Saltburn: L’Eredità di Teorema e la Decostruzione del Patriarcato

Emerald Fennell scrive, dirige e produce questo film del 2023 ricco di sottotesti psicologici e che molto ha fatto discutere ed appassionare il pubblico. A mente fredda, dopo quasi un anno dalla sua uscita, è plausibile fare qualche considerazione specifico sul modello di famiglia che viene rappresentata al suo interno. Non è un segreto che si ispiri (come ribadito da più parti) a quella di Teorema di Pasolini, e che il modello di narrazione sia quasi identico (la presenza di un estraneo e l’imprevedibilità del suo comportamento con il nucleo familiare). Se all’epoca di Pasolini l’intreccio voleva essere un modo per mettere in discussione la realtà e provare a smuoverla dalle fondamenta, questo Saltburn compie un balzo ancora più considerevole. Fennell sa quello che dice, e lo ribadisce con la consapevolezza moderna di chi conosce il mondo: il modello familista, patriarcale e maschio-centrico è destinato a collassare, a fallire sotto i colpi del cambiamento imposto da chi lo ha subito suo malgrado.

Lo fa con una risonanza addirittura maggiore di quella espressa da Teorema, tanto più nella realtà fatta di famiglie queer, lgbtq+ e al cospetto dell’onnipresente modello patriarcale. Saltburn in tal senso è un film ideologicamente maestoso, al netto delle sequenze che hanno fatto discutere e baccagliare sui social, le quali ammiccano a varie forme di feticismo (inclusa la necrofilia) e che producono l’effetto di bloccare parte del pubblico sul disgusto, sul moralismo, sullo scagliare impunemente la prima pietra. Il senso del film sembra tuttavia essere legato alla discussione di un modello a noi familiare, in cui un giovane di origine umile (Oliver) viene introdotto in una sorta di “alta società” studentesca e poi, grazie alla solidarietà dell’amico Felix (del quale sembrerebbe segretamente innamorato), nella sfarzosa villa dove il ragazzo abita con i genitori, la sorella e un cugino. Che la presenza di Oliver in quel contesto disincantato, borghese e beatamente ignorante non possa non lasciare il segno sembra sostanziale, ed è l’essenza di un film che gioca quasi interamente sui concetti di intrusione e contaminazione.

Di fatto la Fennell non sembra accantonare il femminismo del precedente Una donna promettente (che già dal titolo era una dichiarazione di intenti, quasi da film politico), anzi lo declina in un senso più esteso, mostrando un personaggio che va alla scoperta di se stesso – e, come diretta conseguenza della propria sessualità. Oliver è bisessuale ma riusciamo a scorgere chiaramente solo il suo desiderio verso Felix, che viene premesso e dichiarato in una fase di racconto autobiografico rivolto ad uno sconosciuto (la cui identità sarà lampante solo nel finale). Il protagonista sembra timido e goffo, ed è completamente fuori posto: fa amicizia con l’unico nerd del college, si sente socialmente a disagio mentre il resto del college – che tende a seguire il leader Felix, bello e sicuro di sè – si muove disinvoltamente tra party, sesso e alcol.

È uno scenario che è archetipico dell’horror nelle sue declinazioni teen, dove sembra che da un minuto all’altro debba uscire fuori Michael Myers a presentare il conto, ma in realtà la regia calca la mano su contaminazione e intrusione, mostrando il senso di disagio ogni volta che Oliver prova ad alzare la testa (facendosi accettare al bar, provando a chiedere credito, offrendo la propria bicicletta e così via). Sembrerebbe abbastanza prevedibile e nella norma che Oliver finisca travolto dai propri azzardi (o venga virtualmente “punito” dall’alta società per questo), ma non è così: il protagonista ha una storia tormentata, è figlio di due tossicodipendenti, racconta di essere scappato di casa – e questo suscita una progressiva empatia in Felix, nonostante atteggiamento ed estrazione sociale agli antipodi. Col tempo il pubblico capisce che Oliver non è il ragazzo introverso e autentico che sembrava all’inizio, anche se la regia tende a nasconderlo tra vari sottintesi narrativi. Poco dopo Felix invita Oliver a casa sua per l’estate: superato il disagio iniziale (Oliver è molto introverso e di poche parole, e viene messo subito sotto pressione sia dai grotteschi familiari del compagno che dalle esplicite avances della sorella) si integra nella famiglia, fino a venire considerato “uno di loro”. Il nucleo familiare di Felix è algido, formale, tanto borghese da sembrare irreale: tutto è apparenza, ci si veste eleganti per pranzo, i tempi sono scanditi da rituali consolidati, la servitù si occupa delle faccende domestiche e la villa di Saltburn è un colosso lussuoso e gigantesco, oltre ogni immaginazione.

La presenza di Oliver è istintivamente empatica per il pubblico, e per quanto lo faccia sembrare discriminato e in qualche modo inferiore (sia moralmente che socialmente, in particolare dal cugino di Felix che non lo ha in simpatia e lo bullizza varie volte) risulta alla fine destabilizzante: autentica dinamite sociale, in grado di far sbucare le contraddizioni e le debolezze di ognuno. Lo vediamo chiaramente quando Oliver abbandona le formalità e inizia a dare del tu sia al padre (figura poco significativa nella narrazione, forse non a caso) che alla madre di Felix, con cui ingaggia un imprevedibile ed esplicito corteggiamento. La famiglia di Saltburn è, in altri termini, talmente drogata del proprio suprematismo borghese da essere inconsciamente vulnerabili alla realtà dei fatti, dal non vedere nè accorgersi dei vari tentativi di boicotaggio che avvengono nelle dinamiche familiari. Proprio su questo piano gioca il senso rivoluzionario del film: è il piccolo che finalmente distrugge il grande, corrodendolo dall’interno, giocando proprio sul senso di invulnerabilità che definisce e caratterizza il secondo.

Il finale di Saltburn (spiegazione/spoiler)

In oltre due ore di film è facile perdersi dei dettagli importanti sulla storia, che verranno ricomposti solo nel finale. È chiaro che Oliver sta raccontando la propria storia, ma non riusciamo a capire se si trovi nella sala degli interrogatori di una stazione di polizia o in presenza di qualche confidente. Sul finale capiamo che stava parlando con la madre di Felix, che ha probabilmente sedotto per farsi nominare come unico erede della villa. È proprio lui di fatto a staccare i tubi che la tengono in vita, e l’orrore diventa supremo nel momento in cui la regia accenna il fatto che sta per abusare di lei come ultimo, terrificante atto finale. ripercorrendo a ritroso la storia sul finale ci rendiamo anche conto che la relazione tra Felix ed Oliver era più sincera in un verso che non l’altro: e la cosa incredibile è che la persona in buonafede era Felix, non il contrario. In questa fase ci accorgiamo anche che Oliver ha una personalità manipolatrice, che non è troppo diversa da quella di un narcisista maligno come poteva esserlo il protagonista di American Psycho, e che come avveniva per quest’ultimo la sua colpevolezza va a braccetto con la presunzione di innocenza, con l’aria da nerd innocente che sembra assolverlo in ogni caso, anche quando lo vediamo compiere gli atti più terribili. Si potrebbe discutere a lungo sulle motivazioni che spingono Oliver ad agire in questo modo, e se all’inizio poteva sembrare una storia di riscatto di un ragazzo cresciuto in un ambiente difficile, in realtà scopriamo che si tratta semplicemente di una storia di ambizione: Oliver non voleva semplicemente entrare nell’atto società perché si sentiva da solo, bensì voleva dominarla. In senso più politico la sua figura potrebbe essere vista come quella di un liberale puro e privo di scrupoli, molto abile a nascondersi agli occhi della percezione comune nei suoi suoi intenti più crudeli.

Nel film viene anche chiarito che l’attrazione di Oliver Felix è puramente simbolica, tanto più che è un feticcio tutto quello che vediamo nella relazione tra loro due: non c’è mai un contatto fisico di natura sessuale, a differenza di quello che i due personaggi fanno con molti altri della storia. Le uniche volte in cui viene esplicitata la natura del loro rapporto e quando Oliver guarda Felix masturbarsi nella vasca, per poi leccare appassionatamente il fondo della stessa. e naturalmente anche la scena di necrofilia, in cui Oliver si sdraia nudo (e simula un amplesso) sulla bara appena coperta di Felix. Questo aspetto esplicita ancora una volta che Felix era soltanto un feticcio, un obiettivo simbolico atto ad aumentare e motivare il desiderio del protagonista, dato che l’autentico obiettivo di Oliver era quello di prendersi la villa, di tenerla tutta per sé e di liberare finalmente la propria natura sovversiva repressa – come vediamo nella scena finale del ballo.

Il ruolo della sessualità in Saltburn

Naturalmente il sesso ha una funzione primaria all’interno del film, al punto che sembra pervadere ogni singola aspetto e ogni possibile relazione tra ogni possibile personaggio. Al netto della possibilità di relazioni incestuose all’interno della villa – cosa che per la verità non viene approfondita – colpisce come ogni possibile rapporto tra Oliver e qualsiasi altro personaggio con cui viene a contatto sia su questa base: la ragazza sconosciuta che lascia a metà il rapporto, la madre di Felix a cui Oliver fa delle avances imprevedibili, il cugino di Felix che viene prima corteggiato e poi quasi violentato nel sonno, la sorella di Felix che viene sedotta e abbandonata. Le abilità manipolatorie di Oliver vengono fuori soltanto dopo aver visto l’intero film, e vanno di pari passo con la sua capacità di sedurre il mondo attorno a sé, quasi a ricordarci che ognuno di noi possiede un potenziale inesploso, una capacità di farsi accettare dagli altri (e di sedurli, eventualmente) che passa semplicemente per accettare l’esposizione. Per il resto sta decidere che cosa fare di quell’esposizione, se sfruttarla in modo malevolo come Oliver oppure, in buona fede, lasciare che le cose accadano.

Il personaggio del protagonista è entusiasmante nel suo concepimento proprio per la capacità di far empatizare il pubblico al netto della crudeltà dei suoi comportamenti: motivo per cui non sembra un azzardo piazzarlo nello stesso Olimpo in cui abbiamo messo, negli anni, personaggi controversi come Hannibal Lecter o Old Boy.

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