Recensioni

Raccolta di opere che qualcuno deve aver visto in TV, al cinema o in DVD. Trattiamo soprattutto classici, horror, thriller e cinema di genere 70/80. E non solo. Contiene Easter Egg.

  • Se credi di essere un giornalista da Pulizter, guarda “Il corridoio della paura”

    Se credi di essere un giornalista da Pulizter, guarda “Il corridoio della paura”

    Un giornalista molto ambizioso si fa rinchiundere in un ospedale psichiatrico: il suo obiettivo è descrivere direttamente la propria esperienza con i malati di mente – e vincere il Premio Pulizter.

    In due parole. Ottimo film dai toni hitchcockiani con un tocco di follia in più, capace di essere particolarmente appetibile per gli amanti del thriller psicologico. Un protagonista apparentemente sicuro di sè, ed in cui è facile riconoscersi, viene progressivamente travolto dal male interiore che affligge l’ospedale psichiatrico. Il tutto diventa una scusa per tenere sulle spine lo spettatore, lanciare messaggi sociali e satireggiare razzismo e intolleranza.

    Un ospedale psichiatrico diventa teatro di un omicidio ai danni di un paziente, ed un giornalista intraprendente – aiutato dalla compagna spogliarellista – si fa ricoverare fingendosi impazzito. Lo scenario che si apre davanti a lui è inquientante: il “corridoio della paura” + quello dell’ospedale, nel quale i ricoverati trascorrono “l’ora dell’amicizia” comportandosi come se fossero sul corso principale della città. Due infermieri (prevedibilmente uno “buono” e l’altro “cattivo”) ne seguono perennemente i movimenti, mentre Johnny Barrett fa amicizia con un italiano-tenore, con un reduce dalla guerra in Corea, con un nero che inneggia al Ku Klux Klan e con un promettente fisico regredito allo stato infantile. Grandissima cura dei dettagli, riprese efficaci ed incisive ed ottime interpretazioni la fanno da padrone, in un film in cui la follia arriva sempre senza preavviso (e in modo probabilmente non irrealistico).

    Lo scorrere del film è suddiviso fra tre personaggi in particolare, da cui il protagonista cerca di trarre informazioni per risolvere il caso di omicidio. Particolarmente riuscita la sequenza annessa al razzismo, nella quale il ragazzo di colore fa un vero e proprio comizio nel corridoio, riuscendo ad istigare tutti i pazienti contro un singolo: una scena che rivela uno dei tanti messaggi di natura satirico-sociale del film stesso. Il contesto de “Il corridoio della paura” fa capire, effettivamente, quante poche possano essere le differenze tra il mondo reale e quello di un ospedale psichiatrico, in quanto in entrambi regnano sostanzialmente i medesimi meccanismi perversi. Le incomprensioni, la mancanza di comunicazione ed i fraintendimenti sembrano coniugarsi ai medesimi livelli, con la differenza che la parte repressiva viene affidata agli infermieri invece che alle autorità. Geniale, poi, che Fuller abbia reso le allucinazioni dei vari personaggi a colori (i footage tratti da “Japan for House of Bamboo” e quelli girati per l’incompiuto “Tigrero“), mentre il resto del film è in un vivido bianco e nero.

    Una nota di merito ulteriore è legata poi al meccanismo quasi hitchockiano con il quale i due amanti si fingono fratello e sorella: gli incontri che avvengono periodicamente nel “giorno delle visite” sono dei veri e propri capolavori di tensione, proprio perchè i due sono tentati dal comportarsi da coppia mentre il resto del mondo deve credere che siano consanguinei.

    Una visione “must”, in definitiva, nell’ambito del filone thiller “manicomiale”, che molti emuli avrà negli anni successivi (“Qualcuno volò sul nido del cuculo” e, più recentemente, Gothika).

  • The house of the devil: possessioni demoniache in salsa anni ’70

    The house of the devil: possessioni demoniache in salsa anni ’70

    In una notte di eclissi lunare del 1983, Samantha Hughes inizia a lavorare come babysitter per un misterioso individuo…

    In breve. Horror moderno in stile ottantiano, che non può fare a meno di richiamare infiniti epigoni del genere satanico in voga negli anni ’70 (L’esorcista, Chi sei?), lo stesso ciclicamente riveduto (e corretto) dal cinema hollywoodiano. West fa un buon lavoro (forse vagamente autoreferenziale), e riesce a svilupparlo in modo originale.

    Girato in soli 18 giorni, The house of the devil si basa su fatti realmente accaduti, senza mai citarli esplicitamente ed introducendo lo spettatore fin da subito in un clima prettamente anni 80: ce ne accorgiamo dalle prime note della colonna sonora (che evoca quasi un horror fulciano), dal tipo di inquadrature, dal modo di apparire degli attori così come dal walkman di Samantha, la protagonista di una storia semplice e – a suo modo – efficace. Studentessa da poco in affitto, si propone come babysitter rispondendo ad un annuncio trovato in strada: il contatto con l’interlocutore si rivela anomalo fin dall’inizio, ma l’apparenza da brav’uomo ed i modi garbati convincono la ragazza ad accettare il lavoro, peraltro per una cifra quadruplicata rispetto al normale. La situazione – troppo bella per essere vera, come le fa notare l’amica – degenera paurosamente verso conseguenze disastrose: girovagando per la casa, Samantha (ansiosa, squattrinata e sostanzialmente ingenua) si troverà coinvolta nei rituali di una insospettabile (?) setta satanica.

    Se la prima parte del film serve solo a creare i presupposti (vive di atmosfere tese e mai esplicitate, in altri termini, se non per un singolo colpo di scena – feroce quanto piuttosto “telefonato”), è solo nella seconda parte di The house of the devil (gli ultimi 20 minuti, che è dove si concentra il clou) che si scatena la componente prettamente horror. Componente che si scatena con una singola, eloquentissima inquadratura che svela d’un colpo la verità sulla storia, iniziando con una serie di flash ed una fila di individui incappucciati, pronti ad iniziare un rituale di sangue. Lo splatter e la tensione sono ben realizzati e la regia è solida, fino ad un finale (che finisce per ricordare quello, sulfureo, di The Omen) su cui il gusto personale credo finisca per farla da padrone. La ragazza dai lunghi capelli, in veste bianca e ricoperta di sangue, del resto, sembra una citazione (forse involontaria) dei fasti argentiani di Suspiria.

    Se i presupposti per parlare di buon film ci sono tutti, non si può fare a meno di osservare come si tratti di un film del 2009, ricostruito nelle atmosfere ed ambientazioni con precisione chirurgica da Ti West, che sfoggia così un’ottima prova. Nonostante l’appartenenza agli anni ’80 possa sembrare forzosa (o addirittura un difetto) da parte di qualcuno del pubblico, ciò sembra avere un suo perchè. Del resto, il 1983 non è semplicemente un orpello da sfoggiare senza motivo, ma fa parte integrante della storia, la contestualizza; questo a mio avviso rende questo film – approcciato in modo quasi “documentaristico” all’epoca – una vera piccola perla dell’horror più o meno recente. Ambientandolo al giorno d’oggi, tra cellulari e connessioni ad internet, difficilmente avrebbe ottenuto lo stesso effetto. Del resto, a dirla tutta, non si può fare a meno di osservare che quei presupposti iniziali – in cui succede poco, in effetti – sono forse tirati troppo per le lunghe.

    Come accennato all’inizio, infatti, il film si basa su fatti reali, o meglio su quanto dichiarato dalla didascalia iniziale: “Durante gli anni ’80, piu’ del 70% degli adulti americani credeva nell’esistenza di culti satanici illegali; un ulteriore 30% individuò negli insabbiamenti da parte del governo l’insufficienza di prove in merito“. Come a dire: anche se non è vero, e se non ci sono mai state prove (i processi da panico del satanismo si conclusero tutti con assoluzioni), la paura rimane irrazionalmente legata alle menti di certuni. Nelle intenzioni di Ti West (che ha interamente scritto, diretto e montato questo film) propongono una riflessione seria ed uno uno spaccato d’epoca: certo romanzato, raccontato come horror, ma pur sempre legato alla cronaca. Poco conta, comunque, che Samantha abbia realmente vissuto o meno l’esperienza raccontata, perchè lo spirito continua da Non aprite quella porta.

    Girato volutamente in 16mm (formato must degli anni 80) al fine di conferire maggiore realismo all’ambientazione, sembra voler compostamente emulare i thriller / horror dell’epoca, tanto che venne anche commercializzato come combo VHS/DVD (non in Italia, a quanto pare). I frequenti primi piani alternati, quasi sempre senza zoom, sui volti dei personaggi, non fanno che richiamare questa sensazione vintage, che non risulta mai realmente fastidiosa – tanto che il film potrebbe essere stato realizzato tranquillamente all’epoca. Per il resto, de gustibus.

  • Ecco l’impero dei sensi: l’eros psicoanalitico di Oshima che venne considerato contrario al buon costume

    Ecco l’impero dei sensi: l’eros psicoanalitico di Oshima che venne considerato contrario al buon costume

    Si tratta della storia di una giovane prostituta che diventa una sanguinaria killer, realmente esistita – nonchè ispiratrice di opere di vario genere e film su di lei (quello di Oshima è il secondo, in ordine cronologico). Una coproduzione internazionale tra Francia e Giappone, girata dal visionario e coraggioso Nagisa Oshima, destinato a suscitare numerose polemiche negli anni a venire e che valse ovviamente una singolare popolarità alla protagonista.

    La vera storia di Sada Abe

    Sada Abe era una giovane giapponese (nata nel 1905, data di morte non ufficialmente note) che aspirava a diventare una geisha; l’impatto con quel mondo non è dei migliori, in quanto viene relegata a soddisfare sessalmente i visitatori. Nel frattempo impara a suonare lo shamisen come tradizione imponeva e, dopo aver contratto la sifilide, decide di diventare una prostituta a tutti gli effetti. Conosce in seguito Kichizō Ishida, un uomo sposato con cui intrattiene una relazione clandestina: la storia racconta che rimasero a letto assieme per quattro giorni di seguito, e che Sada aveva sviluppato una forma di gelosia possessiva nei confronti dell’uomo, rivelando un’animo profondamente oscuro.

    La gelosia diventa minaccia: Sada usa un coltello contro l’uomo per farle capire che fa sul serio e che lo vuole tutto per sè; in seguito, senza mai essere considerata seriamente da Kichizō, lo minaccia di castrarlo, il tutto dopo aver consumato l’ennesimo rapporto. Dopo una nuova notte di passione, Sada soffoca con la cintura il proprio amante fino ad ucciderlo, mediante una forma di asfissia erotica portata alle estreme conseguenze. In seguito castra il cadavere, scrive una frase d’amore con il sangue dell’uomo (Sada e Kichi, noi due), e tre giorni dopo viene arrestata. Al momento della cattura avrebbe affermato che il pene dell’uomo era il ricordo più caro che la legava a quella relazione.

    Nella foto di archivio che viene associata al suo arresto Sada sembra sorridere, così come le autorità che l’avevano appena trovata (nel film viene detto che “risplendeva di felicità”: aveva letteralmente il partner, alla fine, tutto per sè).

    Unknown author, Public domain, via Wikimedia Commons

    Analisi del film

    Tutti dovrebbero ormai conoscere, a quasi cinquanta anni dalla sua purtroppo claudicante distribuzione (dovuta a numerosi problemi con la censura), il mood esplicito e claustrofobico che presenta Ecco l’impero dei sensi fin dalle sue prime sequenze: nudi maschili e femminili in primo piano con nonchalance, corpi che hanno poco di erotico e che sembrano inermi a fronti degli amplessi; in molti casi vediamo anche, a riguardo, inusuali peni flaccidi (la teorica del cinema Isolde Standish si è spinta a sostenere, a riguardo, che questa scelta voglia intaccare l’assunto base della società patriarcale in cui, come in gran parte dell’hardcore sia professionale che amatoriale, il pene non può che essere in erezione). Molte scene di sesso non sono simulate e questo, alla lunga, disturba e fa riflettere anzichè eccitare; amplessi e sesso orale sono letteralmente ribaditi fino allo sfinimento dello spettatore; una protagonista che soffre di eretismo (uno stato clinico di perenne, instancabile e morbosa eccitabilità, il che non la rende troppo diversa dalla protagonista di Nymphomaniac). È altresì impossibile non pensare che film come Moebius siano stati molto ispirati dalla visione di quest’opera, che rimane sostanzialmente su una falsariga identica o molto simile.

    La storia raccontata nel film è sostanzialmente fedele alle cronache dell’epoca, e la regia insiste sia sulle nudità (nella versione uncut, quantomeno) che su varie forme di perversioni sessuali, tra cui sadismo, masochismo, voyeurismo e pissing. Gran parte delle relazioni rientrano nel triangolismo:c’è sempre un terzo ad assistere all’amplesso e, in un caso, la cosa diventa vero e proprio cuckolding (triolismo), quando Sada invita l’amante ad avere un rapporto con una geisha più anziana per poter assistere alla scena.

    Sinossi del film

    Si racconta di un hotel in cui la giovane ex prostituta protagonista va formalmente a lavorare come cameriera. Nelle sequenze iniziali viene molestata da un’altra ragazza dell’hotel, alle cui avances risponde con fastidio. Notata dal proprietario, inizierà una passionale relazione clandestina con lui, basata sulla concretizzazione di fantasie sessuali di vario ordine e grado. Non ultimo, quella per cui il rapporto diventa quasi equivalente a quello tra una mistress e uno slave.

    Spogliati! Non sopporto di vederti vestito.

    Il rapporto è basato sull’idolatria reciproca (almeno all’inizio), sull’autoindulgenza esasperata (i due partner acconsentono a qualsiasi desiderio dell’altro, in modo sostanzialmente passivo, e indulgendo sempre più sull’abuso e sulla violenza) finchè la relazione non si capovolge inesorabilmente: Kichizo, da ricco proprietario sicuro di sè (nonchè simbolo della potenza fallica) diventa remissivo, sempre più sottomesso ai desideri di Sada, la quale – da ragazza timida e riservata – appare sempre più insaziabile, tanto da esigere ripetuti rapporti e una costante erezione da parte dell’uomo. Allo zenith della possessione, Safa prende possesso del corpo dell’uomo e minaccia apertamente Kichizo: se avrà altri rapporti con sua moglie, lo ucciderà. La relazione diventa sempre più aperta e priva di inibizioni, tanto da prevedere rapporti dei due anche in presenza di sconosciuti.

    A dispetto del suo impianto visivo esplicito e – solo in apparenza – assimilabile ad un film erotico o addirittura pornografico, Ecco l’impero dei sensi si colloca tra vari rimandi alla cultura giapponese, a cominciare dalla figura delle geisha (芸者), artiste tradizionali in grado di suonare (come si vede più volte nel film) e danzare, spesso confuse con prostitute di lusso per quanto il loro ruolo non preveda, formalmente, nulla di sessuale. Il contesto è fondamentale per inquadrare una trama che si ambienta all’inizio del novecento e che, è bene tenerlo a mente, si basa su una vera storia. Se è vero che la prima metà del film può risultare difficile da seguire senza abbandonarsi a considerazioni spicciole, è la seconda che mostra l’autentico climax che rende L’impero dei sensi uno dei capolavori del cinema erotico: la relazione tra i due non è solo sesso, ma è diventata amore non corrisposto (Sada che esplode in un pianto liberatorio durante l’ennesimo amplesso), e nel contempo esce fuori la futilità delle altre relazioni mostrare (quella tra Sada e l’insegnante che la rifiuta pubblicamente).

    Alla base di In the Realm of the Senses vi è una chiave di lettura di tipo psico-sessuale, che prende ispirazione almeno in parte dagli scritti di Georges Bataille. Dell’erotismo si può dire – scrive il filosofo e antropologo nel suo saggio L’erotismo che esso è […] l’erotismo è l’approvazione della vita fin dentro la morte. In effetti, benché l’attività sessuale sia all’inizio un’esuberanza di vita, l’oggetto di quella ricerca psicologica, indipendente, come ho detto, dal proposito della riproduzione, non è affatto estraneo alla morte.” per giustificare questo bizzarro paradosso, l’autore richiama l’attenzione di chi legge agli scritti del marchese De Sade, per il quale “il modo migliore di familiarizzare con la morte è quello di legarla a un’idea libertina“. Il che è esattamente quello che fa la sceneggiatura di Nagisa Ōshima, nel rappresentare una relazione clandestina che non sfigurerebbe, per come viene presentata, in un qualsiasi film erotico, mentre sono i significati delle frasi stesse pronunciate negli scarni dialoghi a cambiare senso: su tutti, non ci lasceremo più, affermazione e richiesta topica per qualsiasi amante che verrà interpretata fin troppo alla lettera.

    Può anche esistere un riferimento alla classica penisneid freudiana, l’invidia del pene, resa esplicita dalla sequenza – poco ricordata dai più – in cui Sada si ritrova a giocare con due bambini, scorge la nudità del maschietto e ne prova un’attrazione che fa emergere un pesante senso di colpa. La penisneid in questa veste potrebbe essere stata rappresentata dal regista in modo letterale, così come il complesso di castrazione affliggerebbe – dualmente –  il protagonista maschile, a proprio agio con qualsiasi pratica sessuale quanto ossessionato, paradossalmente, dall’idea di perderlo per sempre. La liberazione di Sada avviene, non a caso, durante l’asfissia erotica che porterà la morte, in cui Sada afferma in estasi di avvertire il fallo “muoversi da solo dentro di lei”, conferendogli l’autonomia che tanto agognava e dando una motivazione al “taglio di coda” finale. La morte del protagonista, peraltro, viene vista dal regista come un sacrificio necessario, quasi un gesto di liberazione che l’uomo quasi accetta di buon grad, nella disperazione di non poter più reggere quella relazione.

    Per quello che ne resta oggi, vale la pena anche l’assonanza sintattica – forse randomica – tra De Sade e il personaggio di Sada (che si rivelerà giusto una sadica possessiva, a dispetto di una relazione padrone-domestica che ha inizio in termini invertiti; in questo, potrebbero esserci degli echi del personaggio di Asami, visto in Audition di Takashi Miike), ma anche tra eretismo ed erotismo, a suggellare un potenziale legame semantico tra i due che, se fosse vero, renderebbe il sesso inquietante per definizione, a qualsiasi latitudine.

    La lettura di Jacques Lacan

    Nel libro Seminario XXIII – IL SINTHOMO, relativo ad uno dei suoi numerosi seminari aperti al pubblico, Jacques Lacan affronta una lettura psicoanalitica degli scritti di James Joyce, e da’ un significato profondo al flusso di coscienza che era in grado di produrre i suoi lavori. Nel capitolo XVIII (Del senso, del sesso e del reale) Lacan racconta al pubblico di aver visto Ecco l’impero dei sensi durante una proiezione privata, nel marzo 1976, quando il film non era ancora nemmeno uscito nelle sale. Lacan vede nel personaggio di Sada Abe l’erotismo femminile spinto all’estremo, quale delirante presenza fantasmatica che, dopo aver ucciso il partner, lo evira e si porta via il membro (“la coda”, come viene ironicamente chiamata dallo psicoanalista).

    Viene da chiedersi perchè non l’abbia fatto prima, suggerisce Lacan, ed il motivo è legato sia ad una forma di consumo della relazione – che è sempre più ossessiva, claustrofobica e insostenibile per lo spettatore e per il protagonista – che non può che culminare nella morte, unita all’esigenza di possedere ciò che ha reso la relazione stessa feticistica, ovviamente il pene del padrone. La castrazione diventa orrendamente sostitutiva dell’uomo e della sua sessualità, si arriva alla conclusione che non possa esistere un Altro con cui fare l’amore: l’uomo fa l’amore col proprio inconscio, come dovrebbe essere evidente anche dalla pratica dell’autoerotismo, mentre La Donna prolifica, come un dio, proprio come vediamo nel film. Tanto da potere e volere disporre a piacimento del corpo maschile, imponendosi con una violenza che è prima mentale e psicologica e poi, di conseguenza, fisica.

    Censura del film

    Il film ebbe una distribuzione complicata già all’epoca dell’uscita: in Giappone venne bloccato all’origine, il regista subì un processo da cui venne assolto negli anni 80 e non uscì prima dell’anno 2000; in Italia la Medusa si era impegnata a far uscire il film con dei tagli di censura, ma la Commissione decide contro la distribuzione, “in considerazione del quasi ininterrotto susseguirsi di accoppiamenti e perversioni sessuali, spesso rappresentati attraverso l’esposizione di nudi integrali e di dettagli anatomici dei protagonisti, ciò che – unitamente al clima di esasperato erotismo che caratterizza la vicenda – rende il film nel suo complesso, oltre che nelle singole scene, contrario al buon costume“. Altro che Bataille, Lacan, psicoanalisi, parafilie e questione fallica: Ecco l’impero dei sensi viene bollato all’istante come film letteralmente “maleducato”, e anche i successivi tentativi di farlo circolare non vanno a buon fine. Fu disponibile sul mercao una versione tagliata per altri anni ancora, fino al 2003 in cui finalmente arriva la versione uncut a cura della Ripley’s Home Video. (fonte)

    Le scene di sesso non simulato

    Da un lato il film parte dai presupposti tipici di ogni fantasia erotica: una persona comune che viene coinvolta in un’esperienza sessuale che assume, per molti versi, il carattere di un gioco ossessivo e ripetitivo, di un esperimento che presto sfuggirà di mano. Una cameriera che diventa oggetto di attenzioni sessuali, nello specifico, che è un topos classico per molte situazioni del genere, il quale peraltro vìola scabrosamente sia la relazione coniugale dell’uomo che – forse soprattutto – il tabù della relazione interpersonale tra padrone e persona di servizio, il che rende ancora più significativo, inaccettabile e problematico l’instaurarsi del rapporto. Gli amplessi ripetuti, ostentati, riproposti con la fredda camera che li ripropone come un ossessivo di flusso di coscienza, creano un disagio interiore nello spettatore che nessun film pornografico, neanche il più audace o estremo, sarebbe probabilmente in grado di proporre in quella veste. L’impero dei sensi è psicoanalisi erotica nella forma più raffinata, sfruttando una forma cinematografica che potrebbe essere ricondotta ad una sorta di neorealismo erotico.

    Il godimento degli attori è reale, sia in senso simbolico che sostanziale: manca la dimensione ostentativa tipica dei film hard, in cui il gemito è urlato, tanto da apparire irrealistico, pura forma, uno status symbol, un modo per rendere didascalico l’amplesso (“attenzione: noi stiamo godendo!“), un modo per far capire senza equivoci al più ingenuo degli spettatori quello che si fa. Oshima si libera di questi orpelli – a loro modo tanto terrificanti quanto de-sensualizzanti per il genere – e ribalta qualsiasi assunto stereotipato: la forza de L’impero dei sensi, pertanto, non si limita a costruire presupposti tipici dei film erotici in cui le relazioni di potere sono simboleggiate in termini sessuali (Salon Kitty, per intenderci). C’è anche questo ma si va olte: Oshima rappresenta un sesso autentico, non simulato, realistico al massimo, anche a costo di de-sensualizzarlo, mostrare erezioni tutt’altro che perfette, ostentare sesso orale che sembra non avere alcuno scopo, rendere progressivamente l’impianto scenico sempre più esplicito e sempre meno eccitante. Eppure l’esperienza sessuale del singolo non è troppo diversa da quella rappresentata, in quanto è a volte segnata da equivoci, richieste non facili da accondiscendere o negare (la richiesta di essere soffocati, ad esempio), immaginari, situazioni e gradi di coinvolgimento che possono essere, in alcuni casi, sulla falsariga di quanto rappresentato nel film. E poi gli imbarazzi, i fastidi, il sesso che si consuma all’infinito ma poi non basta più, la perenne insoddisfazione interiore, l’attrazione fisica che muta serpentinamente in desiderio di possesso, esclusività e gelosia dell’altro. Chiunque non abbia ancora visto L’impero dei sensi, in altri termini, farebbe bene a provvedere quanto prima: perchè la sua forza ed il suo quid (sociale, politico e figurativo) sono ancora oggi molto attuali, tanto più che si parla di sesso e relazioni in maniera ancora problematica, e quella di Oshima è una buona doccia gelata per le nostre coscienze.

    Per quanto non si tratti ovviamente di un film mainstream, data la sua forma in grado di sfidare la comune convenzione (il regista disse a riguardo che “L’impero dei sensi è diventato il perfetto film pornografico in Giappone, perchè non può essere visto. La sua stessa esistenza è pornografica, indipendentemente dal contenuto. Una volta visto, L’impero dei sensi non sarebbe più tale…”), unita la sua reperibilità non elevatissima (su Prime Video di Amazon, ad oggi, è disponibile con l’abbonamento a MUBI), Ecco l’impero dei sensi ha fatto scalpore per via delle numerose e ripetute scene di sesso reale.

    Una scelta che non può essere casuale, ovviamente, e che non ha risparmiato censure e blocchi in vari paesi mondiali, sempre per motivazioni censorie. Il film contiene scene di attività sessuale non simulata tra gli attori, tra cui Eiko Matsuda e Tatsuya Fuji. La circostanza nel ginema è stata tutt’altro che infrequente, a ben vedere, dato che esistono almeno altri 273 film non pornografici (fonte: Wiki inglese) contenenti scene di sesso reale incluse nel girato. La lista che abbiamo reperito ad oggi include i seguenti titoli (sono riportati il più delle volte i titoli internazionali, quelli italiani solo qualora disponibili).

    They Call Us Misfits
    Blue Movie
    99 Women
    Double Face
    Quiet Days in Clichy
    Groupie Girl
    The Deviates
    Bacchanale
    Kama Sutra ’71
    Cry Uncle!
    Slaughter Hotel
    A Lizard in a Woman’s Skin
    Luminous Procuress
    Secret Rites
    A Clockwork Blue
    Pink Flamingos
    Who Killed the Prosecutor and Why?
    La verità secondo Satana [it] (lit. The Truth According to Satan)
    So Sweet, So Dead
    The Red Headed Corpse
    Commuter Husbands
    Delirium (Delirio caldo [it])
    Christina, the Devil Nun (Cristiana monaca indemoniata [it])
    I Jomfruens tegn [da] (Danish Pastries)
    Ingrid sulla strada [it] (Ingrid the Streetwalker )
    Thriller – A Cruel Picture
    Revelations of a Psychiatrist on the World of Sexual Perversion (Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso [it])
    A Scream in the Streets
    The Devil in Miss Jones
    Fleshpot on 42nd Street
    The Other Side of the Mirror (Al otro lado del espejo [es], Le Miroir obscène [fr], Al otro lado del espejo [it])
    Sinner: The Secret Diary of a Nymphomaniac (Le Journal intime d’une nymphomane [fr])
    A Virgin Among the Living Dead
    The Sinful Dwarf
    The Devil’s Plaything
    Anita: Swedish Nymphet
    The Sex Thief
    The Porn Brokers
    Emmanuelle
    The Eerie Midnight Horror Show
    Zelda [it]
    I Tyrens tegn [da] (In the Sign of the Taurus)
    Score
    Riot in a Women’s Prison (Prigione di donne [it])
    The Girls of Kamare
    La Bonzesse [fr]
    Sweet Movie
    Flossie [fr; sv]
    Immoral Tales
    Lorna the Exorcist
    Countess Perverse (La Comtesse perverse [fr])
    Carnal Revenge (Carnalità)
    Keep It Up, Jack
    The Hot Girls
    Voodoo Sexy (Il pavone nero [it])
    I Tvillingernes tegn [da] (In the Sign of the Gemini)
    Der må være en sengekant [da] (Come to My Bedside)
    The Image
    Number Two
    The Teenage Prostitution Racket (Storie di vita e malavita [it])
    Black Emanuelle
    Emanuelle’s Revenge
    Felicia (Les mille et une perversions de Felicia)
    But Who Raped Linda?
    Female Vampire
    Les Chatouilleuses [fr] (Le sexy goditrici [it])
    L’Éventreur de Notre-Dame [fr] (Exorcism)
    Justine and Juliette (Justine och Juliette [sv])
    The Bloodsucker Leads the Dance
    Lips of Blood
    Rêves pornos (Le Dictionnaire de l’érotisme)
    Wham! Bam! Thank You, Spaceman!
    Breaking Point
    Rolls-Royce Baby
    Girls Come First
    The Sexplorer
    Le Sexe qui parle
    Barbed Wire Dolls
    Emanuelle in Bangkok
    Luxure [fr] (Lust)
    The Opening of Misty Beethoven
    Alice in Wonderland (commedia musicale erotica)
    Sømænd på sengekanten [da] (Bedside Sailors)
    I Løvens tegn [da] (In the Sign of the Lion)
    In the Realm of the Senses . Ecco l’impero dei sensi
    Through the Looking Glass
    A Real Young Girl
    Die Marquise von Sade
    Girls in the Night Traffic
    The French Governess (Calde labbra [it])
    Inhibition [it]
    Around the World in 80 Beds (In 80 Betten um die Welt, Mondo Erotico)
    Sex Express
    Keep It Up Downstairs
    Secrets of a Superstud
    The Office Party
    The Angel and the Woman
    Agent 69 Jensen i Skorpionens tegn [da] (Agent 69 in the Sign of Scorpio)
    Shining Sex [it]
    Fate la nanna coscine di pollo (Amasi Damiani)
    Blue Rita (Le Cabaret des filles perverses [fr])
    Emanuelle in America
    Emanuelle Around the World
    Sister Emanuelle
    Nazi Love Camp 27
    Under the Bed
    The Mark
    The Ceremony
    Monsieur Sade [fr]
    Caligula’s Hot Nights (Le calde notti di Caligola [it])
    Agent 69 Jensen i Skyttens tegn [da] (Agent 69 Jensen in the Sign of Sagittarius)
    Behind Convent Walls (Interno di un convento [it])
    Blue Movie [it]
    Sister of Ursula (La sorella di Ursula [it])
    The Coming of Sin (La visita del vicio)
    Pleasure Shop on the Avenue (Il porno shop della settima strada [it])
    You’re Driving Me Crazy
    Immoral Women
    Caligula
    Images in a Convent
    Play Motel
    Giallo a Venezia
    Malabimba – The Malicious Whore
    Bare Behind Bars
    Beast in Space (La bestia nello spazio [it])
    Blow Job (Soffio erotico)
    La gemella erotica [it]
    Erotic Nights of the Living Dead
    Sesso nero – Exotic Malice
    Flying Sex (Sesso profondo [it])
    Libidomania 2 (Sesso perverso, mondo violento [it])
    Quando l’amore è oscenità [it] (lit. When love is obscenity)
    Hard Sensation [it]
    Hotel Paradise (Orinoco: Prigioniere del sesso)
    Sex and Black Magic (Orgasmo nero [it])
    Porno Esotic Love [fr] (Sexy Erotic Love )
    The Porno Killers (Le porno killers [it])
    Spetters
    Taxi zum Klo
    Fruits of Passion
    Emmanuelle in Soho
    Porno Holocaust
    Caligula… The Untold Story
    Scandale
    Apocalipsis sexual [it] (lit. Sexual apocalypse)
    Aphrodite
    Il nano erotico
    My Nights with Messalina (Bacanales Romanas)
    The Virgin for Caligula (Una virgen para Caligula)
    Luz del Fuego
    Perdida em Sodoma
    Killing of the Flesh (Delitto carnale [it])
    Satan’s Baby Doll
    Taking Tiger Mountain
    Emmanuelle 4
    Lillian, the Perverted Virgin [Lilian (la virgen pervertida)]
    The Alcove
    James Joyce’s Women
    Devil in the Flesh
    Emmanuelle 5
    Emmanuelle 6
    Hotel St. Pauli
    Kindergarten
    Kinski Paganini
    トパーズ (Also known as: Tokyo Decadence and Topāzu)
    The Soft Kill
    La fille seule (English title: A Single Girl)
    Xue Lian (English title: Trilogy of Lust)
    La Vie de Jésus (English title: The Life of Jesus)
    Idioterne (English title: The Idiots)
    L’Ennui
    Fiona
    Jezus is een Palestijn (English title: Jesus is a Palestinian)
    Romance
    Pola X
    The Man-Eater (La donna lupo)
    Guardami
    Vampire Strangler
    Lies (Gojitmal)
    Tokyo Elegy (Shabondama Elegy)
    Baise-moi
    Scrapbook
    Intimacy
    Le Pornographe (English title: The Pornographer)
    Lucía y el sexo (English title: Sex and Lucia)
    Hundstage (English title: Dog Days)
    The Center of the World
    Lazaro’s Girlfriend (La novia de Lázaro)
    Le loup de la côte Ouest (English title: The Wolf of the West Coast)
    Blissfully Yours (S̄ud s̄aǹeh̄ā)
    Choses secrètes (English title: Secret Things)
    Ken Park
    The Brown Bunny
    Private (Fallo!)
    Rossa Venezia
    The Principles of Lust
    Anatomie de l’enfer (English title: Anatomy of Hell)
    9 Songs
    Story of the Eye
    Kärlekens språk 2000
    Stupid Boy (Garçon stupide)
    All About Anna
    Battle in Heaven
    8mm 2
    Kissing on the Mouth
    天邊一朵雲 (English title: The Wayward Cloud)
    Princesas
    Lie with Me
    Destricted
    Shortbus
    Taxidermia
    Les Anges Exterminateurs
    Auftauchen (Also known as Amour fou)
    Ex Drummer
    It Is Fine! Everything Is Fine.
    The Story of Richard O. (L’histoire de Richard O.)
    Import/Export
    Lust, Caution
    Serbis (English title: Service)
    Tropical Manila
    Otto; or Up with Dead People
    À l’aventure
    Amateur Porn Star Killer 2
    Gutterballs
    House of Flesh Mannequins
    Antichrist
    Enter the Void
    The Band
    Engel mit schmutzigen Flügeln (Angels with Dirty Wings)
    Now & Later
    Human Zoo
    Bedways
    Rio Sex Comedy
    The Bunny Game
    Año bisiesto (English title: Leap Year)
    Gandu
    LelleBelle
    Q (English title: Desire)
    愛很爛 (English title: Love Actually… Sucks!)
    Chatrak (English title: Mushrooms)
    Caged
    Léa
    The Wrong Ferarri
    The Slut
    Clip
    Starlet
    Paradise: Faith
    They Call It Summer (E la chiamano estate)
    I Want Your Love
    Sexual Chronicles of a French Family (Chroniques sexuelles d’une famille d’aujourd’hui)
    The Dark Side of Love
    Nymphomaniac
    Pornopung
    Stranger by the Lake
    Wetlands
    Pasolini
    Diet of Sex
    Angry Painter (Sungnan Hwaga)
    Love
    Much Loved (Zin Li Fik)
    Melon Rainbow
    Paris 05:59: Théo & Hugo
    We Are the Flesh (Tenemos la carne)
    Needle Boy
    Love Machine (Mashina Lyubvi)
    The Night (La noche)
    A Thought of Ecstasy
    Ana, mon amour
    Picture of Beauty
    Portraits of Andrea Palmer
    Marfa Girl 2
    Mektoub, My Love: Intermezzo

    Dove vedere il film?

    Il DVD di cui sopra è reperibile in DVD Terminal Video come Impero dei sensi, per quanto esistano molte altre opere del regista. Ecco l’impero dei sensi è comunque disponibile in streaming su Prime Video.

  • C’era una volta il west racconta l’epica danza del destino

    C’era una volta il west racconta l’epica danza del destino

    Titolo: C’era una volta il West (Once Upon a Time in the West)

    Anno: 1968

    Regia: Sergio Leone

    Cast

    • Henry Fonda nel ruolo di Frank
    • Claudia Cardinale nel ruolo di Jill McBain
    • Charles Bronson nel ruolo di “L’Uomo Armonica” (Harmonica)
    • Jason Robards nel ruolo di Cheyenne
    • Gabriele Ferzetti nel ruolo di Morton

    “C’era una volta il West” è un celebre film western italiano diretto da Sergio Leone. Dopo il grande successo dei suoi precedenti film della Trilogia del Dollaro (Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto, il cattivo), Leone decise di realizzare un epico western che esplorasse le tematiche classiche del genere in modo più ampio e profondo.

    La produzione del film fu complessa e coinvolse diversi attori e creativi. Il cast includeva attori famosi come Henry Fonda e Charles Bronson, ma il ruolo di Fonda come l’antagonista spietato Frank era particolarmente sorprendente, dato che era solito interpretare personaggi positivi. La colonna sonora, composta da Ennio Morricone, è diventata iconica e contribuisce in modo significativo all’atmosfera del film.

    Sinossi

    Il film è ambientato nel selvaggio West americano e segue le storie intrecciate di vari personaggi. Jill McBain, una donna misteriosa, arriva in città con l’intenzione di incontrare suo marito, ma scopre che è stato ucciso da un gruppo di banditi guidati da Frank. L’Uomo Armonica, un pistolero misterioso con un conto in sospeso nei confronti di Frank, arriva anch’esso in città. Nel frattempo, Cheyenne, un famoso fuorilegge, diventa coinvolto in situazioni complicate e cerca di proteggere Jill. Le azioni di questi personaggi si intrecciano in una trama di vendetta, inganni e redenzione.

    Curiosità

    • Sergio Leone ha avuto l’idea per il film dopo aver letto una serie di racconti scritti da Dario Argento, Bernardo Bertolucci e Sergio Donati.
    • L’Uomo Armonica di Charles Bronson è un personaggio enigmatico che deve il suo nome all’armonica che suona e che è legata al suo passato.
    • La scelta di cast Henry Fonda come il malvagio Frank è stata sorprendente per il pubblico e ha aggiunto una dimensione inquietante al film.

    Spiegazione della Scena Finale

    (Avviso: presente spoiler)

    Alla fine del film, emerge che l’Uomo Armonica ha una vendetta personale contro Frank. Si scopre che Frank aveva ucciso il fratello di Harmonica quando entrambi erano bambini. La scena finale è un duello epico tra l’Uomo Armonica e Frank. Mentre si sfidano a suon di colpi di pistola, Frank viene ferito ma riesce ancora a tenere in mano la sua arma. Tuttavia, l’Uomo Armonica riesce a sparare e uccidere Frank. Prima di morire, Frank chiede all’Uomo Armonica il motivo della sua vendetta. Quest’ultimo rivela che è stato un misterioso sconosciuto a dargli la sua armonica quando era un bambino e gli ha detto di suonarla quando avrebbe visto il suo nemico. La rivelazione finale collega le storie dei due personaggi in un ciclo di vendetta che si conclude con la morte di Frank.

    In questo modo, il film esplora temi di vendetta, destino e giustizia, mentre offre una conclusione soddisfacente alle trame intrecciate dei personaggi. La scena finale è un momento iconico che cattura l’essenza del film e delle sue complesse dinamiche.

  • Gran Torino: un film profondo che vale la pena riscoprire

    Gran Torino: un film profondo che vale la pena riscoprire

    Un’eccellente opera che eredita qualcosa del Clint vecchia maniera, e rielabora un personaggio di spessore per un film indimenticabile.

    Un’altra grande pellicola di un regista di enorme intelligenza, che si esplica attraverso una trama fittissima di dettagli, rappresentando realisticamente la miseria e la sofferenza di un uomo troppo vecchio – e troppo solo – per combattere contro un mondo ostile: tutto questo è, in estrema sintesi, Gran Torino, opera di Clint Eastwood uscito in Italia nel febbraio 2009. La trama racconta di un reduce della guerra in Corea (Walt Kowalski), rimasto vedovo, che si vede tartassato da familiari indifferenti e parassiti: la giovane nipote, ad esempio, ambisce ad avere null’altro che la Gran Torino custodita nel garage del nonno. L’autovettura diventa simbolo dell’immobilismo del personaggio: cinico all’estremo, fieramente misantropo, incattivito dalla guerra, diffidente verso le superstizioni che un giovane ed ingenuo prete cerca di inculcargli, e soprattutto biecamente razzista. Una descrizione molto poco politically-correct, che da un lato fa capire da cosa “fugga” il personaggio, ma dall’altro rende fin troppo scontato associare la figura al Clint western, guerriero solitario che si fa giustizia da solo. Walt, che è in cattive condizioni di salute, ha deciso di rimanere ostinatamente solo, mentre la famiglia di uno dei figli cerca di chiuderlo in ospizio: trova così il tempo ed il modo di socializzare con una famiglia asiatica (precisamente Hmong), superando l’ostilità iniziale e mostrando l’animo nobile derivante delle sue esperienze. Alla fine arriverà a capovolgere il proprio odio per prendere le difese dei due giovani ragazzi di famiglia, Sue e Thao, continuamente tormentati da una baby-gang di cui è capo il loro cugino maggiore.

    Sebbene la rappresentazione delle gang sia abbastanza stereotipata, essa ricorda vagamente quanto suggerito da Spike Lee in “Fa’ la cosa giusta“: tuttavia il “fight the power” si trova ad essere completamente ribaltato negli assunti, per mostrare, più che reali implicazioni sociali, il clima insostenibile in cui alcuni deboli si trovano a soccombere, a prescindere da qualsiasi altra considerazione. Eastwood sviscera il disagio della solitudine da più sfaccettature, e le prepotenze della crudele gang in questione compaiono, alla fine, “solo” come un macabro surplus. Un film che, peraltro, riesce a tenere viva l’attenzione dello spettatore per ben due ore senza sbavature, senza pecche e con diversi dettagli aggiuntivi: tra di essi l’educazione tradizionale, la ribellione disperata della pecora sul lupo, l’importanza della figura paterna e la cupa rassegnazione che questo mondo necessiti sempre e comunque di eroi.