Quello che so sull’amore_
Vorrei parlare dell’amore —
parlo di quello che so —
e quello che so sull’amore è —
niente.
Ne parlo e non ci credo — lo ripeto e non lo so —
ogni volta che mi avvicino — mi sento disilluso
cerco qualcosa — non so che cosa —
non so nemmeno se voglio trovarlo —
so che sono stanco — l’amore stanca —
più della palestra —
della spesa fatta di fretta —
della corsa —
del calcetto del mercoledì —
mi mettono in difesa perché sono scarso —
e anche in amore lo sono — credo
“Devi trovare la persona giusta” —
Ma l’amore è cercarti ora, a caso, senza appuntamento — senza motivo.
A volte mi manchi — così torno nei luoghi in cui ci fermavamo a parlare per ore —
qui vicino —le foglie di un albero — le luci di un mattino incerto —
l’insegna del nostro bar — le macchine in doppia fila —
il cassonetto “Cestò” — le fermate ATAC che mi ricordano te —
mi hai detto “scendo a Re di Roma” — la metro si è bloccata una fermata prima —
e mi sono goduto qualche minuto in più vicino a te —
andavi di fretta quel giorno — non mi hai detto subito perché —
eh, mannaggia, toccherà aspettare assieme — era amore?
“Prova le app di dating” —
c’era una volta un caffè —
primo incontro — dovrei essere contento —
ma mi sento triste, così, senza motivo —
appuntamento finito prima di cominciare —
L’amore in fondo ha sempre un certo retrogusto malinconico —
poi la guardavo negli occhi —
“sai che sembri più grande delle foto sui social” —
“ah, sono di ventinove anni fa” —
“no figurati” — “non intendevo dire che” —
non sei tu — sono io —
troppo piccolo — troppo fuori posto —
fuori posto come la parola sbagliata nella frase d’amore perfetta:
“ti amo più di quanto tu possa amareggiarti” —
ti piacciono i film — le moto —
le scale a chiocciola — i libri —
le chiocciole nelle email—
il teatro — sì, faccio teatro — cinema no, magari —
certo che conosco Shakespeare — non lo sento da un po’ —
non so bene cosa sia l’amore, ma se non capisce le battute per me non lo è.
“Devi trovare qualcuno con interessi comuni”
Secondo appuntamento tra sapiosessuali:
“hai mai letto i manoscritti di Marx sulle equazioni differenziali”? “Sì. Alcuni calcoli erano sbagliati”.
È bello condividere interessi in una coppia — una coppia laureanda — ci manca un esame —
mi sento fuori corso — non parliamo di noi —
parliamo di Giù nel cyberspazio di Gibson — di Tolkien —
della tua parrucchiera che andrebbe denunciata —degli Iron Maiden —
aspetta, spengo il cellulare, per non essere disturbato —
ma da chi, poi… non mi chiama nessuno —
i cervelli si sfiorano — si stuzzicano — si accettano —
poi la passione sfrenata —
restiamo vicini — in silenzio — a fissare un soffitto —
senza parole — senza ambizioni — la testa altrove —
amore istantaneo — costruire qualcosa e vederlo collassare poco dopo. Amare le amarezze! —
“Arriverà la persona giusta, prima o poi”.
“Sto benissimo da solo, penso al lavoro e basta” —
ti senti invincibile — e non lo sei —
a quel punto trovo te — ma chi ti hai mai cercato —
accordo— armonia — reciprocità —parità —
senso dell’umorismo — “…ma l’hai visto quello? Perché, quell’altra?”— complicità —
discrezione —
rispettare i tempi dell’altro —
rispettare la scarsa puntualità dell’altro —
rispettare i gusti dell’altro — anche se discutibili —
rispettare il fatto che sei sposata —
lo scopro adesso — su una metro bloccata —
seduti vicini — ad aprire mille parentesi —
nel tempo extra — gentile omaggio dell’ATAC —
con quei baci che non ci saremmo mai dati —
quel sesso che non avremmo mai fatto —
provavi qualcosa — ma sei rimasta con lui.
Ci siamo visti per mesi — senza programmi —
una volta— cotto a puntino — ti ho detto che mi piacevi —
come una confidenza che racconti all’amico del cuore —
non ricordo le parole che ho usato —se ci ripenso mi sembrano solo banalità —
mi hai fatto parlare — non hai detto niente —
occhi languidi, sorriso incerto,
postura in bilico tra abbracciare e scappare.
Non lasciamoci più — apriamo miriadi di parentesi, senza mai chiuderle —
nei postumi del nostro amore platonico —
hai detto: “amore, faccio tardi, non so che succede alla metro”.
Storia inossidabile, figurati se vi lasciate, ma va bene così —
ci siamo salutati — niente storia clandestina, niente bacio finale appassionato —
quelli solo al cinema, dove io non ho mai lavorato.
Non potevi tradire senza che nessuno si facesse male, lo capisco.
Perché non è mai un dispetto, l’amore —
non è ripicca, non è un riscatto —
non è un interruttore (lo dice pure John Rambo) —
non è una manopola da regolare —
non è idealizzare l’altro —
non è una musa ispiratrice — non è Dante — non è Beatrice —
non è una guida turistica nel paese delle meraviglie —
non è il tuo spacciatore di soddisfazioni
Forse l’amore è provarci quando lo senti —
anche se le evidenze ti smentiscono —
quando la partita sta finendo —
tifi per la squadra che sta sotto di tre pere —
ma pensi “sì, questa coppa posso ancora vincerla“.
E l’amore non è una coppa.
Dobbiamo rinunciare a cogliere una rosa, per timore che la sua spina ci ferisca?
Una mia amica una volta ha risposto: “sì!”.
Forse l’amore è sapere — non quello che vuole l’altro, ma quello che vuoi tu, dall’altro.
Perché alla fine — quello che so sull’amore è — niente — ma forse niente è tutto quello che serve.
Quello che so sull’amore © 2025 by Salvatore Capolupo is licensed under CC BY-NC-ND 4.0