Non mi va di scrivere un libro, ma sto per farlo comunque, visto che Peter Occhiogrosso mi darà una mano. L’incipit dell’unica biografia ufficiale di Frank Zappa inizia esattamente con queste lapidarie parole, a testimonianza di uno dei geni della musica più contradditori, innovativi e difficili da classificare mai comparsi sulla faccia della terra. Personaggio umile quanto dal curriculum di tutto rispetto, Occhiogrosso è un autore su commissione che vanta l’unica autentica biografia del musicista tra le proprie opere, tanto da fregiarsi del titolo in inglese “The real Frank Zappa book“.
Premesso questo, procediamo alla scoperta dei 15 fatti più curiosi che è possibile scovare nel libro Frank Zappa – L’autobiografia, edito in Italia dalla Arcana e tradotto da Davide Sapienza.
Se trovate il vostro nome nel corso della lettura e non volevate vederlo stampato (o non gradite i miei commenti), mi dispiace. (F. Zappa, Frank Zappa – L’autobiografia)
Fu di origine italiana, greca, francese e araba
Frank Vincent Zappa nasce il 21 dicembre del 1940 a Baltimora, Maryland, a suo dire “saltai fuori che ero tutto nero, tanto che credevano che fossi morto. Adesso sto bene“. Di origini siciliane, precisamente di Partinico, ma anche greche, arabe e francesi: sua nonna era francese e siciliana mentre suo padre era italiano, emigrato negli Stati Uniti ed impiegato come barbiere, per un primissimo periodo.
Lottò aspramente contro la censura
Zappa assistette alla nascita del Parents Music Resource Center (PMRC) nella metà degli anni 80, nato da una congrega di mogli quasi tutte di membri del Senato statunitense dell’epoca. Spicca tra di esse la figura di Tipper Gore, la quale (da quello che sappiamo nella sintesi raccontata da Occhiogrosso) acquista per la figlia di otto anni il disco Purple Rain, colonna sonora dell’omonimo film, già di suo al centro di qualche polemica per via dei contenuti per adulti al proprio intenro. Basta il testo di Darling Nikki ed i riferimenti alla masturbazione al suo interno (she was a sex fiend / I met her in a hotel lobby / Masturbating with a magazine) scatenano una reazione immediata. Le donne iniziano a riunirsi tra loro discutendo del tema, fino a spedire una lettera minacciosa alla RIAA (Associazione Discografici USA), invitandoli caldamente a classificare i dischi in base ai loro contenuti. Stiamo assistendo alla nascita delle etichette su gran parte dei CD metal e rock “Parental Advisory, Explicit Lyrics“: la RIAA si appiattisce completamente sulla posizione del PMRC, invitando le radio a non trasmettere più contenuti espliciti pena la revoca della licenza.
Zappa scrisse una lettera aperta alla rivista musicale Cashbox, in cui riassume brevemente la vicenda:
LA RIAA DEVE BALLARE A COMANDO PER LE CASALINGHE DI WASHINGTON OPPURE L’INDUSTRIA FARÀ I CONTI CON IL PESO DEI LORO FAMOSI MARITI.
Il punto di vista zappiano è lampante: l’industria è completamente conformata alle volontà politiche dell’epoca (in fondo a loro interessa solo vendere dischi), mentre gli artisti stanno sottovalutando la possibilità di essere etichettati a vita oppure, peggio ancora, di sentirsi in dovere ammorbidire i propri contenuti per evitare lo stigma in questione. Una battaglia anti-censura che Zappa porterà anche in sede processuale, mediante video passati alla storia e nella relativa indifferenza degli stessi artisti coinvolti, da lui strenuamente difesi.
I suoi primi giocattoli furono beccucci, matracci, piattini di mercurio solidificato e maschere antigas
Il padre di Frank Zappa fu metereologo alla Edgewood, azienda nota perchè produsse gas velenosi in uso nella Seconda Guerra Mondiale. Molto del materiale in uso venne maneggiato dal giovane musicista da ragazzino, tra cui il mercurio, il DDT (all’epoca forse ritenuti non tossici per l’uomo, cosa riveletasi ovviamente errata) e numerose maschere antigas, in uso dagli abitanti della zona nel timore di fuoriuscite accidentali di gas nervino. La produzione di armi e di metodi per uccidere il prossimo colpì profondamente la sensibilità del giovane artista, che ne evidenzia più volte i paradossi e le assurdità di fondo.
Zappa racconta (tutto sommato, in modo divertito) come le conoscenze mediche dell’epoca fossero limitate, e come venisse curato in modo curioso (ad esempio mediante olio d’oliva per il mal d’orecchi) e senza l’opportunità di potersi opporre a certe assurdità (nè a livello familiare, nè tantomeno generale). Cosa che gli provocò una certa insofferenza verso autorità e convenzioni, la quale successivamente riversò nella propria sterminata produzione musicae
…il noli contendere, una rinuncia, come a dire “Sono così al verde che non posso permettermi la giustizia di Cucamonga, perciò darò mille verdoni a questo avvocato e poi terrò la bocca chiusa, sperando che non mi diano la pena di morte.” – Frank Zappa – L’autobiografia
Non è mai stato coprofago
Una diffusa leggenda urbana, smentita nel capitolo iniziale della biografia ufficiale, racconta che Zappa avrebbe mangiato sul palco gli escrementi di Captain Beefheart, musicista eclettico e suo sodale nonchè amico dell’epoca. In realtà è un falso, non è mai successo nulla del genere: secondo Zappa, che ribatte ironicamente alla fake news, “non ho mai mangiato merda sul palco, ed il posto in cui andai più vicino a farlo fu nel 1973, ad un buffet in North Carolina“.
Venne incarcerato per pornografia per 1 settimana
La storia secondo cui finì in carcere per pornografia va dettagliata per coglierne le contraddizioni grottesche: l’accusa fu quella di cospirazione per produrre pornografia. Nella cultura giudiziaria dell’epoca, infatti, era sufficiente che due persone discutessero della preparazione di un crimine per poter essere incriminabili in tal senso. Molte battaglie libertarie e contro la censura di Zappa, raccontate mirabilmente in vari documentari e nel recentissimo Zappa, sono probabilmente nate in questa sede.
Nel 1963 Zappa produceva attivamente musica nello Studio Z, luogo in cui venne registrato, ad esempio, Safe as Milk di Captain Beefheart. La stampa dell’epoca lo definì, probabilmente per un equivoco, “the Movie King of Cucamonga“, tanto da insospettire le autorità locali che gli attribuirono assurdamente la creazione di film pornografici (all’epoca più che uno stigma, un vero e proprio reato, come raccontato in film di culto come Hardcore di Schrader). A marzo del 1965 un poliziotto sotto copertura offrì al musicista 100 dollari per produrre una audiocassetta hot da destinare ad un addio al celibato. Detto fatto: Zappa si accorda con un’amica e registrò un finto episodio erotico, pieno di allusioni e gemiti sessuali. Nastro che venne usato come prova processuale, provocando una settimana di carcere all’artista per “cospirazione al fine di commettere pornografia“, il sequestro di gran parte del materiale dello studio (molto del quale venne smarrito per sempre) e la successiva riduzione della pena ad una sola settimana. Lo studio venne chiuso mesi dopo la sua uscita, e solo una parte di quel materiale sopravvisse.
La sua prima influenza musicale furono i dischi di Edgar Varèse
Non è un mistero che la carriera di Zappa racconti di un poli-strumentista, ma anche un compositore ed un direttore d’orchestra nell’ultima fase della sua carriera. Avvistando un disco di Edgar Varèse in un negozio dell’epoca, pensò subito che fosse una specie di “scienziato pazzo” che aveva prodotto un disco. Inutile sottolineare quanto il disco fosse considerato inaccessibile per l’epoca, tanto che molti ascoltavano il brano Ionisation (più volte citato nella biografia) e nessuno mai lo acquistava. Frank lo ottenne per i pochi dollari che aveva in tasca, 3.75$, e lo ascoltò ripetutamente per molto tempo.
Ecco la vera storia del brano “Tengo una minchia tanta“
Estate 1982, siamo precisamente al 14 luglio e ci troviamo nello stadio oggi noto come Renzo Barbera, all’epoca “La Favorita“. Zappa si trova in tour in Italia, per suonare di fronte ad una folla che lo attende febbrilmente da mesi: colpito dalla ripetizione della parola “minchia” nei discorsi della gente del posto, chiede all’amico Massimo Bassoli di scrivere un testo per una canzone che contenesse la stessa in ogni strofa. Siamo nella fase del soundcheck e nasce, quasi per caso, il testo dadaista (e quasi sulla falsariga degli Squallor) che tutti ricordano. Il concerto, per inciso, fu interrotto per disordini e viene ricordato nel documentario Summer ’82: when zappa came to Sicily di Salvo Cuccia.
Ah, tengo na minchia tanta
Tengo na minchia accussi’Devi usare un pollo
Se me la vuoi misurar
Devi usare un pollo
Se me la vuoi tastarGuarda che se la mangia
E mentre se la sta a pappa’
Chiedimi che cosa fa
Se la sta a succhia’
Frank Zappa non era il figlio di Lumpy Brannum
Secondo una diffusa dicerìa dell’epoca, secondo la quale il brano del disco Hot Rats (1969) dal titolo “Son of Mr. Green Genes” fosse un riferimento al personaggio di Captain Kangaroo (Brannum), un personaggio di una serie TV dell’epoca destinata ai bambini, di cui Zappa sarebbe stato – secondo la leggenda urbana in questione – il figlio.
Non era, ovviamente, così.
Non iniziò suonando la chitarra, bensì la batteria
In un’epoca in cui il rock’n roll doveva ancora essere inventato, Frank si appassiona alle percussioni e frequenta anche un corso estivo con Keith McKillop. Per un certo periodo provò a far suonare i pezzi dell’appartamento in cui viveva, non potendo permettersi nemmeno un rullante. Esordisce come batterista con una band scolastica di R&B (una delle sue più grandi influenze musicali, peraltro) nel 1956, i Ramblers.
“Sono un sessista o cosa?”
La risposta di Zappa alle accuse di maschilismo in molti suoi testi, viene riportata nella biografia, con un atteggiamento a viso aperto:
“se doveste prendere i testi che ho scritto e analizzarli“, scrive il musicista, “molte canzoni sarebbero definite di argomento donne in posizioni degradanti, inteso in modo diametralmente opposto a uomini in posizioni umilianti. Inoltre vi accorgereste che la maggiorparte delle canzoni parla di UOMINI STUPIDI. Le canzoni che scrivo non sono attacchi gratuiti, ma dichiarazioni di fatti“, rifiutando di scusarsi in seguito a varie pressioni “perchè diversamente dall’UNICORNO quelle creature ESISTONO DAVVERO e meritano di essere commemorate in una loro opera speciale“.
La posizione di Zappa contro il sentimentalismo nelle canzoni
“IO DETESTO LE PAROLE DELLE CANZONI D’AMORE”. Credo che una delle ragioni della cattiva salute mentale degli americani dipenda dal fatto che la gente è cresciuta con QUEI TESTI. Da ragazzino senti tutte quelle PAROLE ROMANTICHE, giusto? I tuoi genitori non ti raccontano la verità sull’amore, e a scuola non la impari di certo. […]
È un condizionamento inconscio che crea il desiderio di situazioni immaginarie che per te non esisteranno mai. […] La gente passa la propria vita sentendosi defraudata di qualcosa. […] MOLTO CINICO di alcune canzoni rock è il modo in cui dicono FACCIAMO L’AMORE, ma quale cazzo di imbranato dice merdate del genere nella realtà? Bisognerebbe poter dire andiamo a scopare o almeno andiamo a riempire i moduli“.
Propose uno spettacolo in occasione di italia ’90 – mai preso in considerazione
Uno degli episodi più divertenti della biografia zappiana è senza dubbio quello che riguarda il suo contatto con l’allora sindaco Pillitteri, al vicesindaco e assessore alla cultura Corbani e all’assessore ai problemi giovanili Treves, definiti rispettivamente nel libro “un socialista, un comunista e un anarchico“.
Il progetto di Zappa è pregno di poesia dadaista, irriverenza religiosa e assurdità assortite:
Proposta di un’opera dedicata al campionato mondiale di calcio – Dio fa – Frank Zappa propone di scrivere, produrre e dirigere uno spettacolo straordinario in coincidenza con le finali della Coppa del Mondo di calcio nell’estate 1990, finanziato dalla Città di Milano e dalla Lega Calcio Italiana.
La prima dell’opera avverrà alla scala e sarà trasmessa via satellite in tutto il mondo. Il testo sarà in inglese, tedesco, italiano, francese, spagnolo, portoghese e russo; lo spettacolo prevede parti di danza in vari stili, effetti speciali e una sfilata di moda. […]
Tutto il materiale – conclude Zappa – è soggetto a modifiche irrazionali. Il tema dell’opera è: MILIONI DI PERSONE CREDONO CHE IL CALCIO SIA DIO, MA SI DICE (ALMENO A TORINO) “DIO È UN BUGIARDO. DIO FA“
Dio Fa diventa addirittura una canzone dell’album Civilization Phase III, raccolta del 1994.
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