den, nel quale l’erotismo si esplica mediante chat su Skype, ma poi degenera in una realtà che diventa terrificante dato che sembra esserci di mezzo un serial killer che agisce nel dark web. Morale della favola: ok le chat come mezzo di comunicazione pratico e veloce, ma vedersi per bere qualcosa assieme rimane da sempre, anche nell’era del dating online, il modo migliore per confrontarsi e conoscersi sul serio.

    Secondo alcune statistiche ufficiali, ci sono oltre 23 milioni di utenti registrati su piattaforme di dating in tutto il mondo: e la stima è quasi certamente al ribasso, data la grandissima varietà di piattaforme che offrono questa possibilità. Non tutti i frequentatori di questi servizi sono degli squilibrati, ovviamente, e con un po’ di fortuna potremo trovare un compagno o una compagna anche noi: del resto, per citare il buon cinema di Herbert Ross , “Provaci ancora, Sam!” – e tanto per ribadirla col cuore in mano, Sam sei Tu – che mi stai leggendo.