Salvatore

  • Che cos’è un video POV, spiegato in modo semplice

    Che cos’è un video POV, spiegato in modo semplice

    il POV può essere considerato una rappresentazione tecnologica e culturale dell’accelerazione dell’esperienza umana, in cui il soggetto diventa tanto più coinvolto e interconnesso con il mondo esterno attraverso nuove tecnologie da vivere in prima persona esperienza altrui.

    Definizione POV

    In ambito video, “POV” è l’acronimo di “Point of View”, che significa “Punto di Vista” in italiano. Si tratta di un tipo di ripresa o tecnica di registrazione che mira a far vedere la scena dal punto di vista di un personaggio o di un soggetto coinvolto nell’azione. In altre parole, lo spettatore si trova ad assumere il ruolo del protagonista, come se stesse vivendo la situazione direttamente attraverso i suoi occhi.

    Visuale condivisa, annientamento dell’individualità. Il POV nei video è una forma di “discesa nell’abisso” o di “annientamento” della soggettività, in cui la persona scompare nella prospettiva individuale e diventa tutt’uno con l’oggetto filmato. Questo processo di disintegrazione del soggetto e la sua immersione nell’esperienza incarnata potrebbero essere interpretati come una forma di nichilismo virulento, in cui le tradizionali distinzioni tra soggetto e oggetto si dissolvono. Per certi versi, e vedendo l’uso che viene fatto del POV in ambito pornografico, con migliaia di porno POV diffusi in rete (vediamo attraverso gli occhi del soggetto che ha un’esperienza sessuale e se la gode in diretta assieme allo spettatore), si può interpretarlo come una rappresentazione della natura desiderante del soggetto umano, in cui l’esperienza diretta diventa il fulcro dell’atto sessuale. Potrebbe interpretare il POV come una metafora della fusione tra soggetto e oggetto, simile a come il desiderio sessuale implica una fusione tra i desideri di chi desidera e l’oggetto del desiderio stesso.

    Interpretazione del POV

    Questo tipo di rappresentazione può essere paragonato metaforicamente a una sorta di “intimità psicologica“, in cui il pubblico si trova a penetrare nella mente del protagonista e a vivere le sue paure, fantasie e sensazioni più intime. È come se il POV facesse emergere dall’inconscio del personaggio temi repressi o desideri nascosti, creando una connessione empatica tra lo spettatore e il protagonista.

    In alcuni casi, l’uso del POV può anche essere associato a metafore sessuali, in quanto la prospettiva soggettiva può essere paragonata alla “visione” di un’esperienza o di una situazione molto intima e personale, un po’ come assistere a un evento attraverso gli occhi del protagonista e, in un certo senso, essere parte di essa.

    L’uso abile del POV in film horror può creare una potente esperienza cinematografica, in cui il pubblico è coinvolto emotivamente, psicologicamente e persino sensualmente nella trama, rendendo il genere ancora più coinvolgente e affascinante per gli spettatori.

    POV nel genere horror

    Nel contesto dei film horror, l’uso del POV può creare un’atmosfera più coinvolgente e spaventosa, in quanto ciò che accade sembra avvicinarsi personalmente allo spettatore, amplificando l’emozione e la suspense. Quando applicato in modo intimo e psicoanalitico secondo l’interpretazione freudiana, il POV può rappresentare un’esplorazione delle emozioni e dei desideri più profondi del protagonista o dei personaggi coinvolti.

    Horror POV più famosi

    Ci sono diversi film horror famosi che utilizzano il POV (Point of View) come elemento chiave della loro narrazione, creando un’esperienza coinvolgente e spaventosa per gli spettatori. Di seguito, ti elenco alcuni dei film horror POV più conosciuti:

    1. The Blair Witch Project” (1999) – Questo film è uno dei primi e più famosi esempi di utilizzo del POV nel genere horror. La storia segue un gruppo di giovani registi mentre cercano di realizzare un documentario su una leggenda locale, la “Strega di Blair”, ma presto si perdono nella foresta, e il film mostra il loro viaggio spaventoso attraverso la telecamera dei loro videocamere.
    2. Rec” (2007) – Un film horror spagnolo, “Rec”, utilizza il POV attraverso una ripresa stile documentario. La storia si svolge all’interno di un edificio in cui un giornalista e il suo operatore seguono una squadra di vigili del fuoco durante una notte di emergenza. Presto, si trovano intrappolati nell’edificio con un’infezione misteriosa e spaventosa.
    3. “Paranormal Activity” (2007) – Questo film utilizza il POV attraverso le riprese di una telecamera posizionata su un treppiede nella camera da letto di una giovane coppia. Il film segue la coppia mentre sperimenta eventi inquietanti e paranormali durante la notte.
    4. Cloverfield” (2008) – Un monster movie che sfrutta il POV attraverso le riprese di un videocamera portatile mentre un gruppo di giovani cerca di sopravvivere e fuggire da una minaccia gigantesca che sta attaccando New York City.
    5. V/H/S” (2012) – Questo film antologico presenta diverse storie horror raccontate attraverso il POV di telecamere amatoriali, videocamere e telefoni cellulari. Ogni segmento offre una prospettiva diversa su eventi spaventosi e sovrannaturali.
    6. Unfriended” (2014) – Un horror film che utilizza il POV di un computer, mostrando una videochiamata tra un gruppo di amici mentre vengono perseguitati da un’entità misteriosa e vendicativa online.

     

    INT. ABANDONED HOUSE – NOTTE

    La telecamera si accende, mostrando il punto di vista di JASON, un giovane coraggioso, mentre entra in una vecchia casa abbandonata. La casa è buia e sinistra, con pareti scrostate e polvere ovunque. Jason indossa una torcia per illuminare il suo cammino.

    CAMPO PRIMO – RUMORI SINISTRI

    Mentre Jason esplora la casa, sente dei rumori strani provenire da diverse direzioni. Si ferma e la telecamera cattura il suo volto preoccupato, coinvolgendo lo spettatore nella tensione.

    CAMPO VICINO – IMMAGINI SPOGLIATOIO

    Jason nota delle foto appese al muro, raffiguranti persone sconosciute con occhi sbarrati e volti distorti. Si avvicina per guardare meglio e sente un soffio gelido sulla nuca. Si gira bruscamente, ma non c’è nessuno. La telecamera segue il suo sguardo ansioso.

    CAMPO LARGO – OGGETTI CHE SI MUOVONO

    Mentre prosegue nell’esplorazione, Jason nota oggetti che sembrano spostarsi da soli. Una sedia si ribalta, una porta cigola lentamente. Il suo cuore batte forte e la telecamera riprende la sua crescente angoscia.

    CAMPO SOTTOTETTO – BAMBINI RIDENTI

    Jason sente dei risolini provenire dal piano di sopra. Sale le scale con cautela e arriva in una stanza buia. Quando illumina con la torcia, vede delle figure di bambini che giocano con vecchi giocattoli. La scena è inquietante e la telecamera riprende il terrore nei suoi occhi.

    CAMPO VICINO – APPARIZIONE SPETTRALE

    Mentre esplora una camera da letto, Jason avverte un’ombra scura muoversi dietro di lui. Si gira di scatto e per un istante intravede una figura spettrale. La telecamera riprende il suo respiro affannato e il viso spaventato.

    CAMPO LARGO – CORRIDOIO OSCURO

    Jason decide di scappare dalla casa ma si trova di fronte a un corridoio buio e senza fine. I muri sembrano chiudersi su di lui mentre avanza. La telecamera segue il suo terrore mentre cerca disperatamente un’uscita.

    CAMPO FINALE – LA FINE?

    La telecamera si sposta improvvisamente verso una figura spettrale, simile a quella vista prima. La scena si congela, e lo schermo diventa nero. La telecamera sembra spegnersi, lasciando lo spettatore con l’incertezza di cosa sia successo a Jason.

    Foto di Marek: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-che-tiene-l-obiettivo-nero-della-fotocamera-339379/

  • Ho chiesto a ChatGPT di riassumere un libro (e ha fatto un disastro)

    Ho chiesto a ChatGPT di riassumere un libro (e ha fatto un disastro)

    Un’intelligenza artificiale è in grado di riassumere un libro o uno specifico capitolo di un libro? Mentre scriviamo chatGPT non è ancora disponibile in Italia (se non mediante VPN), ed abbiamo voluto testare la sua efficacia nel fare il riassunto di un libro abbastanza semplice come Shining di Stephen King, ed uno molto più complesso come l’AntiEdipo di Deleuze Guattari.

    Shining

    “Scrive” ChatGPT:

    “Shining” è un romanzo di Stephen King pubblicato nel 1977, che racconta la storia di Jack Torrance, un alcolista che accetta un lavoro come custode dell’Overlook Hotel, un hotel isolato nelle Montagne Rocciose che rimane chiuso durante l’inverno.

    Per sommi capi ci siamo. Poi ho visto se riesce a riassumere in modo corretto capitolo per capitolo:

    Ecco un riassunto per capitoli:

    Capitolo 1: Il giovane Danny Torrance ha una visione inquietante e spiega al suo amico immaginario Tony che ha paura di andare a vivere all’Overlook Hotel con la sua famiglia.

    Capitolo 2: Jack Torrance viene assunto come custode dell’Overlook Hotel e si presenta al suo nuovo datore di lavoro, Stuart Ullman. Ullman avvisa Jack dell’isolamento dell’hotel durante l’inverno e della sua storia oscura.

    Capitolo 3: Wendy Torrance, moglie di Jack, parla con il dottor Edmonds, il medico che sta curando Danny, riguardo alle sue preoccupazioni sulla salute mentale di Jack.

    Capitolo 4: La famiglia Torrance si trasferisce all’Overlook Hotel e Jack comincia a familiarizzare con l’hotel e i suoi abitanti.

    Capitolo 5: Danny ha una visione della stanza 217 dell’hotel e di una donna morta che lo avverte di non andare in quella stanza.

    Capitolo 6: Jack inizia a scrivere il suo romanzo, ma ha difficoltà a concentrarsi.

    Capitolo 7: Wendy e Jack discutono della salute mentale di Jack e dei loro problemi finanziari.

    Capitolo 8: Danny e Wendy visitano il labirinto di siepi dell’hotel.

    Capitolo 9: Danny ha una visione del fantasma della donna morta nella stanza 217.

    Capitolo 10: Jack inizia a sperimentare strane allucinazioni e incubi.

    Capitolo 11: Danny ha una visione del sangue che scorre dalle pareti dell’hotel.

    Capitolo 12: Jack continua a perdere la sua sanità mentale e inizia a comportarsi in modo sempre più bizzarro.

    Capitolo 13: Danny si nasconde da suo padre nel labirinto di siepi.

    Capitolo 14: Jack diventa sempre più violento e cerca di uccidere Danny e Wendy.

    Capitolo 15: Danny utilizza i suoi poteri psichici, chiamati “Shining”, per chiedere aiuto a Dick Hallorann, un ex cuoco dell’hotel che ha anche il “Shining”.

    Capitolo 16: Hallorann si dirige verso l’hotel per salvare Danny e Wendy, ma viene ucciso da Jack.

    Capitolo 17: Danny e Wendy riescono a fuggire dall’hotel mentre Jack muore congelato nel labirinto di siepi.

    Capitolo 18: Danny e Wendy si riprendono dalla loro esperienza traumatica e cercano di ricostruire le loro vite.

    Sembra coerente per cui per compiti compilativi del genere ChatGPT funziona abbastanza bene, al netto di qualche dettaglio spazzato via (e probabilmente recuperabile formulando domande più precise).

    AntiEdipo

    Qui viene il bello della storia: ho chiesto a ChatGPT di che cosa parla l’antiEdipo, la celebre opera filosofica di Deleuze e Guattari, almeno per sommi capi, e mi ha risposto così. Il presupposto da cui partirei è che per far funzionare bene questo sistema è fondamentale che le domande non siano poste in maniera vaga o equivoca, per cui considerate questo esperimento come una sorta di stress test considerevole per una macchina del genere (L’antiEdipo è un’opera filosofica parecchio difficile da riassumere, oltre che caratterizzata da vari passaggi notevolmente complessi).

    Il libro “L’AntiEdipo” di Gilles Deleuze e Félix Guattari – scrive ChatGPT – pubblicato nel 1972, è considerato un’opera fondamentale della filosofia del XX secolo. Il testo è una critica radicale alla psicoanalisi freudiana e alla filosofia tradizionale, proponendo una nuova teoria del desiderio e della produzione sociale. Gli autori sostengono che la repressione del desiderio, che la società moderna impone attraverso i meccanismi di controllo e di dominio, sia la causa delle nostre nevrosi e delle nostre frustrazioni. Inoltre, propongono una nuova teoria della “macchina desiderante” come strumento per la creazione di nuove forme di organizzazione sociale e di nuovi modelli di soggettività.

    Insieme, Deleuze e Guattari hanno influenzato profondamente la filosofia, la psicoanalisi e la politica del XX secolo. La loro collaborazione è stata unica e ha portato alla creazione di opere innovative e rivoluzionarie come “L’AntiEdipo”. La loro filosofia è stata una sfida alle concezioni tradizionali di soggettività, desiderio e produzione sociale, aprendo nuove possibilità per la teoria e la pratica politica. Gilles Deleuze è stato uno dei filosofi più importanti del XX secolo. Nato a Parigi nel 1925, ha insegnato in diverse università francesi e straniere. È stato autore di numerosi saggi filosofici e ha sviluppato una filosofia originale e radicale, influenzata da autori come Spinoza, Nietzsche e Bergson. La sua opera è stata cruciale per lo sviluppo di diverse discipline, come la filosofia, l’estetica, la letteratura, la psicologia e il cinema. Félix Guattari, nato a Villa-Sisneros, in Algeria, nel 1930, è stato un filosofo e psicanalista francese. Ha lavorato a stretto contatto con Deleuze e insieme hanno sviluppato la teoria della “schizoanalisi”, una nuova metodologia per l’analisi e la cura delle malattie mentali. Guattari è stato anche un attivista politico, impegnato nel movimento del Maggio francese e nella lotta per i diritti degli oppressi. Ha scritto numerosi libri, tra cui “La rivoluzione molecolare” e “Les trois écologies”.

    In linea di massima la forma sembra accettabile, ma è sulla sostanza dei capitoli che qualcosa non torna. Chiedendo infatti:

    Scrivi un riassunto per punti , destinato ad un blog specialistico, che parli specificatamente del terzo capitolo del libro “L’antiEdipo” di Deleuze Guattari, evidenziando i punti principali tipo lista della spesa

    Domanda cattivella, in effetti, e si evidenzia una sostanziale allucinazione algoritmica (ne avevo parlato anche qui), ovvero l’algoritmo si inventa una risposta combinando dati in maniera casuale:

    Il terzo capitolo del libro “L’AntiEdipo” di Deleuze e Guattari si intitola “Savoir-Faire”.

    In questo capitolo, gli autori affrontano il tema della produzione e della riproduzione sociale, esaminando i concetti di “soggetto” e “oggetto” in relazione al desiderio.

    Secondo Deleuze e Guattari, il desiderio non è solo individuale ma anche sociale, e il suo scopo è quello di creare nuove connessioni e relazioni.

    Il soggetto e l’oggetto non sono due entità separate, ma interagiscono continuamente, creando un flusso di desiderio e di produzione sociale.

    Il “saper fare” è quindi una capacità che non riguarda solo l’individuo, ma anche la sua relazione con il mondo circostante e con gli altri individui.

    Gli autori sottolineano l’importanza di una “politica del desiderio” che miri a liberare le forze creative della società e a creare nuove forme di organizzazione sociale.

    In particolare, Deleuze e Guattari analizzano il concetto di “macchina desiderante”, che rappresenta un insieme di elementi (individui, oggetti, idee) in costante interazione e in grado di produrre nuove forme di desiderio e di creatività.

    La macchina desiderante è in grado di superare le strutture gerarchiche e di generare nuove forme di organizzazione sociale basate sulla libertà e sull’auto-organizzazione.

    Gli autori concludono affermando che il desiderio è un motore fondamentale della produzione sociale, e che la politica deve puntare a liberare le forze creative della società, favorendo l’emergere di nuove forme di organizzazione sociale e di nuovi modelli di soggettività.

    Il focus non è tanto il contenuto dei singoli punti (che potrebbero considerarsi corretti, nonostante tutto, in linea generale), quanto il fatto che il terzo capitolo non si intitola affatto Savoir Faire, e non si trova traccia nell’indice del libro di un capitolo del genere. Sarebbe interessante che qualcuno scoprisse (la butto lì) da dove possa essere arrivato quel Savoir Faire, dato che è plausibile che sia stata usata dagli autori su altre opere e ChatGPT si sia confuso per questo.

    Il terzo capitolo del libro in questione si chiama “Selvaggi, barbari, civilizzati“, ed è inutile farlo notare al software che diventa, di fatto, “negazionista”. Nega che si chiami così – basta prendere l’indice per verificarlo – e non accetta di aver sbagliato, neanche lo prende in considerazione (nell’articolo linkato avevo evidenziato come tuttora ChatGPT sbagli considerevolmente i nomi delle vie e le posizioni geografiche, arrivando al culmine del “delirio” quando afferma che la zona Cesarini è una zona di Roma (che in realtà non esiste).

    Attenzione, quindi, a dare per buona qualsiasi cosa generi questo modello.

    Provo a farglielo notare ma non accetta la correzione, anzi sembra “ostinarsi” a ritenere il contrario. Il capolavoro vero è che mi da’ ragione, ma poi continua a sostenere la stessa idea sbagliata precedente. Un bias considerevole, ovviamente anche da parte mia nel conferire sostanza o parvenza umana a questo strano “comportamento”, ma anche da parte dell’intelligenza che sembra barricata in una dimensione in cui i dati dedotti sono quelli, e non si possono cambiare (un cervello umano può cambiare idea e uno artificiale no?)

     

     


    Riprovando a fare la domanda in seguito, ho ritrovato lo stesso problema: mi ringrazia ma poi ritorna sulla vecchia base di conoscenza. Mette in ballo pure Levi Strauss in modo anche qui molto casuale, privo di contesto e di giustificazione (anche qui non si trovano corrispondenze di opere mai scritte dall’autore di quel tipo).

    Di fatto, sembra che la capacità di riassumere sia da definire un po’ meglio, e per quanto sia probabile che la forma delle domande sia stata rilevante per il caso, resta una circostanza da non sottovalutare per l’uso futuro del prodotto.

     

    Foto di copertina: felix guattari cyberpunk visto da starryai

  • “Realismo capitalista” di Mark Fisher ha profetizzato un Reale che non si può esprimere

    “Realismo capitalista” di Mark Fisher ha profetizzato un Reale che non si può esprimere

    Mark Fisher muore suicida a soli 48 anni dopo essere diventato uno degli autori accelerazionisti di spicco e promosso le proprie idee con lo pseudonimo k punk.

    All’interno del suo libro Realismo capitalista Fisher delinea un trattato compatto e ricco di riferimenti alla cultura pop su quello che viene definito realismo capitalista. Per farlo, fa partire la trattazione incentrando il focus sull’idea accelerazionista promossa da I figli degli uomini, un film di fantascienza post-apocalittica di Alfonso Cuaròn (noto anche per aver diretto in seguito un episodio di Harry Potter). Una fantascienza fuori dal mainstream che presentava qualche punto di contatto con 2019 dopo la caduta di New York di Sergio Martino: in entrambi si attraversa l’apocalisse come se fosse una condizione ordinaria, alla ricerca di una nuova Eva che potrebbe ridare vita al genere umano, condannata diversamente all’estinzione da uno stop delle nascite, causa eccessiva radioattività. È uno dei tanti film simbolisti e politici che abbiamo visto nei cinema, ma Fisher punta l’accento in particolare sull’attraversamento, sul fatto che l’unico modo per attraversare la crisi sia attraversarla, in qualche modo (the only way out is the way through: l’unica via d’uscita è attraversare le cose), per quanto poi il come finisca per possedere sfumature e modalità molto diverse, da teorie neutre politicamente a quelle di estrema sinistra o, alternativamente, estrema destra. Si presuppone che le nuove tecnologie e il capitalismo debbano essere accelerati il più possibile, partendo dal presupposto che sia impossibile fermarli e anzi, rischi di essere solo controproducente.

    Mark Fisher (scatto di Nina Power). Credits: Nero Edizioni
    Mark Fisher (scatto di Nina Power). Credits: Nero Edizioni

    Una normalità apocalittica, dicevamo, che non sembra nemmeno troppo difficile da immaginare, presi dai nostri piccoli e medi drammi quotidiani mentre assistiamo, del tutto inermi e quasi sempre scoraggiati, al declino progressivo di un’umanità allo sbando, tra clickbait, fake news e periodici annunci di imminenti apocalissi. Possibile – si chiede Fisher – che davvero non ci aspettino sostanziali cambiamenti di sorta, e che non rimarremo più spiazzati da quello che verrà? Nelle ultime pagine del libro, dopo aver attraversato vari argomenti (dal politico al sociale, passando per la psicoanalisi lacaniana e la critica marxista classica) una lapidaria risposta sembra esistere, ed è il massimo dell’esaltazione lirica dello stile dell’autore, che riportiamo qui integralmente:

    “La lunga e tenebrosa notte della fine della storia va presa come un’opportunità enorme. La stessa opprimente pervasività del realismo capitalista signfica che persino il più piccolo barlume di una possibile alternativa politica ed economica può produrre effetti sporporzionatamente grandi. L’evento più minuscolo può ritagliare un buco nella grigia cortina della reazione che ha segnato l’orizzonte delle possibilità sotto il realismo capitalista. Da una situazione in cui nulla può accadere tutto, di colpo, torna possibile.”

    Realismo capitalista è un’espressione ripresa da Fisher a partire da Michael Should e da un gruppo di artisti pop art tedeschi degli anni Sessanta, e fa riferimento all’arte basata sull’uso delle merci (oltre ad essere, ovviamente, un calco del realismo socialista noto in ambito politico. In quest’opera è da interdersi come il mood che pervade il capitalismo corporativo in cui viviamo, intento a frammentare ed atomizzare le singolarità, facendo sentire l’individuo “solo contro tutti” (in pieno stile liberista) e arrivando addirittura, scrive Fisher, a far considerare le malattie mentali come problematiche individuali senza legame sociale.

    Vengono pertanto in mente i flussi a cui facevano riferimento Guattari e Deleuze nell’Anti Edipo, in risposta alla diffusa tendenza borghese nell’affrontare le problematiche psico-sociali nel salotto freudiano, come a dire: c’è dell’altro, esistono flussi che partono da un nodo ed arrivano ad un altro, mentre la dimensione psicoanalitica da sola non basta più a spiegare tutto. Va messo anche l’aspetto sociologico in ballo, anche perchè la propaganda capitalista sembra funzionare molto meglio di quella fascista o stalinista, e può rivelarsi complesso da comprendere e contestualizzare, se non lo si fa.

    Karl Marx cyberpunk visto da DALL E
    Karl Marx cyberpunk visto da DALL E

    Una cultura che si limita a preservare se stessa non è una cultura, del resto: e questo dovrebbe essere più che sufficiente a trovare nuovi stimoli per risolvere i dilemmi moderni senza ricalcare stili e scelte fallimentari precedenti. Questo vale a cominciare dalla malattia mentale, con riferimento alla depressione che porterà Fisher al suicidio nel 2017, il cui lascito per le forze progressiste è esplicito: la sinistra dovrebbe urgentemente ripoliticizzare la questione psichiatrica, contestualizzandola alla critica del capitale, scrive l’autore. Il capitalismo stesso è, secondo l’autore, quel che resta quando ogni ideale è collassato allo stato di elaborazione simbolica o rituale: il risultato di questa accettazione passiva (o meglio ancora interpassiva) è un consumatore spettatore che arranca tra ruderi e rovine. Il capitalismo non può esistere, osserva Fisher, senza la nostra esplicita cooperazione.

    Il capitalismo diventa, per Fisher, un mostro simile a La cosa di John Carpenter,  informe e dai confini variabili, pronto a cannibalizzare qualsiasi aspetto sociale e quotidiano e a rendere inesistente, ad esempio, la sacrosanta distinzione tra vita privata e lavorativa. Portarsi il lavoro a casa sarebbe l’espressione del massimo disagio indotto dal capitalismo, ed il capitalismo è molto abile a desacralizzare e svilire qualsiasi credenza. Con un risultato tragicamente vero, del resto: senza dimensione sacrale, senza credere letteralmente in nulla, la dimensione simbolica lacaniana viene abolita.

    Ricorrendo ad una delle sue consuetre omofonìe (les non-dupes errent, letteralmente i non creduloni vagano, che suona uguale a les noms du père, il nome del Padre) Lacan aveva sottolineato – come Zizek ha più volte rimarcato, per inciso – come la perdita del simbolico indotta sul seguace acritico del capitalismo possa avere conseguenze imprevedibili: chinque si consideri realista, cinico, disilluso, pragmatico (come avverrebbe anche per un incel, in effetti) può sbagliare esattamente come chiunque altro adoperi o creda, a qualsiasi livello, in un sistema simbolico. Anzi, peggio ancora: la dimensione pragmatica o iper-realistica rischia di risultare più ingannevole perchè distinta, di suo, da quella del Reale (se n’era accorto anche Baudrillard formulando i suoi simulacri, in effetti). Alla meglio, il Reale può essere una variabile X non rappresentabile di origine traumatica (secondo la psicoanalisi classica, almeno) che può essere al massimo intravista tra le spaccature o le contraddizioni della realtà che ci appare ogni giorno (i simulacri).

    Definire il reale è complicato, nemmeno Lacan ha mai fornito una definizione dello stesso univoca e, in definitiva, “la cosa innominabile”, il realismo capitalista, se ne approfitta bellamente. To get real significa, nell’accezione hip hop stradaiolo ad esempio, confrontarsi con uno stato di natura in cui cane mangia cane, dove o sei un vincente o sei un perdente, dove sei spinto a sentirti sfigato se non ti spari un corso di seduzione online – e dove i più, neanche a dirlo, sono condannati di default a perdere.

    L’unica maniera per mettere in discussione realismo capitalista è mostrare in qualche modo quanto sia inconsistente o indifendibile diventa una sola: ribadire che di realista, in qualche modo, questo capitalismo non ha nulla.

  • Slavoj Žižek spiegato in modo semplice (da un’intelligenza artificiale)

    Slavoj Žižek spiegato in modo semplice (da un’intelligenza artificiale)

    AI, fammi capire il pensiero di Slavoj Žižek in sintesi, senza usare parole difficili.

    Slavoj Žižek è un filosofo e saggista sloveno che si è fatto conoscere per le sue idee controverse e per la sua capacità di portare l’analisi filosofica su questioni di attualità. Uno dei temi principali che Žižek affronta è la critica al capitalismo e all’ideologia dominante nella società occidentale. Sostiene che il capitalismo ha radici profonde nella nostra cultura e che le nostre scelte individuali sono spesso influenzate da ciò che viene considerato “normale” nella società in cui viviamo.

    Secondo Žižek, le ideologie sono sistemi di pensiero che ci aiutano a spiegare il mondo e a dargli un senso, ma che spesso ci impediscono di vedere la realtà in modo obiettivo. Per questo motivo, Žižek sostiene che sia importante mettere in discussione queste ideologie e cercare di comprendere come influiscono sulla nostra vita e sulla nostra percezione del mondo.

    Inoltre, Žižek sostiene che la politica sia uno strumento importante per cambiare la società e che sia necessario lottare per una maggiore giustizia sociale e per una maggiore equità.

    In sintesi, il pensiero di Žižek si concentra sulla critica del capitalismo e delle ideologie dominanti e sulla lotta per la giustizia sociale e l’equità.