Salvatore

  • Percorrere il pensiero magico

    Percorrere il pensiero magico

    La definizione precisa del pensiero magico può variare leggermente se utilizzata da teorici diversi o tra diversi campi di studio. In antropologia viene attribuito ad un qualcosa annesso al rituale religioso, alla preghiera, al sacrificio o all’osservanza di un tabù, in vista di un potenziale beneficio o ricompensa. Ricerche successive indicano che il pensiero magico è comune anche nelle società moderne, e che sia sbagliato (oltre che razzista, in alcuni casi) attribuirlo solo a popolazioni meno evolute o disagiate. In psicologia sociale, il pensiero magico rappresenta la convinzione che i propri pensieri possono produrre effetti nel mondo, o che pensare qualcosa corrisponda a farlo. Queste convinzioni possono indurre una persona a provare una paura irrazionale di compiere determinati atti o avere determinati pensieri a causa di una presunta correlazione tra il farlo e la minaccia di calamità.

    L’antropologo Edward Burnett Tylor ha coniato il termine “pensiero associativo come un modo di pensare sostanzialmente pre-logico, in cui si opera una confusione tra una connessione autentica ed una solo immaginata. Nel contesto in questione, si crede ad un mago il quale sostiene che alcuni oggetti connessi tematicamente e/o simili possano influenzarsi a vicenda, solo in virtù della loro somiglianza. Il collegga Evans-Pritchard racconta dei membri della tribù Azande che, nei suoi resoconti, sono convinti che strofinare i denti di coccodrillo sulle piante di banano possa provocare un raccolto fruttuoso: questo sembra avvenire perchè i denti di coccodrillo sono curvi esattamente come il celebre frutto, per cui la tribù crede ad una forma di pensiero magico e nella capacità di rigenerazione del mezzo, per cui lo sfregamento favorirebbe l’evento.

    Il pensiero magico viene a volte (quasi sempre?) banalizzato come mera superstizione e, per quanto tale visione non sia totalmente avulsa dalla realtà delle cose, più in generale possiamo pensarlo come annesso alla convinzione che gli eventi non correlati siano collegati causalmente. Se le cose vanno male ho il malocchio, ad esempio, ma non solo: l’idea che i pensieri personali possono influenzare la realtà esterna (pensare sempre alla pandemia, ad esempio, farà passare la pandemia), oppure quella che gli oggetti siano collegati causalmente se hanno forme simili oppure, ancora, che due persone rimangano in contatto psichico dopo essersi lasciate, anche se vivono in luoghi distanti (per i razionalisti puri, potremmo essere al limite dello stalking).

    Secondo gli scritti di Bronisław Malinowski un ulteriore tipologia di pensiero magico prevedere che suoni e parole possano influenzare il mondo: un leitmotiv tipico di molti horror, in cui (estremizzando) “parli del diavolo e ti troverà”. Più in generale, diventa pensiero magico prendere un simbolo o una analogia come referente per rappresentare un’entità non nominabile o tabù. Sigmund Freud del resto era convinto che il pensiero magico fosse prodotto da fattori di sviluppo cognitivo, in cui i “maghi” proiettavano – semplificando un po’ – la propria visione bambinesca nel mondo.

    Come con tutte le forme di pensiero magico, le nozioni di causalità basate sull’associazione e sulle somiglianze non sono per forza dettate da pratiche propriamente magiche (nel senso di “legate ad un mago”). Ad esempio, la dottrina delle segnature sosteneva che le somiglianze tra parti vegetali e parti del corpo indicavano la loro efficacia nel trattamento delle malattie di quelle parti del corpo, e per quanto oggi sappiamo che fosse un caso di euristica di rappresentatività per molti anni, nel Medioevo, nessuno ebbe nulla da ridire in merito (altro caso di pensiero magico ricorrente e comune, questa euristica o scorciatoia mentale: vediamo due persone assieme, e pensiamo automaticamente che siano una coppia).

    Alcune teorie del complotto afferiscono più o meno vagamente al pensiero magico, e tendono a confermare una visione non scientifica che, per supremo paradosso, risulta altrettanto credibile (con buona pace dei seguaci di Popper). Il pensiero magico viene creduto e tanto basta, del resto come avviene – secondo Suspiria – per la magia vera e propria: la magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti, è creduta. Per non parlare della ritualistica annessa al calcio, per cui qualsiasi tifoso (o quasi) ha sempre fatto scongiuri e rituali scaramentici pre partita, per poi dimenticarsene se la squadra del cuore perde, e glorificando la vittoria “magica” in caso contrario. Chiunque usi un social network, che lo faccia tra troll impenitente o moralista irreprensibile, ha ritenuto almeno una volta nella vita che pensare qualcosa equivalga a farla.

    Viene anche da chiedersi come il pensiero magico sia sopravvissuto alla tecnologia ed alle innovazioni: le motivazioni sono varie,e  difficilmente si trova un accordo sostanziale sul tema.  Da un punto di vista psicologico, infatti, varie scuole di pensiero insistono sul fatto che il pensiero magico sia terapeutico, ovvero che le persone si rivolgano a “credenze magiche” qualora esiste un senso di enorme incertezza e potenziale pericolo, e non sia possibile accedere a risposte logiche, sistematiche o scientifiche. Il pensiero magico assolve ad un tentativo di controllo delle circostanze, e può diventare drammatico da gestire e accettare soprattutto per i razionalisti di ferro.

    Fu Jean Piaget (psicologo dello sviluppo) tra i primi a discutere di pensiero magico, e secondo i suoi scritti lo stesso sarebbe prevalente nei bambini di età compresa tra i 2 ed i 7 anni (cosiddetta fase pre-operatoria): età tipica in cui gli stessi tenderebbero a credere che i pensieri personali influenzino la realtà (nei giochi d’infanzia la cosa dovrebbe essere evidente, e basta ripensarci un po’ per capacitarsene). In questa fase avviene un passaggio fondamentale: mancando il raziocinio più tipico dell’età adulta, concetti come la morte appaiono non comprensibili, e un bambino potrebbe convincersi che se il suo cano è “andato” un giorno potrebbe tornare (film horror come Pet cemetary sono particolarmente emblematici in tal senso). Ci pensa il pensiero magico, in questi anni, a colmare un divario incolmabile, e il passaggio alla fase successiva costringe il bambino a capacitarsi della realtà e a crescere.

    Alcuni studiosi ritengono che la magia sia efficace soprattutto (se non soltanto) psicologicamente. Citano l’effetto placebo e la malattia psicosomatica come ottimi esempi di come le nostre funzioni mentali esercitano potere sui nostri corpi. Allo stesso modo, l’antropologo Robin Horton si è spinto a sostenere che impegnarsi in pratiche magiche possa in alcuni casi alleviare l’ansia, il che potrebbe avere un effetto positivo. In assenza di un’assistenza sanitaria adeguata, tali effetti svolgerebbero un ruolo importante anche se non essenziale, contribuendo così a spiegare la persistenza e la popolarità di queste pratiche. In ambito psichiatrico, tuttavia – senza voler azzardare diagnosi spicciole, fin troppo alla moda negli ultimi anni – il pensiero magico è un disordine mentale vero e proprio, che denota la falsa convinzione che i propri pensieri, azioni o parole causeranno o impediranno una conseguenza specifica, in barba alla causalità classica.

    Da un punto di vista generale, vari ricercatori hanno identificato due possibili principi come cause formali dell’attribuzione di false relazioni causali nel pensiero magco:

    • la contiguità temporale di due eventi, per cui se due cose avvengono in tempi brevi la precedente abbia causato la successiva;
    • il cosiddetto pensiero associativo, l’associazione di entità in base alla loro somiglianza o le classiche “associazioni di idee”. Quello del pensiero associativ era un tema caro a tanti studiosi dell’era vittoriana, che tendevano ad associarlo all’irrazionalità, probabilmente generalizzando.

    Nonostante l’opinione che la magia sia meno che razionale e comporti un concetto inferiore di causalità, dobbiamo a Claude Lévi-Strauss la possibilità che non esista alcuna distinzione netta tra pensiero “primitivo” e “civilizzato”, cosa provata dal dilagare nel pensiero magico, a nostro avviso, a partire dai primi anni di pandemia.

  • Intervista ad Alberto Antonini (regista di Seguendo il sangue)

    Intervista ad Alberto Antonini (regista di Seguendo il sangue)

    Ciao Alberto e grazie della tua disponibilità. Direi di iniziare con una tua presentazione personale. I soci del nostro circolo hanno avuto occasione di vedere “Seguendo il sangue”, che mi pare tu abbia definito “thriller psicologico”. Mi racconti la genesi dell’opera?

    L’ho definito “thriller psicologico” ,in quanto nel film c’è una forte tensione dall’inizio alla fine e il dubbio di non capire dove il film si concluderà…Il film ha inizio nel lontano 2008, quando decisi di invertire la mia posizione da spettatore a creatore di un opera audivisiva; ho iniziato a pensare a cosa avrei voluto dire, il mio particolare messaggio al mondo.Ed il mio messaggio era che si può cambiare e che se nell’animo umano ci sono tante costrizioni e limitazioni ad essere se stessi, ascoltandosi o meglio avvicinadosi a noi stessi e poi cercando di “sentirsi” riusciremo a sorpassare l’ostacolo e arrivare finalmente a Noi Stessi.

    Di fatto viene rappresentata la mutazione interiore di un sequestratore, che vive un rapporto morboso tra morte e sesso… Come si lega Freud alla trama del film?

    Freud, il padre della psicologia, e in particolare la seconda topica freudiana è stata la scintilla, che ha fatto mettere in moto tutto il lavoro per arrivare poi a Seguendo il Sangue. Nello specifico la seconda topica afferma che ognuno di noi oscilla tra 2 forze tra loro in contrapposizione la Passione, nel film parafrasata con il SANGUE, e il dovere,che impone in quanto tale di non ascoltare appunto la passione o il sangue. Nel film il personaggio è totalmente preda del dovere e proprio con il sequestro cerca di annientare per sempre il sangue/la passione….per poi alla fine del film ribaltare completamente la situazione e darsi ai suoi piaceri, ovvero avrà finalmente la possibilità di aprirsi ad un amore omesessuale….visto la draq queen, che vede ossessivamente in tv e che appunto non può parlarle, non può toccarla, non  può amarla; ma solo dopo la morte del tiranno la forza del dovere introiettata, potrà rivedere la luce del giorno e lasciare l’oscurità del suo animo depresso ed intrappolato; visto che,parafrasando Osho, è solo grazie alla distruzione che ci può essere la rinascita. E’ proprio di questo che si parla nel film la lotta per la rinascita, per un cambiamento interiore verso il sangue, verso quello che scorre nelle nostre vene e che per noi è linfa vitale, necessaria e indispensabile per non morire dentro.

    La sequenza migliore del film, a mio avviso, rimane la “televendita” che assume una connotazione decisamente satirica o sbaglio (il “Ministero della Purificazione”, se ricordo bene)?

    Si, appunto, volevo mettere alla berlina quelle autorità che si mettono sul pulpito, che non discutono con te, ma ti ordinano , convinte di avere con sé la verità, pronti a giudicare ogni tua piccola mossa, ma appena il riflettore della vita si accende su di loro, li vedi fare affari nel modo più disonesto possibile, sono  mercanti da strapazzo, che vendano attravero la tv, organo principe della menzogna e della mistificazione, la pozione miracolosa il facile rimedio ad ogni male “ l’aria di Napoli” per la nostra salvezza, appunto da ottimi imbonitori e truffaldini mercanti.

    Ci sono altri punti che mi hanno incuriosito sul film: la prima cosa è legata al simbolismo della maschera della donna rapita. Mi daresti qualche indizio in più a riguardo? Devo dire che mi ha un po’ spiazzato…

    Diciamo che l’utilizzo della maschera è stato dovuto anche piccoli mezzi che avevo a mia disposizione, perchè in realtà doveva essere un trucco sul volto, sempre uguale alla maschera.

    L’immagine della maschera l’ho scelta soprattutto per la lingua, in quanto rappresenta l’azione sibillina del personaggio e poi mi ricordava un serpente,  il serpente dell’eden.

    Quali sono le tue influenze cinematografiche principali?

    Domanda difficile, io prima di ogni cosa sono un grandissimo amante del cinema e il mio posto sicuro è il cinema, quando entro nella sala sono completamente rapito dalla magia, questo per dirti che ho visto veramente moltissimi film e dei generi più svariati; ma sicuramente le mie ispirazioni si rifanno a Bill Viola, La Fura Dels Baus,Lynch, Cronenberg,Lars von trier,Oliver Stone, Tarantino,Fassbinder….ma amo alla follia il primo  Sorrentino,Louis Malle, Monicelli,alcuni film di Steno,Kubrik,Lars von trier,Wim Wenders, Carlo Lizzani, Giuliano Montaldo, Sergio Leone,Francesco Rosi, Pietro Germi, Orson Welles, Martin Scorzese, Abel Ferrara ,i film di totò, tutti i polizzioteschi italiani , soprattutto con il mitico Maurizio Merli… come vedi è un po’ difficile dire chi mi è vicino e chi lontano.

    Dovendo indicare i tre film che porteresti con te sulla classica isola deserta, quali sarebbero?

    Questa oltre ad essere la domanda più difficile  è anche la più crudele, io amo il cinema e considerare solo 3 film mi sembra di tradire tutti gli altri . Comunque risponderò alla domanda C’eravamo tanto amati, Un anno con 13 lune, Il Settimo sigillo…ma non finirei mai!!!!

    Parliamo dell’oggi e del futuro: cosa hai in mente di realizzare nel prossimo periodo?

    ho in porto di dirigere alcuni corti e intanto sto già iniziando a pensare al prossimo lungometraggio, sicuramente un noir, genere che mi ha sempre affascinato.

    Mi dai un tuo parere sulla situazione distributive del genere horror in Italia? Mi riferisco alle note difficoltà che sta attraversando, nonostante ci sia davvero molta “roba” in giro che pero’ circola poco (Eaters, ad esempio, non esiste in edizione italiana, e questo è a dir poco scandaloso!)

    Voglio citare Marco Bellocchio “Tutti si buttano sulla commedia – poveramente, miseramente – perché ha avuto successo; invece bisognerebbe cercare strade nuove”. Secondo me questa dichiarazione riassume bene la situazione in Italia, dove le possibilità per i giovani sono molto risicate …non abbiamo budget e nessuno è interessato a darcelo,però poi veniamo messi al confronto con i film in sala, che magari non hanno una storia, ma tecnicamente completi, e ci definiscono filmetti. Se guardiamo al di fuori dei nostri confini, ovviamente in Usa stanno promuovendo moltissimi concorsi focalizzati a cercare nuove storie tra gli amatori…questo ci dimostra che il cinema ,tranne per qualche splendida eccezione, quest’anno direi Miracolo a Le Havre, che cmq nn ha una storia originalissima basta andare in dietro di qualche anno e troviamo Welcome, Shame, Drive, Cesare deve morire, Melancholia (ovviamente mi riferisco ai film arrivati da noi in sala, perchè altrimenti mi sento di aggiungere Il cavallo di Torino di Bela Tarr ed altri che appunto appartengono alla nicchia dell’indipendente…o basta ricordare le difficoltà di The Road per arrivare in sala da noi) è predominato da storie vecchie e già ormai conosciute, come un abito ormai liso dai tanti anni che si porta sulle spalle.

    Ritengo che la questione si possa allargare anche ad altri generi, non solo all’horror ….cmq in conclusione vi voglio lasciare con un mio dubbio…vado quasi 1 volta a settimana al cinema e a vedere i film, tipo quelli citati sopra, siamo veramente in pochi a vederli se non da solo, mentre i film ultramainstream fanno sempre il pieno, Checco Zalone etc etc….forse è lo stesso pubblico che non ha più voglia di mettersi in gioco, anche in un certo modo di cooperare al film, di impegnarsi nel seguire storie di dare una propria visione di giocare con il film e non solo di passare 2 ore di tempo perchè magari fuori piove o non c’è niente di meglio da fare? e perchè si guardano film , che non hanno dire niente altro oltre il trailer?  dove è finita la passione per il cinema ?

    Nota: questa intervista è stata da me realizzata nel 2012 e pubblicata all’interno del blog RecensioniHC, i cui contenuti sono stati spostati qui.

  • Le 10 colonne sonore più intense mai sentite in un film

    Le 10 colonne sonore più intense mai sentite in un film

    La musica da film ha sempre appassionato e fatto discutere milioni di appassionati di cinema: serve a rimarcare le scene più intense, i finali indimenticabili o sottolineare quelli che diventeranno spesso veri e propro momenti cult. In questo articolo ho selezionato le 10 migliori colonne sonore che è possibile trovare nei film che ho visto.

    Avviso: molti brani sono relativi a finali, per cui è necessario, prima di leggere, essere consapevoli di uno spoiler alert – del resto immagino che chiunque legga questo articolo dovrebbe aver visto i film in questione.

    The divide

    Un thriller apocalittico recente di cui, secondo me, non si è parlato abbastanza – e che riprende la gloriosa tradizione di genere anni 70 e 80 mescolandola con una forte contaminazione dal new horror francese.

    La colonna sonora, struggente e malinconica (in linea col finale imprevedibile del film) è stata realizzata dal chitarrista e compositore francese Jean-Pierre Taïeb‎.

    Nightmare

    Il capostipite della saga inventata da Wes Craven è stato musicato da Charles Bernstein, già noto per le colonne sonore di Cujo e Da solo contro tutti.

    Un tema minimal ed ipnotico, che i fan della saga non riusciranno a dimenticare, come una nenia demoniaca e autenticamente da incubo.

    Starman

    Per una volta Carpenter non si occupa delle musiche di un suo film, ma lascia l’incarico al compositore Jack Nitzsche. Uno dei lavori più atipici del maestro dell’horror americano, in grado di suscitare emozioni forti quanto zuccherose, forse, ma semplicemente unica nel suo genere e con tanto di solenni synth.

    Requiem for a dream

    Uno dei film più struggenti e tragici mai diretti, non poteva che essere accompagnato da un requiem per un sogno: come se, in un incubo fatto di dipendenze da droga, nessun sogno o ambizione, alla fine, possa pienamente realizzarsi.

    La musica è stata composta, in questo caso, dal britannico Clint Mansell.

    Non si sevizia un paperino

    Considerato dai più l’autentico capolavoro di Lucio Fulci, presenta una delle scene più crudeli accompagnate da “Quei giorni insieme a te” di Ornella Vanoni, a sottolineare la brutalità dell’intolleranza dei paesani verso la povera “Maciara”.

     

    Il giorno del venerdì santo

    Alle note scritte da Francis Monkman è affidata, in particolare, la clamorosa sequenza finale del film: il protagonista Harold, dopo aver incontrato i suoi rivali e con la convinzione di essere quasi onnipotente, entra nella sua auto e viene sequestrato dall’IRA. Ora non può più nulla: è prima sbalordito, poi rabbioso ed infine rassegnato al proprio ineluttabile destino.

    Spider

    Alle note di Howard Shore è affidato, questa volta, il finale di Spider: Cleg, ormai cresciuto e completamente travolto dai propri ricordi, ricorda ciò che potrebbe aver soltanto immaginato, e sulla frase “Che cosa hai fatto, signor Cleg“, viene ricoverato di nuovo.

    Nekromantik

    L’opera prima di Buttgereit (un cult dell’horror più underground, noto e amato probabilmente solo da una piccola nicchia di fan) è accompagnata, tra le altre, durante il macabro ménage à trois dalle note struggenti e malinconiche di John Boy Walton, con il brano dal titolo Ménage A Trois.

    Napoli violenta

    Ridurre l’attività di compositore del romano Franco Micalizzi ad un singolo film è complesso, per non dire impossibile: ha dato vita ai temi musicali di buona parte dei “poliziotteschi” più famosi, senza dimenticare escursioni nell’horror (Chi sei?) e nel western (Lo chiamavano Trinità).

    Folk and violence è uno dei brani probabilmente più evocativi mai composti, e fa parte della colonna sonora di Napoli violenta.

    https://youtu.be/FrSgAo61LEY

    Suspiria

    La musica dei Goblin di Suspiria – recentemente oggetto di un remake – è sinistra, apocalittica e coinvolgente: forse uno dei temi musicali più amati incondizionatamente dai fan del genere horror.

    https://youtu.be/pins1y0XAa0

     

  • I 16 film horror più paurosi di sempre

    I 16 film horror più paurosi di sempre

    A pensarci un attimo, la maggiorparte dei film horror finisce per non fare paura: viene meno, insomma, abbastanza clamorosamente allo scopo per cui è stato concepito. Quante volte del resto vi sarà capitato di guardare un horror con amici, e rimanere inchiodati alla poltrona, magari abbracciati ad un cuscino, mentre altri ridacchiavano delle scene e cercavano difetti ad ogni costo?

    Del resto la paura è sempre soggettiva, dato che ognuno ha i propri fantasmi e vive terrorizzanti fantasie a modo proprio… e questa lista ha provato ad individuare i 25 horror più spaventosi di ogni tempo. Come al solito eviteremo titoli troppo famosi o eccessivamente sperimentali, per darvi un qualcosa che sia fruibile da ogni appassionato a prescindere dai gusti. Non vi rimane, a questo punto, che leggere la nostra lista: non avete scelta!

    #16 Autopsy (2016)

    Partiamo col botto con un film davvero clamoroso: la prova concreta che l’horror non è affatto morto negli anni ’80, e che, ancora oggi, si può fare un grande horror di qualità senza scadere nei soliti stereotipi ed utilizzando mezzi come qualsiasi altra pellicola. Autopsy è interpretato da pochi attori, in atmosfere decisamente claustrofobiche. Ho parlato per esteso di questo film nella recensione completa su questo sito.

    https://youtu.be/oqLYt4KT7ms

    #15 Ju-On (2000)

    Horror indipendente da home video, da non confondersi con il remake americano “The grudge“: qui è decisamente un’altra storia in termini di paura, tensione e atmosfera. Su Amazon lo trovate sia il cofanetto con il DVD singolo che la trilogia. Recensione completa qui

    #14 Sleepaway Camp (R. Hiltzik, 1983)

    Horror giovanilistico sulla falsariga del classico Venerdì 13 di Cunnigham, si segnala soprattutto per il finale, un twist della trama tanto spaventoso da diventare cult tra gli appassionati. Non troppo popolare in Italia perchè mai arrivato nè doppiato da queste parti, ma facilmente reperibile in inglese. Sleepaway Camp, lontano dall’essere un vero e proprio capolavoro, è comunque il b-movie che molti altri horror avrebbero voluto essere. Qui la recensione completa del film

    #13 Non ho sonno (D. Argento, 2011)

    Se non l’avete mai visto, è ora di provvedere: il vecchio Argento in quasi tutto il proprio splendore, per un lavoro che potrebbe considerarsi un Profondo Rosso in versione modernizzata, per quanto chiaramente di livello leggermente inferiore. Su Amazon è anche disponibile è in DVD con originalissimo packaging. Recensione qui

    https://youtu.be/1IFq7InYUjo

    #12 Calvaire

    Horror belga del regista Du Welz, è stata un’autentica sorpresa per molti spettatori: soprattutto per la sua capacità di fronteggiare l’insolito e l’imprevisto, e di costruire una trama imprevedibile e ricca di paura. Se volete gustarvelo in DVD, lo trovate qui. Recensione completa qui

    https://www.youtube.com/watch?v=Hn3oba5HmH8

    #11 Baskin

    Un horror notevole e passato piuttosto sottogamba dalle nostre parti, e che merita invece una piena rivalutazione. A livello di contenuti, di mezzi e di ritmo sicuramente tra i migliori horror mai visti sullo schermo negli ultimi decenni. Recensione

    #10 La casa dei 1000 corpi

    Il primo horror di Rob Zombi riprende il genere brutale e nichilista degli anni ’70, e lo rielabora sfruttando stereotipi psichedelici, vagamente “da fumetto”. Questo probabilmente è uno dei migliori che ha realizzato, per quanto forse non originalissimo a livello di trama. Recensione

    #9 The butterfly room

    Uno degli horror meglio realizzati degli ultimi anni (eccolo in DVD), in grado di rinnovare la tradizione del genere settanta/ottantiano senza stancare, senza violenza inutile e con un grande livello di tensione ed innovazione. Da non perdere per nessuno motivo! recensione

    #8 V/H/S (Registi vari, 2008)

    Raccolta antologica di horror incentrato sul ritrovamento di misteriose ed inquietanti videocassette. Molto amato dai fan del horror, in particolare il primo episodio è davvero pauroso e ben realizzato. Su Amazon si trova facilmente in DVD. Recensione qui

    #7 Martyrs (P. Laugier, 2008)

    Si presenta al pubblico con uno stile pulp e di pura azione, ma si tratta in realtà di uno degli horror più cupi e brutali degli ultimi anni: anche qui è il sottotesto a farla da padrone, incentrato sulle capacità manipolative e sul martirio inteso come espiazione di una vita di peccati. La creatura filmica di Laugier proietta in modo esplicito – e spesso insostenibile – estrema crudeltà e violenza sugli occhi dello spettatore. Qui la recensione completa del film

    #6 Possession (Andrzej Zulawski, 1981)

    Relegato (nonchè snobbato) quale cinema d’essai, Possession è la concreta dimostrazione di come l’horror possa, volendo, esprimere drammi tangibili ed essere uno strumento di comunicazione ineguagliabile. Possession, pur non essendo strettamente un horror, risulta oggi come piccolo capolavoro di cinema del terrore, nonostante qualche stranezza nella narrazione che riesce comunque a farsi seguire anche dal grande pubblico, e che incanta per la drammatica interpretazione di Isabelle Adijani. Nulla a che vedere con possessioni demoniache: il tema del film è l’ossessione di un marito geloso verso la consorte. Qui la recensione completa del film

    #5 A l’intèrieur

    Un horror francese del cosiddetto filone “new horror”, legato alle cronache degli ultimi anni e declinato come autentico incubo ad occhi aperti. Un piacere terrorizzante ed incisivo per gli occhi di tutti i veri cinefili, che non potrà lasciare indifferenti. Recensione qui

    #4 Shining (Stanley Kubrick, 1980)

    Scopri la sezione horror di IBS.IT – Promozioni e sconti ogni giorno

    Sebbene Kubrick sia stato un regista assai poliedrico, negli anni della propria attività, il suo esperimento con l’horror non è certo passato inosservato: a detta di moltissimi Shining è il film horror perfetto, sia a livello di atmosfere che di terrori surreali sublimati da immagini fredde ed al tempo stesso familiari. Un film su una tragedia in famiglia raccontata attraverso il soggetto originale di Stephen King (che Kubrick rielaborò radicalmente, per certi versi, e che portò lo scrittore a definirne la riduzione “una macchina fantastica priva di motore“) e su cui aleggiano storie inquietanti o singolari: ad esempio l’attore protagonista Danny Llyod non vide il film in versione integrale prima di essere diventato maggiorezze (all’epoca girò Shining convinto che fosse un film drammatico), Shelley Duvall ebbe un vero e proprio esaurimento nervoso durante le riprese, e Jack Nicholson fu forzatamente nutrito per due settimane con sandwich al formaggio per alimentarne la frustrazione.

    Shining di Kubrick rimane, pertanto, una delle pietre miliari dell’horror di ogni tempo.

    #3 Nightmare – Nuovo incubo (W. Craven, 1994)

    Non poteva proprio mancare il villain per eccellenza, quello che ha terrorizzato generazioni di spettatori negli anni ’80 e ’90 e che ancora oggi, almeno in parte, eredita buona parte del proprio fascino. Qui l’horror è davvero intrigante, peraltro, perchè immagina il set di un horror in cui il personaggio del killer uccide sul serio (anticipando in parte un tema poi ampiamente riaffrontato dal regista in Scream). Ho scelto questo in tutta la saga per motivi di modernità, ma anche perchè è il secondo diretto da Craven (artefice principale del personaggio); andrebbe ovviamente per altrettanti meriti Nightmare – Dal profondo della notte. Qui la recensione completa.

    #2 Non si sevizia un paperino – La maciara (L. Fulci, 1972)

    Non citare almeno un Fulci in una lista di film spaventosi sarebbe stato davvero difficile: anche volendo ignorare tutto l’horror crudo o surreale della sua produzione (che rimane per appassionati e piuttosto avulso ai gusti del grande pubblico), questo film rientra per meriti indiscutibili nella cinematografia più spaventosa di sempre. Non si sevizia un paperino (a quanto pare l’articolo “un” venne imposto dalla Disney per una questione di diritti) è noto per aver spaventato – fin dalle prime scene, con lo scheletro di un neonato – ed infranto tabù dell’epoca: la mentalità di un paese retrogrado del sud, molti riferimenti a voodoo, magia nera e pedofilia. Qui la recensione completa.

    #1 A Serbian Film (Spasojevic, 2010)

    Concludo con questo perchè credo che – al netto della frotta di pseudo-snuff che a mio parere lasciano il tempo che trovano, e che qui non ho voluto citare per scelta editoriale – A Serbian Film è molto spaventoso e davvero disturbing, arricchito da un sottotesto politico ed con almeno un paio di scene in cui sarà impossibile non coprirsi gli occhi con le mani. Davvero impossibile definirlo “un bel film“, altrettanto indegno pensare l’esatto contrario.

    In una lista di film spaventosi rimarrà al top della lista per molti anni. Qui la recensione completa

    https://www.youtube.com/watch?v=eti8DMptId0

  • I migliori 10 film di serie B di sempre

    I migliori 10 film di serie B di sempre

    Che strano mondo, quello dei film di serie B: film dai meriti enormi sconosciuti ancora oggi, ed altri dai valori dubbi, comunque apprezzati da buone fette di pubblico. Diventa molto difficile stilare classifiche credibili in questo genere: al di là di quanto possa essere avulso alle classifiche in genere, mi capacito da tempo che siano un modo facile per far conoscere certo cinema a tanto, potenziale, nuovo pubblico. Ed è così, da mille visioni notturne (per quanto mi riguarda, almeno) parcheggiato su un divano – spesso con birra ed affini al seguito – che nasce una lista del genere: i migliori film di serie B che ricordi, e che dovete vedere almeno per un motivo.

    Ecco a voi!

    The Brain

    Questo primo – poco noto in Italia – horror di serie B mescola con sapienza il genere con la fantascienza classica, risultando un connubio artigianale quanto riuscito. Si parla di un giovane adolescente (l’eterno adolescente degli horror anni 80 americani) in lotta contro un’entità aliena, che controlla le menti mediante televisione. Se alcune tematiche del film potrebbero richiamare addirittura Videodrome, la forma non surclassa mai la sostanza, e si riesce a mandare un messaggio concreto, significativo e mai pesante. Un vero spasso di film, tra l’altro, in giusto equilibrio tra parti brillanti ed altre più intense e con discreti effetti speciali, cosa non indifferente per un genere che possiede una fama decisamente opposta. The Brain (E. Hunt,1988)

    Va visto perchè: è uno dei migliori horror artigianali mai prodotti

    Nero criminale

    Forse uno dei più cupi thriller anni 70, per come è stato realizzato e per il livello di cruenza che riserva in alcune scene (soprattutto nel finale): stranamento poco noto, nonostante la facile reperibilità anche nel nostro paese. Da non sottovalutare assolutamente, anche se va visto con una certa predisposizione mentale ed è una paura piuttosto soggettiva e, se vogliamo, romanzata quanto cruenta. Nero criminale (P. Walker,1974)

    Va visto perchè: la trama è particolarmente morbosa, soprattutto per l’epoca, ed i colpi di scena non mancano

    La notte dei diavoli

    Un b-movie molto sottovalutato, che fa emergere una singolare figura di zombi-vampiri e che si caratterizza per una mancanza di eccessi; siamo nel 1972, ad un passo dai primi exploitation, e la forma è ancora quella del gotico in grado di spaventare in modo lirico. La notte dei diavoli (G. Ferroni, 1972)

    Va visto perchè: sebbene un po’ di nicchia, è forse uno degli horror più originali del periodo

    Nuda per Satana

    Una lista del genere sarebbe svilita dall’assenza di Nuda per Satana, il delirante b movie di Batzella tra porno e gotico, in un’oscillazione da mal di mare tra i due generi tanto folle da sembrare surrealista. Chiaramente siamo ai livelli di “so bad it’s good“, nel senso che non parliamo di un bel film quanto di un originale esperimento, anche riuscito in parte, che va preso per quello che è e che diverte, a suo modo. Esistono diverse versioni di questo film, di cui almeno un paio con inserti porno.

    Va visto perchè: è uno dei b-movie per eccellenza, nel bene e nel male.

    The house of the devil

    La singolarità che mi ha più colpito di questo film di West è legato alla sua modernità, al suo stile fluido ed al suo richiamarsi ai classici senza inutili orpelli. Una variante di storia con babysitter in una situazione estrema ed inaspettata che non vi lascerà indifferenti. The house of the devil

    Va visto perchè: è uno dei migliori horror sovrannaturali recenti

    https://www.youtube.com/watch?v=AtXtSGRV0xc

    The last house on dead end street

    Non è un film recente, questo di Robert Watkins: risale infatti al 1972, ed è uno dei film che ha forse distrutto per sempre il limite (labile, labilissimo, forse mai esistito) tra art house (film poco noti e impegnativi) e b movie (film poco noti e con pochi mezzi). Ma è un b movie oserei dire fondamentale per lo sviluppo del genere: un finto snuff piuttosto crudele, emulo del primo Craven e portato addirittura oltre; ne risulta un lavoro non banale e sanguinolento, che offre anche (forse) un discreto spunto di riflessione sulla “società dello spettacolo”. The last house on dead end street

    Va visto perchè: è uno dei primi horror ad ostentare omicidi realistici o realmente avvenuti (ovviamente non erano veri)

    The guest

    Se cercate un b movie veloce e poco impegnativo, quanto autenticamente divertente e ricco di azione, non potete assolutamente perdervi il lavoro di Adam Wingard: azione e fantascienza nel giusto connubio, una storia accattivante quanto sostanzialmente mainstream e (soprattutto, in questi casi) divertimento più che assicurato. The Guest (A. Wingard, 2014)

    Va visto perchè: è divertimento puro

     

    A mezzanotte possiederò la tua anima

    José Mojica Marins è uno dei registi più coraggiosi del genere horror, un eroe monumentale per il genere probabilmente assieme a Romero e John Carpenter; nato in Brasile, appassionato di cinema da sempre e noto per aver inventato personaggio di Zé do Caixão (Joe Coffin’, protagonista di una miniserie di film), lugubre ed amorale becchino di un piccolo paese. Pochi mezzi e tanta sostanza, ancora una volta. A mezzanotte possiederò la tua anima (1964, José Mojica Marins)

    Va visto perchè: il regista-attore protagonista è uno dei veri Eroi dell’horror brasiliano

    Creepshow

    Forse uno dei b movie più noti in Italia, soprattutto in un periodo in cui andava di moda firmare medio-metraggi e film ad episodi come questo per omaggiare il genere ed accattivarsi i fan. Funziona ancora oggi: quello di Romero è un horror moderno e diretto, vagamente fumettistico quanto originale; da non perdere, anche per gustarsi Stephen King attore e per l’interpretazione niente affatto comica di Leslie Nielsen. Creepshow

    Va visto perchè: è uno dei migliori horror a episodi degli anni 80, se non il migliore

    Sleepaway Camp

    Ho discusso parecchio questo film di Hiltzik su questo blog, perchè secondo me è un archetipo di slasher horror come pochi ne potete trovare in giro; questo non tanto per il film in sè, che comunque contiene sequenze memorabili, quanto per la rivelazione finale (che ormai conoscono tutti, e che proprio per questo non potete non conoscere anche voi). Potrà addirittura far ridere, oggi, ma di sicuro è una perla di genere che non potete davvero lasciarvi scappare, a patto di guardare il film per intero e di non cercare assolutamente nulla sul film da Google (la maggioranza dei risultati contengono uno spoiler esplicito del succitato finale).

    Di Sleepaway Camp (R. Hiltzik, 1983) per una volta non propongo il trailer ma, giusto per incuriosirvi fino all’estremo, il video della reazione di chi (la youtube FlippedChik628) lo ha finito di vedere per la prima volta.

    Va visto perchè: è uno slasher di buon livello, ed ha inventato un modo di fare film

    The den

    Sebbene partito a vederlo con qualche pregiudizio, devo riconoscere l’assoluta qualità a fronte di mezzi contenuti per questo The den: un horror-thriller ambientato quasi esclusivamente in una chat-roulette (le chat con interlocutori casuali ed anonimi). L’ho apprezzato anche per via delle somiglianze con una mia storia, pubblicata qualche tempo fa, assolutamente sulla stessa falsariga. The den

    Va visto perchè: sa spaventare usando internet senza banalità, e mantenendosi plausibile tecnologicamente