Salvatore

  • I 20 film horror più assurdi che ho visto di recente

    I 20 film horror più assurdi che ho visto di recente

    Una classifica di horror assurdi può sembrare assurda, neanche a dirlo, nella misura in cui diamo il significato al termine inteso come “incomprensibile“, sconveniente, inetto; se invece lo riconduciamo all’originario terminale latino absurdus, ovvero (tra gli altri significati) dissonante, ecco che la classifica acquisisce un nuovo senso. Il concetto base è che sulla dissonanza dai canoni artisti di ogni genere, da John Cage a Frank Zappa, passando per David Lynch e Stanley Kubrick, hanno costruito la propria arte, che poi qualcuno ha chiamato avanguardia. Ma poichè il tempo va sempre avanti in modo irreversibile, potrebbe non aver senso discutere di anti-tradizione o avanguardia che dir si voglia: non per altro, ma ciò che era avanguardia 20 o 30 anni fa oggi è considerati da alcuni quasi vecchio, a momenti.

    Questa selezione è sicuramente condizionata da quello che ho visto personalmente e, per questo, potrebbe mostrare lacune o scelte da sopprimere secondo alcuni. Eppure, alla prova dei fatti, non ho mai cambiato l’ordine e la sostanza dei film pur aggiungendone, in tempi recenti, altri sei. Ecco a voi, pertanto, i film più absurdi del genere horror che si possano immaginare. Film un po’ assurdi, certo: ma occhio a considerarli film senza senso perchè forse, a quel punto, potrebbe essere un fatto soggettivo o condizionato da credenze, convinzioni soggettive, letture fatte e ulteriori eventuali visioni a tema.

    # 20 Flesh of the void

    Lo metto in questa posizione non per demeriti artistici (come discusso nella recensione, qualcosa di interessante c’è) quanto perchè si tratta probabilmente dell’apoteosi dell’horror assurdo recente: niente dialoghi, niente trama (o quasi), solo una giustapposizione psichedelica di cruenza e ritualità oscura per uno dei film certamente da citare in questi casi.

    # 19 Quella casa nel bosco

    A differenza di altri lavori “fuori dalle righe” più o meno analoghi, Quella casa nel bosco gioca al citazionismo più becero, che accarezza qualche velleità modello Postal o Borat versione horror. Alla prova dei fatti, è uno slasher horror come decine ne sono stati fatti, eppure la sostanza lo rende vagamente weird e, per questo, merita un posto qui. Recensione qui

    # 18 Pontypool

    Nell’horror di concetto Pontypool dovrebbe occupare uno dei primi posti in assoluto, per quanto poi si tratti, con discreta probabilità, del classico lavoro più discusso che visto. Impossibile parlarne, ad oggi, senza lasciar trapelare nemmeno un pezzetto di quel gusto per l’assurdo che lo caratterizza. Recensione qui

    # 17 The house

    Film di animazione a episodi, tre in tutti, in cui l’assurdità risiede più che altro nelle singole trame, accomunante dal tema della casa (l’attaccamento irrazionale, il senso di appartenenza, la vanità di averne una lussuosa). Niente male per un prodotto che è passato un po’ in sordina su Netflix, in tempi recenti, e che merita un rewatch se non si fosse fatto prima. Recensione qui

    #16 Tetsuo

    Fanta-horror cupo e delirante (resta e si conserva come icona cyberpunk, ovviamente, ma si può annoverare nell’horror absurdi per via del tipo di regia non causale e di alcuni effetti speciali considerevoli), girato con un montaggio frenetico ed artefice di un intreccio mai completamente chiarito. Forse uno dei film più importanti del “bizzarro cinematografico” di ogni tempo. Leggi la recensione

    #15 Possession

    Possession rientra tra i film sostanzialmente privi di genere, per quanto possa considerarsi un thriller simbolista – il dramma è incentrato sull’ossessione e la gelosia – peraltro a tinte particolarmente cupe, con diversi passaggi poco lineari o bizzarri: classificato anche come horror psicologico, sfugge a qualsiasi tentativo di classificazione. Recensione completa qui

    #14 Grotesque

    Non arriva all’apice a cui aspirerebbe, per la verità, anzi mostra qualche pecca a livello narrativo e sostanziale: rimane una tappa obbligata all’interno di qualsiasi maratona dell’horror fuori dalle righe. Non per tutti, soprattutto per via della violenza e del sesso esplicito, su cui il regista insiste senza remore. Qui la recensione completa del film

    Visibile qui come trailer / assaggio

    #13 Macchie solari

    Uno dei film che mi ha maggiormente affascinato nella produzione filmica anni ’70 che ho imparato ad amare negli anni; un lavoro tutt’altro che banale, italiano (quando certo cinema aveva ancora senso farlo) e ricco di suggestioni. Recensione qui

    Trailer qui (si apre in un’altra finestra)

    #12 Society

    Uno degli horror più politici mai realizzati: una satira gran guignol di Brian Yuzna contro l’ipocrisia della società benestante occidentale. Senza dubbio una delle migliori chicche horror del cinema americano anni 90. Recensione completa qui

    #11 Baskin

    Un horror notevole e passato inosservato dalle nostre parti, e che merita una piena rivalutazione. A livello di contenuti, di mezzi e di ritmo sicuramente tra i migliori horror mai visti sullo schermo negli ultimi decenni. L’elemento bizzarro non scherza nemmeno qui, ovviamente. Recensione

    #10 Silent night, bloody night

    Proto-slasher piuttosto interessante, oscuro e sinistro: archetipico di un certo modo di fare horror tra personaggi, scenari e situazioni tipicamente americane. Un cult molto valido e, nel suo genere, da riscoprire ancora oggi (solo in inglese). Recensione

    https://www.youtube.com/watch?v=uriQfxtfd_M

     

    #9 Suicide club

    Diretto nel 2002 dal visionario Shion Sono (già noto per il delirante Strange circus), Suicide Club (noto anche come “Suicide Circle“) è un film riuscito solo a metà: se da un lato scatena suggestioni impulsive, in parte non riesce a coinvolgere come dovrebbe. Nonostante tutto, nel bizzarro cinematografico ci sta tutto Recensione

    Visibile nel trailer / frammento qui (se nel frattempo Youtube non lo censura)

    #8 Strange Circus

    Coinvolgente e decisamente spaventoso (sfido chiunque a proseguire la visione entro la prima mezz’ora, nonostante il fatto non ci siano di mezzo splatter o assassini sanguinari). Per il pubblico dallo stomaco d’acciaio, s’intende, un’opera perfetta e riuscitissima, che metaforizza l’esistenza come se fosse un’esibizione circense. Da giudicare dopo averlo visto per intero o, in alternativa, rinunciare del tutto all’impresa fin dall’inizio. Recensione qui

    https://www.youtube.com/watch?v=wUBTVug4SP8

    #7 The Human centipede

    Quello di The human centipede è un perverso quanto sostanziale body-horror, privato della vena tecnologica cronenberghiana ed avvolto in una spirale di cinismo e disgusto senza limite: Six riporta la carne alla carne, riduce dei corpi nudi a bestiame da macello e senza, per questo, voler intendere alcun sottotesto sociale – almeno, non in superficie. recensione

    #6 Possession

    Relegato (nonchè snobbato) quale cinema d’essai, Possession è la concreta dimostrazione di come l’horror possa, volendo, esprimere drammi tangibili ed essere uno strumento di comunicazione ineguagliabile. Possession, pur non essendo strettamente un horror, risulta oggi come piccolo capolavoro di cinema del terrore, nonostante qualche stranezza nella narrazione che riesce comunque a farsi seguire anche dal grande pubblico, e che incanta per la drammatica interpretazione di Isabelle Adijani. Nulla a che vedere con possessioni demoniache: il tema del film è l’ossessione di un marito geloso verso la consorte. Qui la recensione completa del film

    #5 Begotten

    È uno dei film più cercati su questo blog (recensione qui) e sono da qualche tempo convinto che sia inutile o dannoso parlarne troppo. Un’evocazione surrealista (ancora una volta) e irrazionale in una sorta di mito biblico rivisitato in chiave horror. Detta in modo diverso, un horror che sembra derivare dalla produzione teatrale dell’assurdo: privo di dialoghi, dalla trama appena accennata e ricco di lunghi, insostenibili silenzi e misteri.

    #4 Eraserhead

    Forse la più cupa espressione della complessa poetica di David Lynch: un passo obbligato per la conoscenza del cinema weird da parte di fan e coraggiosi pionieri, tutti gli altri spettatori dovrebbero considerarsi temerari, per provare a vederlo.

    Qui la recensione completa

    https://www.youtube.com/watch?v=dKhURjt9x5A

     

    #3 A mezzanotte possiederò la tua anima

    Il cult del regista brasiliano José Mojica Marins (che arrivò a vendersi la casa pur di avere il budget per girare il film) che inaugura ufficialmente l’horror nel proprio paese. Nella sua modestia di impianto (non si tratta di un z-movie come tanti) rimane una perla del genere, sicuramente più sensata, compatta ed accattivante di altri fiacchi imitatori.

    Qui la recensione completa.

    #2 L’angoscia

    Piccola escursione thriller di Bigas Luna piuttosto singolare, non troppo nota ed inaspettatamente truce, surreale e divertente. I piani della realtà si confondono abilmente senza diventare mai un mero esercizio stilistico: il film avvince e … coinvolge, è proprio il caso di dire, fino all’ultima, meravigliosa scena.

    Qui la recensione completa

    https://youtu.be/AI3l0K_kYG0

    #1 Il gabinetto del dottor Caligari

    Concludo con questo per il suo immenso valore artistico, ovviamente, ma anche per i misteri e le curiosità che da sempre ne accompagnano la visione, a partire dal doppio finale. Girato secondo i canoni dell’espressionismo, il film di Wiene si presenta come un film seminale adatto, oggi, probabilmente solo agli appassionati di cinema “assoluti” o, al limite, agli hacker di pellicole alla ricerca di immagini insolite. Com’è ovvio non esiste parlato a livello di suono, ma solo una lunga ed alienante colonna sonora curata da Giuseppe Becce. Notevole anche per la presenza della figura di un probabile zombi ante-litteram.

    In una lista di film spaventosi rimarrà al top della lista per molti anni. Qui la recensione completa

  • Dieci brani indimenticabili degli Squallor

    Dieci brani indimenticabili degli Squallor

    Stando a Wikipedia inglese (in genere affidabile, almeno nella nostra esperienza) gli Squallor sono assimilati al genere della comedy music, e furono attivi tra il 1973 ed il 1994. A quanto pare, pero’, erano già attivi verso la fine degli anni ’60. Immersi professionalmente nell’ambiente della produzione discografica dell’epoca, vivevano ogni giorno a contatti con i maggiori musicisti dell’epoca, mal sopportandone i vezzi e le vanità; e fu così che fondarono gli Squallor, ispirandosi nello stile alla visione di un suggestivo film (Il mio amico il diavolo di Stanley Donen, ed in particolare al cantato-parlato sfoggiato da uno dei personaggi).

    Siccome noi frequentavamo i cantanti, che sono i peggiori scassacazzi mondiali, quando facevamo gli Squallor ci sfogavamo contro i cantanti, quelli seri.» (Alfredo Cerruti)

    Nella loro carriera realizzarono 14 album in studio, dalle copertine allusive e dai titoli provocatori, e anche due film – uno dei quali, Uccelli d’Italia, divenne uno dei capisaldi del trash assieme ad Arrapaho. Non si esibirono mai dai vivo ma, ancora oggi, sono ricordati come una band innovativa e “avanti” rispetto alla media: non semplicemente come proto-rock demenziale, ma anche come espressione di una musica dadaista, dai tratti sbroccati e provocatori, che sarebbe rimasta scolpita nell’immaginario collettivo italiano per anni.

    Di seguito una rassegna ragionata dei migliori 11 brani degli Squallor, ovviamente secondo noi.

    Ti ho conosciuta in un clubs

    Al netto dell’inglese maccheronico di clubs, è una parodia dei brani romanticheggianti dell’epoca (era il 1973), il brano parte con una delle contrapposizioni più lapidarie e geniali mai scritte:

    ti ho conosciuta in un clubs, eri bellissima, ma avevi un solo difetto: non c’eri.

    38 luglio

    “Il pezzo” degli Squallor sull’amore perduto, impresso nella memoria dei fan da sempre e, a quanto risulta anche dal documentario sulla band – venne totalmente improvvisato da Alfredo Cerruti – Tratti illogici, incoerenti e volutamente demenziali attraversano quasi tutto il brano, con uno splendido arrangiamento e l’effetto straniante di una semantica votata al dadaismo e al non-sense. L’effetto fu devastante: era nato un nuovo genere musicale, in cui la musica era in linea con quella ripulita e perbenista dell’epoca ma che, al tempo stesso, era totalmente folle dal punto di vista semantico.

    La storia è quella di un elettrotecnico, che vive dei tormenti da amore non corrisposto. Almeno, così sembra.

    Appare evidente l’influenza del brano Drimbel Wedge and the vegetation tratto dal film Bedazzled (Il mio amico il diavolo), principale fonte di ispirazione della band. Per la cronaca, nel film Stanley è una rock star la cui fama sarà di breve durata, usurpato da un nuovo arrivato chiamato “Drimble Wedge and the Vegetation” (George) che intona il brano con tono di voce staccato, fermo e soprattutto parlato (uno stile molto riconducibile al marchio di fabbrica Cerruti degli Squallor) del proprio disinteresse per chiunque, a parte se stesso.

    Probabilmente, per certi versi, una sorta di parodia del movimento britannico psichedelico in voga all’epoca, o di artisti come il primo Syd Barrett.

    Arrapaho

    La colonna sonora dell’omonimo film (per la cronaca, ne hanno prodotti due: Arrapaho e Uccelli d’Italia), oggetto di culto nel mondo dei  b-movie ancora oggi.

    Marcia longa

    Pezzo considerevolissimo per via di una singolare caratteristica: ci sono due voci narranti sovrapposte, una sul canale destro l’altra sul canale sinistro. A parte l’effetto psichedelico che prova questa scelta, sentire i due commentatori fare la cronaca di un evento sovrapponendosi, insultandosi ed arrivando allo zenith dadaista-surreale con un mitico:

    mettetevi un dito in culo e la vita vi sorriderà!

    Marcia dell’equo canone

    Abbastanza sulla falsariga del pezzo precedente, vede ancora una volta la voce narrante che racconta di improbabili case. Tra le perle del brano, il narratore che non sembra sapere più cosa dire, ad un certo punto, per poi esplodere in un epico “ma comme cazz è ‘llonga ‘sta marcia!”.

    Come vedete, su una casa c’è già uno che si vuole suicidare perché l’ha appena vista
    E’ di sedici piani, bianca, con delle stanze dove centra solamente di sbieco
    Perché si centra di chiatto non centra
    E appena ha visto l’architetto, i due si sono afferrati per il collo
    C’è voluto l’intervento dei pompieri per staccarli

    […]

    Questa è la casa per la sarta: come vedete, è una casa di ‘mmerda
    C’ha un monolocale intrinsico senza luce, così la sarta cuce ad occhio

    Cornutone

    Il computer Amedeus

    Uno dei pochi pezzi con synth, in cui si notano vari dettagli sbroccati parodici sull’avvento degli home computer (era il 1985) quanto, sentiti oggi, profetici:

    Ho due software, uno che fa i bucchini, e un altro che lo piglia in culo,
    nuovi giochi elettronici che servono a insegnare ai nostri figli come chiavare.

    Pret a Porter

    Pezzo dichiaratamente anti-clericale, è presentato dal personaggio di Fravolone e si gioca su un’ipotetica sfilata di moda di un gruppo di preti. Si tratta di un travisamento volontario e demenziale dell’espressione prêt-à-porte, in francese “pronto a portare“.

    Berta

    Alla base dell’episodio raccontato, una delusione d’amore: lui torna disperato quanto sbroccato da lei, che a sua volta non le manda a dire.

    Senti pirla,a me, nun me passa manco p”o cazzo ra mochetta ‘e Zambelletti, ‘e chella bucchina ‘e mammeta, ‘e capito? ‘I stò pe cazzi re miei, ‘e sorde ‘e tengo, a fella ‘e carne m”a magno tutt ”e juorne, a te e sta’ seiciento ‘e merda ch t’hanno accattato ‘e genitori tuoi. Ahhhhhh.
    Io mi alzo la mattina: me faccio nu bello bagno, me magno n’uovo,
    e chi cazzo mo fa fa?

    Mi ha rovinato il ’68

    Non potevo che chiudere la rassegna su questo pezzo, uno dei pochissimi ad essere cantati e noto (oltre che per l’arrangiamento, come al solito mostruoso) per la splendida voce di Totò Savio, il quale racconta dei tormenti di un ex sessantottino – ed in cui ovviamente il 69 non è semplicemente l’anno successivo ma anche, per non dire soprattutto, una posizione sessuale.
    Il ’68 lo passammo in trincea
    gridando forte giù le mani dal Vietnam
    Era la storia che apriva strade nuove
    e finalmente fu il 69.
    E non mi pento del mio passato
    ma il ’68 mi ha rovinato.
    Generazione maledetta la mia
    noi siamo ancora l’Italia che scia
    Verso il domani, verso il non si sa
    perché fa rima con la libertà.
    Quante illusioni occupazioni e cortei e
    lacrimogeni e botte per star con lei
    Finché una notte al fuoco dei falò
    Mi disse scusa e un altro si chiavò.
  • Corsi Gratuiti per il settore audiovisivo (Regione Lazio) – Tecnico del suono e Montatore cinematografico e audiovisivo

    Corsi Gratuiti per il settore audiovisivo (Regione Lazio) – Tecnico del suono e Montatore cinematografico e audiovisivo

    Riceviamo e pubblichiamo su segnalazione degli organizzatori.

    Con il progetto M.I.C.S.A. – Miglioramento e Innovazione delle Competenze per il Settore Audiovisivo il Centro Europeo di Studi Manageriali propone due iniziative gratuite, con lo scopo di accrescere le competenze degli operatori del settore, promuovere l’internazionalizzazione e l’innovazione del settore audiovisivo laziale. Il progetto prevede due percorsi formativi della durata di 160 ore e due seminari indirizzati a disoccupati residenti o domiciliati da più di 6 mesi nella Regione Lazio.

    I corsi sono finanziati dalla Regione Lazio e dall’Unione Europea POR-FSE 2014–2020. L’iniziativa ha lo scopo di promuovere l’innovazione del settore audiovisivo laziale accrescendo le competenze degli operatori del settore.

    Le attività si sviluppano nell’ambito delle iniziative finanziate dalla Regione Lazio e dall’Unione Europea POR- FSE 2014–2020 con le risorse della Sovvenzione Globale MOViE UP 2020, uno strumento di intervento attivato con l’obiettivo di formare e sviluppare le competenze degli operatori del settore audiovisivo. Nell’ambito del progetto M.I.C.S.A. sono previsti due percorsi formativi uno per “Tecnico del suono” e uno per “Montatore cinematografico e audiovisivo” e due seminari con testimonial e professionisti del settore.

    DURATA E CONTENUTI DEI CORSI

    Tecnico del suono – 160 ore

    Il tecnico del suono è una figura professionale che si occupa della gestione dell’audio in ogni tipologia di attività o evento che preveda l’utilizzo di microfoni, mixer, diffusori acustici, registratori ecc. Nell’ambito cinematografico e della produzione audiovisiva si occupa della gestione dei dialoghi, dei suoni di ambiente, dei rumori e di tutte le fonti audio in generale, nella fase di produzione e post-produzione.

    Argomenti del corso:

    • Principi base del settore audiovisivo
    • Principi di acustica, segnale audio e microfoni
    • Ripresa e registrazione, gli elementi strutturali e ambientali delle location
    • Soluzioni tecniche di ambientazione sonora
    • Post-produzione audio
    • Modulo di Lingua inglese, linguaggio tecnico di settore
    • Comunicazione e competenze relazionali nel contesto lavorativo

    Montatore cinematografico e audiovisivo – 160 ore

    Il Montatore cinematografico e audiovisivo è una figura che esegue le operazioni di montaggio delle fonti audiovisive, ordinando e connettendo le sequenze, scegliendo immagini e suoni idonei a garantire la continuità narrativa indicata nella sceneggiatura. Attraverso il montaggio elabora la versione finale del prodotto audiovisivo (film, documentario, filmato video-giornalistico videoclip, corto, promo…).

    Argomenti del corso:

    • Teoria e tecnica del linguaggio cinematografico
    • Basi del montaggio analogico e digitale
    • Composizione della struttura narrativa
    • Montaggio dei media in una sequenza
    • Maschere effetti e transizioni
    • Color correction e color grading
    • Modulo di Lingua inglese, linguaggio tecnico di settore
    • Comunicazione e competenze relazionali nel contesto lavorativo

    Requisiti di partecipazione: i corsi sono riservati a 30 disoccupati o inoccupati (15 per percorso) maggiorenni e residenti o domiciliati da almeno 6 mesi nella Regione Lazio in possesso del diploma di scuola media superiore. I partecipanti dovranno inoltre risultare iscritti ad un Centro per l’impiego. È preferibile possedere esperienze pregresse o uno spiccato interesse nel settore.

    Modalità di iscrizione al corso

    Per partecipare ai corsi gratuiti è necessario presentare la propria domanda di ammissione, redatta in carta semplice e con allegata la documentazione relativa al possesso dei requisiti richiesti.

    La domanda di ammissione al corso dovrà pervenire entro il termine improrogabile del giorno 10/03/2022 alle ore 16.00 mediante posta elettronica al seguente indirizzo:

    [email protected]

    oppure a mezzo posta ordinaria o raccomandata al seguente indirizzo:

    Centro Europeo di Studi Manageriali – Via Lavanga 97/99 – 04023 – Formia (LT)

    Bando e domanda di iscrizione sono disponibili al seguente link: centroeuropeo.it/corsi-gratuiti-settore-audiovisivo

    Durata: 160 ore formazione + 6 ore di seminario (per ogni percorso)

    Modalità: formazione a distanza, i corsi si terranno attraverso la piattaforma Cisco Webex.

    Al termine dei percorsi previo superamento dell’esame finale, verrà rilasciato un attestato di frequenza.

    Per informazioni è possibile contattare i seguenti recapiti:

    Tel. 0771-771676 – email: [email protected] – Ulteriori informazioni sono disponibili sui siti: www.centroeuropeo.it – www.movieup2020.it

  • 20 horror spaventosi recenti che forse non hai ancora visto

    20 horror spaventosi recenti che forse non hai ancora visto

    La promessa di questa lista vuole essere chiara dall’inizio: niente horror di serie Z, niente suggerimenti che potrete leggere in qualsiasi altro blog di cinema, niente classici (per ovvie ragioni di originalità della lista), niente film che avrete visto in TV infinite volte.

    Dopo aver visto quasi 1000 horror – di cui la metà sono stati (e vengono tuttora) pazientemente recensiti in questo sito – credo che una lista dei migliori 20 dal 2000 in poi fosse arrivato il momento di tirarla fuori. Spero davvero che vi piaccia e vi aiuti a riconsiderare seriamente un genere che, purtroppo, ad oggi viene preso troppo poco seriamente o snobbato per via delle apparenze poco credibili o violente (che sono quasi sempre, peraltro, solo una faccia della medaglia).

    Che dite, iniziamo?

    Ju-On (2000) – Horror indipendente distribuito inizialmente solo sul mercato home video, da non confondersi con il remake americano “The grudge“: tutta un’altra storia in termini di atmosfere e paura. Intenso, essenziale e privo di sbavature: un vero cult, anche perchè non banalissimo da reperire, almeno fino a qualche tempo fa. Su Amazon trovate sia il cofanetto con il DVD singolo che la trilogia.

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    Jeepers Creepers (2001) – Un film molto poco valutato, forse perchè calato in una realtà tipicamente americana (e con riferimento ad un mostro che sembrerebbe “nativo” del luogo), è in realtà un horror molto ben costruito che possiede, oltre ad una serie di pregi, quello della brevità. Ottantiano nel modo giusto, ma in grado di essere apprezzato anche dal grande pubblico. Per la cronaca Jeepers Creepers (letteralmente le “cose che strisciano sulle camionette“) evoca il titolo di un brano di Armstrong. Si trova a prezzo abbastanza contenuto su Amazon ma anche, abbastanza spesso, nei cesti di DVD in offerta dei vari negozi.

    Non ho sonno (2001) – Sono quasi vent’anni che ci affanniamo a ripetere che Argento non è più lui, dimenticando quello che forse è il suo miglior film degli anni recenti: cupo, sinistro e con la giusta dose di splatter, strizza l’occhio ai precedenti lavori (in particolare a Profondo rosso, che viene rielaborato e rivisitato senza riciclare nulla) e vanta un livello di tensione difficilmente eguagliato in seguito. Se non l’avete ancora visto, è ora di provvedere: su Amazon c’è in una originale versione olografica del DVD.

    https://youtu.be/1IFq7InYUjo

    The experiment (2001) – Un film anche qui poco considerato ma molto intenso, incentrato sulla storia di un gruppo di volontari imprigionati in un carcere a scopo di sperimentazione, e che pagheranno presto le conseguenze della propria permanenza. Forse qualche tempo prima che la moda blanda del “Grande Fratello” (inteso come squallida parodia di quanto profetizzato da Orwell) si consolidasse, questo film mostra le mostruosità dell’animo umano con perizia e la giusta dose di claustrofobia. Adatto a quelli che “sì ma i mostri non mi spaventano”, anche qui è facilmente reperibile su Amazon (spesso a pochissimi euro, con un po’ di fortuna).

    Cabin Fever (2002) – Se siete rimasti shockati in positivo da The green inferno, non potete non aver visto il primo Eli Roth: brutale, molto diretto e privo di fronzoli (e con una parvenza new metal, come personaggio, assolutamente da non perdere). Che il regista avesse talento lo si capisce chiaramente da questo Cabin Fever, lavoro un po’ dimenticato nella sua filmografia che merita, invece, una certa rivalutazione – per quanto si tratti di un horror abbastanza nella media. Anche qui si trova facilmente a prezzo stracciato.

    La casa dei 1000 corpi – La fama di Rob Zombi è legata molto pesantamente a questo film, che ha inaugurato la sua gloria registica per quanto non un consenso unanime; se per molti gioca con generi che conosce a menadito e possiede idee anche abbastanza originali, per altri è uno sterile riciclo che non porta a nulla di interessante. Di certo questo film non lascia indifferenti, ed è sicuramente uno di quelli da riscoprire, assieme al sinistro Le streghe di Salem.

    Calvaire – Questo film del regista belga Du Welz (poco noto per varie ragioni, soprattutto di marketing) è una vera sorpresa nel suo genere: parte da presupposti quasi banali, per poi degenerare in una storia da incubo come poche se ne sono viste sullo schermo. Se non l’avete mai visto, anche qui vi suggerisco di colmare la lacuna quanto prima: e mi raccomando, non illudetevi di assistere al solito “già visto” (la sensazione è quella, almeno all’inizio) finchè non sarete arrivati almeno a mezz’ora di film. Se volete gustarvi il DVD, lo trovate qui.

    https://www.youtube.com/watch?v=Hn3oba5HmH8

    Marebito – Altro film davvero sorprendente che suggerisco a tutti di guardare: è un horror giapponese diverso dal solito, privo dei soliti spiriti maligni e delle solite vittime che tendono a morire nei soliti momenti. Occhio a reperire la versione italiana, visto che molte sono in inglese o giapponese.

    Noroi – Nonostante la tagline di apertura quasi scontata (“Questo documentario è ritenuto troppo inquietante per una visione pubblica” ) vi garantisco che questo film sa ben raccontare una storia in stile falso-documentario, con grande consapevolezza dei mezzi e con buona scelta di storia, personaggi ed ambientazione. Una versione riveduta, arricchita e corretta del criticatissimo Blair Witch Project, del tutto privo di quell’approccio ma in grado di valorizzare un falso-documentario come si deve.

    Strange Circus – Nessuna persona che l’abbia visto vi potrebbe consigliare a cuor leggero un film come Strange Circus, che è certo riduttivo definire solo horror: è un film completo, una vera mazzata di shock, incentrato sui traumi infantili subiti dalla protagonista, il tutto senza ricorre ad alcun mostro o vampiro perchè la violenza domestica era abbastanza.

    https://www.youtube.com/watch?v=wUBTVug4SP8

    Autopsy – Probabilmente uno dei migliori e più abili a capitalizzare le poche risorse a disposizione tra gli horror recenti: imperdibile per la situazione che vivono i protagonisti, per lo scenario solo apparentemente poveristico e per la tenebrosa quanto insolita protagonista. Se amate l’horror in tutte le sue declinazioni, sono 15 euro ben spese a mio parere.

    A serbian film – Una vera mazzata nelle gengive (cinematograficamente parlando), anche piuttosto a tradimento per via del contesto pornografico che lo rende attrattivo (è la storia di un attore porno convinto a girare il suo ultimo film); ma questa è solo una parte della storia. Violentissimo, spaventoso all’ennesima potenza, con un sottotesto politico non banale ed con almeno un paio di scene in cui sarà impossibile non coprirsi gli occhi con le mani: in Italia non ha mai goduto di distribuzione, e molti maliziosi dicono che non è un caso. Se si regge e si sa interpretate, vale la pena scoprirlo (abolendo qualsiasi trasporto emotivo nella storia, disumana come poche): non certamente per tutti. Anche qui, occhio alla versione: la maggioranza di quelle su Amazon sono censurate (il finale è talmente tagliato da risultare confuso, a quanto dicono) o sono in serbo o in francese ed inglese. Il mio suggerimento è di preferire una uncut in inglese ad una cut qualsiasi, perchè non ha molto senso, diversamente.

    https://www.youtube.com/watch?v=eti8DMptId0

    The girl next door – Brutale messa in scena che evoca “Stand by me” da un lato e le ciniche sevizie del succitato “A Serbian film” dall’altro. Ma qui la vicenda non segue il ritmo avvicente del racconto di King, e la violenza non sottintende alcuna metafora politico-sociale: si tratta di una spiazzante rappresentazione fondata sulla realtà (il soggetto è ispirato ad un pazzesco fatto di cronaca), a tratti surreale, senza una vera motivazione e con qualche “crepa” narrativa romanticheggiante nel finale. Impossibile, in ogni caso, restare indifferenti ad una simile carovana di orrore quotidiano: non per tutti neanche qui, ma è un buon film.

    The house of the devil – Il sottoscritto non ha mai amato il genere satanico (per motivi che vanno soprattutto legati alle convinzioni personali, e per una sorta di scetticismo implacabile che mi caratterizza: per me nulla è più spaventoso della realtà, in molti casi); questo film pero’, assieme a The Omen e pochissimi altri, è l’eccezione sovrannaturale che conferma la regola. Fa paura, e cattura nel modo giusto l’attenzione dello spettatore, omaggiando lo spirito degli anni ’70 e riesce pure ad innovare. Da non perdere.

    https://www.youtube.com/watch?v=AtXtSGRV0xc

    A l’intèrieur – Prende spunto dalla rivolte delle banlieue parigine per raccontare una storia molto ancorata alla realtà, e decisamente spaventosa. À l’intérieur omaggia senza fronzoli (e senza inutili autocelebrazioni) almeno due classici della storia del cinema (il Romero più famoso, ed il Carpenter più popolare) e, per la sua fortissima personalità, è probabilmente uno dei migliori horror recenti mai realizzati.

    Martyrs – Altra perla del new horror francese in voga fino qualche anno fa, è la dimostrazione tangibile di come sia falso e superficiale l’assunto per cui non esistano più i “cari vecchi film horror di una volta”; semplicemente, questi film recenti non sono abbastanza pubblicizzati, o peggio vengono snobbati aprioristicamente da troppi fan. Singolare storia thriller ad innesco multiplo, convulsa ed avvincente e ricca di momenti decisamente forti (non sarà facile guardarlo per intero). Il punto da focalizzare non è tanto nell’osare o nel trasgredire chissà quale tabù, quanto nell’immettere in circolo un messaggio molto preciso e, a suo modo, ancora rivoluzionario e spaventoso. Il “gioco” di Laugier sembra essere quello di estremizzare l’idea di martirio, e questo è il risultato.

    V/H/S – Tacciato di banalità e sottovalutato ingiustamente da buon parte del pubblico e di certa critica, questi corti tematici di vari registi horror possiedono invece potenzialità enormi, a differenza dei seguiti un po’ per amanti del genere. Soprattutto il primo episodio è davvero considerevole, e non poteva mancare in una lista di horror recenti da riscoprire. Su Amazon si trova abbastanza facilmente, stavolta.

    The ABCs of death – Antologia di horror non sempre all’altezza, ma per alcuni episodi vale davvero la pena, e se vi piace l’horror ne rimarrete gradevolmente colpiti (tra humor nero, trovate geniali ed altre forse più banalotte). Vale anche per il secondo gruppo di episodi della serie, sempre in media e non per tutti gli episodi. Su Ebay con un po’ di fortuna si può reperire un cofanetto con entrambi i DVD (della Koch Media; assicuratevi sempre che ci sia la lingua italiana), ideale per una maratona di horror a raffica.

    The butterfly room – Un capolavoro: rielaborando con stile gli stereotipi del cinema di genere anni 70/80, Zarantonello realizza un saggio dell’orrore immenso, ricco di emotività, mai prevedibile e con un cast da brividi (Heather Langenkamp, Camille Keaton, Barbara Steele, Julia Putnam: tutte madrine dell’horror settanta e ottantiano). Il risultato è un film che resta impresso nella memoria, e sorprende per stile e contenuti. Uno dei film horror che ho amato di più tra quelli usciti negli ultimi anni; anche stavolta, occhio a prendere la versione in lingua italiana (questa).

    Baskin – Concludo questa maratona del terrore (in cui, un po’ a malincuore, ho preferito escludere film non disponibili nè in italiano nè in inglese, e ce ne sarebbero stati da citare) con questa piccola perla che ho scoperto praticamente per caso da un cesto di DVD in offerta. Un film del 2015 in cui si racconta della notte infernale di alcuni poliziotti, costretti a fronteggiare un nemico apparentemente invincibile e, forse, anche qualcos’altro di meno tangibile. Soprattutto per appassionati di horror senza remore, con livello di gore abbastanza alto. Su Amazon ve lo tirano dietro a pochi euro, almeno finchè non uscirà rimasterizzato per collezionisti o chissà che altro.